Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 47

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N. 47 - 19 novembre 1843

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[p. 197 modifica]GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 4 9 Novembre 4 845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica aulica c moderna, destinali a comporre un volume in 4." di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio ligurato si intitolerà A.DI MILANO Lu musique, pur des inflexions vives, accentuées, et, • sinus, peint tous les tableaux!rend tous les objets, ■ soumet la nat,ire entière à scs savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’Iiomme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Rousskju. Il prezzo dell’associazione alla Gazzettu c aVAntologia classica musicale è dielTcll. Ausi. J,. 12 pcrscmcstrc, ed cITctt. Ausi. I,. 14 affrancala di porlo fino ai contili idei la Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi.corrispondenti dello Studio /licordi, nel modo indicalo nel Manifesto. Le associazioni si ricevono in Milano presso l lJllicio della Gazzetta in casa /ììcnrdi. contraila degli Onicnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Urtici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. I. Li Musica guardata nei bisogni presenti.?- II. Biografi*. Pcrgolesi Giambattista. - III. Carteggio. -JIVVarikta’. Altri cenni sulle due sorelle Milanollo. - VNotizih Musicali Divkrsk. - VI. Parigi. Notizie recentissime Don Sébastien di Donizetti. - VII. ErrataL Y MUSICA GHIIDATA NEI I1IHOI.M PltF.NKNTI Articolo V. (Fedi i fogli di questa Gazzetta.V. 32, 13, 39 e 42) li dramma vuol essere pateiico,! ■ve! m°d° die le commozioni il ■j^^r‘svegl’ate sieno in armonia ^St^Acolla morale. E gli antichi tanto erano d’accordo su questo punto che Aristotele affermò la tragedia, per via del timore e della compassione, purificare queste, e simili passioni; così che l’Herman cliiosando questo luogo (Poet. cap. VI) osserva essere chiaro quanto intenda il filosofo, dovendo noi del teatro uscire commossi così, che le commozioni sieno contrarie alla viltà, ed ai disonesti appetiti. L’effetto adunque del patetico debite essere di innalzarci alla sfera de’nobili e virtuosi sentimenti, di disporre l’animo nostro a sentire il buono, il bello, il sublime, il divino. Ma la poesia congiunta colla musica e cogli altri elementi teatrali può destare in noi tanti movimenti, quanti ne potremmo annoverare tra l’apatia e la prepotente agitazione del cuore, tra una pacata sensazione e l’estasi più sublime. Quale ampiezza di potere non ha dunque il melodramma! Io non entrerò nella teoria degl; affetti, intento solo ad avvertire ciò che la musica può operare ne’bisogni nostri. Osserverò soltanto ed in generale, che il maneggio delle passioni drammatiche debbe armonizzare colla privata e pubblica educazione. Egli è disdicevole che il teatro musicale tocchi e svegli certe passioni che i medici d’una volta avrebbero curate colla musica, voglio dire con quell’arte un tempo molto significante ed efficace. Le passioni del dramma anche le migliori dovrebbero essere appena abbozzate, appena disegnate; dico poeticamente, perchè la musica debbe dal canto suo aggiugnere il resto. E perciò qualunque drammatico si sbraccia a caricare di forti colori il suo argomento, a tragediare il suo libretto è fuori di strada. Peggio fa quaudo lo storico o l’ideale lo spinge a tratteggiar passioni che o svegliano antipatie contro il passato, o get- P tano la fantasia nostra in un abisso di I dubbj e di diffidenze sì, che tutto il reale e positivo che sostiene la società va via via crollando. La musica che accompagna 3ueste antipatie, e questi perniciosi sogni, iventa o nulla, o ridicola, siccome quella che è fatta per tenere legati gli animi nel godimento de’ piaceri possibili ed onesti. Vi vuole adunque grande cautela nella mozione degli affetti affinchè il ben educalo pubblico possa sempre più purificare que’ sentimenti che la scuola domestica o mondana gli ha inculcati. L’amore p. e., perpetuo ripiego delle scene, è una passione spesso trattata con poca delicatezza, e perciò di pernicioso effetto rie’giovani spettatori. Eppure quanti belli e buoni sentimenti potrebbe ispirare (juesta consonanza morale, ove i drammatici sapessero uscire dal loro triviale cerchio, od almeno volessero abbandonare le cronache galanti presenti e passate! Certamente i giovani nostri non applaudono più nè Plauto, nè Terenzio, più non sorridono alle scene della Mandragora, e simili rappresentazioni d’una volta; ma io vorrei pure che gli scrittori d’opere non discordassero nel costume dagli altri poeti moderni che vanno purificando l’amore. Egli è dissonante udire dalla lirica: «Onorale le donne; esse intrecciano il felice nodo dell’amore, e nel velo pudico della