Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 6/Delle attuali condizioni delle arti musicali in Italia

Da Wikisource.
../Seconda lettera del signor Fétis, intorno allo stato presente delle arti musicali in Italia

../Notizie musicali IncludiIntestazione 10 febbraio 2022 25% Da definire

N. 6 - Delle attuali condizioni delle arti musicali in Italia
N. 6 - Seconda lettera del signor Fétis, intorno allo stato presente delle arti musicali in Italia N. 6 - Notizie musicali

[p. 22 modifica]Nelle attuali condizioni delle arti musicali in Italia (1). ARTICOLO II. Ne pare di avere già accennato nel nostro primo articolo che l’attuale decadimento delle arti melodrammatiche in Italia vuolsi attribuire anzitutto allo spirito di traffico e alla predominante avidità di lucro. Dappoiché il pubblico, tanto ghiotto fra noi di emozioni musicali sempre nuove e sempre più stimolanti, col recarsi in folla ai teatri dell’Opera ha fatto possibile agli intraprenditori di professione compensare con enormi paglie la felice organizzazione delle gole e la robusta struttura de’ polmoni. le attrattive di immenso guadagno e la facilità di rapida smisurata fortuna diventarono il vero e principale eccitamento della turba di coloro che con una pressa poco men che morbosa si gittano alla cieca alla professione del canto. Ed ecco quindi due affatto diverse specie di concorrenti alla palma teatrale allacciarsi alf allettante arringo, ed impegnarsi tra essi una "ara che ben di rado, e come or vedremo, é vinla dai più degni. - Da un lato i più avidi di oro, i più incomposlamente ambiziosi, gli intriganti più astuti e pertinaci, le complessioni più massiccie, gli animi più atti a pigliarsi a scherno le difficoltà che seminano di spine il sentiero della vera gloria. perchè avvigoriti dalia superbia e dall’albagia naturale alla felice ignoranza: dall’altro, gli spiriti più eletti, ma ad un tempo più timidi, più facili a sgomentarsi degli enormi ostacoli da vincere per giugnere a un discreto grado di perfezione, coloro insomnia i quali, dotati di natura veramente artistica, schietti, leali, immessivi, sempre sotto l’impero degli affetti, non inai sotto quello del calcolo o della fredda ragione, mal sanno competere con quei primi nella tattica indispensabile a far emergere la propria superiorità, e quindi troppo presto si stancano di una concorrenza che li irrita e li umilia; e sconfortati si danno per vinti. Ciò premésso riesce agevole immaginare come avvenga che lo scenico a^one sia ingombro di tante artistiche mediocrità cui il litoio di sommi, di celeberrimi, di incomparabili fu ottenuto a furia di indiretti volgari rigiri, di impudente, ma fortunata cimmeria. E coloro al contrario che pur potuto avrebbero guadagnarsi una primazia per vera attitudine e forza di ingegno e serii studii compiuti e felice organizzazione, perchè al nobile loro animo e al dilicato loro sentire non bastò il coraggio di piegare il collo sotto le forche caudine di un basso mercimonio, rimangono o confusi nella turba de’ negletti od anche, per lo peggio, perduti neiravvilimento. perchè respinti da un primo infelice tentativo, cagionalo più che da altro o da sovvercliia timidezza o dalle malvage mene dei rivali. Come possa aver luogo questa si palese ingiustizia nel retribuire con equa proporzione di guadagno e d’onore la moltitudine di coloro che si dedicano in Italia alle professioni melodrammatiche, sarà di leggeri fatto chiaro a chi pensi che l’accesso a queste, al tempo che corre, è ormai inesorabilmente guardato da tre specie di cerberi che in vario modo, ma tutti dal più al meno, cooperano fatalmente alla corruzione del gusto, al disprezzo de1 buoni principii dell’arte, alf invilimento di tutto che vi ha di distinto e di poetico nella vita dell’artista; vogliamo accennare agli impresarii, agli agenti teatrali, ai giornalisti o inesperti o negligenti. Rispettando le dovute eccezioni, alle quali a luogo opportuno sapremo fare più particolare giustizia, procuriamo ora di indicare per sommi tratti quale e quanta sia l’influenza più o meno funesta che queste tre diverse potenze esercitano sulle varie sorti di coloro che si dedicano alla procellosa esistenza del teatro musicale. Abbandoniamoci per un momento ad una supposizione. Immaginiamo una giovinetta allieva di un Conservatorio, la quale acclamata di merito’ superiore ottenga dalla mano di un alto magistrato il premio ben dovuto a’ suoi diligenti studii e alle felicissime sue naturali disposizioni con dotta sapienza sviluppate. Ella esce oggi dall’aula solenne, coronala d’alloro e ancor piena del rimbombo degli applausi ottenuti da un pubblico eletto, e delle ultime paterne ammonizioni de’ suoi istitutori. La schietta e ingenua idea che ella si pose in capo di ciò che veramente costituisce la perfezione dell’arte sua non

