Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 169

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Lettera 168 Lettera 170

[p. 127 modifica]A MONNA LAPA SUA MADRE PRIMA CHE TORNASSE DA VIGKONE.

I. Procnra anìmaila a portare con pazienta la sna partenza e lontananza da lei, come ordinata al l’onore di Dio ed alla salute dell’an.oie, ad imitazione di Maria \ ergine, e de’sanli apostoli.

21 ciUtti 169, Al nome di Je su Cristo croci/isso e di Maria dolce.

I. diarissima madre in Cristo dolce Jesù. La vostra indegna miserabile figliuola Catarina, vi conforta-nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio.*Con desiderio ho desiderato di vedervi madre vera non solamente del corpo, ma dell’anima mia, considerando me, che es-» sendo voi amatrice più dell’anima, che del corpo, morrà in voi ogni disordinata tenerezza, e non vi sarà tanta fadiga il patire della presenzia-una corporale; ma saravvi più tosto consolazione, e vorrete per onore di Dio portare ogni fadiga di me, considerando, che’si facci l’onore di Dio; facendo l’onore di Dio non è senza accrescimento *di grazia e di virtù nell’anima mia. Sicché bene è veroniche essendo voi, dolcissima’ madre, amatrice più dell’anima che del corpo, sarete consolala e non sconsolala. Io voglio che impariate da quella dolce madre Maria, che per onore di Dio e salute nostra ci dono il Figliuolo morto in sul legno: [p. 128 modifica]128 della santissima croce, e rimanendo Maria sola, poiché Cristo fu salito in cielo, rimase con li discepoli santi. E poniamo, che Maria ed i discepoli avessero grande consolazione, il partire fusse sconsolazione, nondimeno per la gloria e loda del Figliuolo suo, per bene di tutto l’universo mondo, ella consente e vuole, che elli si partano, e più tosto elegge la fadiga del partire loro, che la consolazione dello stare, solo per I*amore che ella aveva all’onore di Dio ed alla salute nostra: o da lei.voglio che impariate voi * carissima madre: voi sapete che; a me conviene seguitare la volontà di Dio, ed io so che voi volete ch’io la seguiti.

Sua volontà fu, ch’io mi partissi, la quale partita non è stata senza misterio, nè senza frutto di grande utilità (J). Sua volontà è stata, ch’io sia stata, e non per volontà d’ uomo, e chi dicesse il contrario e il falso, e non è la verità, e così mi converrà andare, seguitando le vestigie sue in quel modo e a quel tempo che piacerà alla sua inestimabile bontà. Voi, come buona e dolce madre, dovete essere contenta, e non sconsolata a portare ogni fadiga per onore di Dio e salute vostra, e n»ia. Ricordovi, che per li beni temporali vói il facevate, quando i vostri figliuoli si partivano da voi per acquistare la ricchezza temporale; ora per acquistare vita eterna, vi pare di tanta fadiga, che dite, che v’andarete a dileguare, se tosto 10 non vi rispondo. Tutto questo v’addiviene, perchè voi amate più quella parte che io ho tratta da voi, che quella che io’ ho tratta da Dio, cioè la carne vostra, della quale mi vestiste. Leynte, levate un poco 11 cuore e l affetto vostro in quella dolce e santissima croce, dove viene meno ogni fadiga: vogliate portare un poco di pena finita per fuggire là pena infinita che meritiamo per li nostri, peccati. Ora \i confortate per amore di Cristo crocifisso, e non crediate d’essere abbandonata nè da Dio, nò da me, anco sarete consolata, e ricevarete piena consolazione;

non è tanto stata la pena, quanto sarà maggiore il diletto. Tosto

[p. 129 modifica]1*0 ne verremo (B’) per la grazia di Dio, e non staremmo ora a venirne, se non fusse lo impedimento che abbiamo avuto della infirmità grave di Nen; ed anco il maestro Giovanni e Fra Bartolomeo, sono stati infermi, ec. Altro non dico. Raccomandateci, ec. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce.

Jesù amore.

(A) La quale partita non è stata senza misi erto, nè sema frutto di grande utilità, ec. \ edesi da queste ed altre parole, chela santa Don andò ad Avignone alle sole preghiere de’Fiorentini, nè a solo fine di tornare quel popolo a pace col santo Padre; ma che ne ebbe ordine dal Signore, cbe di quell’ andata volea trarne gran frutto a bene della sua Chiesa; onde se il viaggio della santa non partorì la concordia tra’l pontefice e la Toscana, nou riuscì però sterile, com’ ella stessa qui lo accenna, avendo colla sua efficace opera riportata la santa sedia in Italia. , (B) Tòsto ne verremo, ec. Scrisse la santa questa lettera di Genova, ove indugiò oltre ad un mese, godendo de’farori di madonna Orietta Scotta, sua cortese albergatrice, di cui altrove si favellerà. In questa sua lunga dimora i più de’ suoi compagni caddero in grave infermità, e tra questi fu Neri di Landoccio de’ Pagliaresi, il quale tornò in salute per opera della santa, come si narra nella sua leggenda. Gli altri, che pure ammalarono, come qui dicesi, furono Fra Giovanni Tantucci agostiniano, e Fra Bartolomeo di Domenico dell’Ordine de’predicatori e compagni della sauta. Cadde pare infermo gravemente Stufano di Corrado Maconi altro de’suoi disce* poli, e da essa ad un semplice comando fu tornato in salute, come egli stesso ne fa fede io una sua Epistola impressa iu quest’ opera.