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Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831/Il viaggio di Pulcinella/Scena ultima

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Il viaggio di Pulcinella

Scena ultima

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Il viaggio di Pulcinella - Scena ottava


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SCENA ULTIMA.
Pulcinella, il Dottore, e la Esperienza.


Il Dottore
Tant’è, Pulcinella mio, la rivoluzione non è altro che una rivoluzione, e quelli ragazzacci di Bologna ci hanno burlato. Bisognerà tornare a Napoli, e avere pazienza con le fischiate. [p. 77 modifica]
Pulcinella
Le fischiate sarebbero poco male, ma non vorrei qualche cosa di peggio.
Il Dottore
Di che cosa temete?
Pulcinella
Cosa so io? È vero che li re sono buoni e perdonano tutto, anzi da poco in qua è lor venuta la diarrea delli perdoni, e non si fa più giustizia, ma il giuoco va troppo in lungo, e una volta o l’altra impareranno che con la rivoluzione ci è poco da burlare. Non vorrei che imparassero sopra di noi.
Il Dottore
Certamente, una volta o l’altra apriranno gli occhi, e conosceranno che se non deve lasciarsi impunito chi rompe il muso a un galantuomo, e chi ruba un ducato, molto meno deve lasciarsi impunito chi promuove lo sterminio e il disordine di tutta la società. Noi però non dobbiamo temere, perchè non siamo ribelli e non abbiamo fatto male a nessuno. A forza di ascoltare tanti spropositi, ci si era guastata un poco la testa, ma il re ci perdonerà, e i nostri amici ci compatiranno, perchè nei tempi presenti questa è disgrazia che può succedere a tutti.
Pulcinella
Sarà come voi dite, ma tuttavia si potrebbe prendere un’altra risoluzione.
Il Dottore
Cosa vorreste fare?
Pulcinella
Io so di certo che vicino vicino a Napoli ci è un paese dove si trova la vera cuccagna dei liberali. In quel paese appena uno si è mostrato ribelle, subito un impieguccio, ovvero una pensioncella, e tutte le carezze del governo. Possono aver fatto qualunque danno, possono venire segnati a dito da tutti, non fa niente; si lasciano strillare la giustizia e la prudenza, e si pelano i sudditi fedeli per provvedere i sudditi ribelli. Signor Dottore, andiamo in quel caro paese e viviamo ancor noi a spalle dei gonzi.
Il Dottore
Pulcinella mio, non ci vengo, perchè queste cose non le posso soffrire. O suddito fedele o ribelle da vero, ma queste vipere mascherate sono l’obbrobrio della natura e lo sterco della società. Un galantuomo, piuttosto che avere una faccia oggi e un’altra domani, si contenterebbe di morire impiccato.
Pulcinella
Voi parlate da quel Dottore che siete, ma pure tanti signori..... tante persone di riguardo..... [p. 78 modifica]
Il Dottore
Zitto.... Chi è questa vecchia che viene verso di noi?
L’Esperienza
Se è lecito, signori, verso dove viaggiate?
Il Dottore
Noi fuggiamo dal regno della costituzione, e ritorniamo alli paesi dove comandano li re assoluti.
L’Esperienza
Giusto cercavo un’occasione sicura per quelle parti.
Il Dottore
Come vi chiamate, buona vecchia, e cosa avete da spartire coi re?
L’Esperienza
Io sono l’Esperienza, e ho voluto sempre bene ai re assoluti e legittimi, perchè ho veduto che senza di loro si vive male, e queste porcherie di carte costituzionali servono solamente per accendere il fuoco e per imbrattare le case. Appunto però, perchè voglio bene ai re, scrivo loro quattro parole, giacchè a dirvela in confidenza sono un poco fuori di strada, e se non ascolteranno le lezioni dell’esperienza, anderanno a fare compagnia a Carlo X. Portate dunque questa lettera.
Il Dottore
L’abbiamo da portare a tutti i re dell’Europa?