grazia alimentano vigili il fuoco perenne degli onesti sentimenti con santa mano... j Con verecondo costume rimangono esse nella modesta capanna della madre, figlie fedeli della pia natura... tengono lo scettro del costume;» {Schiller) e poi udire dai palchi teatrali sentimenti opposti. La prevaricazione per lo più viene non già da mancanza di giudizio, e d’onestà, ma dal voler sceneggiare passioni troppo violente. Quando un autore ha scelto un argomento storico, e principesco credesi obbligalo di darci le più forti scosse, di attristarci coi più fastidiosi colori. Ei vuole che la platea si dia alla disperazione, ed agonizzi ad una peripezia che doveva essere soppressa per il nostro meglio. Le Griselde e e Agnesi d’una volta ci movevano di più in questo genere; una breve angoscia, due o tre lagrime bastavano per darla vinta al poeta ed al maestro. Il dolore debbe essere naturale e soave; ed è pazzia il voler farci piangere per forza. La somma poi delle cose sta qui, ed è che il movimento degli affetti armonizzi. coll’onestà. Ogni commozione che tende a distruggere l’armonia che è tra lo spirito ed il corpo è perniciosa. Perchè nelle persone educate Quai due ben temprate corde, Spirto c corpo in armonia Hanno al ben molo concorde, Ilan dot bello egual piacer, siccome ci avvenne di cantare una volta. Le leggi dell’onesto sono appunto quelle che conservano questa consonanza, ed ogni turpe insinuazione le distrugge, o I le indebolisce. 2. Col decoro, il quale è la legge che sorveglia le apparenze, e mette l’esterno in consonanza coll’interno. Perchè la passione eccitala può essere onesta e lodevole, ma non conveniente, non esponibile sulle scene. E questa cautela va molto osservata ne’drammi buffi, affine che la festività del cantare e del gestire non degeneri in libertinaggio. Ogni movimento ’ incomposto nel melodramma pecca in due maniere: trasgredendo le leggi della; convenienza, e abusando della musica nata fatta per tenere l’uomo in armonia con ogni maniera d’ordine morale. 3. Coll’opportunità. Questa virtù è in generale poco I conosciuta dai drammatici, poeti e mae1 stri. Quanti bei sentimenti sen rimangono j senza efficacia, perchè mossi fuori di tem1 po e luogo! Talvolta non solo la musica, i ma pure il libretto che è il midollo di tutto [ lo spettacolo sembra fatto a pezzetti che a caso si trovarono insieme per formare un tutto. Che il maestro talvolta prepari i suoi pezzi prima di avere soli’occhio la poesia, non mi riesce incredibile; ma che il poeta munito di tulta la libertà, di tutto il tempo necessario si diletti pure a lavorar mosaici noi voleva credere. Nondimeno, quando vediamo sulle scene tanta inopportunità nel toccare le corde degli affetti bisogna ben confessare che il melodramma è uscito piuttosto dall’antro delia Sibilla, che dal laboratorio di due ingegni avvezzi a meditare e coordinare. Peggiore inopportunità è quando il poeta fa piangere, ed il maestro fa ridere, e viceversa. Contrasto bizzarro che serve a mettere in ridicolo e con pessimo effetto, quella sensibilità che debbe in un teatro musicale decidere della somma delle cose. Vi ha una quarta virtù nell’eccitar gli affetti che si potrebbe chiamare misura. Il troppo in questa parte è nocevole anzi che! no; pure alcuni drammatici moderni non j! la finiscono mai, ed lian coraggio di darvi O un’intiera Opera senza consolarci un niomento con un pensiero, un motivo allegrò. Gli antichi dicevano, che nulla secca più presto che le lagrime. Ma il troppo [p. 198 modifica]) piangere non è nulla, l’effetto più perni| cioso è quello che la sensibilità sia spinta i fuori del reale, dentro i confini della cuj pezza e della pazzia. Questa è una vera disgrazia moderna. La poesia e la musica che debbono mettere le passioni in equilibrio colla ragione sono fatte servire a suscitar convulsioni da ossessi, a nodrir sentimenti da mentecatti. E cosi il patetico invece dipurgare gli affetti, gli avvelena e tende a creare una società di malinconici, di smaniosi, di arrabbiati. Misura, misura, signori poeti e maestri. Non abbiam bisogno noi uomini del secolo XIX, noi disingannati di tante utopie, non abbiam bisogno, dico, di colesto sensibilismo atrabiliare. Affetti robusti, energici, puri, giusti, diretti al pubblico e privato bene; movimento di vero amore ed amicizia, di palriolismo, di filantropia; di quesLi abbisogniamo noi. E poi abbisogniamo ancora d’un’altra cosa, ed è questa. Niun crederà, che tutto il male de’ teatri venga dal poeta, dal maestro, dal decoratore, o dall’impresario, tanto meno da una mediocre orchestra, dalla cattiva scelta delle voci. No, tutto il male non viene di qui. Gli antichi insegnavano che l’oratore debhe essere uom dabbene, e poi aggiugnevano: Se vuoi che io pianga, piangi tu prima. Ora gli oratori antichi e gli attori moderni debbono essere nello stesso