— «Po’ che vi piace, ed i’ sí ’l vi diroe»
diss’allor Falsembiante: «or ascoltate,
chéd i’ sí vi dirò la veritate 4del luogo dov’io uso e dov’i’ stoe.
Alcuna volta per lo secol voe,
ma dentro a’ chiostri fuggo in salvitate,
ché quivi poss’io dar le gran ghignate 8e tuttor santo tenuto saroe.
Il fatto a’ secolari è troppo aperto:
lo star guari co llor non mi bisogna, 11ch’a me convien giucar troppo coperto.
Perch’i’ la mia malizia me’ ripogna,
vest’io la roba del buon frate Alberto. 14Chi ’n tal rob’è non teme mai vergogna.»1
Note
↑[p. 381modifica]son. 88, v. 14. Le stampe «Chi tal rob’hae»; per la nostra correzione, cfr. son. 96, 3. Nel v. 12, ho accolto la correz. (del Parodi) di mi in me’, ma forse la lez. del ms. può stare (= in me).