L’Esperienza
Può essere che due o tre non ne abbiano bisogno, ma datela pure a tutti, perciò non farà male a nessuno.
Il Dottore
Sentite, buona vecchia, noi vi vogliamo servire, ma coi re non bisogna prendersi troppa confidenza. Voi siete una donna risoluta, e chi sa cosa avete scritto. Non vorrei che i messi ci andassero di mezzo.
L’Esperienza
Non temete di nessuna indiscrezione, ma tuttavia per assicurarvi meglio, leggete pure la mia lettera, che ne sono contenta.
Il Dottore
Quando è così leggiamo, e poi vi serviremo volentieri.


L’Esperienza ai Re della terra.


«Principi miei, cosa fate? Il mondo va tutto in precipizio, il fuoco arde sotto il sedile dei vostri troni, la cancrena corrompe tutta la massa sociale, a e voi vi battete le mani sull’anca, applicate qualche cerottello inconcludente sulle piaghe sterminate della società, e non adottate provvedimenti rigorosi, e capaci? Scuotetevi da questo letargo mortale, pensate che i liberali non burlano e intendono di [p. 79 modifica]scassarvi affatto dall’almanacco, e ricordatevi che alla causa vostra è congiunta quella dei vostri popoli, i quali per decreto della Providenza devono essere guidati, difesi, e salvati dai re. Armatevi di coraggio, e non temete gli azzardi, perchè Iddio salva chi combatte per la giustizia. Consultate la verità e seguite gl’impulsi del vostro cuore, e non vi lasciate sedurre dalle smorfie proditorie di quella meretrice della Politica. In fine leggete i codici della esperienza, e per ricondurre a poco a poco sul retto cammino la generazione traviata, adoperate i rimedj che la esperienza v’insegna.»

Pulcinella
Fin quì non ci è niente da dire, e i re non possono averselo a male.
L’Esperienza
Come mai vi passava per la mente che io volessi offendere i re? Parlo ad essi con confidenza perchè sono la loro maestra, e perchè quando si sta a quattr’occhi, anch’essi gradiscono un linguaggio cordiale e sincero; ma nel resto l’esperienza insegna a rispettare quelli che Dio ha stabiliti al capo delle nazioni, perchè dove finisce il rispetto per il re, incomincia la ruina del popolo. Seguitate a leggere la lettera.
Il Dottore
«Quando si vedono azioni mal fatte, la prima cosa è alzare la voce e gridare contro i malfattori. Perciò alzate la voce dai vostri troni, ammonite, riprendete, minacciate, e non vi contentate di un edittuccio di quando in quando tutto pieno di parole melate, ma il vostro parlare sia parlare di re che ha il diritto di comandare e sa farsi ubbidire. Inoltre incoraggite i buoni, e fate che parlino anch’essi ed alzino la voce contro i cattivi. Il mondo è pieno di libretti, giornali, e cartacce che diffondono la pestilenza; e voi fatelo empire di scritti sani, i quali siano un antidoto alla corruzione delle menti. Adoperate le armi dei vostri nemici: se i ribelli fanno ridere a spese della fedeltà, i buoni facciano ridere a spese della rivoluzione, e se dalla propaganda della cabala il veleno si vende a buon mercato, il denaro della sovranità faccia somministrare e diffondere il contravveleno gratuitamente. Oggi il genere umano vuole il pascolo della lettura, e [p. 80 modifica]un foglio di carta scritto con giudizio ha più forza che un battaglione di granatieri. Non mancano gli uomini d’ingegno e di cuore capaci di assistervi in questa guerra, ma bisogna cercarli, incoraggirli e qualche volta premiarli. Chi è di voi che abbia speso per le penne difenditrici dei troni il quarto di quanto ha pagato ai maestri delle università colla certezza che coloro inculcavano alla gioventù l’abbattimento dei troni? Credete a me, principi miei; parlate e fate parlare, e siate certi che ogni voce troverà la strada di un cuore.»
