Libro quarto - Capitolo 18
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17 settembre 2008
75%
letteratura
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<dc:creator opt:role="aut">Giovanni Boccaccio</dc:creator>
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Filocolo - Libro quarto - Capitolo 18 Giovanni Boccaccio1336
Libro quarto - Capitolo 18
Levossi allora Ascalion, e colti alcuni rami d’un verde alloro, il quale quasi sopra la fontana gittava la sua ombra, di quelli una bella coronetta fece, e quella recata in presenza di tutti costoro, così disse: - Da poi che io ne’ miei più giovani anni cominciai ad avere conoscimento, giuro per quelli iddii che io adoro, che non mi torna nella memoria di avere veduta o udita nomare donna di tanto valore, quanto questa Fiammetta, nella cui presenza Amore di sé tutti infiammati ci tiene, e da cui noi questo giorno siamo stati onorati in maniera da mai non doverlo dimenticare. E però che ella, sì come io sanza fallo conosco, è d’ogni grazia piena e di bellezza, e di costumi ornatissima e di leggiadra eloquenza dotata, io in nostra reina la eleggo; e molto meglio, per la sua magnificenza, la imperiale corona le si converrebbe! A costei di reale stirpe ancora discesa, e a cui le occulte vie d’amore sono tutte aperte, sarà lieve cosa nelle nostre quistioni contentarci -. E appresso questo, alla valorosa donna davanti umilemente le si inchinò, dicendo: - Gentile donna, ornate la vostra testa di questa corona, la quale non meno che d’oro è da tener cara a coloro che degni sono per le loro opere di tali coprirsi la testa -. Alquanto il candido viso della bella donna si dipinse di nuova rossezza, dicendo: - Certo non debitamente avete di reina proveduto all’amoroso popolo, che di sofficientissimo re avea bisogno, però che di tutti voi, che qui dimorate, la più semplice e con meno virtù sono, né alcuno di voi è a cui meglio che a me investita non fosse. Ma poi che a voi piace, né alla vostra elezione posso opporre, e acciò che io alla fatta promessa non sia contraria, io la prenderò, e spero che dagl’iddii e da essa l’ardire dovuto a tanto uficio prenderò: e con l’aiuto di colui a cui queste frondi furono già care, a tutti risponderò secondo il mio poco sapere. Nondimeno io divotamente il priego che egli nel mio petto entri, e muova la mia voce con quel suono, col quale egli già l’ardito uomo vinto fece meritare d’uscire della guaina de’ suoi membri. Io per via di festa, lievi risposte vi donerò, sanza cercare le profundità delle proposte questioni, le quali andare cercando più tosto affanno che diletto recherebbela alle nostre menti -. E questo detto, con le dilicate mani prese l’offerta ghirlanda, e la sua testa ne coronò, e comandò che, sotto pena d’essere dall’amorosa festa privato, ciascuno s’apparecchiasse di proporre alcuna quistione, la quale fosse bella e convenevole a quello di che ragionare intendeano, e tale, che più tosto della loro gioia fosse accrescitrice, che per troppa sottigliezza o per altro guastatrice di quella.