Er negroscopio solaro andromatico

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Giuseppe Gioachino Belli

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La bbonifisciata La carta bbollata
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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ER NEGROSCOPIO SOLARO ANDROMATICO1

     Mettémo da ’na parte, mastro Bbiascio,
L’ascéto che cce noteno2 l’inguille:
Lassamo stà la porvere der cascio
Piena d’animalacci a mmill’a mmille.

     Dove a ggiudizzio mio merita un bascio
Quer negroscopio è ar vede3 in certe stille
D’acqua ppiù cciuche4 de capi de spille,
Cressceve5 tanti mostri adasciadascio.

     Questa è la cosa a mmé cche mm’ha incantato,
E bbenedico sempre e in oggni loco
Er francesce6 e ’r papetto7 che jj’ho ddato.

     Questo è cc’ho ggusto assai d’avé scuperto,
Perchè ggià ll’acqua me piasceva poco,
Ma dd’or impoi nun me la fa ppiù ccerto.

9 giugno 1834

Note

  1. Il microscopio solare acromatico. Il vocabolo andromatico è quello di cui si vale un certo occhialaio romano per indicare quella tale specie di lenti.
  2. Ci nuotano.
  3. Al vedere.
  4. Piccole.
  5. Crescervi. Il vi non particella di luogo, ma pronominale.
  6. Mr. Lagarrigue, proprietario del miscroscopio che si mostrava a Piazza di Spagna.
  7. Il prezzo d’ingresso era di due paoli.