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Della moneta (1788)/Capitolo VII

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Capitolo VII - Non sono d’alcun vantaggio alla Nazione le leggi che vietano l’uso in commercio d’alcuna moneta

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Capitolo VII - Non sono d’alcun vantaggio alla Nazione le leggi che vietano l’uso in commercio d’alcuna moneta
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CAP. VII.

Non sono d’alcun vantaggio alla Nazione le leggi, che vietano l’uso in commercio d’alcuna Moneta.


I
Mpedire che un Paese venga inondato da una moltitudine di monete cattive, massime erose, sembra un recare a quel Paese un grandissimo benefizio. Tale è il sentimento del volgo e dei politici, che approvano come vantaggiosa alla [p. 41 modifica]Nazione la proibizione di tutte le monete erose straniere, e di molte monete nobili ancora1. Ma cosa vuol dir altro una moneta cattiva, che una moneta acquistata a maggior costo del di lei vero valore? Infatti, che sia una moneta d’oro o d’argento di fino o di basso titolo cosa importa, se non quando essa li accetta come fina nonostante che contenga molta lega? Ora ciò è quello, che non avverrà mai in un Paese, ove sia libero il corso delle monete. Le straniere monete di basso titolo entreranno per tali, e le nazionali fine esciranno per fine, e non vi sarà mai pericolo, che il Paese resti sprovisto di monete fine, non essendovi alcun profitto ad estrarle per sostituirvi le inferiori.

Il danno poi, che risentono alcune Nazioni dall’introduzione delle monete erose straniere, è [p. 42 modifica]cagionato da tutt’altro, che dalla libertà dell’introduzione. Essa introduzione anzi non si è mai potuta impedire, almeno ai confini, nemmeno colle più severe leggi, e colle più diligenti perquisizioni, e colle pene più gravi. È stato dimostrato in alcuni paesi coi saggi fatti da gente del mestiere, che le monete erose forestiere contengono più valore intrinseco, che le monete erose nazionali di un eguale valor numerario. Che discapito v’è dunque ad accettarle? e per qual cagione gli stranieri vorranno introdurle con loro perdita? Il discapito e il motivo della introduzione non è altro, che la sproporzione che trovasi fra le monete d’argento, e quelle di rame. Ove questa sproporzione è grave conviene allo straniero portare una moneta erosa, che benchè superiore alle erose di quella Nazione ove la porta, sia però inferiore alle nobili della medesima. Così s’introducono veramente molte cattive monete in una Nazione, la quale coll’oro e coll’argento compra una quantità di rame, che non corrisponde nei giusti rapporti dei valori, all’oro ed all’argento che ha speso. Ma questo male in fine non proviene da altra cagione, che dalla sproporzione tra le monete nobili e le erose. Questa dunque si dovrà togliere e non mai proibire inutilmente le monete erose straniere. Tolta, che [p. 43 modifica]fosse la sproporzione suddetta, se entrassero ancora in paese monete erose straniere, ciò non potrebbe più recare alla Nazione alcuno svantaggio, e non servirebbe anzi che ad accrescere i veicoli del commercio dei confini, con molto profitto del pubblico.

Note

  1. Alcuni chiamano monete erose quelle, che sono composte d’argento, e di rame, ma contengono più rame ch’argento, e quelle in cui non v’entra che rame le chiamano monete di rame. Io trovo più comodo chiamar monete erose tutte quelle, che hanno per base il rame, sia egli puro, o mescolato d’argento. Quando avrò a parlare particolarmente delle monete composte di rame e d’argento, o di quelle di puro rame, le nominerò in questa guisa distintamente, ma quando dirò erose si deve intendere generalmente di tutte le monete, che hanno il rame per base, come quando dirò monete nobili s’intenderanno le monete d’oro e d’argento di qualunque titolo. Io non voglio disputare sui termini, bastami avere spiegato in qual senso gli adopro per togliere ogni equivoco, o confusione.