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Filottete (Sofocle - Romagnoli)/Prologo

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Prologo

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Sofocle - Filottete (409 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Prologo
Personaggi Parodo
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Entra cautamente Ulisse, seguito da Neottolemo e da un servo.


ulisse
Della terra di Lemno è questo il lido,
tutta cinta dai flutti, ove non abita
né batte pie’ mortale alcuno. Quivi,
figlio d’Achille, del piú forte eroe
5che fra gli uomini fosse, Neottòlemo,
il Melio figlio di Peante1, un giorno,
come dai miei signori io n’ebbi l’ordine,
abbandonai: ché gli stillava il piede
per un vorace morbo; e libagione
10piú possibil non era, od olocausto
tranquilli offrir: ché tutto il campo empieva
di lagni, di selvagge infauste grida,
senza mai tregua. Ma che importa or dirlo?
Non di lunghi discorsi è questa l’ora:
15ch’egli qui non mi sappia, e sperso vada
l’accorgimento ond'io coglierlo spero.

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Porre ad effetto il resto ora è tuo compito:
veder la roccia dalla doppia fauce
dove’ qui sia, che, nell’inverno un gèmino
20sedile, esposto al sol, porge, e l’estate,
traverso il cavo speco, un’aura dolce
concilia il sonno. Poco sotto all’antro,
a sinistra, vedrai pura una fonte,
se non inaridí. Cheto avvicinati,
25e fammi segno, se si trova in questo
luogo, o se altrove. E il resto ti dirò
poscia, e l’udrai: comune sarà l’opera.
neottolemo
Non vuol gran tempo quanto chiedi, Ulisse.
Vedo l’antro che dici; o ch’io m’inganno.
ulisse
30In alto o in basso? Non distinguo bene.
neottolemo
In alto, lí; né s’ode alcuna pesta.
ulisse
Vedi che in sonno immerso ivi ei non giaccia.
neottolemo
Vuota una stanza io scorgo: uomo non c’è.

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ulisse
Non c’è provvista, come d’uom che v’abiti?
neottolemo
35C’è, per giaciglio, un cumulo di foglie.
ulisse
E vuoto è il resto, e nulla è sotto il tetto?
neottolemo
Una coppa di legno, opra d'artefice
mal destro, e arnesi onde s’accende il fuoco.
ulisse
Son queste, certo, le provviste sue.
neottolemo
40Oh vedi, vedi, esposti al sol, dei cenci
intrisi di non so qual putre sanie.
ulisse
In questi luoghi, è certo, egli soggiorna.
Né lontano esser può: come potrebbe
un uomo afflitto d’un’antica piaga,
45far lunga via? Per trovar cibo è uscito.

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o qualche pianta ch’egli sa, che mitighi
il suo dolore. Or tu, manda quest’uomo
ad esplorar, ché addosso ei non mi capiti
all’improvviso: aver me nelle mani
50piú che tutti gli Argivi egli vorrebbe.
neottolemo
dà ordini al soldato, che si allontana.
Ecco, già muove; e farà buona guardia.
Or tu séguita, di’ ciò che t’occorre.
ulisse
Se ciò per cui venisti adempier vuoi,
figlio d’Achille, non soltanto prode
55esser devi col braccio; e se di nuovo
odi alcunché non prima udito, devi
ubbidir: ché qui sei per ubbidire.
neottolemo
E che m’imponi?
ulisse
                             Con tue parole
60devi ingannar di Filottete l’animo.
Quando ei ti chiederà chi sei, di dove
giungi, digli che sei figlio d’Achille:
questo nasconder non gli devi. E navighi
verso la patria, e degli Achei la flotta

