Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831/Il viaggio di Pulcinella/Scena ultima
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Scena ultima
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- Il Dottore
- Tant’è, Pulcinella mio, la rivoluzione non è altro che una rivoluzione, e quelli ragazzacci di Bologna ci hanno burlato. Bisognerà tornare a Napoli, e avere pazienza con le fischiate.
- Pulcinella
- Le fischiate sarebbero poco male, ma non vorrei qualche cosa di peggio.
- Il Dottore
- Di che cosa temete?
- Pulcinella
- Cosa so io? È vero che li re sono buoni e perdonano tutto, anzi da poco in qua è lor venuta la diarrea delli perdoni, e non si fa più giustizia, ma il giuoco va troppo in lungo, e una volta o l’altra impareranno che con la rivoluzione ci è poco da burlare. Non vorrei che imparassero sopra di noi.
- Il Dottore
- Certamente, una volta o l’altra apriranno gli occhi, e conosceranno che se non deve lasciarsi impunito chi rompe il muso a un galantuomo, e chi ruba un ducato, molto meno deve lasciarsi impunito chi promuove lo sterminio e il disordine di tutta la società. Noi però non dobbiamo temere, perchè non siamo ribelli e non abbiamo fatto male a nessuno. A forza di ascoltare tanti spropositi, ci si era guastata un poco la testa, ma il re ci perdonerà, e i nostri amici ci compatiranno, perchè nei tempi presenti questa è disgrazia che può succedere a tutti.
- Pulcinella
- Sarà come voi dite, ma tuttavia si potrebbe prendere un’altra risoluzione.
- Il Dottore
- Cosa vorreste fare?
- Pulcinella
- Io so di certo che vicino vicino a Napoli ci è un paese dove si trova la vera cuccagna dei liberali. In quel paese appena uno si è mostrato ribelle, subito un impieguccio, ovvero una pensioncella, e tutte le carezze del governo. Possono aver fatto qualunque danno, possono venire segnati a dito da tutti, non fa niente; si lasciano strillare la giustizia e la prudenza, e si pelano i sudditi fedeli per provvedere i sudditi ribelli. Signor Dottore, andiamo in quel caro paese e viviamo ancor noi a spalle dei gonzi.
- Il Dottore
- Pulcinella mio, non ci vengo, perchè queste cose non le posso soffrire. O suddito fedele o ribelle da vero, ma queste vipere mascherate sono l’obbrobrio della natura e lo sterco della società. Un galantuomo, piuttosto che avere una faccia oggi e un’altra domani, si contenterebbe di morire impiccato.
- Pulcinella
- Voi parlate da quel Dottore che siete, ma pure tanti signori..... tante persone di riguardo.....
- Il Dottore
- Zitto.... Chi è questa vecchia che viene verso di noi?
- L’Esperienza
- Se è lecito, signori, verso dove viaggiate?
- Il Dottore
- Noi fuggiamo dal regno della costituzione, e ritorniamo alli paesi dove comandano li re assoluti.
- L’Esperienza
- Giusto cercavo un’occasione sicura per quelle parti.
- Il Dottore
- Come vi chiamate, buona vecchia, e cosa avete da spartire coi re?
- L’Esperienza
- Io sono l’Esperienza, e ho voluto sempre bene ai re assoluti e legittimi, perchè ho veduto che senza di loro si vive male, e queste porcherie di carte costituzionali servono solamente per accendere il fuoco e per imbrattare le case. Appunto però, perchè voglio bene ai re, scrivo loro quattro parole, giacchè a dirvela in confidenza sono un poco fuori di strada, e se non ascolteranno le lezioni dell’esperienza, anderanno a fare compagnia a Carlo X. Portate dunque questa lettera.
- Il Dottore
- L’abbiamo da portare a tutti i re dell’Europa?
- L’Esperienza
- Può essere che due o tre non ne abbiano bisogno, ma datela pure a tutti, perciò non farà male a nessuno.
- Il Dottore
- Sentite, buona vecchia, noi vi vogliamo servire, ma coi re non bisogna prendersi troppa confidenza. Voi siete una donna risoluta, e chi sa cosa avete scritto. Non vorrei che i messi ci andassero di mezzo.
- L’Esperienza
- Non temete di nessuna indiscrezione, ma tuttavia per assicurarvi meglio, leggete pure la mia lettera, che ne sono contenta.
- Il Dottore
- Quando è così leggiamo, e poi vi serviremo volentieri.
L’Esperienza ai Re della terra.
«Principi miei, cosa fate? Il mondo va tutto in precipizio, il fuoco arde sotto il sedile dei vostri troni, la cancrena corrompe tutta la massa sociale, a e voi vi battete le mani sull’anca, applicate qualche cerottello inconcludente sulle piaghe sterminate della società, e non adottate provvedimenti rigorosi, e capaci? Scuotetevi da questo letargo mortale, pensate che i liberali non burlano e intendono di scassarvi affatto dall’almanacco, e ricordatevi che alla causa vostra è congiunta quella dei vostri popoli, i quali per decreto della Providenza devono essere guidati, difesi, e salvati dai re. Armatevi di coraggio, e non temete gli azzardi, perchè Iddio salva chi combatte per la giustizia. Consultate la verità e seguite gl’impulsi del vostro cuore, e non vi lasciate sedurre dalle smorfie proditorie di quella meretrice della Politica. In fine leggete i codici della esperienza, e per ricondurre a poco a poco sul retto cammino la generazione traviata, adoperate i rimedj che la esperienza v’insegna.»
