Di mille pregi chiare

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Intestazione 5 gennaio 2024 75% Da definire

Fonti di vivo mel, di viva manna Deh chi nobile prora
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni sacre di Gabriello Chiabrera
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VI

PER S. PIETRO.

Strofe.
Di mille pregi chiare
     Apparver d’Abraam l’inclite genti,
     Quando di Faraon gli sdegni ardenti
     Furo sommersi in mare;
     5E quando per l’Arabia aspri tormenti
     Ebbero incontra, e quando lor concessa
     Fu la felice Regïon promessa.
Antistrofe.
Ma via più sfavillaro
     Schiere più grandi e di più gran virtute,
     10Poichè l’Apportator della salute
     Sacre Mamme lattaro:
     A cantar quegli Eroi tra le più mute
     Fora la lingua in favellare ardita:
     Non corre mortal piè strada infinita.
Epodo.
15E non per tanto lo splendor di Pietro
     Tra sì fulgidi lampi egual non vuole:
     Dunque se oso lodarlo, affiso il Sole,
     E chiudo il mare immenso in picciol vetro.
Strofe.
Ma che dico? Viltate
     20E ben oprando abbandonar speranza;
     Non può trista cader mortal possanza
     Nell’imprese onorate;
     Però se in dir di lui, che ogni altro avanza,
     A mezzo il corso verrà meno il dire,
     25Sarà nostra corona il grande ardire.
Antistrofe.
Siccome alpestre scoglio
     Sprezza i furor del minaccioso Egeo,
     Così le furie, e dello stuolo Ebreo
     Pietro sprezzò l’orgoglio:
     30E come tuona ad atterrar Tifeo
     Fiamma che giù dal ciel scende veloce,
     Tonava il suon della sua nobil voce.
Epodo.
Quinci del Crocifisso egli scoperse
     L’odiata insegna di Sïon sul monte,
     35Mirabile trionfo! e sull’Oronte
     Diede battaglia alle falangi avverse.
Strofe.
Poscia a più forte guerra
     Verso il colle Tarpeo volse le piante,
     E l’adorato allôr Giove tonante
     40Ivi percosse a terra:
     Quante minacce, quanti oltraggi, quante
     Insidie suscitò l’ira Romana?
     Ma degl’iniqui la fatica è vana.
Antistrofe.
Simone il manifesti,
     45Mago in un punto scellerato e folle:
     Ei per l’alto dell’aria irsene volle
     Verso i campi celesti;
     E mentre di quell’ali il volo estolle,
     Che fabbricate aveva arte d’inferno,
     50Diceasi caro al Regnator superno.
Epodo.
Allor nel gran teatro il popol folto
     Meravigliando gridi alti diffuse,
     E nelle piume, a sollevar non use
     Umane membra, ei tenea fiso il volto.
Strofe.
55Ed ecco apre la bocca
     Pietro, ed i prieghi non fornisce appieno,
     Che ogni possanza al volator vien meno,
     E giù dal ciel trabocca.
     Rimbombò da lontan l’ampio terreno
     60Per la percossa, ed ei fiaccato e lasso,
     Non che volar, non potea muover passo.
Antistrofe.
Non è frale bugia,
     Anzi per lunga esperïenza è vero,
     Che cieco il peccator dal buon sentiero
     65In suo cammin travia:
     All’Uom santo dovea Nerone il fiero,
     Di sua benevolenza aprir le porte,
     Ed ei le chiuse, e lo condusse a morte.
Epodo.
Ma meraviglia saggio cor non prenda
     70Su ciò pensando: il Correttor del mondo
     Vuol che si tocchi de’ martirj il fondo
     Pria che a bearsi su nel ciel s’ascenda.
Strofe.
Ampio mar di martíri
     Tragitto Pietro, indi però fu scorto
     75D’estremi gaudii a sempiterno porto
     Sopra gli Eterei giri.
     Colassù d’ogni ben, d’ogni conforto

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     Beve fontana appresso il Re de i cieli,
     Ed adempie il desir de’ suoi Fedeli.
Antistrofe.
80Prova se ne vede ora,
     Che di tante eccellenze anima adorna,
     Urbano Ottavo in Vatican soggiorna,
     E qual Dio vi s’adora:
     Ritorna in terra, o bell’Astrea, ritorna;
     85Alla tua Deïtà s’appresta Regno,
     Che per te non si dee prendere a sdegno.
Epodo.
A peregrin far dispietato inganno
     Non mireransi Licaoni infesti,
     Ne per cena crudel pianger Tïesti,
     90Ma l’opre d’Innocenza il seggio avranno.