Pulcinella
Sapete che dite bene? Questi signori liberali sfasciano a modo loro le nostre teste perchè parlano quasi soli, ma se alla povera gente si facesse vedere la camicia della liberalità con tutte le sue sozzure, il cervello degli uomini non sarebbe il trastullo dei fabbricatori di gloriose giornate. Se noi avessimo letto prima il foglio di Modena, intitolato la voce della verita’, non ci saremmo annojati del nostro re, e non saremmo venuti a cercare questa pazzia della sovranità del popolo.
L’Esperienza
Figliuoli miei, il Duca di Modena, quantunque sia una parvità di materia sulla carta geografica, ha fatto un’opera grande con la promozione di quel giornale. Ha mostrato di avere un petto veramente da re, e si è reso benemerito di tutta la società, e siate certi che il foglio Modenese ha operato a quest’ora non poche conversioni. Ma tirate avanti a leggere la mia lettera.
Il Dottore
«Quando coi cattivi non basta alzare la voce, bisogna alzare le mani e punirli, ma i castighi devono essere certi e severi. Coloro che meditavano la sovversione del mondo hanno preso le loro misure da lontano, e hanno preparata la impunità per se stessi e per i loro seguaci predicando l’umanità e la moderazione nelle pene. Voi da un pezzo in qua vi siete lasciati sedurre da queste cantilene, e per essere mansueti e clementi non siete stati più giusti. Con questo si è aperta la piena di tutte le iniquità; la certezza del perdono ha rotto il freno del timore, [p. 81 modifica]e per un fellone assoluto, cento sudditi fedeli sono diventanti felloni. Tornate sull’antica strada, e se volete che la vostra giustizia condanni pochi, fate che condanni inesorabilmente. La prova della tolleranza si è fatta, e non ha portato altro che male; venite alla prova del sangue, e vedrete che il dichiararsi ribelle non sarà più la moda del giorno, e il gergo del buon tuono. Incominciate dai piccoli delitti, i quali guidano alle colpe maggiori, e le punizioni della vostra giustizia siano severe e terribili. Le anime degli scellerati sono feroci e spietate, e non si lasciano atterrire dalle punizioni infantili dettate dalle smorfie della filosofia. Iddio, che è il padre della misericordia, ha creato per punire le colpe un inferno, e la creazione dell’inferno serve mirabilmente alla popolazione del cielo. Risparmiate il sangue degl’innocenti pensando che il principe più pietoso è quello che tiene per primo ministro il carnefice. Il codice penale è dettato dalla voce della natura e da quella della Divinità: mano per mano, occhio per occhio, vita per vita. Tenete in vigore questo codice, e vedrete che le strade del vostro regno saranno sicure come la caserma dei soldati, che l’erario del vostro stato non dovrà mantenere nelle prigioni una popolazione di rei, e che lo scuotere il vostro trono non sarà più il pensiero di tutti gli scapestrati.» Mi pare, vecchiarella mia, che in questo siate un poco troppo rigorosa.
Pulcinella
A me al contrario par che dica bene, e di queste cose i lazzaroni ne sanno più dei dottori. Quando usavano la corda e la forca, si tremava al nome della giustizia, e si procurava di tenersi le mani per non andare in prigione; ma adesso i procesi fanno venire da ridere, perchè si sa di certo che tutto finisce in bagattelle. Per li delitti grandi la grazia è quasi sicura, e per le colpe minori non ci è altro che un poco di carcere, oppure un poco di lavori forzati. Nessuno teme queste pene, perchè noi povera gente stiamo meglio in prigione che a casa nostra, e un condannato ai lavori guadagna il doppio di un operaio, e fatica la metà di meno. [p. 82 modifica]
L’Esperienza
Figliuoli miei, credete alle parole della Esperienza, e assicuratevi che il mondo si è fatto più cattivo dopo che non sono più puniti severamente i cattivi. Se i re non volessero prestarvi fede, impegnateli a consultare i registri dei crimini, e confrontando quelli dei tempi chiamati feroci con quelli dei tempi presenti, potranno ravvisare se alla pubblica moralità giovano meglio la umanità filosofica, ovvero la corda e la forca. Intanto proseguite nella lettura.
