Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 46

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N. 46 - 12 novembre 1843

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[p. 193 modifica]— -193 — GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 46. 2 Novembre T 845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno s danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musici classica antica e moderna, destinali a comporre un vo lume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Am DI MILANO I.a musijue. par des inflexioi

  • sions, peint tous les tableau

Il prezzo dcU’associnzionc alla Gazzettac all’Jnfofogia classica musicale è dieITcU. Ausi. L. 12 persemestre, edellett. Ausi. L. 14 affrancala di porto fino ai confinidclla Monarchia Austriaca; il doppio per I associazione anvives.accentuées, et, nuale. — La spedizione dei pezzi ili musica viene fatta xprime toutes les pas- mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti. rend tous les objets. dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. >■ sarantes imitalions, — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’LHTìcio • de l’homme des sen- della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Onrc>’• ■ noni N.° 4720; all’estero pressò i principali negozianti J. Roussrav. di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto.» OHI M A R I O. I. Studi istorici. Jacopo Peri..- II. Carteggio. - III. I.’R. Teatro alla scala. - IV. Accademia delle sorelle MiI,mollo. - V. Notizie Musicali Diverse. - VI. Nuove STL’DJ ISTORICI JACOPO PERI (Continuazione, Vedi il foglio V. 44). gloria clte per questa sua in^fovenzioueaveasiacquistato ilPeri ^~£suscilavagli contro l’invidia dei oi emuli, nè mancava di arrey^^^rf^cargli una qualche molestia.Giulio Cacciiti,infra gli altri,pretendeva,che a lui si dovesse il merito di aver condotto l’arte a quél punto, ed allorché l’opera di alcuni "suoi scolari ne fu richiesta per eseguire alla Corte l’Euridice, ei non volle permettere che quelli cantassero le arie del Peri, ma sibbene lui stesso le componeva: nè di ciò contento, si diede a porre in musica per intiero questo nuovo poema del Rinuccini, e posteriormente lo pubblicava per mezzo della stampa. Da questo forse ne è avvenuto che alcuni recenti scrittori d’istorie musicali han detto, l’invenzione della musica drammatica appartenere al Peri ed al Caccini: ma per vero dire in niuno degli scritti di quel tempo che caduti mi sien sott occhio, mai trovasi fatto menzione di Giulio Caccini come inventore del recitativo{ ed all’opposto la scoperta di questa forma musicale, che risguardar si debbe come il primitivo fondamento del dramma in musica, concordemente viene attribuita al Peri. Il Rinuccini istesso ne offre la più ampia testimonianza nella dedica della sua Euridice alla regina Maria (Firenze presso i Guinti 4 (522), ove si legge 5? E stata opinione di molti, 59 cristianissima regina, che gli antichi greci n e romani cantassero su le scene le tra«gedie intiere, ma sì nobil maniera di re«citare, non che rinuovata, ma neppur «ch’io sappia fin qui era stata tentata da u alcuno, e ciò mi credev’io per difetto a della musica moderna di gran lunga alte l’antica inferiore. Ma pensiero si fatto a mi tolse intieramente dall’animo Messer a Jacopo Peri quando, udito l’intenzione u del sig. Jacopo Corsi e mia, mise con 55 tanta grazia sotto le note la favola di ii Dafne composta da me, solo per fare u una semplice prova di quello che potesse ii il canto dell’età nostra, che incredibil«mente piacque a quei pochi che F udite rono, ecc., ecc.... Ma molto maggior Il u favore e fortuna ha sortito l’Euridice j «messa in musica dal medesimo Peri con | a arte mirabile e da altri non più usata,! a avendo meritato dalla benignità e mate gnificenza del Serénissimo Gran Duca 1 «di esser rappresentata in nobilissima sce| et na alla presenza di S. M., del Cardinal j 55 legalo e di tanti principi e signori ecc., 1 «ecc. 55 Oltre a questo Ira gli altri scritti j che spargono la più chiara luce sulla ve| rità di un tal fatto è da notarsi la già ac! cennata prefazione dal Peri preméssa alla sua Euridice stampata in Firenze nel -1600, la prefazione che Marco da Gagliano pose in fronte alle sue nuove musiche sulla Dafne del Rinuccini composte per ordine di VinI cenzo Gonzaga Duca di Mantova, stampate I in Firenze nel 4608, e la dedicatoria di I; Giulio Caccini a Giovanni Bardi della sua musica sulla Euridice pubblicata in Firenze nel 4600. Divenute oggi rarissime tali opere, crediamo che giunger possa gradito agli amatori della letteratura musicale la riproduzione di quegli scritti, che sotto il titolo di documenti istorici ci proponghiamo effettuare prontamente per mezzo di questa Gazzetta. Dopo la Dafne e VEuridice non abbiam notizia che il Peri più componesse opere teatrali. Soltanto troviamo memoria di alcune arie sciolte da esso composte, una delle quali che incomincia «Povero pellegrino che dal sepolcro viene n è rammentata con gran lode nel dialogo terzo di Zarigi (Firenze 4618) posta in musica, com’ei dice, dal semideo dei musici il signor Jacopo Peri, ma non ci fu dato nelle nostre ricerche rintracciarne che una sola collezione, che sotto il titolo di Varie musiche a una, due e tre voci fu stampata in Firenze nel 4640. Neppur vi ha notizia che il Peri componesse musica da chiesa, non ostante che per molti armi rimanesse impiegato ai servigi di Ferdinando 1 e del suo successore Cosimo II, come capo e