- Pulcinella
- Fin quì non ci è niente da dire, e i re non possono averselo a male.
- L’Esperienza
- Come mai vi passava per la mente che io volessi offendere i re? Parlo ad essi con confidenza perchè sono la loro maestra, e perchè quando si sta a quattr’occhi, anch’essi gradiscono un linguaggio cordiale e sincero; ma nel resto l’esperienza insegna a rispettare quelli che Dio ha stabiliti al capo delle nazioni, perchè dove finisce il rispetto per il re, incomincia la ruina del popolo. Seguitate a leggere la lettera.
- Il Dottore
- Pulcinella
- Sapete che dite bene? Questi signori liberali sfasciano a modo loro le nostre teste perchè parlano quasi soli, ma se alla povera gente si facesse vedere la camicia della liberalità con tutte le sue sozzure, il cervello degli uomini non sarebbe il trastullo dei fabbricatori di gloriose giornate. Se noi avessimo letto prima il foglio di Modena, intitolato la voce della verita’, non ci saremmo annojati del nostro re, e non saremmo venuti a cercare questa pazzia della sovranità del popolo.
- L’Esperienza
- Figliuoli miei, il Duca di Modena, quantunque sia una parvità di materia sulla carta geografica, ha fatto un’opera grande con la promozione di quel giornale. Ha mostrato di avere un petto veramente da re, e si è reso benemerito di tutta la società, e siate certi che il foglio Modenese ha operato a quest’ora non poche conversioni. Ma tirate avanti a leggere la mia lettera.
- Il Dottore
- Pulcinella
- A me al contrario par che dica bene, e di queste cose i lazzaroni ne sanno più dei dottori. Quando usavano la corda e la forca, si tremava al nome della giustizia, e si procurava di tenersi le mani per non andare in prigione; ma adesso i procesi fanno venire da ridere, perchè si sa di certo che tutto finisce in bagattelle. Per li delitti grandi la grazia è quasi sicura, e per le colpe minori non ci è altro che un poco di carcere, oppure un poco di lavori forzati. Nessuno teme queste pene, perchè noi povera gente stiamo meglio in prigione che a casa nostra, e un condannato ai lavori guadagna il doppio di un operaio, e fatica la metà di meno.
- L’Esperienza
- Figliuoli miei, credete alle parole della Esperienza, e assicuratevi che il mondo si è fatto più cattivo dopo che non sono più puniti severamente i cattivi. Se i re non volessero prestarvi fede, impegnateli a consultare i registri dei crimini, e confrontando quelli dei tempi chiamati feroci con quelli dei tempi presenti, potranno ravvisare se alla pubblica moralità giovano meglio la umanità filosofica, ovvero la corda e la forca. Intanto proseguite nella lettura.
- Il Dottore
- «Il buon padre deve allontanare dai figliuoli i cattivi compagni acciocchè non li guastino e coi loro cattivi discorsi, e così il principe saggio deve impedire che i sudditi fedeli vengano contaminati, e i già corrotti si rendano peggiori con la lettura di scritti sediziosi e malvagi. So che ormai avete conosciuto le stragi prodotte dalla stampa, ma tuttavia non si vede che ci mettiate ancora un riparo fermo e bastante. Si vogliono curare gli avvelenati, e frattanto si lascia libero il corso al veleno. Mettete d’accordo la politica con la religione, e l’una e l’altra veglino di giorno e di notte, e siano inesorabili contro la peste stampata che si propaga travestita sotto tutte le forme. Sopra ogni cosa, guardatevi dalla peste minuta che scorre per le mani di tutti, e almeno per un certo tempo sbandite dai vostri stati quasi tutti i giornali, e le gazzette straniere. Quasi tutti questi fogli sono venduti al partito della rivolta, e se non altro, lo adulano per ottenere più spaccio; e non ci è un numero di tali gazzette che non introduca qualche oncia di tossico. In fatto di rivoluzione anche i semplici racconti sono pericolosi, qualora non siano moderati dalla prudenza. Gli spiriti soggiacciono alle contagioni al paro dei corpi, e la storia degli scandali è sempre velenosa. Deviate lo sguardo dei vostri sudditi da certe scene pericolose, e persuadetevi che nessuno s’invoglia d’imitare quello che ignora.»
- Pulcinella
- Cosa farebbero gli sfaccendati se non avessero più le gazzette?
- L’Esperienza
- Cosa facevano cento cinquanta anni addietro quando le gazzette non si trovavano?
