E fino a quando inulti
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Fian, Signore, i Tuoi servi? E fino a quanto
Dei barbarici insulti
Orgogliosa n’andrà l’empia baldanza?
5Dov’è, dov’è, gran Dio, l’antico vanto
Di Tu’alta possanza
Su’ campi Tuoi, su’ campi Tuoi più culti
Semina strage e morti
Barbaro ferro, e Te destar non ponno
10Da sì profondo sonno
Le gravi antiche offese e i novi torti?
E Tu ’l vedi, e ’l comporti,
E la destra dl folgori non armi,
O pur gli avventi a gl’insensati marmi?
15Mira, oimè, qual crudele
Nembo d’armi e d’armati, e qual torrente
D’esercito infedele
Corra l’Austria a inondar! Mira che il loco
A tant’empito manca, e a tanta gente
20Par che l’Istro sia poco,
E di tant’aste a l’ombra il dì si cele!
Tutte son qui le spade
De l’ultimo Orïente, e a la gran lutta
L’Asia s’unío qui tutta,
25E quei che ’l Tanai solca, e quei che rade
Le sarmatiche biade,
E quei che calca la Bistonia neve,
E quei che ’l Nilo e che l’Oronte beve.
Di cristian sangue tinta
30Mira dell’Austria la città reina
Quasi abbattuta e vinta,
Mille e mille raccôr nel fianco infermo
Fulmin temprati all’infernal fucina;
Mira che frale schermo
35Son per lei l’alte mura, ond’ella è cinta;
Mira le palpitanti
Sue rôcche; odi, odi il suon che a morte sfida;
Le disperate grida
Odi, i singulti, le querele e i pianti
40De le donne tremanti,
Che, al fiero aspetto dei comun perigli,
Stringonsi al seno i vecchi padri e i figli.
L’onnipotente braccio,
Signor, deh! stendi, e sappian gli empj omai
45Sappian che vetro e ghiaccio
Son lor armi a’ Tuoi colpi, e che sei Dio.
Di Tue giuste vendette ai caldi rai
Struggasi il popolo rio.
Qual porga il collo al ferro, quale al laccio;
50E come fuggitiva
Polve avvien che rabbioso Austro disperga,
Così persegua e sperga
Tuo sdegno i Traci, e sull’augusta riva
Del Danubio si scriva:
55‘ Al vero Giove l’ottoman Tifeo
Qui tentò di far guerra, e qui cadéo,’
Del re superbo assiro
Gli aspri arïeti di Sïon le mura
Son pur che invan colpiro;
60E tal poi monte d’insepolti estinti
Alzavi Tu, che inorridì Natura.
Guerrier dispersi e vinti
So che vide Betulia; e ’l duce assiro
Con memorando esempio
65Trofeo pur fu di femminetta imbelle.
Sulle teste rubelle
Deh! rinnovella or Tu l’antico scempio;
Non è di lor men empio
Quel che servaggio or ne minaccia e morte,
70Nè men fidi siam noi, nè Tu men forte.
Che s’egli è pur destino,
E ne’ volumi eterni ha scritto il Fato,
Che deggia un dì all’Eusino
Servir l’Ibero e l’alemanna Teti,
75E ’l suol cui parte l’Appennin gelato,
A’ Tuoi santi decreti
Pien di timore e d’umltà m’inchino.
Vinca, se così vuoi,
Vinca lo Scita, e ’l glorioso sangue
80Versi l’Europa esangue
Da ben mille ferite. I voler Tuoi
Legge son ferma a noi;
Tu sol se’ buono e giusto, e giusta c buona
Quell’opra è sol che al Tuo voler consuona.
85Ma sarà mai ch’io veggia
Fender barbaro aratro all’Austria il seno,
E pascolar la greggia
Ove or sorgon cittadi, e senza tema
Starsi gli arabi armenti in riva al Reno?
90Nella ruina estrema
Fia che dell’Istro la famosa reggia
D’ostile incendio avvampi,
E, dove siede or Vienna, abiti l’Eco
In solitario speco,
95Le cui deserte arene orma non stampi?
Ah no, Signor! tropp’ampi
Son di Tua grazia i fonti! e di tal flagello,
Se in cielo è scritto, a Tua pietà m’appello.
Ecco d’inni devoti
100Risonar gli alti templi; ecco soave
Tra le preghiere e i voti
Salire a Te d’arabi fumi un nembo.
Già i tesor sacri, ond’ei sol tien la chiave,
Da l’adorato grembo
105Versa il grande Innocenzio, e i non mai vôti
Erarj apre e comparte.
Già i cristiani regnanti alla gran lega
Non pur commuove e piega,
Ma in un raccoglie le milizie sparte
110Del teutonico Marte;
E, se tremendo e fier, più che mai fosse,
Scende il fulmin polono, ei fu che ’l mosse.
Ei da l’Esquilio colle
Ambo in ruina dell’orribil Geta,
115Mosè novello, estolle
A Te le braccia, che da un lato regge
Speme, e Fede da l’altro. Or chi Ti vieta
II ritrattar Tua legge,
E spegner l’ira che nel sen Ti bolle?
120Pianse e pregò l’afflitto
Buon re di Giuda, e gli crescesti etate;
Lagrime d’umiltate
Ninive sparse, e si cangiò ’l prescritto
Fatale infausto editto;
125Ed esser può che ’l Tuo Pastor devoto
Non ti sforzi, pregando, a cangiar voto?
Ma sento, o sentir parme,
Sacro furor che di sè m’empie. Udite,
Udite, o voi, che l’arme
130Per Dio cingete: al Tribunal di Cristo
Già decisa in pro vostro è la gran lite.
Al glorïoso acquisto
Su, su pronti movete; in lieto carme
Tra voi canta ogni tromba,
135E ’l trïonfo predice. Ite, abbattete,
Dissipate, struggete
Quegli empj; e l’Istro al vinto stuol sia tomba.
D’alti applausi rimbomba
La terra omai: che più tardate? aperta
140È già la strada, e la vittoria è certa.