caso. I ministri della poesia cantala posti là su quel palco per risvegliare in noi bei sentimenti come stanno essi di salute? Bella voce, bel garbo, bella azione, bella persona; tutto è bello in essi; ma io vorrei che la platea fosse anche persuasa che siffatte persone hanno una bell’anima, un bel cuore, bei costumi, che sono gerite educata almeno dall’arte che professa. Che le più pure ed oneste commozioni risvegliate ih noi dalla musica e poesia ci debbano venire, in un secolo di progresso, per il rhezzo di rappresentanti scostumati è cosa indegna. E che gli uomini del miglioramento sociale applaudano ed impazziscano per chi dalla scena funestando un piacere innocente per sè mette un ostacolo al meglio? è cosa per lo meno assurda. O quanto più soave ed efficace ne sarebbe la musica se ci venisse amministrata da onesti interpreti delle vergini muse! Chi non sentì questa soavità ed efficacia nelle innocenti rappresentazioni della famiglia Vianesi e nei puri concerti delle sorelle Miìanollo, non intese ciò che possa sull’animo l’arte del cantare e del suonare. Erano genii, od angioletti discesi dalle pure regioni del cielo per dire a noi mortali assordati dalle orchestre, ristucchi di cantilene insignificanti e triviali: ecco la musica che armonizza col cuore umano, che lo molce, lo tocca, lo scuote, lo purifica, lo sublima, lo inebbria di purissimo diletto. Maestri ed attori sappiate approfittare dell’apparizione di questi spiriti, essi non vengono si sovente a visitarci.... Deh imparale da questi bambini a migliorarci coll’arte vostra. Prof- B-i. BIOGRAFIA PDRGOLESI GIAMBATTISTA ( Continuazione e fine, vedi i N. -io e 44)’ Altre ottime produzioni diè fuori il Pergolesi mettendo in musica due volte la Salve Regina, la prima in a-la-mi-re terza minore, e la seconda in ce-sol-Ja-ut terza minorò, che possono stare a fronte dello Stabat Mater, e che dovrebbero servir di modello a tutti gli odierni compositori di musica per far loro conoscere qual esser debba lo stile da imitarsi per le sacre preci, senza usare, a scorno del buon senso, quella musica che si può solo tollerar nel teatro. Alcuni biografi, copiandosi l’un l’altro, han detto che il Pergolesi fosse morto di veleno propinatogli da’suoi emoli, la qual cosa è del tutto falsa, poiché venne amato e tenuto in pregio da tutti i maestri di musica suoi contemporenei, e specialmente dal Feo (*). Ad un tal uomo veramente impareggiabile non son mancati dei critici, che cercando il nodo nel giunco han tentato di oscurar la sua fama. Nella Biografìa Universale antica e moderna (Venezia 1818, voi. 45) l’estensore dell’articolo Pergolesi, il signor de Sevelinges, rapportando le parole di Gretry (Saggi sulla musica, toni. 1, pag. 424), dopo di aver molto lodato il nostro autore, parlando dello Stabat, dice, che unisce in sè tutto ciò che dee caratterizzare la musica di chiesa nel genere patetico -, e poi soggiunge, che la scena è soverchiamente lunga, e si scorge che Pergolesi malgrado i suoi sforzi non potè per anco trovare bastanti colori per variare il suo quadro senza uscire dal vero. Volle esprimer sempre al naturale parecchie strofe, che hanno tra loro troppa analogia. Dalle quali parole, che molto malamente fra di esse combinano, si scorge che l’autore scriveva su l’altrui relazione, è che o non aveva giammai udito lo Stabat, o almeno in tempo che era da altri e noiosi pensieri distratto. E con mio dispiacere deggio ancor dire che il celebre P. Martini, esimio conoscitore della musica antica e moderna, non so con quanto discernimento parlando dello Stabat Ae Pergolesi si lasciò dire, che vi ravvisava alcuni motivi buffi, effetto di quella straordinaria inclinazione, che aveva queir autore per un tal genere di musica. Anche il signor Chateubriand nell’opera che ha per titolo Genio del Cristianesimo, parlando nel toni. 2 dell’eccellenza del canto gregoriano, e quanto quésto sia valevole ad elevar la inerite verso del Creatore, entra a far parola del Pergolesi, e mostra poca parzialità verso del medesimo con dire, che ei’facendo meno sfoggio di tutte le ricchezze dell’arte sua avesse dovuto per l’opposto immaginare una semplice cantilena da ripetersi in ciascuna strofa. Se ciò il nostro filarmonico avesse fatto avrebbe dato alla composizione dello Stabat il carattere della cosi detta in francese Romance, carattere al certo poco al soggetto conveniente, e che a preferenza di qualunque altro vien tanto tenuto in pregio dal francese autore e da lui creduto 1 apice della composizione. Potea forse cosi sperare il Pergolesi di produrre un effetto maggiore di quel che ha prodotto facendo uso di cantilene variate, ma che nella variazione conservano tutta la bella tinta di un religioso dolore? Nel complesso delle diverse strofe si scorgono sempre le lagrime versate nel colmo del dolore dalla vergine, e chi le