Favole (Leonardo da Vinci)/XXX - La pietra scontenta della sua vita solitaria

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La pietra scontenta della sua vita solitaria

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La pietra scontenta della sua vita solitaria
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Una pietra novamente per l’acque scoperta, di bella grandezza, si stava sopra un certo loco rilevata, dove terminava un dilettevole boschetto sopra una sassosa strada, in compagnia d’erbette, di vari fiori di diversi colori ornata, e vedea la gran somma delle pietre che nella a sé sottoposta strada collocate erano. Le venne desiderio di la giùlasciarsi cadere, dicendo con seco: «Che fo qui con queste erbe? Io voglio con queste mie sorelle in compagnia abitare.» E giùlassatosi cadere infra le desiderate compagne, finì il suo volubile corso; e stata alquanto cominciò a essere da le rote de’ carri, dai piè de’ ferrati cavalli e de’ viandanti, a essere in continuo travaglio; chi la volta, quale la pestava, alcuna volta si levava alcuno pezzo, quando stava coperta dal fango o sterco di qualche animale, e invano riguardava il loco donde partita s’era, innel loco della soletaria e tranquilla pace.

Così accade a quelli che nella vita soletaria e contemplativa vogliano venir a abitare nelle città, infra i popoli pieni d’infini[ti] mali.