Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 179

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Lettera 178 Lettera 180

[p. 171 modifica]ALLA DETTA MONNA ALESSA.

I. L’ esorta ad esser serva fedele e sposa a Dio, desiderando di palir pene per onor suo, annegando la propria volontà, e seguitando la via di Gesù Cristo io continue orazioni per salute dell’anime, per la riforma della santa Ch»esa, e per I’ aiuto del sommo pontefice, giacché pareva che egli facesse sperare la pace che si bramava.

Ì79» Al nome di Jtsìi Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissima figliuola in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederli serva e sposa fedele al tuo Creatore, acciocché mai non ti sciogli della verità, ma per amore della verità desideri di portare pena, sostenendo senza colpa infino alla morte, perciocché nelle pene, neile fadighe, annegandovi dentro la propria volontà sensitiva, l’anima s’ accosta più al suo Creatore, e fassi una volontà con lui. Bisogno c’ è adunque di portare e di perdere noi medesimi; così saremmo atte a piangere e offerire umili e continue orazioni dinanzi da lui per suo onore e per salute dcH’anin.e; perocché noi dobbiamo essare gustatrici e mangiatrici di questo dolce e glorioso cibo: ma guarda, carissima figliuola, che tu non t’ingannassi, perocché inganno sarebbe, quando tu volessi mangiare alla mensa del Padre Eterno, e [p. 172 modifica]1 72 schifassi di mangiarlo alla mensa del Figliuolo, in su la quale mensa cel conviene mangiare; perocché senza pena non si può avere, e nel padre non cade pena, ma solo nel figliuolo; e perchè senza pena non potevamo passare questo mare tempestoso, però questo dolce ed amoroso Verbo, in cui cade la pena, si fece via e regola nostra, e battè la strada col sangue suo.

Adunque non dormiamo noi serve ricomperale dal sangue di Cristo, se vogliamo essare spose fedeli; ma deslianci dal sonno della negligenzia, e corriamo per questa strada di Cristo crocifìsso, con spasimato ed ansietato desiderio. Ora è il tempo da non dormire, perocché vediamo il mondo in maggior necessità che fusse mai, e però io t’invito e ti comando, che tu rinovelli il pianto ed il desiderio tuo con molte orazioni per la salute di tutto quanto il mondo, e per la reformazione della santa Chiesa, che Dio per la sua bontà dia grazia al padre nostro, che compia quello che elli ha cominciato, che secondo che m è stato scritto da Roma (A), pare che elli cominci virilmente, perocché pare che voglia attendere ad acquistare anime!

e perchè io so il santo desiderio suo ho speranza, se i miei peccati non lo impediscono, che tosto s’averà la pace. Altro non dico, se non che tu gridi con voce e fede viva nel cospetto di Dio. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 173 modifica]. lnnotazione alla Lettera IT!ì* (.4) Secondo che m’è stalo scritto da Roma. La lettera è del 1377, dopo 1’ armo di Gregorio XI a Roma. Qaeslo pontefice, al dire d«gli autori, ebbe sempre ottima inente sì intorno alla pace colla Toscana, sì per la riforma della Chiesa.

S. Caterina. Opere. T. V f. 12