Filocolo/Libro quarto/126

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Libro quarto - Capitolo 126

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Libro quarto - Capitolo 126
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L’amiraglio pieno di malinconia, forse per disusato pensiero, cerca, per fuggir quella, la bellezza di Biancifiore vedere, credendo in quella veramente ogni potenza di gioia rendere, far dimora. E partitosi d’Alessandria la terza mattina vegnente poi che le rose presentate avea, essendo ancora molto nuovo il sole, se ne venne alla bella torre, sopra la quale, come tal volta suo costume era, subitamente montò sanza alcun compagno. E giunto nella gran sala, alla camera di Biancifiore pervenne, donde Glorizia poco avanti era uscita e serratala di fuori. Questa aperta, passò dentro, e nella sua entrata corsogli l’occhio al letto di Biancifiore, vide lei con Filocolo dormire abbracciati insieme: di che rimaso tutto stordito, quasi di dolore non morio. Ma pur sostenendoli la vita di riguardare costoro, lungamente li rimirò e fra sé dicea: - O Biancifiore, vilissima puttana, tolgano gl’iddii via che tu delle mie mani la vita porti: tu morrai uccidendoti io. Tu, da me più che la vita mia per adietro amata, hai con isconvenevole peccato meritato odio; e tu, la quale io con sollecitudine ho infino a qui ingegnatomi dal congiungimento di qualunque uomo, e ancora dal mio medesimo, che d’avere i tuoi abbracciamenti tutto ardea, ho guardata, ora per tua malvagità congiuntati con non so cui, la morte debitamente hai guadagnata: e io la ti darò. Tu sarai miserabile essemplo a tutte l’altre che per inanzi volessero ardire di cotal fallo commettere. Una ora amenduni vi perderà, e la tua vituperata bellezza perirà sotto la mia spada: niuna bellezza mi farà pietoso -. E queste parole dicendo, trasse fuori la tagliente spada e alzò il braccio per ferirli; ma Venus, nascosa nella sua luce, stando presente, non sofferse tanto male, ma messasi in mezzo ricevette sopra lo impassibile corpo l’acerbo colpo, il quale sopra i dormenti amanti discendea: per che niente furono offesi. E il pensiero subito si mutò all’amiraglio, parendogli vil cosa due che dormissero uccidere, e la sua spada fedare di sì vile sangue: per che egli tiratala indietro, la ripose, e sanza destarli si partì della camera, infiammato contra loro, e in tutto deliberando nell’acceso animo di tal fallo farli punire. E sceso dell’alta torre, sanza essere da persona scontrato o veduto, trovati i sergenti suoi lui aspettanti, comandò che sanza indugio alla camera di Biancifiore salissero, e lei e colui che con lei troveranno ignudo, così ignudi strettamente legassero, e giuso dalla finestra, onde i fiori erano stati collati, gli mandassero nel prato, sanza avere di loro misericordia alcuna, o sanza niuno priego ascoltare.