CXXI. Le forti rocche, cui né prender mai
../CXX. Lasciai la spoglia, ma il furor non lasso
../CXXII. Chi dai miei Bruti tien dissimil me
IncludiIntestazione
22 dicembre 2021
100%
Da definire
<dc:title> Epigrammi </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator>
<dc:date>1766-1803</dc:date>
<dc:subject></dc:subject>
<dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights>
<dc:rights>GFDL</dc:rights>
<dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation>
<dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Epigrammi_(Alfieri,_1903)/CXXI._Le_forti_rocche,_cui_n%C3%A9_prender_mai&oldid=-</dc:identifier>
<dc:revisiondatestamp>20211222183012</dc:revisiondatestamp>
//it.wikisource.org/w/index.php?title=Epigrammi_(Alfieri,_1903)/CXXI._Le_forti_rocche,_cui_n%C3%A9_prender_mai&oldid=-
20211222183012
Epigrammi - CXXI. Le forti rocche, cui né prender mai Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
CXXI. Le forti rocche, cui né prender mai
[p. 36 modifica]
Contro l’esercito francese che distrusse il forte della Brunetta.
Le forti ròcche, cui nè prender mai,
Vili, col ferro, nè sapeste poscia
Difender mai dall’impeto nemico,
Fia l’atterrarle, o Galli, il meglio omai.
Così fra noi l’antico
Valor, ch’a voi già diè sì lunga angoscia,
Fia ridestato omai,
Che avrem ben altra aspra, indomabil ròcca:
L’odio mortal cui pregna anima sbocca.
|