ascolta lagrimando di pietà sente eccitarsi la brama ardente di dividere con lei gli amari affanni del materno suo cuore. La bella varietà ancora dall’autore accop(I) Angelo Mazza cadde nel medesimo errore componendo su questo soggetto il sonetto: Musico spirto innanzi tempo al sole. piata allo sfoggio dell’arte non mai ab li a- | stanza commendato nella prima fuga, non è fa sentirne adii l’ode la lunghezza, la quale i fino alla noja si sentirebbe, se si ripetesse t ciascuna strofa con l’istessa musica per quaiito bella ed armoniosa avesse potuto nascere dall’animata fantasia del Pergolesi. Ma cotali mal ragionate critiche, che bau potuto mai togliere alla rinomanza di questo illustre autore? Il suo Stabat vien ripetuto ed ammirato con sommo compiacimento; nè ha saputo superarlo altro valente compositoi1 di musica; concedendo alla composizione medesima con unanime consenso quel primato, che perla somma arte e pel gusto a tutta ragione si ha l’autor meritato. Ma se i mentovati scrittori hanno adoperato di rinvenir difetti nelle produzioni di musica del Pergolesi. non vi son mancati altri, ed anche qualche oltramontano, che ne han fatti gli elogi dovuti. L’inesorabil Rousseau nella lettera sopra la musica francese ha detto, che Pergolesi fu tra i primi che abbia fatto della musica, ciò che i maestri anteriori non avevano ■ eseguito, essendo l’antica pochissimo melodica, troppo artificiosa, e ripiena di contrappunto. Marmontel nella sua poetica francese disse, che la Serva padrona con la musica del Pergolesi servi di scuola ai Francesi in questo genere; e ch’essi non sapevano che la commedia può essere avvivata dalla musica, prima che gVItaliani loro lo avessero insegnato nella Serva padrona. D’Alembert non poteva lodar meglio il nostro compositore, dicendo nella Dissertazione della libertà della musica, che Pergolesi, rapito troppo presto a danno del progresso, di quest arte, è stato il Raffaele della musica italiana: avendole dato uno stile vero, nobile e semplice, da cui i maestri della sua nazione si vanno allontanando. Fu il Pergolesi di aspetto gioviale e dimesso ed al riso inchinevole anzi che no. Era difettoso in una gamba per qualche disgrazia forse avvenutagli nella prima età sua. Dotato di non infinto spirito religioso, si diportò nel conservatorio con somma costumatezza e modestia, non mai associandosi con giovani suoi compagni che non fossero adorni di retti costumi. Frequentava la chiesa de’ PI*, dell’Oratorio che stava di rincontro al suo liceo, ove portavasi per eseguire le sonate di organo che secondo la regola del fondatore S. Filippo Neri frappor si dovevano fra l’uno e l’altro sermone. Ma una delle maggiori lodi la meritò per aver sempre di sè bassamente opinato, non mai invanendosi dei tanti encomi ch’essendo ancor giovane gli venivan profferii, specialmente dai vecchi maestri dell’arte armonica; facendo col fatto vedere non esser sempre vero ciò che il grave politico istorico pronunciò (Tac. Annoi. IY) che gli animi non fermi de1 giovanetti riscuotendo onori immaturi, spesso si levano a superbia. Con rassegnazione accettò l’immatura morte, da ferma fiducia avvalorato di cominciare una vita migliore (I). Napoli, -1831. Marchese di Vielarosa. (I)Del Pergolesi esistono in Napoli icscguenli opere musicali: Nell’Archivio di S. Pietro a Majella.. 4. Adriano in Siria, dramma, atli 3. 2. La Contadina astuta, intermezzi, atti 2. <, 5. Flaminio, dramma, alti 5. •i t [p. 199 modifica]— 499 — 5. Il S. Guglielmo, oratorio sacro, alti 5. 6. L’Olimpiade, dramma, alti 5. 7. il Prigimiter superbo, dramma, atti 5. 8. La Salluslia, dramma, alti 5. 9. La Serva padrona, intermezzi, atti 2. JO. Concerto di violino. i 1..Vessa a due cori. 12. Salve Regina, a voce di soprano. i5. Aria: Nacqui agli affanni in seno. li. Lo Stabat Ma ter. ■15. Misererò, a quattro voci. IG. Salmo Confilebor, a cinque voci. 17. Molletlo. 18. Antifona (originale). 19. Messa, a due voci con islroincuti. 20. Salve Regimi, a voce di soprano. 21. Tuoni ecclesiastici, co’ loro versetti. Nell’archivio dc’PP. dell’Oratorio. 1. Messa, a più voci in dc-la-sol-rc terza maggiore. 2. Partitura di un Oratorio sacro, per la nascita del Redentore. Presso l’autoro di quest’articolo. Le due Salve Regina di sopra nominate. Presso il maestro di musica Gennaro Parisi. Il salmo Laudale a 5 voci con violini, viole e bassi. II salmo Dixil in dc-ta-sol-re a due cori con violini, viole, oboe, trombe e bassi. Presso il copista di musica Francesco Canipagnonc. Quattro Cantale ad una voce. La prima in bc-fa col pianoforte solo. La seconda in cf-fa-ut, violini e viole. La terza in E-la-fa violini e viole. La quarta il recitativo in cf-fa-ut, l’aria in e-la-fa. In Inghilterra presso lord Norlhamplon. 1. Una Messa a 10 Voci. 2. Un Dixit a 10 voci. 5. Un Confilebor a 4 voci in canto fermo. 