Gazzetta Musicale di Milano, 1842/Suppl. al N. 1/Dizionario Musicale

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Suppl. al N. 1 - Stabat Mater di Rossini. Quistione di proprietà N. 3
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Dizionario Musicale

CRITICO-UMORISTICO.

(Continuazione del N.° 1 della Gazzetta Musicale).


Abbambaggiare. Vocabolo attissimo ad indicare quella piccola operazione colla quale è necessario molte volte premunire le orecchie allorachè si vuole entrare in certi teatri ove si eseguiscono alcune musiche di stile così detto grandioso e la cui grandiosità è tutta riposta nelle dimensioni della gran cassa detta volgarmente tamburone ec. L’operazione di abbambaggiare le orecchie, serve a meraviglia anche se si tratti di certe arie tragiche che si dicono cantate ma che in fatto sono (Vedi le parole strillare, strilli, strillatori, strillatrici, e simili).

Abbellimenti. Gli abbellimenti o fioriture sono al bel canto quello che la toelette è alle leggiadre signore. Nulla di più goffo di una bella la qual pretenda alla galanteria con uno sfoggio male assortito di ornamenti; nulla di più sgradevole di un pezzo di musica infarcito di gruppetti, di trilli, mordenti, volatine ed altre simili cianfrusaglie cromatiche. Semplicità, sobrietà, opportunità, ceco i tre clementi principali della buona toelette come delle buone fioriture. Una signora che entri in un salon sopraccarica di merletti e di nastri fa la medesima cattiva figura di una cantante che involga una semplice cantilena in un nembo di abbellimenti. Eppure quante volte così nei teatri di cartello come nelle brillanti conversazioni ci accade di dovere esclamare: oh che perfido gusto! Però si osserva che se fino a un certo tempo i cantanti gareggiarono goffamente nel fare sfoggio di ornati o di agilità anche a scapito del buon senso e dell'opportunità, al presente (massime in una certa specie di musica drammatica italiana), si dà nell’eccesso opposto: vai a dire la voga del così detto canto spianato (che in sostanza e in molti casi non è che un solfeggiar da principianti) ha dato bando ad ogni sorta di fioriture; ond’è a temere che il tipo caratteristico del così detto bel canto italiano si perda del tutto per far luogo ad un genere di declamazione cantata che molto bene si conviene nelle alte e forti posizioni drammatiche, ne’ punti dell’azione ove ci ha vigoroso contrasto di passioni, ma improprio ne sembra nelle scene in cui dee predominare la manifestazione blanda dei miti e soavi affetti o la pittura delle situazioni morali sparse di una tal quale leggera e aggraziata tinta poetica. Tra i maestri moderni italiani il Bellini fu sommo nel cogliere la giusta distinzione tra questi due diversi modi di espressione propria del linguaggio musicale; e nella Sonnambula e ne’ Puritani abbondano gli esempi opposti; del vero canto spianato e del canto rifiorito, determinati sì questo che quello dallo spirito della posizione drammatica e dall’indole degli affetti proprii in quel dato momento al personaggio che canta.

Nel modo stesso che dà prova di vanità e di cattivo gusto il cantante che sopraccarica mal a proposito di abbellimenti le frasi del suo canto, così fa dubitare della sua imperizia od impotenza quell'altro che affetta di attenersi con iscrupoloso rigore ai modi più gretti del porgere a note nude e senza ombra di rinfioriture o leggiadro distacco di voci. In questo caso l’intelligente è autorizzato a sospettare che quel tal cantante o que la signora cantatrice si attengano al cantare spianato e lo proclamino il genere per eccellenza, al modo stesso che certuni, pur bramosi di essere creduti ricchi malgrado lo squallore della loro borsa, vantano l’economia come una bellissima virtù, onde avere un pretesto di fare impunemente lo spilorcio.

Un tempo i compositori, forse per risparmio di fatica, lasciavano in pieno arbitrio del cantante l’adornare le cantilene con quegli abbellimenti che a lui suggeriva il suo estro o meglio forse il suo bizzarro capriccio. Quali abusi nascessero da codesta licenza lo lasciamo dire a que’ nostri vecchi i quali ricordano aver udito parecchie eroine di Metastasio morire teatralmente con piccoli motivi alla polacca e con rondoletti a mordenti e a tripole puntate. Ma chi non sa che ai giorni de’ nostri nonni non si pensava gran fatto all’estetica, e purché si cantasse in modo da dar gusto all’orecchio non si badava più che tanto al sottile significato poetico delle frasi e della situazion drammatica? Tempo beato era quello in cui almeno i cantanti commettevano i controsensi più badiali senza far pompa di una tal quale goffa pretesa alla pura espressione tragica, che rende tanto ridicoli certi nostri sublimi artisti dalla cui sublimità ci guardi il cielo!

Rossini fu il primo maestro che ingiungesse a’ cantanti di eseguire gli ornamenti tali e quali ei fi scriveva nelle sue partizioni. Rossini sapeva ben egli quel che si faceva, e poco curandosi di andar incontro alle censure di coloro che lo criticavano di cacciar troppi ghirigori nella sua musica, voleva se non altro che questi fossero di buon genere e non gettati là a casaccio dall’ispirazione istantanea dei virtuosi guastamestieri, ai quali di solito poco o nulla importa del buon effetto del pezzo musicale purché si applaudisca all’agilità grottesca delle loro gole. E fatalmente v’ha delle platee troppo facili a fomentare questa pessima tendenza!

(Sarà continuato).



GIOVANNI RICORDI

EDITORE-PROPRIETARIO.