- Il Dottore
- Mi pare, Madonna mia, che anche in questo siate troppo severa. Come mai pensate di levarci i fogli e condannarci a vivere nella ignoranza delle cose del mondo?
- L’Esperienza
- Amici miei quando i figliuoli sono ammalati, bisogna tenerli in dieta, ed è meglio lasciarli piangere che farli morire di indigestione. Finchè dura il Cholera della rivolta, la dieta delle stampe deve essere rigorosissima, e non si devono permettere assolutamente, altri fogli che quelli, i quali servono apertamente al partito della giustizia. Bensì in ogni stato ci dovrebbero essere una buona gazzetta nazionale, e un buon giornale letterario, nei quali con la dovuta prudenza si publicassero le notizie degli esteri e si rendesse ragione della loro letteratura.
- Il Dottore
- Così vorreste ridurre anche i fogli a privativa regia.
- L’Esperienza
- Se per servizio della finanza ci sono le privative del sale e del tabacco, molto più ci dovrebbe essere la privativa delle stampe per servizio della Religione, della politica e della buona morale. Proseguite a leggere la mia lettera.
- Il Dottore
- Pulcinella
- Tutto questo sarà ben detto; ma io non capisco niente.
- L’Esperienza
- Io so bene che certi parlari non sono intesi dal volgo, e pur troppo ogni classe ha il suo volgo. La mia lettera però non è diretta alla plebe, ma ai re. Tirate avanti e non perdete tempo.
- Il Dottore
- Pulcinella
- Io sono un povero lazzarone, ma capisco bene che dite bene. Se madonna Pulcinellessa mia madre non avesse fatto la pulcinellata di mandarmi alla scuola, sarei un asino poco più, poco meno come sono adesso, ma avrei appreso un mestiere, mi troverei contento di essere Pulcinella, e potrei campare onoratamente. Appunto perchè mi hanno insegnato a leggere ho imparato un mondo di porcherie, non sono più contento del paliaccio e della polenta, e sono venuto a cercare fortuna nel paese della costipazione.
- L’Esperienza
- Amici miei, non tutto è fatto per tutti, e se tutti gli animali fossero elefanti, non si troverebbero più i somari e le galline. Le armi in mano dei soldati servono alla sicurezza e alla difesa dello stato, ma date in mano alla plebe producono soltanto risse, susurri, e ammazzamenti. Continuate a leggere la lettera.
- Pulcinella
- Ancora non è finita?
- L’Esperienza
- Ci mancano poche parole.
- Pulcinella.
- Povera vecchiarella, vi sarete stancata a scrivere tanta roba.
- L’Esperienza
- La dettatura è mia, ma mi sono servita di uno scrivano.
- Pulcinella
- Come si chiama questo scrivanello?
- L’Esperienza
- Si chiama 1150.
- Pulcinella
- Noi non lo conosciamo.
- L’ Esperienza
- Lo conoscerete dopo, ovvero non lo conoscerete mai, che questo importa poco. Terminate questa lettera.
- Il Dottore
- Pulcinella
- La lettera è un poco lunghetta ma non ci è male.
- Il Dottore
- È scritta con molta libertà.....
- L’Esperienza
- Amici miei: la verità tutta, o niente. Se si vuole che i popoli accolgano di buona voglia la riprensione, bisogna persuaderli che la verità non guarda in faccia a nessuno, e parla chiaro ancora coi re. Altrimenti credono che si scriva con la penna venduta, e le parole della verità non fanno nessuna impressione.
- Il Dottore
- Come faremo per presentare questa lettera a tutti i re dell’Europa?
- L’Esper.
- Se volete risparmiare il viaggio, fatela stampare.
- Il Dottore
- Capperi! Chi darà il permesso di pubblicarla?
- Pulcinella
- E perchè no? Si trovano torchj sozzi e vili per pubblicare ogni sorte d’iniquità, e non si troverà un torchio nobile e generoso per pubblicare la parola della Esperienza e della Verità, scritte col solo fine di sostenere la causa dei re, e ajutare l’aggiustamento delle cose del mondo?
- L’Esperienza
- Se non vi riesce di stamparla in palese, fatela stampare alla macchia.
- Il Dottore
- Sarà poi ben fatto di pubblicare uno scritto senza licenza dei Superiori?
- L’Esperienza
- Dite benissimo, e questo non sarebbe procedere da galantuomini, ma mostratelo a quattr’occhi a un Superiore illuminato e saggio. Vedrete che per prudenti riguardi non ci metterà l’imprimatur, ma si contenterà che la facciate stampare alla macchia.
- Il Dottore
- E bene, anderemo, e faremo come voi dite.
- Pulcin.
- E se in ogni modo la lettera non si potesse stampare?
- L’Esperienza
- Ci vorrà pazienza: e chi l’ha scritta, non perderà il merito della sua buona intenzione. In questo caso il mondo resterà come adesso con la testa in terra e le gambe per aria. La Fedeltà, la Verità e l’Esperienza avranno parlato in vano, e sarà sprecato il viaggio di Pulcinella. — 17 decembre 1831.