Il Dottore
«Il buon padre deve allontanare dai figliuoli i cattivi compagni acciocchè non li guastino e coi loro cattivi discorsi, e così il principe saggio deve impedire che i sudditi fedeli vengano contaminati, e i già corrotti si rendano peggiori con la lettura di scritti sediziosi e malvagi. So che ormai avete conosciuto le stragi prodotte dalla stampa, ma tuttavia non si vede che ci mettiate ancora un riparo fermo e bastante. Si vogliono curare gli avvelenati, e frattanto si lascia libero il corso al veleno. Mettete d’accordo la politica con la religione, e l’una e l’altra veglino di giorno e di notte, e siano inesorabili contro la peste stampata che si propaga travestita sotto tutte le forme. Sopra ogni cosa, guardatevi dalla peste minuta che scorre per le mani di tutti, e almeno per un certo tempo sbandite dai vostri stati quasi tutti i giornali, e le gazzette straniere. Quasi tutti questi fogli sono venduti al partito della rivolta, e se non altro, lo adulano per ottenere più spaccio; e non ci è un numero di tali gazzette che non introduca qualche oncia di tossico. In fatto di rivoluzione anche i semplici racconti sono pericolosi, qualora non siano moderati dalla prudenza. Gli spiriti soggiacciono alle contagioni al paro dei corpi, e la storia degli scandali è sempre velenosa. Deviate lo sguardo dei vostri sudditi da certe scene pericolose, e persuadetevi che nessuno s’invoglia d’imitare quello che ignora.»
Pulcinella
Cosa farebbero gli sfaccendati se non avessero più le gazzette?
L’Esperienza
Cosa facevano cento cinquanta anni addietro quando le gazzette non si trovavano? [p. 83 modifica]
Il Dottore
Mi pare, Madonna mia, che anche in questo siate troppo severa. Come mai pensate di levarci i fogli e condannarci a vivere nella ignoranza delle cose del mondo?
L’Esperienza
Amici miei quando i figliuoli sono ammalati, bisogna tenerli in dieta, ed è meglio lasciarli piangere che farli morire di indigestione. Finchè dura il Cholera della rivolta, la dieta delle stampe deve essere rigorosissima, e non si devono permettere assolutamente, altri fogli che quelli, i quali servono apertamente al partito della giustizia. Bensì in ogni stato ci dovrebbero essere una buona gazzetta nazionale, e un buon giornale letterario, nei quali con la dovuta prudenza si publicassero le notizie degli esteri e si rendesse ragione della loro letteratura.
Il Dottore
Così vorreste ridurre anche i fogli a privativa regia.
L’Esperienza
Se per servizio della finanza ci sono le privative del sale e del tabacco, molto più ci dovrebbe essere la privativa delle stampe per servizio della Religione, della politica e della buona morale. Proseguite a leggere la mia lettera.