4. Sci Cantale stampale, 5 con violini,~ viola, e basso, e 3 con accompagnamento di piano forte. Nella casa del signor principe di Avellino esistevano molle composizioni del Pcrgolcsi, che furono involale. Il signor Domenico Corigliano dei Marchesi di Rignano possedeva lo Stabat scritto di propria mano dell’autore, -ed io ne ho fatto incidere il facsimile nella mia lettera Biografica intorno atta patria e alla vita di G. B. Pcrgolesi. Marchese di Villarosa CAKTEGG10 Parigi... Novembre 1813 Decisamente l’Opéra-comiqiic è un teatro abile e fortunato; la sua cronaca da qualche mese in poi non presenta clic una serie di novità e di successi; ad opere nuove piene d’interesse succedono riproduzioni non meno interessanti, clic mantengono viva la curiosità, e clic fanno del secondo teatro lirico francese un vero teatro di moda. Nell’ultima mia vi ho parlato del grande favore con cui fu accolla la Mina del signor Thomas; ebbene! la mia penna non è del tutto asciugata, clic già debbo intrattenervi della ripresa d’un’opera antica, clic fu accolta dal pubblico parigino con un favore dichiarato. Si tratta del Disertore di Monsigny. Questo sparlilo fu composto e rappresentato al teatro della Comédic ilulicnne, nel 17G9-, e dall’epoca della sua nascita in poi ha fatto il giro di tutta la Francia. La sorte felice di questo lavoro era meritala; Monsigny e Sedaine, clic ha fatto il libretto, sfoggiarono nel Disertore lutto ciò clic v’era in essi di spirito di sensibilità. Il Disertore è un vero modello d’opera comica; ricco delle melodie più graziose, pieno talora di originalità, di brio e di gaiezza, questo spartito alterna le sue tinte vivaci e brillanti, le sue ispirazioni gentilmente scherzose, con altre tinte òhe ispirano ia melanconia, la tristezza e la passione, con altre ispirazioni dalle quali trapela il dolore, la mestizia, la tenerezza. Non potete credere quanto questa ricchezza e varietà di colorilo giovi a mantener viva l’attenzione, col produrre ch’cssa fa delle impressioni sempre nuove ed imprevedulc. Ciò che mancava per altro a Monsigny era la scienza armonica; la sua opera è sotto questo rapporto d’un’incredibile debolezza. Questo inconveniente fu tolto grazie al concorso di Adam, che ha mutato nell’orchestra tutto ciò che vi poteva essere di troppo vuoto o di eccessivamente monotono, offrendo così un’istromentazione elegante, completa ed in armonia colle risorse e cogli effetti della scienza moderna. Adam adempì alla sua tremenda incombenza con gusto, con i spirito, e con una rara coscienza; io non saprei qual altro maestro si sarebbe cavalo dal diflìcilc e delicato impegno coll’eguale abilità e coil’egualc successo. II Disertore e divenuto così uu’opera, che conservando le immense bellezze originali, si trova d’altra parte meglio appropriala ai gusti ed alle esigenze del pubblico de’ nostri giorni. L’esecuzione di questo spartito merita molti elogi, ed io potrei citarvi i nomi di lutti gli artisti che vi presero parte, se dovessi presentarvi l’elenco di coloro clic meritarono d’essere applauditi. Al Teatro Italiano la Semiramide tenne dietro al Belisario; fu il successo più debole dcll’appcna incominciata stagione. La messa in isccna ne ò realmente iudccenlc; ed urta orribilmente collo spettacolo di lusso e di buon gusto offerto dal brillante pubblico della sala Yenladour. Fornasari che continuava in quest’opera i suoi dcbuls, si cavò assai bene d’impegno, ma non ci permise d’obbliare l’agilità rapida, viva, sicura di Tamburini. La Crisi è splendida nella parte di protagonista... ma d uno splendore meno abbagliante di quello clic la circondava l’anno e gli anni scorni... Madamigella Brambilla sarebbe superba se la sua voce corrispondesse alla purezza del suo metodo.... ma sventuratamente la cosa non va cosi. 1 cori cantarono in un modo perfettamente detestabile. Da questo complesso è facile pronosticare clic la Semiramide, la più beila, la più sublime fra tutte le musiche possibili, non avra clic i secondi, i terzi, od i quarti onori della stagione. Non c’ò clic dire, i grandi artisti si moltiplicano da tutte le-parli, le celebrità piovono a scroscii ad ogni momento, il teatro diventa un Olimpo troppo stretto per questi Dei musicali che si propagano con una fecondità meravigliosa, ma frammezzo a questa benedetta e santa abbondanza di creature straordinarie, eccezionali, noi abbiamo il dolore di dover esclamare - i cantanti se ne vanno! - e ciò quando siamo abbastanza di buon umore per non gridare - i cantanti sono andati! - 0 grande o bella musica d’un giorno, chi ti può ora interpretare, chi ti farà sgorgare da queste ugole affaticate dall’uno e fatte inabili dall’ignoranza? Oh! io vedo bene tutto intorno degli artisti sublimi, clic hanno un orgoglio intollerabile, delle pretese essenzialmente ridicole, un’aria licra clic dinota una profonda convinzione