Donna, s'avvien giammai, che rime io scriva
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I
Donna, s’avvien giammai, che rime io scriva
Non indegne del vostro almo sembiante,
In me da quelle luci oneste e sante,
Fonti d’amore, il gran poter deriva.
5S’alza il basso mio stile u’ non ardiva
Senza il vostro favor salire avante:
Tal di Febo in virtù vil nebbia errante
Talor lassuso a farsi stella arriva:
Leggo in voi ciò che penso; e quasi fiume,
10Che dalla fonte abbia dolci acque, e chiare,
Le mie rime han da voi dolcezza, e lume.
E se impura amarezza entro vi appare
Dal mio cuor, non da voi, pendon costume,
Che in voi son dolci, ed in me fansi amare.