direttore della musica e di tutti i musici della Corte, che erano molti, ed i migliori che l’Italia avesse in quel tempo. Da ciò si può dedurre che in allora le incombenze di maestro di musica di camera eran separate da quelle di maestro di cappella, per le quali si usava forse di preferire un ecclesiastico, giacché riscontriamo che fino dallo stabilimento del principato sotto Cosimo I, Francesco Corteccia venne insignito di quella carica che alla di lui morte ottenne Luca Bali e quindi Marco da Gagliano, lutti e tre canonici della Basilica Laurenziana dei quali alcuna contezza daremo in altra occasione. Il Peri dunque sembra non | aver coltivato la musica dòtta, cioè quella jj che poi si disse di prima pratica e che per l! molto tempo restò in uso nella Chiesa, ma |i bensì aver gettalo le fondamenta della muli sica drammatica, ed è per questo ch’ei lai sciò di sè fama immortale. | Fu il Peri uomo d’alta statura e di mali gra persona, e la canizie rispettò in lui quel distintivo per il quale soprannominavasi Zazzeruto. Sappiamo ch’ei visse lungamente ma gli anni precisi che limitarono il corso di sua vita ci sono ignoti: quello di nascita forse.fu incerto a lui stesso, e di quello di sua morte non ne abbiamo incontrato memoria. Abbenchè usasse maniere gentili, affabili ed urbane, pure fu accusato d’animo orgoglioso e superbo, poiché venuto in qualche fortuna alte pretensioni spiegava in quanto a nobiltà, come gran gentiluomo da tutti come tale tenuto esser volea^ ond’è, che. non sapendosi Itene nè dove, nè di cui fosse nato, nè tampoco com’ei si chiamasse dei Peri, ed anzi corresse fama esser egli uscito dall’Ospitale degli abbandonati di S. Caterina delle ruote ove si ricoveravano i fanciulli privi di genitori e di sostanze, alcune volte gli occorse di sentirsi rinfacciar questa sua bassa origine, e di rimanerne umiliato. Ma se debolezza era nel Peri il mostrar vana pretensione d’illustri nala|i, infima bassezza ne apparisce quella di rimproverarlo • di colpe non sue, mentre al certo vai meglio un uomo che dal nulla mercé i suoi straordinarj talenti e gli assidui studii pervenga ad una altezza superiore alla origine sua, di quel che non vaglia colui che, nato fra gli agi e le ricchezze, e fatto orgoglioso per lustro avito,sdegna l’esercizio d’ogni scienza e d’ogni virtù, e perdesi nelle luride vie del vizio o poltrisce in un ozio vergognoso. Nè (quando pur fosse vero) l’essere uscito dal eletto Ospitale ripugnava a crederlo appartenente ad una famiglia distinta, giacché le vicende di quel tempo avendo ridotto raminghi molti fiorentini, non era improbabile che rimasto orfano in Roma da alcuno ei fosse ricondotto in patria e consegnato a quell’orfanotrofio, ove fanciulli anco di maggior nobiltà di quella dei Peri vi furon talora ricevuti. Tali contrasti ed i morsi dell’invidia, dai quali trovatasi sovente offeso, inacerbirono l’animo del nostro Peri: dimodoché come capo dei musici della Corte, e per la stima e per la grazia che il principe gli accordava, potendo a proprio talento nuocere o giovare ai suoi sottoposti^ per quella sua acerbità più proclive divenia a recar loro dei danni piuttosto che dei vantaggi, [p. 194 modifica]e cosi invece di conservarsi degli amici, ogni dì nuovi nemici si procurava. Ed appunto per una offesa ricevuta dal Peri, uno di quei musici suoi dipendenti non trovando altra via da prenderne vendetta, ebbe ricorso a Francesco Ruspoli poeta satirico dal quale ottenne quel sonetto in biasimo del Peri, die leggesi in una raccolta di simili composizioni del medesimo autore, di cui una copia in manoscritto se ne conserva in Firenze nella libreria Magliabechiana (Codice 572 della classe settima) corredata di un lungo commento di Andrea Cavalcanti, da dove abbiam ricavato le particolari notizie della vita privata del nostro illustre artista, le quali in parte già narrammo, ed in parte ci restano a dire. Ed abbencbò lo scritto del Cavalcanti più che altro tenda a rivelare il lato oscuro della vita del Peri, pure alcuna lode di lui vi si legge in quanto alla eccellenza a cui pervenne nella musica, ed in quanto al «come «egli seppe si bene governare i!. fatti suoi e portarsi avanti, aiutato dalla «propria virtù in parte, e dalla buona «fortuna, che avendosi acquistata qualche «sostanza, risolutosi,quando gli parve ora «di accasarsi, ebbe così buona fortuna, «che gli toccò una fanciulla de’ Fortini «per moglie, non solo mollo civile ed ono«revole, ma che divenuta erede della sua «casa trapiantò in quella del marito so44 stanze di qualche considerazione». Sei figli maschi nacquero da quel matrimonio, il maggiore dei quali fu uno dei più eccellenti discepoli di Galileo Galilei, cui per ischerzò solea chiamare il suo demonio, tanta si era la penetrazione e l’attitudine che egli spiegava nei più profondi sludii delle scienze matematiche, delle quali fu dipoi professore nell’Università di Pisa, ove moriva nella sua giovine età di trentacinque anni. Altri quattro figli nell’adolescenza perian consunti da etisia, e soltanto rimanea a tutta la famiglia superstite Alfonso Peri, che meglio per lui sarebbe statò il soggiacere come i fratelli ad una prematura morte. Era questo Alfonso riuscito valentissimo nell’arte musicale, che come il padre nobilmente professava: ma venuto in comodissimo stato come unico erede delle ricchezze di sua casa, attese più che altro darsi buon tempo, ed in seguito, divenuto consorte di una onoratissima fanciulla figlia di Lorenzo Lioni, dopo poco