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65per un odio profondo abbandonasti
contro gli Achei concetto: ché, pregandoti,
dalla tua patria ad Ilio ti chiamarono,
ché questo solo mezzo avean di prenderla;
e poi, quando chiedesti, a buon diritto,
70l’armi d’Achille, non te ne stimarono
degno, e a Ulisse le diedero. E poi, scaglia
su noi l’estreme fra l’estreme ingiurie,
ché doglia non ne avrò. Ma se rifiuti,
in gran cordoglio gitterai gli Argivi.
75Perché, sin quando non avremo l’arco2
di quest’uomo, espugnare il pian di Dàrdano
neppur potremo. E senti ora perché
favellare con lui senza sospetto
né periglio tu puoi. Tu navigasti,
80non costretto da giuro, e non per forza,
né quando prima il campo mosse. Invece,
io feci tutto ciò, negar nol posso:
sicché, s’egli di me s’accorge, mentre
l’arco possiede, io sono morto, e te
85che meco sei, rovinerò per giunta.
Con l’astuzia ottener dunque bisogna
questo: che tu delle invincibili armi
possa far preda. O figlio, io so che l’indole
tua non è tal da macchinare simili
90tristizie, o da parlarne. Eppure, cogliere
della vittoria il frutto è dolce. Ardisci.
Opreremo da giusti un'altra volta:
del giorno un breve tratto ora concèdi
a me: scorda il pudore; e poi ti chiamino
95tutta la vita il piú giusto degli uomini.

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neottolemo
I discorsi che a udirli mi addolorano
porre ad effetto, o figlio di Laerte,
odioso è per me. Nato io non sono
a compier nulla con male arti; né
100io, né chi mi die’ vita, a ciò che dicono.
né con la frode a trascinar quell’uomo,
ma con la forza io sono pronto. Vincerne
non potrà di leggeri: in tanti siamo!
Teco alleato io fui mandato. Aborro
105esser chiamato traditore. E meglio
fallir lo scopo onestamente, io principe,
bramo, che conseguir turpe vittoria.
ulisse
O figlio di buon padre, anch’io da giovane
pigra la lingua avevo, e pronto il braccio.
110unto alla prova, vedo che la lingua
tutto regge fra gli uomini, e non l’opera.
neottolemo
E dopo, oltre il mentir, che cosa m’ordini?
ulisse
Devi con frode Filottete prendere.
neottolemo
Perché con frode, e non persuadendolo?

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ulisse
115Non lo potrai, non ti varrà la forza.
neottolemo
Qual’è questo ardir suo, questa sua forza?
ulisse
Dardi che infliggon morte inevitabile.
neottolemo
Dunque il coraggio contro lui non giova?
ulisse
No, ma l’inganno sol, come io ti dico.
neottolemo
120E turpe non ti par ch’io dica il falso?
ulisse
Quando salvezza vuol menzogna, no.
neottolemo
Dir ciò, con quale fronte un uomo ardisce?

[p. 126 modifica]

ulisse
Non esitar, se a tuo vantaggio adoperi.
neottolemo
Vantaggio è mio, che a Troia costui venga?
ulisse
125Solo quell’arco Troia espugnerà.
neottolemo
Non spetta, come dicevate, a me?
ulisse
Non l’arco senza te, né tu senz’arco.
neottolemo
Quando è cosí, conviene impadronirsene.
ulisse
Se farai questo, due compensi avrai.
neottolemo
130Quali? Dimmeli, e forse io non rifiuto.

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ulisse
Fama ne avrai di saggio, e insiem d’onesto.
neottolemo
Sia, gli scrupoli gitto: lo farò.
ulisse
Dimmi, ricordi bene i miei consigli?
neottolemo
Poi che li accolsi, abbine pur certezza.
ulisse
135Dunque, tu resta, e Filottete accogli,
lo me ne andrò, perché qui non mi scorga,
e la vedetta alla nave rinvio.
E se poi troppo lungo mi parrà
l’indugio vostro, lo rimanderò,
140e muterò l’aspetto suo con fogge
marinaresche, sí che ignoto resti.
Ei scaltramente parlerà: tu, figlio,
da ciò ch’ei dirà, prendi ciò che giova.
Tutto dunque t’affido, e al legno torno.
145E a noi sia guida il frodolento Ermète
che qui ci manda, e Niche, e la Políade3
che ognor provvede a farmi salvo, Atena.

Note

  1. [p. 245 modifica]Il Melio figlio di Peante è Filottete.
  2. [p. 245 modifica]L’arco e le freccie che, secondo una tradizione postomerica, Filottete aveva ereditato da Ercole, e che non mancavano mai il segno.
  3. [p. 245 modifica]La Polìade Atena era Atena difenditrice della città; aveva un tempio, τὸ Ἐρέχθειον, il piú antico e venerato santuario dell’Acropoli, a settentrione del Partenone.