Libro quarto - Capitolo 134
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17 settembre 2008
75%
letteratura
<dc:title> Filocolo </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Giovanni Boccaccio</dc:creator>
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Filocolo - Libro quarto - Capitolo 134 Giovanni Boccaccio1336
Libro quarto - Capitolo 134
Mossero le voci di costoro i non crucciati iddii a degna pietà, e furono essauditi e con sollicita grazia aiutati, ben che assai gli aiutasse l’anello. Venere, intenta a’ suoi suggetti, commosse il cielo, e per loro porse pietosi prieghi a Giove, col consentimento del quale e di ciascuno altro iddio, il necessario aiuto si dispose a porgere. E involta in una bianchissima nuvola, coronata delle frondi di Pennea, con un ramo di quelle di Pallade in mano, lasciò i cieli e discese sopra costoro, e con l’una mano, cessando i fummi dintorno a’ due amanti, a’ circunstanti li volse, e quel in oscurissima nuvola mantenendo bassi, con noioso cocimento impediva i circunstanti da poter vedere dove Filocolo e Biancifiore fosse, dando a loro chiaro e puro aere, nel quale tutta si mostrò loro e disse: - Cari suggetti, le vostre voci hanno commossi i cieli e impetrato aiuto; rassicuratevi: io sono la vostra Citerea, madre del vostro signore. Questa sarà ultima ingiuria a voi e fine delle vostre avversità, dopo la quale voi pacificamente, avendo vinta la contraria fortuna, viverete. Io v’ho recato segnale d’etterna pace: guardatelo infino che di qui uscirete. Marte per lo vostro aiuto stimola i tuoi compagni con sollecitudine; né prima di qui mi partirò, che tu li sentirai cercare la vostra salute con armata mano -. E questo detto, lasciato l’ulivo nelle loro mani si partì, volendo essi già ringraziarla.