tempo aver dimoralo con lei, per cagioni che il nostro commentatore sdegna narrare, di propria mano a colpi di pugnale uccidevala, mentre ella trovavasi incinta. Incorso per sì enorme delitto nella pena capitale e nella confisca di tulli i suoi beni, egli scampava la vita rifuggendosi nelle vicine campagne, nè il tribunale si die’ mai cura di averio nelle mani per eseguir la sentenza per il solo oggetto di non arrecar danno al Fisco, che alla morte di quel disgraziato venia a perder la rendita di un grosso podere che la famiglia Peri tenea a livello dall’Ospitale degli ìnnocènti, ed a cui, per estinzion di linea, ricadeva. Frattanto il delinquente miseramente peregrinando trovò rifugio in Roma, e laceralo da continui rimorsi ivi diedesi a condur vita eremiticae di penitenza, albergando nel Colosseo in una cappelletta, trovandosi tuttora vivente quando il Cavalcante scriveva il commento da cui abbiamo. estratto tutte queste notizie. Cosi tragica fine ebbe la famiglia del— l’inventor della musica della tragedia lirica! Luigi Picchiatiti. CARTEGGIO Parigi, li 9 Novembre 1845 Alcuni giorni fa io vi scriveva clic la musica era in istato di riposo, cd ora invece delibo dirvi clic la musica s’agita, si rimescola, risuona da tutte le parli, e presenta tutti i momenti delle novità, se non nuove esattamente e nel senso più malizioso della parola, almeno abbastanza interessanti. Uditele dunque con raccoglimento, e poi fatene quell’uso clic più vi piace. Il mondo parigino musicale s’occupa assai vivamente della prossima apparizione del Don Sebastiano di Donizetli, le cui prove sono pressoché terminate. Pel giorno 10 di novembre probabilmente, l’ansietà degli ammiratori di questo magnifico ingegno italiano, sarà soddisfatta. Si citano già varii pezzi, ai quali, s1 pronostica colla più sentila asseveranza un immenso successo, si parla di innovazioni istrumcnloli introdotte dal grande compositore, c;clic produrranno degli effetti nuovi ed originali, si vociferano insommo le profezie più favorevoli c clic saranno, ne siamo convinti, sicuramente realizzate. Donizclti ha messo tutto l’impegno nella confezione di questo spartito c quando, quest’uomo vi mette della buona volontà, si può giurare clic ne uscirà un capolavoro. Nell’aspettazione intanto di questa importante novità, la Grand-Opéra, si ò ristretta per ora nel campo delle riproduzioni, c continua a riempire gli affissi coi nomi formanti l’elenco del suo repertorio. Il pubblico ciò nonostante, concorre abbastanza numeroso a queste rappresentazion1 in cui campeggiano sempre la Stoltz, Dupré c Barroihlct1/ instancabile Opéra-comìquc, che fa succedere nuovi spartiti ad opere nuove può da alcuni giorni contare un altro e splendido successo. Mina, oh le menage il trois è il titolo del fortunato lavoro, che attira la folla a questo teatro. Il libretto è del signor Planard, la musica del signor Thomas. L’intreccio di questa piccante commedia non manca, se volete, d’incongrucnze, ma questo difetto é ben compensato dallo spiritoj dal brio della poesia, c dalla abbondanza di posizioni piene d’effetto. V’assicuro che é uno dei libretti più spiritosi che sicno apparsi da molli anni, e che se la letteratura melodrammatica facesse sempre pompa di tanti pregi, essa, invece d’esserne la schiava, si’ acquisterebbe ben presto il diritto di divenire la compagna a parli eguali della gelosa sua sorella, la musica. Non domandatemi se vi sia grande novità nello idee cromatiche del signor Thomas; questa qualità è divenuta oggimai tanto rara che l’esigerla da un maestro diventa quasi un’ingiustizia, àia se. la freschezza non c la dote eminente delle idee musicali del signor Thomas, voi trovate però in lui un abile talento nell’uso degli islromcnti c delle voci, uno stile scorrevole c pieno di gusto, un ingegnoso artificio nella forma dei pezzi, insomma un incontrastabile valore d’artista. L’esecuzione di questo grazioso spartito merita tulli gli elogi; le signore Darcier, Mclottc, e. lìoulanger ed i signori àlockcr, Roger c Morcau-Sainti, formano un assieme realmente rimarchevole. Tutto dunque concorre a completare cd a rendere durevole il trionfo ottenuto da Mina. Dopo l’ultime notizie che v’ho date sul teatro Italiano, gli avvenimenti si sono accumulati, cd offrirebbero campo ad una prolungazione indefinita eli questa lettera. Io però sarò breve, ma senza ommcltcrc nessuna particolarità che possa riuscire importante. La Norma servì di debuto alla Crisi ed a Corchi. La prima fu ricevuta con un vero entusiasmo, cd il secondo con sufficiente aggradimento. La Grisi nella parte, di antica sacerdotessa delle Gallic, si è già acquistata una rinomanza troppo grande, perché faccia bisogno di discendere ad un’analisi sul suo modo di agire e cantare questa magnifica creazione’ di Bellini; basti dunque il dire che essa vi è sublime. Alcuni giornali di qui, cd alcune creature clic hanno forse una grande simpatia per Corclli, non trovarono nessun mezzo migliore per giustificare la freddezza conservata dal pubblico di fronte agli slanci vocali di questo artista, che di esclamare clic la parte di Politone é ingrata, ed una delle più meschine fra quelle ideate da Bellini, àia voi che avrete udito Corclli alla Scala, che conoscerete quindi la tenuità de’suoi mezzi, I! capirete facilmente che la parzialità giuoca qui la | sua commedia, c che si volle assolvere l’impotenza tgSg j del tenore a spese d’un maestro, che non può più protestare contro la stranezza di tali asserzioni. La Wt.