(1) Vedi il N. 1 di questa Gazetta Musicale. [p. 23 modifica]fu ancor posta a conflitto con altre idee ben diverse, non ebbe ancora a subire l’urto di opinioni contrarie, di piccole passioni e interessi di indole affatto nuova per la inesperta sua mente. Domani la scena sarà per lei mutata del tutto: non più le rigide discipline della scuola, non più i severi aforismi de’ maestri, non più quell'aura di venerazione per le classiche tradizioni del bello musicale, che quasi per una segreta violenza ella dovea respirare ad ogni pie' sospinto in quell’augusto palazzo.

Ora le si apre un mondo tutto nuovo di impressioni, di pensieri, di sentimenti; ora nuove materiali e morali influenze si disputeranno l’impero del suo spirito e dei suoi affetti. Un padre, che già da qualche anno ha fatto i suoi castelli in aria sul valore della gola della femminea sua prole, e già numerò nel suo pensiero i grossi quartali cui potrà pretendere l’esimia di lei virtù nel canto; una madre che in prevenzione pascolò la rimbambita fantasia delle più strampalate immagini di trionfante celebrità, di opulenza e di agi signorili, di adorazioni illustri e fors’anco di più illustri sponsali; fratelli o cugini squattrinati che si nutrono della speranza di poter pagare i debiti scaduti e scadenti col sopravanzo degli enormi guadagni della futura gloriosa debuttante; tutti costoro si stringono in serio congresso di famiglia e nell’alto loro senno librano i primi destini della innocente creatura sventuratamente lasciata in balia di sì improvida naturale tutela. Ma che! Accorti speculatori già adocchiarono da lungi la ghiotta preda e si proposero di ghermirla con unghie foderate di velluto. Una, due, tre scritture da firmare per queste o per quelle scene, per un corso più o meno lungo di stagioni teatrali, già furono offerte con ben simulata indifferenza, od anco come atto di confidenziale protezione, o quale prova generosa di mecenatismo impresariesco. I patti proposti si esaminano con avida curiosità; si ventilano, si discutono nel crocchio domestico. Si tratta di una giovinetta ancor novella alle fatiche della vita teatrale, non avvezza ai vincoli gravosi della professione; di una giovinetta che esce di recente dalle abitudini metodiche di un’esistenza vuota di emozioni, placida, serena, semiclaustrale! Sarebbe il caso di anteporre le profferte di quel più discreto appaltatore che si obblighi a servirsi coi maggiori riguardi della nuova sua stipendiata, che con provido accorgimento la consigli a star contenta di prodursi nelle parti, non le più clamorose e brillanti, ma le più convenienti a’ suoi mezzi e meno faticose; in quelle parti nelle quali l’esordiente, rinunziando sulle prime alle romorose apoteosi, potrà venirsi preparando a poco a poco con lenti ma ben maturati progressi alle vere soddisfazioni dell’arte. - Però, la scrittura di contratto che ingiugne queste modeste ma savie condizioni non può proporre i lauti onorarii cui osano pretendere l’albagiosa vanità della madre, la cupidigia iperbolica del padre e de’ fratelli della novella virtuosa. Vien data in vece la preferenza a quell’altra scrittura di contratto nella quale un appaltatore più ghiotto e volpino, ha saputo far ampio sfoggio di promesse di vani onori, di elette distinzioni, ec. Non più le attribuzioni umilianti di semplice prima donna comprimaria, non più la scelta degli spartiti dettata a misura delle non ancora sviluppate forze della giovine cantante; si volgono dispettosamente le spalle al prudente e onesto impresario che, stolto, al dire dei parenti e degli amici di casa, non ha saputo apprezzare il tesoro che si ebbe la bontà di offrirgli. La vittima è gettata ad occhi chiusi in balia di quell’altro che ha saputo e voluto pagarla con più largo stipendio, non già perchè ne apprezzi meglio la virtù ma perchè nel suo segreto si propone di vantaggiarsene a suo modo, indi logorata ch’ella sarà, gittarla da un canto come merce scadente e già emunta.