dei proprii meriti, ma se io dicessi ad uno di costoro - cantatemi, vi prego, un po’ di Rossini - io ne avrei per risposta le risa degli amabili signori, che mormorerebbero con tuono di sprezzo - ò musica vecchia, non vale la pena doccuparscne - ed a queste risa si unirebbero alla Bue le mie, perché davvero bisogna ridere persino di se stesso, quando si ha avuto il coraggio di domandare alle cornacchie il canto del cigno. E con qucsl’ullima metafora poetica perinette.emi di chiudere la lettera e di dirmi Vostro affezionatissimo VAIAI ETÀ Altri cenili sulle «lue sorelle A1ii.asoi.lo Con buona pace della classe beata e trionfante dei signori virtuosi cantanti, non esce dal vero chi afferma clic messa imparzialmente a confronto della classe de’ virtuosi islruménlisti, e prese le cose in generale, quest’ultima supera di molto la prima, non solo nella vera dottrina musicale fondala sull’intimo studio delle difficoltà molteplici dell’arte, ma anche nella squisitezza e profondità del sentimento estetico dell’arte stessa. Mettete, per esempio, ad un esame di confronto, non dirò gli infimi, ma i distinti suonatori dell’orchestra di un’opera e i cantanti di qucll’opera stessa, e vedrete quanto di gran lunga i primi superino questi nel complesso delle cognizioni tccni- j clic, nell’intelligenza, nella varietà e solidità del saper | musicale. Quante volle vediamo in teatro certe eroine i ed croi in chiave di soprano o di. tenore esser og- ji getto del clamoroso entusiasmo del pubblico, i quali,, se avessero a ricever la lezione dall’oscuro professore di clarinetto o di flauto, farebbero la meschina figura! Quante volte quella prima donna o quel primo basso cantante si offrono baldanzosi sulla scena a cantare le più diffìcili parli de’ più acclamali spartiti; e se un modesto maestrino di violoncello o di pianoforte avesse a ripassar loro (quelle parli col foglietto alla mano troverebbe di compatirli, perchè non sanno dar ragione nò del valor delle note o della misura, nò della natura dei passaggi, nè dell’importanza degli accordi, e avrebbe a persuadersi clic tutta la loro scienza musica consiste nel possedere una discreta orecchia, una felice ritentiva, e una temerità senza pari? Vogliamo di grazia essere giusti e sinceri, e convenire che se avviene che in una cavatina, o in un pezzo qualunque sia di drammatico concetto o di bravura, il motivo principale o la cabaletta, sia proposta da qualche stromcnto dell’orchestra, ben raro è ch’ei non la eseguisca con molta maggior precisione, garbo e giustezza di espressione clic non il cantante pel quale quel motivo o quella cabaletta furono espressamente ideali dal maestro. Non parliamo dei passi cromatici, perchè al di d’oggi i nostri signori cantanti, se appena appena si fanno compatire nel genere coni’ ci dicono spianato (che in sostanza è il genere più comodo per la mediocrità) guai (piando toccano al genere cromatico! E in questo è appunto ove i virtuosi stromèntisti, o suonatori, come volgarmente son delti, superano immensamente i virtuosi cantanti; anzi,. si può dire clic il più modesto suonatore eseguirà la più complicala variazione d’un tema colla facilità quasi medesima con cui un cantante arriva ad eseguire il teina stesso dato clic questo sia solo un pochino infioralo di eleganze cromatiche (1).. Cotali pensieri mi (lassavano per la mente la sera di lunedì scorso mentre udivo quel caro angioletto d’una TcresinaMilanollo eseguire la fantasia della Mula di Portici, e l’ultra sui pensieri di Bellini. In verità, dicevo tra me e me, gli è un gran pezzo che frequento il teatro della Scala, le cui scene si vantano d’aver dato ricetto a tanlc e a laute esimie celebrità gutturali; ma quando mi venne mai udito svolgere i più soavi artifizi dell’adagio con tanta precisione d’intonazione, con tanta finezza d’accento, con tanta verità e misura d’espressione, quanta lic mise quella sublime funciullelta nei due pezzi or accennati? La mia memoria mi ricordò tre soli nomi al cospetto de quali feci un segno rispettoso del cupo: ì nomi della Pasta, della Mulibran, e’di Rubini: ma se ne logli queste tre sommità, quali altri virtuosi vocali muschi o femmine, apparsi da un pezzo sulle tavole del nostro gran palco scenico, ne diedero ad udire le vere meraviglie del canto con maggior arte e con più squisito sentimento di quanto fece la Tcrcsina col suo modesto violino? Quale cantante, mostrò di sentire più addentro di lei il carattere dello stile patetico di Bellini, e la commovente soavità delia sua frase cantabile, e il dolcissimo svolgersi di quelle sue sì care modulazioni, sempre suffiisc di una tinta di passione che inai non degenera in caricatura o esagerazione di sentimento? E caricatura o esagerazione di sentimento ò l’ordinario scoglio al quale urtano que pochi cantanti che pur si pretendono di aver, capilo e di