Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 4/Obbiezioni e repliche
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OBBIEZIONI E REPLICHE.
A taluni de’ nostri lettori sarà forse sembrato che noi
siamo andati per le lunghe nel parlare delle due Opere
prodottesi in questi or passati giorni sulla scena del nostro
gran teatro, c che nel pigliar ad esame le medesime,
massimamente la Maria Padilla, troppo sul serio ci
occupammo del libretto. A questa doppia obbiezione rispondiamo:
la lunghezza degli articoli critici non deve
si di leggeri parer sovverchia in un foglio principalmente
dedicato a simili disquisizioni, e più che mai ove si tratti di
due produzioni d’alta portata come sono la nuova Opera dell’egregio Donizetti, destinata senza dubbio a far il giro dell’Europa, e la Saffo del sig. G. Pacini già applaudita su tanti teatri; poi notiamo che non ne pare di esserci
perduti in sole parole, ma d’avere svolto il nostro
tema con sufficente corredo di analisi. Siamo persuasi: fermamente che la buona critica musicale vuol essere; presa a questo modo per riuscire a qualche frutto, sotto
i pena di perdersi nei soliti giudizii vaghi, incerti, inconcludenti, i quali mancanti del fondamento dell’analisi, tanto calzano ad una come ad altra Opera, e non; sono d’ordinario dettati che allo scopo di offerire un momento
di passatempo alla curiosità de’ lettori più o meno
indifferenti.
Quanto al dare troppa importanza al libretto preghiamo i lettori a pigliarsela in santa pace, perché è appunto nel proposito nostro di non prender mai ad esame parziale verun spartito, se non osservandolo ne’ suoi più stretti rapporti col dramma, e notando attentamente i punti nei quali la composizione musicale è povera di carattere e vuota di ispirazione per colpa appunto della cattiva, o assurda o antipoetica situazione drammatica. Ora, come ottener ciò senza occuparsi con qualche serietà del libro dal cui vero merito o dalla cui povertà dipendono per solito i maggiori o minori pregi dello spartito?
Data l’ipotesi che solo per qualche tempo i giornali nostri persistessero di buon accordo a chiedere minuto e severo conto ai poeti melodrammatici delle inconvenienze delle loro produzioni, vedremmo ritrarsi sgomentati dall’arringo i deboli ed affacciarvisi in vece i valenti; vedremmo gli appaltatori teatrali consigliati e in certo modo costretti a pagar meglio costoro di quel che ora fanno coi guastamestieri; vedremmo per ultimo i maestri, sottratti alla vergogna di dover sprecare la loro fantasia intorno a indigesti centoni e sguaiate rapsodie sceniche, lavorar più sicuri su un terreno non barcollante, e trovar nel libro non impaccio ma aiuto alle ispirazioni, e nella poesia non gelo e nebbia ma luce e vita pei voli dell'immaginativa.
Ciò che gli altri fogli per ragioni forse ottime ch’essi sapranno addurre, non si degneranno di fare 1, protestiamo di volere far noi. Non è quindi a meravigliare se già ci siamo accinti a tale ufficio co-primi nostri articoli dettati intorno alla Maria Padilla e se lo proseguimmo con altri riguardanti la Saffo.
D’altronde si osserva che assai rari saranno i casi ne’ quali dovremo attenerci a questo sistema forse non a tutti accetto. Ben pochi sono gli spartiti che nel corso di un anno si compongano in Italia degni di una particolarizzata analisi, e per questi soli noi serbiamo l’onore di lunghi articoli ne’ nostri fogli, ove pel contrario non è sprecato spazio per le interminate relazioni degli spettacoli de’ teatri di Provincia che di solito riescono tanto monotone c inutili o peggio a chi ama occuparsi di que’ soli fatti musicali che sono di qualche importanza nell’arte.
- ↑ (1) Non dobbiamo tacere che ci venne letto con soddisfazione nel num. 3 del Glissons un lungo e particolarizzato articolo intorno alla nuova Opera del m. Pacini. In quell'articolo si fanno dei giusti rilieni e si professano le intenzioni di una critica musicale fondata su buoni principii.