Er tosto

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Giuseppe Gioachino Belli

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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

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ER TOSTO

     Chi? llui? Gèsus maria! Quello è un cojjone
Scappato da le man der crapettaro,
E tte pôi figurà cquant’è ccacone1
Che ttiè inzino a mmesata er braghieraro.

     Ce rescita da marro e da spaccone;
Fa lo spazzacampagna e ’r pallonaro:2
Eppoi curre a ssarvasse3 in d’un portone
Come sente fà un ròggito4 a un zomaro.

     Senti questa ch’è fresca d’oggi a otto.
Giucamio5 a mmora all’osteria de Marta:
Quanno dereto a llui se sente un botto!

     E sto bbravaccio che mmazzola e squarta,
Curze ar bancone e cce se messe sotto.
Sai ch’era stato? Un schioppettin de carta.6


Roma, 24 ottobre 1831 - D’er medemo

Note

  1. Pauroso.
  2. Tutti vocaboli esprimenti affettazione di coraggio.
  3. Salvarsi.
  4. Ruggito, invece di “ragghio„.
  5. Giuocavamo.
  6. Trastullo fanciullesco, fatto con carta in modo ripiegata che ad una agitazione di braccio, uscendone una parte per l’aria che vi si interna, si tende con violenza e produce un fragore.