Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 168

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Lettera 167 Lettera 169

[p. 125 modifica]» A MONNA LAPA SUA MADRE.

I. Desidera vederla con vero cognoscimento di sè, è della divina honlà in sè per esser graia a Dio, e poter portare con santa pazienti) ogni tribolazione nd onor suo.

SUtisra 188.

Jl nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. Chiarissima madre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero cognoscimento di voi medesima e della bontà di Dio in voi: perocché senza questo vero cognoscimento non potreste partici pare la vita della grazia; e però dovete, con vera e santa sollicitudine studiare di cognosciare voi non essare, e 1’ essar vostro ricognosciarlo da Dio, e tanti doni e grazie, quante avete ricevute da lui e ricevete tutto dì. A questo modo sarete grata e cognoscente, e verrete a vera e santa pazienzia, e non vedrete le picoiole cose per, le grandi; ma le grandivi parranno picciole a sostenere per Cristo crocifisso. Non è buono il cavaliero, se non si pruova sul campo della battaglia; così l’anima vostra si debba provare alla battaglia delle molte tribolazioni,

quando allora si vede fare prova buona di pazienzia, e non volta il capo in dietro per impazienzia ^ scandolizzandosi di quello che Dio permette, può goS.


Caterina. Opere. T. VI. [p. 126 modifica]I 26 fiere ed esultare, e con* perfetta allegrezza aspettare la vita durabile; perocché s’ è riposata nella croce, e confortasi con le pene e con gli obbrobrj di Cristo crocifisso, e ragionevolmente può aspettare l’eterna visione di Dio, perocché Cristo la promette a loro; perocché coloro che sono perseguitati e tribolati in questa vita, sono poi saziati e consolati ed illuminati neU’eterna visione di Dio, gustando pienamente e senza mezzo la dolcezza sua, eziandio in questa vita comincia a consolare coloro che s’ affadigano per lui; ma senza il cognoscimento di noi e di Dio, non potremo venire a tanto bene. Adunque vi prego quanto so e posso, che v’ ingegniate d’averlo, acciocché noi non perdiamo il frutto delle nostre fadighe. Altro non dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.

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