parte di Politone era dunque tanto mediocre quando ’gf

i era sostenuta da Donzelli? ■ Alla Norma successe la Sonnambula pel debuto di j i àiario. La Persiani nella parte di Amina fu inapprcz- j zabile; é ben questa la più grande cantante del gior- j i no. àiario é un eccellente tenore, che non si ferma j| i sulla sua via, ma che cerea di progredire e di divenir! sempre migliore. Fino a qui il teatro Italiano non avea sfoggiato delle j novità che in quanto ad artisti; le Opere erano già conosciute. Ma alcune sere fa esso offerse al suo pubblico di buon genere, oltre ad un nuovo cantante^ anche uno spartito ] nuovo per Parigi, il Belisario. La serata presentava, quindi delle grandi attrattive, cd il mondo più scelto | accorse in folla ad assistere al doppio debuto, ì Io non vi parlerò della musica del Belisario; la; popolarità immensa di cui gode in Italia forma il più! bell’elogio di questo superbo spartito. Il pubblico qui di Parigi fu colpito in massa dalle eminenti bellezze di questo lavoro, che conta varii pezzi d’un effetto i drammatico il più potente. Io sono convinto clic il; Belisario, accolto già la prima sera con moltissimi applausi, andrà acquistando sempre più nel pubblico favore, c diverrà una delle più importanti opere del; repertorio del teatro Italiano, i La Grisi nella parte d’Antonina fu superba; la! cavatina, il finale del primo atto, ed il rondeau | vennero interpretati con un vigore tanto dramma- j | tico c tanto appassionato dalla bella cantante, clic eccitarono i più vivi trasporti d’entusiasmo negli spettatoli. Fra le parti creale dalla Grisi, questa e per lei certamente una delle migliori, j La Nissen nella parte di Irene ebbe dei momenti j assai felici, c così pure il Corclli nella parte di Ala- j miro, àia in quanto all’esecuzione l’attenzione pubblica! era rivolta particolarmente su Fornasari, che dovea j giustificare la bella riputazione che lo aveva presso noi preceduto. 11 successo di questo artista fu completo;! se ne ammirò la voce c la figura, si trovò nel suo metodo la rivelazione di sludii seri cd ostinali, si applaudì alla sua arte di dare della levigatezza c un certo non so che di morbido al suo organo robusto, c si tenne assai calcolo della differenza che lo separa dalla più gran parte de’ suoi confratelli, clic credono che il! canto stia nell’urlo, mentre egli invece pone tutto il suo studio ad ammorzare, ad attenuare il volume della j! sua voce. Da questo sistema ne risulta, primo che le i; orecchie del pubblico vengono rispettate, c seconda| riamente clic nei momenti opportuni gli slanci arditi I j e potenti di quelle note che oscillano nell’atmosfera I nella pienezza del loro vigore, producono un effetto j ammirabile, e risaltano vivamente sulla mite tinta, permettetemi la metafora, di un canto per abitudine i regolare c misurato. I K inutile il dirvi che grazie a quest’ultimo trionfo; la sorte invernale del Teatro Italiano é assicurata; la: folla cd una folla brillante cd eletta non mancherà!; di assistere a questa aggradevole serie di rapprescn- i lozioni che ci è promessa dall’unione di questi artisti, | clic se non sono, tranne qualche eccezione, decise som| milà, hanno però abbastanza arte, talento e mezzi na- |; turali per occupare vivamente l’attenzione del più dif- j ’ ficile fra i pubblici. Credetemi intanto Vostro Affezionatissimo I. R. TEATRO ALLA SCALA Io non parlerò del libretto del Lara che somministrò l’argomento alla musica del Salvi, che per acccn- j narc la cattiva distribuzione dei pezzi, c la mancanza di posizioni drammatiche, clic potessero eccitare I’imaginazionc dei maestro. Nel primo atto le cavatine si succedono senza interruzione le uno alle altre, comin- -?L ciando da quella del contralto per finire a quella del UV» tenore, c non viene offerto nessun pezzo concertato YK o d’assieme, se ne togliete un duetto cd un finale. Nel |s secondo le cose seguono lo stesso cammino, sicché® [p. 195 modifica]— 195 — ) l’opera presenta un complesso ili pezzi a solo, senza I che si scorga l’alternativa di qualche terzetto, quar. tetto, ecc., ecc. Detto questo non ’mi permetterò il j più leggero commento sull’intreccio e sui versi, perchè sarebbero davvero parole perdute. La viziosa distribuzione dei pezzi influì forse sulla facoltà d’invenzione del giovane maestro, che si mostrò alquanto restìa a somministrargli dei pensieri, clic potessero pretendere al titolo di nuovi. Ed è pure dispiacevole il notare questa mancanza d’ispirazione, giacché ben pochi maestri esordienti avrebbero potuto al pari del sig. Salvi approfittarsi con gusto e con effetto delle idee, che loro fossero sorrise. L’artificio della composizione, l’abilità nell’impiego opportuno, e forse talvolta troppo complicato e un po’ pretenzioso, delle voci e degli stromcnli, la felicità con cui seppe indovinare delle ingegnose combinazioni armoniche, che hanno qualche cosa d’originale nel loro • effetto, lo stile mantenuto sempre ricco, abbondevole, vigoroso, mentre indicano nel Salvi la pertinacia di sludii severi e coscienziosi, fanno fede altresì, clic se l’imaginazione non l’avesse abbandonato, la critica dovrebbe citare il Lara, come una delle produzioni musicali più interessanti del giorno. Che se l’entusiasmo non accolse questo primo tentativo del giovane maestro, ciò non debbe produrre, in lui il nummo scoraggiamento; basti ad animarlo a novelli e più fortunati sforzi (1) il saggio giudicio esternato da lutti gl’intelligenti, che riconoscono in lui una solida e ben basata educazione