Filocolo/Libro quarto/133

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Libro quarto - Capitolo 133

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Libro quarto - Capitolo 133
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Queste parole mossero il forte animo di Filocolo, e le lagrime, lungamente costrette, con maggiore abondanza uscirono fuori degli occhi, e così le cominciò piangendo a rispondere: - Quella pietà che io di me dovea avere, non m’ha potuto vincere, che io con forte animo non abbia mostrato di sostenere pazientemente il piacere degl’iddii, ma, pensando a te, ha rotto il proponimento del debole animo. Tu con meco insieme misera, per la mia vita prolungare, disideri più pene che li fati ne porgono, cara tenendo la morte, se io campassi, e fatti colpevole, dove manifestamente in me la colpa conosci. Ora in che hai tu offeso? Io ho fatto ogni male. Tu soavemente dormendoti nel tuo letto fosti con ingegni da me usati assalita, per che io debitamente morire dovrei. Io sotto giusto giudice dovria ogni pena portare: la qual cosa se fosse, e tu campassi, grazioso mi saria molto; ma la fortuna, che sempre igualmente ci ha in avversità tenuti, ora al giusto per lo ingiusto non vuole perdonare morte. Io ho con meco questo anello, il quale la mia misera madre mi donò nella mia partita, promettendomi ch’egli avea virtù di cessare le fiamme e l’acque dal giovamento della vita di chi sopra l’avesse: la virtù di costui credo che ’l mio periclitante legno, la notte che io in mare passai tanta tempesta con ismisurata paura, aiutasse. Però tienilo sopra di te: io non credo che la fortuna abbia avuta potenza di levargli la virtù, la quale se levata non gliel ha, di leggieri potrai campare. La tua bellezza merita aiutatore, il quale non dubito che tu troverai, e rimanendo tu in vita, molto nel morire mi contenterai -. - Sia da me lontano ciò che tu parli - disse Biancifiore, - ma tu, la cui vita è ad altrui e a me più che la mia cara, sopra te il tieni, acciò che se gl’iddii altro aiuto ti negano, per la virtù di questo campi: la cui virtù già mi conforta, e più consolata al morire mi dispone, pensando ch’ella fia possibile ad aiutarti -. Così costoro con sommessa voce parlando, il fuoco fu acceso e l’ardore s’appressava, quando, rifiutando ciascuno l’uno all’altro l’anello, di piana concordia piangendo s’abbracciarono, e con dolenti voci la morte attendendo, l’uno e l’altro dall’anello era tocco, e dalle fiamme difesi: ma essi, per debita paura del sopravegnente fummo, con alte voci l’aiuto degl’iddii invocavano piangendo.