Il Dottore
«Inoltre chi vuol tenere tranquilli i figliuoli deve lasciargli i loro trastulli, con che resteranno buoni nelle loro camere e non anderanno a mettere sottosopra tutta la casa. Così bisogna lasciare che i popoli abbiano occupazione e sollievo nelle loro faccende municipali e domestiche, acciocchè trovandosi oziosi nella patria non escano a turbare le cose della nazione. In questo, principi miei, avete commesso un errore gravissimo, e ancora nessuno dei vostri uomini di stato si accorge che il soqquadro del mondo proviene in gran parte da questo fallo. Voi per zelo mal inteso della sovranità avete levato alle comuni tutti i loro privilegii, tutti i loro diritti, tutte le loro franchigie e libertà, e avete concentrato nel governo ogni filo di potere, ogni moto e ogni spiro di vita. Con questo avete reso gli uomini stranieri nella propria terra, abitatori e non più cittadini delle loro città; e dalla abolizione dello spirito patrio è insorto lo spirito nazionale, il quale ha ingigantito gli orgogli e i [p. 84 modifica]progetti dei popoli. Distrutti gli interessi privati di tutti i municipii, avete formato di tutte le volontà una massa sola, la quale deve muoversi tutta con una sola tendenza, ed ora vi trovate insufficienti a reprimere il moto di quella mole terribile e smisurata. Divide et impera. Voi vi siete scordati di questa massima scolpita sul fondamento dei troni, avete preteso di reggere tutto il treno del mondo e con una redine sola, e questa redine vi si è spezzata nelle mani. Divide et impera. Dividete popolo da popolo, provincia da provincia, città da città, lasciando ad ognuna i suoi interessi, i suoi statuti, i suoi privilegii, i suoi diritti e le sue franchigie. Fate che i cittadini si persuadano di essere qualche cosa in casa loro, permettete che il popolo si diverta coi trastulli innocenti dei maneggi, delle ambizioni, e delle gare municipali, fate risorgere lo spirito patrio con la emancipazione delle comuni; e il fantasma dello spirito nazionale non sarà più il demonio imbriacatore di tutte le menti. Ascoltatemi, miei cari principi. Se vedeste che all’improvviso tutti i cavalli ricusassero di sostenere la soma e di portare il carro, e tutti i bovi non volessero più tollerare il giogo e solcare la terra, vi ostinereste forse a credere pervertita la natura di quelle bestie, o piuttosto cerchereste le cause di quella ricalcitranza nel disordine degli arnesi e nella imperizia dei conduttori? E oggi che i popoli si ribellano tutti al freno dei re, perchè vorrete ostinarvi a supporre cambiata la natura degli uomini e non vorrete ravvisare qualche difetto nei modi di governarli? Ponderate bene queste parole; volgete l’occhio ai modi e ai tempi trascorsi, e se volete che le generazioni presenti siano docili come le antiche, reggetele come i vostri padri reggevano le antiche.»
Pulcinella
Tutto questo sarà ben detto; ma io non capisco niente.
L’Esperienza
Io so bene che certi parlari non sono intesi dal volgo, e pur troppo ogni classe ha il suo volgo. La mia lettera però non è diretta alla plebe, ma ai re. Tirate avanti e non perdete tempo. [p. 85 modifica]
Il Dottore