musicale. Il tempo e l’esperienza gl’insegneranno più tardi che l’effetto teatrale, questo nume che alcuni spregiano ed a cui tulli corrono dietro, non dipende solo dalla sceltezza delle forme, ma più spesso da quella del pensiero, che l’arte e l’ispirazione debbono sempre associarsi in "un vincolo indissolubile, e che il paleo scenico ò un altare su cui debbono offrirsi in olocausto le massime severe e ristrette degli ultra-puristi, perché alla fine gli spettatori sono delle amabili creature clic cercano la commozione ed il divertimento e non degli scolari volonterosi di approfondire le finezze e le scabrosità del contrappunto. Col tempo pure il sig. Salvi rifletterà essere eccessiva esigenza quella, con cui richiede una impuntatale e sicura intonazione da masse vocali tanto numerose quali sono quelle che compongono i nostri cori, mentre lascia allo scoperto le entrate. Basta una voce o mal franca od inesperta a traviare il complesso de’ coristi meglio educali e più certi della loro intonazione; ed egli avrebbe evitato l‘inconveniente che si manifesto la prima sera riguardo un coro clic dovette nelle sere successive esser levalo, se si fosse attenuto a questo proposito alle forme adottale dagli altri maestri. Clic talora queste entrate scoperte giovino all’effetto è cosa facile da concedersi, ma tra l’uso di un mezzo sempre pericoloso e l’abuso vi ha una tale distanza, che dovrebbe essere più rigorosamente valutata dal sig. Salvi. E diciamo abuso perché l’entrate scoperte non sono una sola ma varie, sia pei coristi che pei cantanti. Fra i pezzi che si distinguono in questo spartito noi accenneremo la cavatina del soprano nel primo atto, la cui cabaletta è graziosa, ed è forse una delle idee più nuove che ci abbia offerto il maestro, la cavatina del tenore nel secondo atto, ed il largo del finale del primo atto. E quest’ultimo il sólo pezzo concertalo d’una certa importanza, e fu trattato dal sig. Salvi con un fare grandioso, con molla ricchezza d’effetti, e con un abile intreccio di voci e di annoine; tutte le sere gli applausi scoppiano per questo largo numerosi e concordi, e procurano una chiamata, calato il sipario, al maestro ed agli esecutori. La stretta é pure elegante, ma v’é frammisto un pensiero clic richiama con troppa evidenza un finale deH’.lssedio di Corinto. La messa in isccna di quest’Opera, senza essere splendida merita qualche elogio per la discreta bcl(1) A questo proposito siamo lieti di poter annunziare che V impresa degli li. Rii. Teatri scritturò

il signor Salvi per iscrivere un’Opera pel carnevale

2 -1844-4S. Non dubitiamo che le speranze e la con/i| denza dell’Impresa e del pubblico non abbiano, gra? zie al futuro lavoro del giovane maestro, a rimanere 8 pienamente soddisfatte. lezza di alcune scene e pella quasi generale decenza del vestiario. L’esecuzione affidata alle signore De Giuli ed Aiboni ed ai signori De Bassini e Ferretti, potrebbe subire un’alternativa di elogi e di osservazioni. La De Giuli é un vero soprano, possiede una di quelle voci clic sono divenute assai rare, e migliora lutti i giorni il suo canto; ma ha ancora bisogno di recare molte modificazioni alla sua maniera di accentuare troppo convenzionale ed oserei dire troppo scolastica; non è il solo maestro che deve avere dell’ispirazione, ma anche il cantante. Un certo studio altresì nel mor dorare i movimenti delle labbra, non sarebbe sicuramente una fatica perduta. Tutti i mezzi clic ajutanò ad attenuare le sensazioni disaggradcvoli ed a moltiplicare le piacevoli non debbono essere mai trascurali dall’artista. La signora Alboni non é dotata di molt’anima, ma però canta con espressione, e con un metodo abbastanza puro e lontano da quella maniera urlante ohe e divenuta tanto di moda ai nostri giorni. Questa giovine artista dovrebbe per altro darsi tutta la pena per supplire al difetto delle sue note medie deboli ed incomplete, cercando di attenuare coll’arte i passaggi troppo improvvisi e che producono de’contrasli troppo salienti, dalle sue corde basse alle alte. Le sarà difficile, ne conveniamo, ottenere un tale risultato, ma colla pazienza e colla risoluzione si fa più assai di quello che generalmente si erede. E noi saremmo d’opinione che il non dare, massime in certi momenti, un eccessivo rilievo alle magnifiche sue note basse, fosse per essere uno dei mezzi che potranno maggiormente giovarla nella sua impresa. 11 sig. De Bassini la cui carriera può e dev’essere brillante, si studicrà di vincere la monotonia della sua voce’, cercando di toglierle quél non so clic di gutturale da cui é affetta, e procurerà di trattenersi in quanto ad espressione nella via difficile, ma sola apprezzabile, che é posta fra la deficienza e l’eccesso; 11 Ferretti è certamente uno dei pochissimi tenori che possano essere onorevolmente citati ai nostri giorni sì deplorabilmente vocali, il suo organo ha delle rare qualità di ampiezza e di vigore, il suo canto é corretto ed espressivo, e nelle parli così dette di forza, se non giungerà a farci obbliarc qualche antica celebrità, supplirà almeno lodevolmente alla sua mancanza. Che si raccomandi dunque allo studio, che cerchi, per quanto può, di perfezionarsi, e che continui intrepidamente nel suo cammino. Prima di chiudere l’articolo ci crediamo in dovere d’accennare il modesto successo ottenuto alcune sere fa dall’Anelda, opera dell’esordiente maestro signor Vera, nella quale però si osservarono un certo gusto nel trattare il canto, ed alcuni pezzi clic lasciano pronosticare abbastanza bene del giovine compositore. Egli ha.bisogno d’esperienza e di studio, di queste due qualità che possono essere largite soltanto dalla volontà e dal tempo. B-r-i ©aaais saasÈ&s?