Filocolo/Libro quarto/102

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Libro quarto - Capitolo 102

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- Signore, però ch’io non dubito che quello di che io vi priegherò, e a che voi mi stringete che io vi prieghi, voi il potrete fare, e potreste molto maggiori cose, io vi paleserò ciò che il dubitoso cuore infino a qui ha celato a tutta gente. E però che io nel parlare e nell’operare non sono il primo errante, vi priego che se forse alcuna cosa io dicessi forse oltre al dovere detta, che voi mi perdoniate, e come padre mi riprendiate; e se quello ch’io dimando per voi si può adempiere, io vi priego, per quello effettuoso amore che le vostre parole mostrano che mi portiate, che voi sanza alcuna scondetta e sanza indugio di ciò mi serviate. Io nelle vostre mani e della fortuna la mia vita rimetto: e acciò che bene vi sia chiaro il mio intendimento, vi dico così, ché mia credenza è, che, poi che Febo ebbe di Danne penneia il cuore per amore passato, io non credo che mai alcuno fosse tanto innamorato quanto io sono. E certo le mie operazioni il dimostrano, ché io venuto di Spagna infino in questo luogo sono con molte tribulazioni e noie, cercando prima il ponente tutto, e poi ciascuna isola che tra qui e Partenope dimora, disiderando di ritrovare Biancifiore, a me furtivamente levata e venduta a’ mercatanti. Hammi qui la fortuna balestrato, ov’io di lei per risponso d’alcuno iddio ho trovato novelle, e voi ieri la ricordaste. E per quello ch’io abbia per lo ragionamento di molti uomini nella mente raccolto, ella in questa torre sotto la vostra guardia dimora, di che io assai mi contento più che se in altra parte fosse. Avendomi gl’iddii a questo partito recato, che io sia vostro com’io mi tengo ora, com’io davanti vi dissi, amore per lei oltre ogni sua legge mi stimola. E certo se io volessi particularmente narrarvi quanti pericoli io ho già per l’amore di lei corsi, e quanto io l’ami, prima il dì saria dalla notte chiuso, e quella, esso ritornando, cacciata; ma però che, com’io credo, già in parte tal vita provaste, e per quella il mio tutto potete comprendere, non mi stendo in più parole, se non che quello che io da voi avere disidero è questo, l’una delle due cose: o che io dalle vostre mani sia ucciso o che voi a Biancifiore parlare mi facciate. Priegovi che quella vita ch’io per voi porto, per voi non pera -. E non potendo avanti parlare, stretto da’ singhiozzi del pianto, si tacque.