Filocolo/Libro quarto/113

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Libro quarto - Capitolo 113

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Libro quarto - Capitolo 113
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Queste parole udite, Glorizia così cominciò a parlare: - Bella figliuola, assai delle tue parole e di te mi fai maravigliare. Come hai tu oppinione che Iddio possa mentire già mai, con ciò sia cosa ch’egli sia sola verità? Non escano più di te queste parole, ma credi fermamente ciò che t’è da lui promesso doverti essere osservato: ma alla persona che molto disia, ogni brieve termine gli par lungo. Credi tu, perché tu sii qui poco più d’un anno dimorata, essergli però uscita di mente, e ch’egli non ti possa bene le sue promesse attenere? Ma quanto più dimori sanza riceverla, tanto più t’appressi a doverla prendere. E non voglia Iddio che sia ciò che tu di Florio pensi, che morte, o altro amore che ’l tuo, l’abbia occupato o l’occupi mai. Di questo ti rendi certa: che egli vive e amati e cercati, e di qua entro ti trarrà sua, se non m’inganna l’oppinione che io ho presa d’una nuova visione, che nel sonno di lui e di te questa notte m’apparve -. A queste parole si dirizzò Biancifiore dicendo: - O cara madre, dimmi, che vedesti? -. - Certo - rispose Glorizia - e’ mi parea vedere nella tua camera il tuo Florio esser venuto, non so per che via né per che modo, e pareami ch’egli avesse indosso una gonnella quasi di colore di vermiglia rosa, e sopr’essa un drappo, il cui colore quasi simigliante mi parea a’ tuoi capelli, e pareami tanto lieto, quanto mai io il vedessi, e rimirava te solamente, che nel tuo letto soavemente dormivi. A cui e’ mi parea dire: "O Florio, come, o perché venisti tu qui?". E egli mi rispondea: "Del come non ti caglia, ma il perché ti dirò: io, non potendo sanza cuore dimorare, per esso venuto sono qui, però che costei che dorme il tiene, né mai di qui sanza esso mi partirò. Quelli iddii che all’aspra battaglia m’aiutarono, quando la sua vita dalle fiamme campai, m’hanno promesso di renderlami, e a loro fidanza per essa venni". Tu allora mi parea che ti svegliassi e piena di maraviglia riguardandolo, appena credevi ch’egli desso fosse, ma poi riconosciutolo, grandissima festa faciavate. La quale mentre ch’io riguardava, tanta era l’allegrezza che nel cuore mi crescea, che non potendola il debole sonno sostenere, si ruppe: per che io spero che la tua speranza non fia vana. E parmi fermamente credere che egli cercando te sia in questo paese, e che tu forse ancora, anzi che lungo tempo sia, quella allegrezza, che tu con lui solevi in questo giorno fare, farai: però confortati, e fortifica la tua buona speranza -. Udendo queste parole Biancifiore si gittò al collo a Glorizia, e abbracciatala cento volte o più la baciò, dicendo: - Cara compagna, gl’iddii rechino ad effetto quello che tu pensi! Ma io non so vedere come fare si potesse, posto ch’egli pur fosse a’ piè di questa torre, ch’egli mi parlasse o mi riavesse, se bene consideriamo sotto che guardia dimoriamo -. Disse Glorizia: - Non sta a te il dover pensare che via Iddio gli si voglia mostrare a riaverti: non è da pensare che quelli, che altra volta l’aiutò, ora l’abandoni -.