saper far capire l’indole della musica bclliniana, in ispccie Vadagio! Ma non cosi la giovinetta Milanollo, la quale con quell’angelico suo arco scorre leggerissima su tulli gli sviluppi del discorso melodico senza clic mai il colorito, l’accento, l’espressione pecchino o per difetto o per eccesso, ma sempre mantenendosi a quella giusta misura clic produce il più puro diletto e In commozione più spontanea. Ora, clic dopo tanto tempo dacché ad ogni breve intcr(1) Non si obbietti a ciò, col dire che il suonatore, qualunque stromcnto adoperi.gli sarà esso molto meno indocile di quanto suol essere la gola al cuntanle; poi. hè d ciò rispondiamo che il fatto pare mostrare il contrario; mentre sono ben molli coloro che senza saper nulla di musica e senza aver fatto esercizi scolastici di sorta, per solo istinto naturale sanno eseguir colla gola de’passi di canto anche complicati; laddove i di gran lunga più raro che si trovi chi faccia lo stesso con un violino, con un flauto, con un oboe, od altro slromento anche di meno difficile maneggio. [p. 200 modifica]i sentiamo eseguirsi con tanta pomposa pretensione la musica sovranamente drammatica di Bellini) abbia proprio a toccare a una fanciulla concertista di violino, della sola età di quattordici anni, il farcene gustare il vero carattere nel più fino modo cui giupossa l’arte, gli è quanto a mio giudizio formar l’elogio maggiore e più pregiato cui può pretendere la Milanollo maggiore. E lutto sia detto di lei solamente per riguardo al diritto clic la sua somma perizia sul violino le confcferiscc di gareggiare coi signori cosi delti virtuosi drammatici nella vera arte del canto; poiché se avessi ad enumerare le doli che la fanno di gran tratto supcriore agli altri migliori violinisti, e la pongono già a quest’ora a lato ai tre o quattro sommi che si conoscono nel mondo musicale, dovrei stendere una lista ben lunga. Mi limiterò quindi ad accennare in lei alcune qualità che molto di rado si hanno a lodare anche nc’migliori concertisti,e voglio dire: una rara sobrietà nell’uso dei mezzi di sorpresa, di quei mezzi che la malizia e la ciarlataneria adoperano ad abbarbagliare il pubblico, ma non appagano i veri buon gustai; una tale quiete e nobiltà di contegno e semplicità di atti ncH’cscguire le più astruse difficoltà da far credere ai non intelligenti che quei passi arduissimi siano di agevole meccanismo; una squisita maestria nel maneggio, o come dice Mayseder, nell’economia dell’arco, che sale e discende sulle corde con si giusta misura di movimento clic l’intera lunghezza delle arcate fornisca al maggior numero possibile di battute senza correre il rischio dei cattivi effetti clic suol spesso produrre il distacco dal movimento ascendente all’altro opposto discendente; una finezza unica nel rotondare i periodi, e nel precisare la finizione o cadenza delle frasi, arte data a pochi, e clic tra i cantanti ii Rubini possiede eminentemente, e gli vale in gran parte qucirimmcnso diletto clic suol produrre il suo canto, e giova a rendere si chiaro, si puro, sì netto lo stile della Teresa Milanollo. Io conchiuderò questo breve cenno coll’osservare che se in esso ebbi specialmente di mira la maggiore delle due sorelle Milanollo, ciò non vuol dire che non istimi assaissimo anche il talento precoce della più piccola. Sla laddove la prima manifesta già una stupenda potenza di sentimento artistico, quest’altra, per la tenera sua età, non potè finora far palese clic una mirabile disposizione a trionfare delle più temute difficoltà tecniche. A provare il forte ingegno e la perizia consumata della Teresa, anche senza udirla, basterebbe udire la Maria, eppoi sapere ch’ella ò allieva della più provetta sua sorella. La Teresa sarebbe ad ammirare anche se avesse tre volte tanto gli anni che ora ha; la Maria è incantevole in parte anche pel suo visino d’angioletto, per la sua grazia infantile, e per le piccole sue dila (1). Ha ti) Questa sera le udiremo in un’ultima Accademia alla Scala: siamo certi di un’ovazione meritata. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Siamo ben lieti di poter far parte (T una notizia ai dilettanti ed amatori della musica, dei c/uali ha sì gran copia la nostra Milano. Il nostro egregio professore di Clarinetto sig. Ernesto Cavallini darà dir I. R. Teatro alla Scala nel giorno 3 del prossimo dicembre un’Accademia, nella quale suonerà tre pezzi nuovi per Clarinetto solo con accompagnamento di Orchestra da lui composti. Si eseguiranno inoltre tre nuove Sinfonie, fra le quali la gran Su fonia (4) del maestro Merendante | sopra motivi dello STABAT MATCH di f ltOSSLM. (1) proprietà de.l’Editore Giovanni Ricordi. — Monaco. Nella grande Accademia graziosamente |j proposta e data da Liszt a benefizio de’ Bavaresi in! Grecia alla quale accorsero più di 3000 spettatori, si produsse anche Alfredo