<&&&<£> Il.succcsso Ottenuto lunedì sera da queste due prodigiose fanciulle, fu immenso; da mollo tempo ic giganlcsclic pareti del nostro grande teatro non risuonarono di applausi e di grida tanto concordi, c provenienti da un entusiasmo tanto sincero. E non fu solo durante l’esecuzione dei pezzi suonati dalle due sorelle, o nei momenti immediatamente successivi e dedicati alle numerose ed universali chiamate, ma più tardi eziandio, (piando l’emozione s’era tranquillata per lasciar luogo ad un esame più calmo, che l’ammirazione sembrava impotente a trovare espressioni che indicassero con sufficiente evidenza l’effetto meraviglioso prodotto dalle artistc meravigliose. Nè erano già i soli liuon-guslai clic possono avere un criterio eccellente, ma che ignorano i segreti dell’arie, ma gl’intelligenti più dotti e più profondi quelli clic cercavano a forza di esclamazioni di supplire all’insufficienza delle parole, lo potrei citarvi dei belli e dei magnifici nomi di celebrila artistiche, se volessi tesservi l’elenco di coloro clic furono, piuttostoefiè colpiti, affascinati dalla sublime potenza delle Milanollo. I confronti colle illustrazioni violinistiche più europee, le analisi comparative < varie facoltà possodute dai suonatori più eminenti e, di quelle sfoggiate dalle due sorelle, sebbene finissero ad una conchiusidnc di preferenza pelle Milanollo, non soddisfacevano ancora pienamente il desiderio d’encomio clic ferveva in questi giudici competenti e riflessivi, e che pure pronunciavano i nomi di Bériot, di Ole-Bull, di Sivori, e di Vieux-temps. Lo ripeto, giammai un successo fu più completo, più universale, più straordinario di questo, che giunse finalmente, almeno per una volta, ad unire le opinioni più disparate, le intelligenze d’ordinario più discordi, e le opposizioni più sistematiche e più radicate. La stessa orchestra, questa imponente riunione di artisti, alcuni dei quali sono decise superiorità, e che per abitudine non mostra molta mitezza ne’suoi giudizii, abbnndonòìa sua consueta riservatezza, e mischiò il suo entusiasmo a quello del pubblico, i suoi applausi a quel tumulto di applausi clic discendeva dai palchi e s’innalzava dalla platea. Né crediate che l’età od il sesso, prescrivendo l’indulgenza, influissero su questo pubblico, che aspettandosi forse una di quelle solite esposizioni di quei prodigi infantili, che sono divenuti d’una volgarità e d’una noja disperante, fosse felice di trovare invece due arlistc serie, due artistc clic avendo il diritto di essere mature, restassero fanciulle per puro capriccio.. Oh no! se invece di que’duc angioletti, colle loro vesti bianche, col timido loro contegno, avessero suonalo in un modo sì perfetto due creature il più possibilmente mascoline, vecchie, ed antipatiche, l’entusiasmo ibbe stato ancora immenso, e avrebbe, sostituito artisti a quelle di artista nè con frasi tecniche, nò o poetici, l’esecuzione delle ne furono la conseguenza, ripeterci quella consueta già con troppo abuso imsollanto le parole s miracolose. Io non vi analizzerò o con divagamenti più o in Milanollo, e gli effetti clic n Nell’un caso e nell’altro io serie di periodi, che furono piegati nell’incensare una co rito infinitamente inferiore a quello delle Milanollo. Constatando le grandiose proporzioni del loro trionfo, trionfo che non è che una continuazione di altri egualmente splendidi ottenuti dinanzi ai più terribili pubblici della Francia, dell’Inghilterra, del Belgio, della Germania, di quasi tutta l’Europa in una parola, io credo di avervi data una più esatta idea del loro valore, clic se vi avessi parlalo e di squisitezza d’intonazione, e di tentativi arditi e condotti a fine con ammirabile precisione, e d’una esattezza piuttosto unica che rara, e di difficoltà vinte con una, facilità incredibile, e di tutte le altre qualità che compongono o dovrebbero comporrrc quell’assieme d’elementi, clic debbe essere posseduto da un vero artista. Nei progressi fatti dall’esecuzione istrumentole ai nostri giorni la differenza più saliente tra artista ed artista non consiste già nel saper o non saper fare una coso, ma. piuttosto nel modo di farla. Ed è di questa gradazione nell’impiego dei mezzi offerii dall’arte, clic il giornalista dovrebbe principalmente occuparsi nel pronunciare un giudicio od un’opinione sopra un artista qualunque. Ma di quali termini si servirà egli per comunicare con esattezza e con evidenza la varietà risultante nell’impressione da questa gradazione d’esecuzione? Egli è costretto a ricorrere o a forme tecniche clic danno semplicemente una generale e cruda idea del fatto o a perifrasi estetiche, clic sono per il più vaglie, indeterminate, e che possono avere le più strane e le più contrarie applicazioni. Nell’un caso e nell’altro invece di dipingere la figura dell’artista, avrà fallo un abbozzo confuso, in cui ì lineamenti particolari di quella tale fisonomia andranno perduti in una serie di volgari contorni, clic non avranno conservalo per nulla quel carattere di specialità clic dev’esser proprio d’un riBimmeiando adunque ad un tentativo impossibile, mi limiterò ad accennare così in generale clic la Teresa Milanollo è una somma artista in tutta la forza C della parola, un’artista piena di serietà e di coscienza, * in cui lutto è inapprezzabile, l’espressione, l’esattezza; f la facilità, e