Eran d'Amor le amare sorti ascose
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VIII
Eran d’Amor le amare sorti ascose
Al giovinetto errante pensier mio,
Quando nel regno di quel folle Dio,
Ripiegò l’ali, e ’l piede in terra pose.
5Ivi mirando non credute cose,
Mentre il pungea di rivolar desìo,
Gli arse le penne Amor protervo e rio
E ’l duro giogo al debil collo impose.
Nè a lui la nuova età più forte è schermo,
10Perchè più lieve il vada omai portando,
Che più grave divien, quant’è più fermo.
Tornerà forse in libertà: ma quando?
Quando fia pigro al volo, all’opra inferme,
Se pria non muor sott’il suo peso amando.