«Un’altra causa principale dello sconquassamento del mondo è la troppa diffusione delle lettere e quel pizzicore di letteratura che è entrato ancora nelle ossa dei pescivendoli e degli stallieri. Al mondo ci vogliono senza meno i dotti e i letterati, ma ci vogliono ancora i calzolari, i sartori, i fabbri, gli agricoltori e gli artieri di tutte le sorta, e ci vuole una gran massa di gente buona e tranquilla, la quale si contenti di vivere sulla fede altrui, e lasci che il mondo sia guidato coi lumi degli altri senza pretendere di guidarlo coi lumi proprii. Per tutta questa gente la lettura è dannosa, perchè solletica quegli intelletti che la natura ha destinati ad esercitarsi dentro una sfera ristretta, promuove dubbi che la mediocrità delle sue cognizioni non è poi sufficiente a risolvere, accostuma ai diletti dello spirito, i quali rendono insopportabili il travaglio monotono e nojoso del corpo, risveglia desiderii sproporzionati alla umiltà della condizione, e con rendere il popolo scontento della sua sorte, lo dispone ai tentativi di conseguire una sorte diversa. Perciò invece di favorire smisuratamente l’istruzione e la civiltà, dovete con prudenza imporle qualche confine; e considerate che se si trovasse un maestro, il quale con una sola lezione potesse rendere tutti gli uomini dotti come Aristotele, e civili come il maggiordomo del re di Francia, questo maestro bisognerebbe ammazzarlo subito per non vedere distrutta la società. Lasciate i libri e gli studii alle classi distinte, e a qualche ingegno straordinario che si fa strada a traverso dell’oscurità del suo grado, ma procurate che il calzolaro si contenti della lesina, e il rustico del badile senza andarsi a guastare il cuore e la testa alla scuola dell’alfabeto. Per la mal intesa e sproporzionata diffusione della coltura la società è disturbata da una progenie innumerevole di bifolchi e facchini che a dispetto della natura vogliono aggregarsi alle classi elevate, e voi siete costretti di togliere la pelle alla metà del vostro popolo, per fare i calzoni a quell’altra metà, la quale nata per guadagnarsi il pane con vanga e la scure, domanda impieghi e [p. 86 modifica]pensioni, e pretende di vivere e di scialare con qualche tratto di penna. Tutti questi sapientelli senza fondamento di studio e di giudizio, e tutti questi signoretti senza patrimonio bastante a far bollire la pentola, portano naturalmente nel cuore la scontentezza e l’invidia, e sono materie sempre preparate ad accendersi al soffio della rivoluzione. L’improvida propagazione delle lettere ha radunata questa massa pericolosa di combustibile, e voi dovete con la cauta e discreta moderazione della coltura abbassare le vampe della sedicente filosofia e allontanare la mina da’ vostri troni.»
Pulcinella
Io sono un povero lazzarone, ma capisco bene che dite bene. Se madonna Pulcinellessa mia madre non avesse fatto la pulcinellata di mandarmi alla scuola, sarei un asino poco più, poco meno come sono adesso, ma avrei appreso un mestiere, mi troverei contento di essere Pulcinella, e potrei campare onoratamente. Appunto perchè mi hanno insegnato a leggere ho imparato un mondo di porcherie, non sono più contento del paliaccio e della polenta, e sono venuto a cercare fortuna nel paese della costipazione.
L’Esperienza
Amici miei, non tutto è fatto per tutti, e se tutti gli animali fossero elefanti, non si troverebbero più i somari e le galline. Le armi in mano dei soldati servono alla sicurezza e alla difesa dello stato, ma date in mano alla plebe producono soltanto risse, susurri, e ammazzamenti. Continuate a leggere la lettera.
Pulcinella
Ancora non è finita?
L’Esperienza
Ci mancano poche parole.
Pulcinella.
Povera vecchiarella, vi sarete stancata a scrivere tanta roba.
L’Esperienza
La dettatura è mia, ma mi sono servita di uno scrivano.
Pulcinella
Come si chiama questo scrivanello?
L’Esperienza
Si chiama 1150.
Pulcinella
Noi non lo conosciamo.
L’ Esperienza
Lo conoscerete dopo, ovvero non lo conoscerete mai, che questo importa poco. Terminate questa lettera.
