Io professor dell’università,
Udita e vista la temerità
D’un certo Alfieri, che stampando va
Tragedie, in cui quell’armonia non v’ha
Che a me piacendo a tutti piacerà,
Che empiendo il core di soavità
Un dolce sonno all’udïenza fa;
Per prescïenza che la toga dà,
Io gl’inibisco l’immortalità.
Il Tragico a tai detti impallidì:
Onde sua Dottorezza impietosì,
E la sentenza moderò così. Ecco, che accade a chi non crede in me...
Pur, se l’autore affiderassi a me,
E lascerà purgar lo stil da me,
Quelle tragedie sue parran di me:
Ed (io il dico) avran vita quanto me.