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Er frate scercante

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Giuseppe Gioachino Belli

1847 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Er frate scercante Intestazione 29 aprile 2025 75% Da definire

Le mmascherine pulitucce Er tempimpasce
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1847 e 1849

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ER FRATE SCERCANTE.

     Chi mm’è entrato in bottega, eh ssor’ostessa?
Séte voi, fratiscello? e cche vvolete?
Volete la limosina? tenete:
Pregat’Iddio pe’ mmé ddrent’a la messa.

     Come sarebb’a ddì? nnun zéte prete?
Ma er cappuccio e la tonica è l’istessa.
No, pper interressà nnun m’interressa;
Ma sso’ ccuriosa de sapé cche sséte.

     Séte laico? ma llaico in cuncrusione
Che ssiggnifica? ah ssì, mme n’aricordo:
Frate laico vò ddì ffrate torzone.[1]

     Bbasta, v’ho ddato da riempì la panza;
Ma un’antra vorta, e nnun me fate er zordo,
Portateme un tantin de misticanza.[2]

18 febbraio 1847.

Note

  1. [Così, per ispregio, si chiamano comunemente anche in Toscana e altrove i frati conversi. E il vocabolo deriva da torzo, “torso, torsolo,„ che in senso metaforico vale: “buono a nulla.„]
  2. [Insalata di più erbe minute e alcune aromatiche, che i frati regalano ai loro benefattori. Mescolanza, in Toscana.]