l’intonazione. Nei due pezzi da lei suona- (t [p. 196 modifica]) ti Lunedi, pel secondo dei quali si chiese e si ottenne ) ’1 bis, queste qualità rifulsero in un modo meravi. glioso, e la critica più minuziosa non giunse a sco| prire il più leggiero difetto fra quest’assieme sor’prendente di doli preziose, portato ad una superiorità affatto eccezionale. La seconda sorella eccitò Io stupore per la forza della cavata, e pel brio, pcll’esattezza della sua esecuzione. Essa è una degna compagna della sua ammirabile sorella, ma non ne diverrà forse mai la rivale. La loro anima e la loro ispirazione musicale sono diverse; la melanconia, la profondità, una quasi religione artistica trapelano dalla figura’ severa e dalla pallida fronte della Teresa; mentre la gajazza, una spensieratezza graziosa e gentile scintillano sul candido viso della Maria. Ma se nei tre pezzi a solo l’entusiasmo fu grandissimo, nel duetto eseguito da ambiduc le sorelle esso passò tutti i limiti, e scoppiò in una vera tempesta di grida, di bis, e di applausi. Dirvi con quale perfezione, con qual gusto, con quale incredibile esattezza fosse suonato questo duetto, è una cosa assolutamente impossibile; l’accordo, l’assieme di questi due violini avea qualche cosa di magico, e superava, nonché tutte le esigenze, eziandio le aspettazioni più estreme. Fu pure questo duetto una magnifica conchiusione per questa meravigliosa Accademia! Venerdì poi un pubblico numeroso e brillante concorreva alla seconda accademia, che procurò alle Milanollo un trionfo ancor più colossale del precedente. Erano grida, battere di mani, trasporti d’entusiasmo, un vero e completo fanatismo. La meraviglia, Io stupore, il piacere, le impressioni più soavi e più pure si mescolavano assieme per produrre negli spettatori una decisa esaltazione, che si traduceva in una foga di esclamazioni, clic scoppiavano quasi involontariamente su tutte le labbra. Conveniva che il zi più rigoroso stesse in una guardia continua per frenare le grida e gli applausi che, nati da un entusiasmo prepotente, minacciavano di coprire alcune delle note meravigliose sgorganti sotto l’archetto delle Milanollo. Dietro questo é inutile il dire che l’esecuzione delle due sorelle fu insuperabile, e sovranamente perfetta. Gli spettatori trovarono, e ragionevolmente, che tutto era ammirabile nelle due care fanciulle; e l’aria gentile e modesta, e i modi graziosi cd ingenui, e la calma tranquilla d’una esecuzione, che vinceva le difficoltà più tremende senza cader mai nelle folli contorsioni, consigliale dalla ciarlataneria, tutto sembrava concorrere a dare un carattere unico e completamente delizioso alle impressioni suscitate dalle Milanollo. L’immensa loro riputazione, i loro successi europei sono perfettamente giustificati, e noi crediamo di dare una eccellente notizia, e che sarà accolta colla più viva soddisfazione dai Veneziani, annunciando loro che le celebri sorelle giungeranno fra non molti giorni nella magnifica regina dell’Adriatico, ove contano di trattenersi alcuni giorni, prima di tornare in Germania. Noi speriamo però di udirle ancora qualche volta innanzi della loro partenza. Sarebbe assolutaménte dispiacente se questa speranza, che è sicuramente divisa da traiti, venisse delusa; grazie alle Milanollo la paroia’ accademia ha perduto per noi il suo triste significato, per assumerne un altro pieno d’incantesimi e di seduzione.’ D-r-i NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Vienna. 31 Ottobre. Morioni è arrivato in questa capitale, ove si fermerà per alcuni giorni, e continuerà poi il suo viaggio per la via di Praga a Dresda, ove canterà di nuovo. — Si aspetta fra poco Fanny Essler, che dopo alcuni giorni di dimora partirà per l’Italia, per tornar poi qui j nella primavera. — Si asserisce che Strauss abbia avuto un invito di j recarsi colla sua orchestra a Pietroburgo. ) tGazz. teatr. di Fienna.) — La rinomata virtuosa, signora Eugenia Tadolini, I. R. Cantante di Camera, fu nominata membra d’o- |] norc nell’Unione Musicale di Pesi e Ofen. (Gazz. Mas. di Vienna). j — Berlino. In questi ultimi giorniebbe luogo nella Sala f d’esposizione de’ quadri del palazzo dell’Accademia una |i pubblica esecuzione de’ lavori di prova per la composi- j! zionc musicale degli Allievi della Scuola accademica. ’ L’oggetto del tema era una sinfonia colle seguenti con- ji dizioni. a) La Sinfonia dev’essere’ composta di tre tempi; b) quanto olla forma e alla disposizione si prendano per j modello i lavori di Mozart in simil genere; e) dev’esser composta per islromculi d’arco e da fiato, questi ultimi serviranno per lo più come riempitivi; di il tono del primo e secondo tempo sarò in re maggiore, e l’andante in fa maggiore-, e) per il primo ed ultimo tempo si daranno i motivi, e l’andante avrà per fondamento un canto fermo della viola, sul quale dovrassi lavorare il componimento. Fra sette sinfonie consegnate vennero traseelte tre, de’signori Jaqucinar, Jlfiller e Herzberg; quella di quest’ultimo fu riputata la meglio riuscita riguardo l’artifiziosa condotta de’ motivi. — Il Sogno di una notte d’Estate di Shakspeare, con musica di Mendclsshon, fu dato nel regio teatro di Berlino quattro volle consecutive, dal 18 al 21 ottobre col maggior applauso in presenza di una folla di uditori. (Gazz. mas. Univ.) — Stuttgard. Il rinomato pianista Alessandro Dreyschock della Boemia, tornato con una gran fama dai suoi viaggi fatti in Francia cd Inghilterra, diede qui un concerto innanzi ad un pubblico poco numeroso. La grande