Il Dottore
«Sopra tutto se volete assicurare il riposo dei popoli consolidare i vostri troni, e accomodare le cose del mondo, richiamate il rispetto della Religione, la quale ormai si vede schernita e discacciata da tutti e non trova più un asilo sicuro nemmeno nei tempii. I Ministri dell’altare sono diventati il peripsema della plebe, e le azioni pazze e degne di scherno si chiamano volgarmente fratate. I sacramenti, le pratiche di pietà e l’osservanza dei precetti ecclesiastici sono la parte degli spiriti deboli; il segno della Croce non ha più coraggio di comparire intiero e scoperto sulla fronte del Cristiano; le Chiese sono rese il passeggio della indifferenza e dello scandalo, e la civiltà, imposto silenzio allo zelo della fede, rende comune la società e la mensa agli uomini battezzati, i quali dicono di adorare il Cristo, e agli uomini circoncisi, i quali si vantano di bestemmiarlo. Questo abborrimento e questo dispregio della religione sono l’opera della rivoluzione alleata con l’empietà, e voi sapete che i colpi dati all’Altare hanno scosso il vostro trono, e lo tengono in pericolo di rovina. Ma intanto cosa avete fatto per ristabilire nel cuore dei popoli questa difenditrice dei troni, e dov’è che lo zelo dei re si mostri acceso per la causa di Dio? Voi, principi miei, siete religiosi e buoni, ma la religione e la bontà dei re sono forse quelle che governano sempre gli stati? Non accade forse giammai che la religione comandi nel cuore dei re, e serva alla politica e agli interessi nei gabinetti? Mettetevi una mano sul cuore, date un’occhiata agli annali dei vostri imperi, e rispondetemi sinceramente. Qual è quello dei vostri regni in cui non si possa raccogliere un volume di editti e di ordinanze reali pubblicate in contraddizione ai canoni della Chiesa? Qual è quella delle vostre reggie in cui non sia qualche sala addobbata coi drappi del Santuario? Qual è quella dei vostri governi, il quale non abbia fatto versare qualche lagrima al Pastore del Vaticano? E finchè la religione apparirà bersagliata e tremebonda sui troni dei re, come potrà ripigliare il dominio sul cuore dei popoli? E finchè i popoli non rispetteranno il freno della religione, come potranno sottomettersi all’impero dei re? Principi miei, intendete, ponderate e sperate. Alleatevi di buona fede al Sacerdozio,
[p. 88 modifica]e senza mettervi sotto i suoi piedi, cedetegli la mano perchè voi siete i primogeniti della Chiesa, ma siete i figliuoli della Chiesa. D’accordo con questa Madre saggia, discreta e pietosa, adoprate la voce, l’esempio, la sagacità, la clemenza e il rigore, e medicate le piaghe della religione. Ristabilite le pietre dell’Altare, e la solidità dell’Altare sarà la fermezza dei vostri Troni.»
Pulcinella
La lettera è un poco lunghetta ma non ci è male.
Il Dottore
È scritta con molta libertà.....
L’Esperienza
Amici miei: la verità tutta, o niente. Se si vuole che i popoli accolgano di buona voglia la riprensione, bisogna persuaderli che la verità non guarda in faccia a nessuno, e parla chiaro ancora coi re. Altrimenti credono che si scriva con la penna venduta, e le parole della verità non fanno nessuna impressione.
Il Dottore
Come faremo per presentare questa lettera a tutti i re dell’Europa?
L’Esper.
Se volete risparmiare il viaggio, fatela stampare.
Il Dottore
Capperi! Chi darà il permesso di pubblicarla?
Pulcinella
E perchè no? Si trovano torchj sozzi e vili per pubblicare ogni sorte d’iniquità, e non si troverà un torchio nobile e generoso per pubblicare la parola della Esperienza e della Verità, scritte col solo fine di sostenere la causa dei re, e ajutare l’aggiustamento delle cose del mondo?
L’Esperienza
Se non vi riesce di stamparla in palese, fatela stampare alla macchia.
Il Dottore
Sarà poi ben fatto di pubblicare uno scritto senza licenza dei Superiori?
L’Esperienza
Dite benissimo, e questo non sarebbe procedere da galantuomini, ma mostratelo a quattr’occhi a un Superiore illuminato e saggio. Vedrete che per prudenti riguardi non ci metterà l’imprimatur, ma si contenterà che la facciate stampare alla macchia.
Il Dottore
E bene, anderemo, e faremo come voi dite.
Pulcin.
E se in ogni modo la lettera non si potesse stampare?
L’Esperienza
Ci vorrà pazienza: e chi l’ha scritta, non perderà il merito della sua buona intenzione. In questo caso il mondo resterà come adesso con la testa in terra e le gambe per aria. La Fedeltà, la Verità e l’Esperienza avranno parlato in vano, e sarà sprecato il viaggio di Pulcinella. — 17 decembre 1831.