Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1824)/Libro primo/Capitolo 25

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CAPITOLO XXV


Chi vuole riformare uno Stato antico in una Città libera, ritenga almeno l’ombra de’ modi antichi.


Colui che desidera o che vuole riformare uno stato d’una Città, a volere che sia accetto, e poterlo con satisfazione di ciascuno mantenere, è necessitato a ritenere l’ombra almanco de’ modi antichi, acciò che ai Popoli non paja avere mutato ordine, ancora che in fatto gli ordini nuovi fussero al tutto alieni dai passati: perchè l’universale degli uomini sì pasce così di quel che pare, come di quello che è; anzi molte volte si muovono più per le cose che pajono, che per quelle che sono. [p. 101 modifica]Per questa cagione i Romani conoscendo nel principio del loro vivere libero questa necessità, avendo in cambio d’un Re creati i duoi Consoli, non vollono ch’egli avessero più che dodici Littori, per non passare il numero di quelli che ministravano ai Re. Oltra di questo facendosi in Roma uno sacrifizio anniversario, il quale non poteva essere fatto se non dalla persona del Re, e volendo i Romani che quel Popolo non avesse a desiderare per la assenza degli Re alcuna cosa dell’antiche, crearono un Capo di detto sacrifizio, il quale essi chiamarono Re sacrificolo, e lo sottomessono al sommo Sacerdote. Talmentechè quel Popolo per questa via venne a satisfarsi di quel sacrifizio, e non avere mai cagione per mancamento di esso di desiderare la tornata de’ Re. E questo si debbe osservare da tutti coloro che vogliono scancellare uno antico vivere in una Città, e ridurla ad uno vivere nuovo e libero. Perchè alterando le cose nuove le menti degli uomini, ti debbi ingegnare che quelle alterazioni ritengano più dell’antico sia possibile; e se i Magistrati variano e di numero e di autorità e di tempo dagli antichi, che almeno ritengano il nome. E questo, come ho detto, debbe osservare colui che vuole ordinare una potenza assoluta, o per via di Repubblica, o di Regno; ma quello che vuol fare una potestà assoluta, la quale dagli autori è chiamata Tirannide, debbe rinnovare ogni cosa, come nel seguente capitolo si dirà.