E-participation e comunità locali/2

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Mediazione degli interessi, teoria dei giochi e modelli di rappresentazione

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All’interno dei processi decisionali, nei quali intervengono gruppi portatori di interessi, si configura la necessità di una mediazione delle diverse istanze proposte.

Il ruolo politico è quello di mediare tra i diversi interessi in gioco.

Questo tipo di configurazione può essere analizzata attraverso la “Teoria dei giochi”.

La “Teoria dei giochi”1 è una disciplina che si occupa di studiare le situazioni strategiche e di conflitto, definisce alcune tipologie di situazione strategiche e di conflitto ricercandone, attraverso l’utilizzo di modelli, soluzioni cooperative o competitive.

Ciò che differenzia la tipologia di “gioco” di tipo cooperativo o non cooperativo è appunto la configurazione degli interessi in campo.

In sistemi come quelli descritti, in cui la politica media i propri interessi con quelli dei diversi gruppi di pressione, la configurazione tendenziale è quella di un “gioco” non di tipo cooperativo, in cui ogni “giocatore” tende ad adottare una strategia individualistica. Una strategia che cerca di massimizzare i propri risultati, per poi arrivare, attraverso la valutazione delle forze in gioco, ad una soluzione mediata spesso in un processo caratterizzato da una competizione (pensiamo alle concertazioni tra parti sociali e rappresentanti delle aziende).

Nei processi decisionali a partecipazione allargata limitare l’interazione secondo schemi strategici di tipo competitivo risulta riduzionistico.

La percezione di un tema sul quale partecipare alla discussione e alla deliberazione avviene tramite modelli di rappresentazione delle realtà la cui dinamiche di formazione sono influenzate da altri fattori indicati nei paragrafi precedenti.

Più queste rappresentazioni riescono ad essere sistemiche e andare oltre la visione degli interessi strettamente individuali o del gruppo di appartenenza, più sarà possibile ricercare soluzioni del conflitto di tipo cooperativo o di una positiva competizione attraverso il reciproco riconoscimento degli obbiettivi comuni.

Per continuare un parallelo con la teoria dei giochi, essa distingue principalmente tra giochi a somma zero e giochi a somma diversa da zero.

I giochi a somma zero implicano la presenza di un premio che dovrà essere assegnato a una delle parti, o al massimo prevede una soluzione in pareggio. Vengono chiamati a somma zero perché la somma dei premi delle vincite e degli attori in gioco è pari a zero. Non sono previste quindi soluzioni in cui entrambi i giocatori possano vincere o perdere.

Nei giochi a somma diversa da zero invece è presente almeno una soluzione del conflitto in cui la somma dei premi delle vincite e delle perdite sia diversa da zero, permettendo quindi sia la vittoria che la sconfitta di entrambi i giocatori.

La configurazione del conflitto in termini di somma zero o somma diversa da zero, dipende molto dai modelli con cui si interagisce nella partecipazione finalizzata alla deliberazione.

Prendiamo l’esempio in cui si voglia discutere in Italia della riforma del TFR.

Tra i portatori di interesse da coinvolgere nella partecipazione, possiamo individuare i sindacati, le associazioni aziendali, e i rappresentanti di interessi finanziari e bancari.

Spesso non è possibile configurare un sistema in maniera così autonoma da altre forme di potere e interessi, specialmente in una fase di globalizzazione in cui i contatti nelle reti di interesse si stabiliscono oltre la sfera di influenza nazionale.

Per semplificare il modello supponiamo che gli interessi siano relativi alla sfera nazionale, e che gli attori in gioco siano quelli identificati precedentemente.

La destinazione del TFR potrebbe rappresentare il premio da ottenere.

Nella configurazione del gioco a somma zero, ogni portatore di interessi tenderà ad applicare una strategia che cerchi di assicurarsi la decisione sulla destinazione della maggior parte di TFR. Ogni risorsa tolta all’avversario verra assegnata a proprio vantaggio.

Non intravedere una soluzione di vantaggio per tutti i partecipanti o un rischio di perdita comune porterà a strategie di tipo individualistico cercando quindi di massimizzare il risultato ai danni dell’avversario.

Per andare oltre la logica della rivendicazione e compensazione e “configurare il gioco partecipativo” in una modalità che preveda risultati non a somma zero, diventano di fondamentale importanza le rappresentazioni che ogni parte ha del conflitto, i modelli di supporto decisionale, le valutazioni sugli effetti delle soluzioni a breve e lungo termine, e la stessa definizione delle regole in cui deve svolgersi il processo partecipativo.

Concentrarsi nella riformulazione degli interessi particolari, in una logica di funzionamento dell’intero sistema, potrebbe portare all’individuazione di obiettivi comuni che è alla base di una strategia di cooperazione.

Èproprio in questa fase del processo di creazione sociale delle rappresentazioni e dei modelli che deve nascere lo spazio dialettico orientato alla comprensione del sistema attraverso i contributi apportati dai diversi stakeholder.

Tornando al nostro esempio della riforma del TFR, la costruzione di un prototipo del problema, dovrebbe evidenziare, attraverso l’interazione dei “giocatori”, il complesso delle problematiche, sintetizzato in un modello che sia chiaro e il più possibile condiviso. Modello che dovrà esplicare: l’emergere del problema di un finanziamento alternativo al TFR a cui dovranno attingere le aziende, le diverse prospettive sulla destinazione finanziaria in cui dovrà essere impiegato il TFR dei lavoratori, gli interessi delle rappresentanze politiche e dell’elettorato di riferimento.

Costruire, attraverso l’interazione dei giocatori un modello comune delle problematiche, può portare a concentrare gli sforzi sull’individuazione di risultati di sistema, in cui le vincite di alcuni non siano compensate dalle perdita di altri, puntando su una strategia di cooperazione, che eviti una perdita comune, a vantaggio complessivo dell’ecosistema.

Questa approccio di analisi risulta particolarmente utile quando abbiamo a che fare con sistemi a partecipazione allargata.

Costruzione sociale dei modelli interpretativi

Attraverso gli strumenti dell’ICT (Information and Communications Technologies), i progetti di e-participation puntano ad aumentare la partecipazione ai processi decisionali da parte dei cittadini.

Proprio nella prospettiva di un accesso vasto e disomogeneo a questi processi, risulta di fondamentale importanza il percorso di “costruzione sociale” del modello interpretativo come parte integrante e di supporto alla deliberazione.

l’ampliamento del numero dei soggetti che intervengono nel processo decisionale, può portare ad una moltiplicazione degli interessi in campo, rendendo il confronto non più sostenibile all’interno di una logica di rivendicazione e compensazione degli interessi.

Se si vogliono sostenere paradigmi deliberativi, all’interno dei progetti di e-participation, la moltitudine degli interessi e delle rappresentazioni delle tematiche, devono costituire una risorsa nel confronto dialettico per la produzione sociale del modello interpretativo con il quale affrontare le scelta di rilevanza pubblica.

Una prospettiva deliberativa implica anche una trasformazione del ruolo amministrativo e politico, così come concepito all’interno della democrazia rappresentativa.

Il politico non più custode dell’interesse generale nel contrasto degli interessi e delle rivendicazioni dei vari portatori di interesse, ma catalizzatore del processo di costruzione di un modello, solido nella consapevolezza degli interessi e degli obbiettivi comuni dei soggetti partecipanti.

Note

  1. . Per un’introduzione alla teoria dei giochi si veda Teoria dei giochi Fioravante Patrone (2006) Decisori (razionali) interagenti. Un’introduzione alla teoria dei giochi, Plus, Pisa.