E in fatto osserviamo ora il quadro da un altro lato. Vedete là sulle tavole di quel misero teatruccio di provincia (e si noti che noi continuiamo nella nostra supposizione, e che nulla che non sia strettamente ideale vi ha in questa nostra pittura) vedete quella giovine cantante che ha tocco appena il quinto lustro, e che sotto uno strato di minio nasconde un viso già solcato e pallido, e con una voce che a stento esce da due esausti polmoni si sforza a modulare le stiracchiate frasi di un cattivo spartito messo di voga dai capricci della moda e dalle depravazioni del gusto? Voi siete indispettiti dal falso manierismo di quella virtuosa di terzo cartello, e vi offendono il timpano dilicato le imperterrite sue stonazioni, e vi move a sdegno la sua azione esagerata e strana. Eppure, se fate attenzione, avvisate tosto che la natura ben l’avea dotata di ottime disposizioni e che le sbiadite rimembranze di un felice insegnamento elementare tradiscono in lei una savia educazione musicale offuscata da perfidi consiglii, da stolte aberrazioni! E per vero, vantaggiata dei favori di una provida istituzione, solo tre o quattro anni fa l’abbiam veduta uscire piena di avvenire da un’ottima scuola di canto; ma poi per soddisfare alla brama di oro di incauti congiunti, astutamente stuzzicata, per volere dar retta a un cieco orgoglio fomentato in mal punto, la povera inesperta si vendeva ad un impresario... era fatta correre per le poste da uno ad altro teatro, era condannata a fare strazio della sua gola e de’ suoi polmoni per servire alle irrequiete mire di lucro del suo despoto... Stancavasi talora la sua rassegnazione? Sgomentavasi il suo naturale buon senso e voleva ritrarre atterrita il piede dal sentiero funesto sul quale l’aveano per suo ultimo danno gittata? Indarno: i patti inesorabili della scrittura erano più forti della sua volontà; aveva acconsentito a cingere la catena, bisognava trascinarsela dietro! E di tanto in tanto si trovava modo a riaccendere i suoi smarriti spiriti, a rinfuocare il suo amor proprio impaurito. Ad ogni sua prima recita veniano collocati ne’ diversi angoli della platea de’ ben distribuiti drappelli di applaudilori prezzolati, i quali avevano comando di acclamarla, non già quando ella cantava con miglior garbo e contegno, non già quando dava segno d’aver meglio compreso lo spirito della drammatica situazione e di sapere saviamente interpretarlo, ma sì allorachè più forte strillava, allorachè accumulava nei passi più patetici i più bizzarri gorgheggi, allorachè con più sbracciate smanie falsava l’espressione, il gesto, il contegno.... Il pubblico, tanto facile a ricevere impulso da chi primo lo muove, faceva eco ai menzogneri comperati clamori, e salutava a gran schiamazzi col nome di somma l’ingannata artista, e al calar della tela la chiamava tante e tante volte all’onor del proscenio che la tapina ritiravasi nel camerino poco meno che spenta dalla fatica. Ma pure, a poco a poco, ella andò pigliando gusto a quelle strepitose ovazioni, le quali diventarono per lei una specie di bisogno, sicché sentiasi quasi suo malgrado costretta a rivolgere ogni suo sforzo a meritarsele anche a costo di porre in non cale i buoni precetti non tanto scolpiti nella inesperta sua mente che non avessero a potere facilmente cancellarli gli inebbrianti incensi della popolarità. Messo sul cattivo sentiero questo primo passo, non le fu più possibile ritrarlo. Dalla dimenticanza de' precetti di un’ottima scuola alla corruzione del gusto, dalla corruzione del gusto all’abuso dei più falsi e riprovati mezzi di effetto, ella trascorreva in breve all’ultima fase del suo decadimento, e coglieva il peggior frutto di questa lenta ma fatale prevaricazione, l’esaurimento delle forze vocali, cui teneva dietro il morale avvilimento, il dispetto, il dolore di non poter più trascinare all’entusiasmo il popolo che ben presto cominciò a non più curarsi di lei, a volgerle le spalle, preparandosi a fischiarla quanto prima con beffa e disprezzo.

E questo è il momento nel quale colui che la eccitò e quasi la costrinse al suo traviamento, e ne cavò il miglior profitto, ora le ritira i suoi favori, e scaduti gli obblighi del vecchio contratto, si ricusa con sarcastico sorriso a riassumerli di nuovo. - Addotta a questo sciagurato punto della sua carriera melodrammatica la ingannata artista, si sente stretta dalla necessità di altri appoggi. Ora è d’uopo ricorrere ai giornali che puntellino l’edifizio crollante della sua fama, ora è d’uopo affidarsi agli Agenti teatrali, onde alla bell’e meglio sappiano raccomandare una merce che stenta a trovar esito. - La disgraziata precipita di abisso in abisso. B.

(Sarà continuato).