Gazzetta Musicale di Milano, 1842/Suppl. al N. 1/Matinée musicale par Donizetti
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RIVISTA MUSICALE.
Matinée musicale par Donizetti.
Milan, chez F. LUCCA.
Adunque questi nostri dilettanti han giurato assoluta
guerra alla musica propriamente detta da camera? Tutti
codesti concerti, accademie, o trattenimenti che vogliali
chiamarsi e che pur sì di frequente ci si regalano, non
sono che un ammasso di ripetizioni di pezzi teatrali, e
de’ più acclamati, i quali privi dell'ajuto della scena, non
è dubbio che non manchino, abbenchè sien giovati da eccellente
esecuzione, di una buona parte dell'effetto immaginato
dal compositore. Intanto gli ascoltatori, o per reminiscenza
o per gentilezza, applaudiscono, ed abbandonasi
così al tutto quel genere di musica che pure dovrebbe
essere il fondamento e la parte integrante delle
private riunioni musicali. Nè è a dire che siam mancanti
di buone musiche di tal fatta; che i nomi di Rossini,
Donizetti, Mercatante, Ricci ed altri di chiara fama ne
francano da ogni dubbio su tal proposito. Ed il Lucca
pubblicava ultimamente l’ultimo Album, o Matinée
Musicale che Donizetti intitolava alla Regina d’Inghilterra,
e che è forse il più ricco di tutti gli altri di questo
Autore e per numero e varietà di pezzi, nonché per
accuratezza di stile. Questa Matinée componesi di cinque
ariette, due duettini, un’altra arietta e due quartetti.
Regna in tutti una invidiabile freschezza e spontaneità
di melodia, dote caratteristica dell’autore cui s'aggiugne
il doppio merito di servire ligiamente alla parola. Gli
accompagnamenti pure semplicissimi, pressoché sempre e leggermente arricchiti alla ripetizione dei couplets, giovano al migliore spicco della melodia. A voler toccare
in breve di qualcheduna, loderemo la prima, che è una
specie di barcarola, per un fare soavissimo italiano ed
una tinta oltre ogni dire delicata e seducente, specialmente
alle parole: Deh! quanti flutti ha il mare, Io
tanti baci avessi. Il Cavallo arabo, e La negra sono
altre due ariette che voglion essere tra tutte distinte; la
prima per la vaghezza dell'accompagnamento che esprime
con bell’artifizio lo scalpito del destriero, l’altra per toccantissimo
pensiero melodico. Pieno di pregi è un dilettino
intitolato La gelosia, nel quale il canto scherzoso e leggero
sul principio sta bene ai caratteri e dipinge la semplicità
d’una gelosia e d’un dispettuccio pastorale. Lo
stesso non crediamo poter dire della fine, ove, a cagione
di alcune modulazioni un po’ strane e di esecuzione difficile,
il pezzo si chiude un po’ stentato e pesante, perdendo
al tutto il primo colorito. Non così il duettino
che segue intitolato L’addio, svolto assai delicatamente
e pieno di passione.
Chiudono questa Raccolta, come già accennammo, due quartettini avoco d’uomini, il primo senz’accompagnamento, ad eccezione di qualche tocco di bassi esprimente una campana, dalla quale appunto prende il suo titolo questo pezzo, pregevole per vaghezza d’armonia e bella disposizione di parti. Il secondo è tema militare e reca il nome di Rataplan. Ma tra i tanti Rataplan che ai giorni nostri invasero il mondo musicale, non esitiam gran fatto a dare il primato a questo dell’egregio Donizetti. È lavoro di bellissimo effetto, svolto con molta eleganza e leggerezza di forme e d’armonia, e con tal giusta misura c precisione temperato di serio e di buffo, che gliene emerge un’impronta originale piena di attraenza.
Il testo della maggior parte di questi pezzi è in lingua francese, ma la traduzione italiana lascia ben poco a desiderare, e per sufficiente eleganza di stile (quanta almeno puossi ottenere in una traduzione sì ristretta ed obbligata) quanto per giusta accentazione, in guisa che nè la melodia nè la parola non restano mai storpiate, come quasi sempre avviene in cotali versioni.
A. M.