Della tirannide (Alfieri, 1927)/Libro primo

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Libro primo. Alla libertà

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Previdenza dell'autore Libro primo - Capitolo I

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LIBRO PRIMO

ALLA LIBERTÁ.

Soglionsi per lo piú i libri dedicare alle persone potenti, perché gli autori credono ritrarne chi lustro, chi protezione, chi mercede. Non sono, o divina libertá, spente affatto in tutti i moderni cuori le tue cocenti faville: molti ne’ loro scritti vanno or qua or lá tasteggiando alcuni dei tuoi piú sacri e piú infranti diritti. Ma quelle carte, ai di cui autori altro non manca che il pienamente e fortemente volere, portano spesso in fronte il nome o di un principe o di alcun suo satellite; e ad ogni modo pur sempre di un qualche tuo fierissimo naturale nemico. Quindi non è maraviglia se tu disdegni finora di volgere benigno il tuo sguardo ai moderni popoli, e di favorire in quelle contaminate carte alcune poche veritá, avviluppate dal timore fra sensi oscuri ed ambigui e inorpellate dalla adulazione.

Io che in tal guisa scrivere non disegno; io che per nessun’altra cagione scriveva, se non perché i tristi miei tempi mi vietavan di fare; io che, ad ogni vera incalzante necessitá, abbandonerei tuttavia la penna per impugnare sotto il tuo nobile vessillo la spada; ardisco io a te sola dedicar questi fogli. Non farò in essi pompa di eloquenza, che in vano forse il vorrei; non di dottrina che acquistata non ho; ma con metodo, precisione, semplicitá e chiarezza, anderò io tentando di spiegare i pensieri che mi agitano, di sviluppare quelle veritá che [p. 6 modifica] il semplice lume di ragione mi svela ed addita, di sprigionare in somma quegli ardentissimi desidèri, che fin dai miei anni piú teneri ho sempre nel bollente mio petto racchiusi.

Io, per tanto, questo libercoletto, qual ch’egli sia, concepito da me il primo d’ogni altra mia opera e disteso nella mia gioventú, non dubito punto nella matura etá (rettificatolo alquanto) di pubblicar come l’ultimo. Che se io non ritroverei forse piú in me stesso a quest’ora il coraggio o, per dir meglio, il furore necessario per concepirlo, mi rimane pure ancora il libero senno per approvarlo e per dar fine con esso per sempre ad ogni mia qualunque letteraria produzione.