attenzione degli uditori non fu pienamente soddisfatta Si sentivano molle note e molto chiasso, ma poca musica. Il signor Dreyschock sembra voler farsi imitatore di Liszt, eli’ egli copia però soltanto in quanto alle cose esteriori, senza essere animato dal suo genio. Ei possiede un’abilità tecnica non comune e null’altro. Ma lo sfoggio di questa qualità sembra essere lo scopo per lui, e non già un mezzo. Ciò dimostrano anco le sue composizioni, le quali mancano per la maggior parte della vera consacrazione artistica, del sentimento. Sarebbe però ingiusto il voler giudicar di lui’ in modo cotanto deciso dopo un sol concerto dato. — La Juive d’Halevy si produsse ultimamente con buon esito sulle scene del teatro d’Odessa, cantata da una compagnia di virtuosi tedeschi. Dopo la Juive dovcano darsi le seguenti opere: 11 Freychiltz, Roberto il Diavolo, Fra Diavolo, Don Juan, Il Domino nero, e gli Ugonotti. — Il 5 ottobre scorso ebbe luogo nel R. Conservatorio di Parigi la distribuzione dei preinii annuali. — I giornali tedeschi annunziano clic Listz sta seriamente occupandosi a comporre un’opera in cinque atti, il cui libretto e, si dice, lavoro di Giorgio Sand. — Il Commissario Imperiale inviato da S. M. cbinesc al governatore inglese Hong-lvong. a quanto narra un foglio ufficiale, fece precedere il suo corteggio da una banda di suonatori indigeni, i quali eseguivano una musica veramente detestabile. Ogni volta che uno de’ suonatori stuonava una nota, caso tutt’altro che raro, uno de’ commessi del corteggio gli misurava un buon colpo di bambou sul capo. A questo modo non pochi de’ suonatori rimasero sulla strada, messi fuor di combattimento da questa strana e veramente barbara maniera di battere il tempo o brillantis— La Società Melofonica di Londra diede il 17 dello scorso ottobre una serata ove si eseguì il Giuda Maccabeo, Oratorio di Haendcl fu dato rimprovero;ai cori d’un’esecuzione troppo rozza e di non aver tenuto vermi conto dei piani e forti. Tuttavia l’esecuzione riuscì di molto effetto, e l’uditorio fu numerosissimo. — Il maestro favorito della giornata, Donizetti, così la Gazzetta Musicale di Parigi, ottenne un lesilo clamoroso al Drury-Lane, ove si diede tradotta in inglese la sua Favorita, questa opera clic per tutta Europa fu accolta con tanto onore. In questo spartito, così un critico inglese, si scorge che l’autore migliorò il proprio gusto, e clic si rinvingorì e dilatò la sua intelligenza. L’esecuzione non fu pari al merito eminente dell’opera. more ruBiiicAziotii musicali dell’i. n. stabilimento nazionale privileg. di GIOVANNI RICORDI n Milli imi] 20 llalscs pour le pano TOUTES INÉDITES ET OIUG1RALES 15604 N. f dShleb. L’Incostante.. Fr. 15602 o 2»gic»niÌM.FR. La Charmante n I!j«05.. 5 RllWin v La Française. n 15604 n 4 donizetti. La Vénitienne.» 15605 >i fi wotrr. Les Rayons...» 45606 ” G — L’Élégante» 15607 h 7 l,r:( iRi>i;ynr:R. La Brillante» 45608 ii 8 ADAM1 Le Bal il 15609 h 9 i.kcoe’ppkt. Une Fleure..» 45610 h 10 iierz. La Fugitive....» lüfill.. Il. r- nZ. •t gtiir voci e Covi 15542 n 19 Duetto per T. e R., Bcnigne fac Domine... ti 1 — 45545 n 20 Versetto a Coro pieno, Tutte acceptabis n — 25 15544 n 21 Fusa finale per tutte le parti ed il Coro, Tunc impatient 5 — Completo n 12 — NB. La Parlituura del suddetto Miserere verrà pubblicala più lardi: intanto chi bramasse farlo eseguire in pubblico coll’Orchestra, potrà averlo anche a nolo. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di CIO Y ARAI RICORDI Contrade degli Omenoni If. 1720. MUSICA DEL M.° omitam tm&mmvu induzione con accomp. di Pfte dell’Autore. 45524 N. 4. Coro con tutte le parti, 45525 Miserere itici Deus... l’r. 1 “ 2 Versetto a Bassi soli, Et secun45526 dum multitudinem... a — 25» 3 Sol© «lei Tenore, Amplius 75 45527 n 4 Versetto a Tenori soli, Quoniam 45528 iniquitatem h — 25 11 5 Quartetto» 2 Tenori e 2 Bassi, ’l’ibi soli peccavi» 1 25 45529 " 6 Versetto a S. solo, Ecce cnimin 45530 25 " 7. Terzetto per S. T- e B. 25 45551» 8 Versetto a Tenori c Bassi, Asper15552 ga — » 9 Siuetto per T. c 11., Au25 ditui meo «1 25 45535 a 10 Versetto a Soprani e Contralti, 15554 Averte faciem luam... a — 25 "11 Solo «lei Soprano, Cor mundum....... n — 75 15555 a 12 Versetto a Coro pieno,.Ve pro15536 25» 13 Terzetto per 2 S. e C., Ileddc mihi......al 75 15557» 14 Versetto a Soprani, Contralti c 15538 Tenori, Docebo iniquos.. a — " 15 Quartetto per S., C., T. 25 e lf-, con Cori, Libera «tea 3 25 15539 " 16 Versetto a Coro pieno, Domine 25 15540» 17 Aria per Baano, Quoniam si voluisses a 1 15541» 18 Versetto a Coro pieno, Sacri/i25 15542 a 19 Buetto per T. c B., Jlcnigne fac Domine... a 1 15543» 20 Versetto a Coro pieno, Tunc acceptabis n — 25 15544 a 21 Tuga finale per tutte le parti etl il Coro, Tunc imponent a 5 Completo a 12 — TOUTES INÉDITES ET OHIGIBALES 1 SCOI N. 1 vttm.KR. L’Incuslanle.. Fr. 1 15(502.i 2 Rt iHinil l ini. La Charmante n 1 15605 H 3 ROfni.i:x. La Française.» 1 15604» 4 nosiZETTi. La Vénitienne. n 1 15605» 5 «oi.it. Les Rayons... h 1: 15600.. 6 - L’Élégante -.1 i 15607.. 7 i.ecarpenìtier. La Brillante n 1 1 15608 >. 8 15009.. 9 I.ECOTPPEV, Une Fleure.. h 1 15610 «10 HERZ. La Fugitive....ni 15611» 11 ions. La Berceuse...ni 15612 ii 12 15613 h 13 GIDE. Ophélia ni 15614» 14 toi.recqve. I.a Rose..ni 15615,i 15 KO»KT. Les Lys N. 1?, 15616 I. 16 — Les Lys n 2$ ’ " l«i:»;nH T. La Napolitaine. n 1 15617 h 17 15618» 18 TIIOOAH Le Printcms..ni 15619 h 19 PBlDEitT. L’Ondinc...ni 15620 L h 20 Colle herz. La Dansante... n 1