Piatti distintissimo concertista j di violoncello, di cui l’I. R. Conservatorio di Milano! deve andar fastoso. Dopo che il Titano del pianoforte l ebbe suscitato indescrivibile entusiasmo col magnifico ’[ suo Capriccio sulla Sonnambula, si presentò il mode-! sto Pialli a suonare una espressiva e brillante fantasia ] sopra i temi dell’aria finale della Lucia di bella sua: composizione. Da nessun applauso alla prima venne: accolto, chè qui ci non era conosciuto. A poco a poco ‘i il pubblico prese interesse per gli spontanei e sicuri! suoi modi, poi lo si applaudì, quindi ogni suo canto espresso con un sentire veramente italiano, e tutti i suoi azzardosi e complicati passi di bravura, ove e straordinario, vennero interrotti o susseguiti da generali ac-, clamazioni, e dopo il pezzo lo si volle rivedere per ben tre volle; ed entrato nelle scene, Liszt gli corse incontro e lo baciò dimostrandogli colla maggior cordialità la piena sua soddisfazione, ed in seguito per tutto il tempo che si trattenne a Monaco gli prodigò le più lusinghiere ed amichevoli cortesie e lo impegnò a recarsi a Parigi dicendogli: Andateci pure senza paura, voi sarete contento di Parigi, perchè i Parigini saranno contenti di voi; di più vi prometto di prender parte al primo vostro concerto. Tali dimostrazioni oltre modo onorano tanto chi le ricevette quanto il sommo che si compiacque compartirle. Gloria ad entrambi. Anche il famoso Mcntert, forse il più abile violoncellista della Germania, accordò al Piatti speciali suffragi (1). (Da lettera). — 11 Novembre. La nuova Opera Zaida, poesia e musica del barone di Poissel, intendente della musica di Corte, fu data qui per la prima volta l’altro ieri cou grande applauso, li compositore, da lauto tempo noto vantaggiosamente per altri lavori musicali, fu in fine dell’opera chiamato sulla scena. (Gaz:. Univ. d’Aug.) — Il cavaliere Bcniezhy, ungherese, arrivò qui nel suo ritorno da Parigi a Vienna, e si propone di presentare due da lui inventati instrumenti musicali. Una Arpa-chitarra, chitarra migliorala e di maggior estensione, e l’Eolipolica, specie di violoncello a sci corde, trattabile come stromenlo a corda e colile arpa. Sonato coll’arco supera di molto riguardo alla pienezza del tono il solilo violoncello, e nell’arpeggio uguaglia affatto l’arpa. Siamo curiosi di sentire questi istrumenli in un locale maggiore. (Ivi) — Vienna. Per la gran festa musicale data il 5 novembre nell’I. R. Cavallerizza d’Inverno si esegui la Creazione di Haydn, in presenza dell’intera augusta Corte, e di un numerosissimo pubblico, da più di 1000 individui, fra inslrumenlisli e vocalisti. L’esecuzione, in ogni riguardo eccellente, fu coronata del maggior successo. L’intera Corte, rimasta sino alla fine, venne accolta al suo apparire con un triplice evviva. (Gazz. teatr. di t’ienna.) — Il gioì no 9 novembre si esegui per la seconda volta questo Oratorio parimente in presenza di un numerosissimo uditorio, e col maggior successo. — Il rinomato concertista di violino Brusi, abbandonando Parigi, intraprese un viaggio pel Nord. Per ora si reca a Hannover, ove passerà qualche tempo nella sua qualità di regio maestro di concerto. Di là suderà per la via di Berlino c Kònigsberga a Pietroburgo. — Nell’ultima sua annua generale Seduta l’Unione, Olandese per promuovere l’arte musicale ba conferito il primo premio di un inno cou coro doppio al sig. I. I. H. Vcrhulst doli’Aja. Nominò membri nuovi il detto sig. Verhulst ed i signori Schumanu e Hillcr a — Il Re di Prussia conferì la gran medaglia d’onore per le arti e scienze al suo direttore di musica. Ottone Nicolai, attualmente maestro di Cappella al teatro di Corte dell’Opera a Vienna. (Gazz. Jtfus. Univ.) — 11 rinomato virtuoso d’arpa Parish-Alvars, di ritorno dal suo viaggio artistico, è arrivalo a Vienna. — L’illustre cantante Ungber-Sabatier regalò la somma di mille zecchini agli incendiati di Stuhlweisseuburg, sua città natia. (Cosi la Gazzetta JUusicale di t’ienna dell’11 corr.), per cui la Ungher, come lo dice il suo nome, sarebbe dell’Ungheria, e non già di Vieuna come si credette finora. — PiETnoBUKGO 27 ottobre. — Jeri ebbe qui luogo la prima recita dell’Opera Italiana col Pirata di Bellini, che piacque assai. Rubini - Gualtiero, Tamburini - Ernesto, signora Pasini - Imogenc, ne sono i rappresen(1) Il Piatti ora tornò in patria e lon ha alcun impegno. fanti principali. La prima donna vale poco. Si aspetta fra non molto la Schiitz e la Schoherlcchncr, le quali però difficilmente canteranno nell’opera. (Ivi) — La signora Paolina Viardot c partita per Pietroburgo, ove è scritturala al Teatro Italiano pella stagione invernale. — La Parte del Diavolo, d’Aubcr, venne applaudita a Lipsia ed a Francoforte. — Il giovane Filtsch, questo brillante allievo del celebre Chopin, trovasi ora a Vienna, ove si farà udire il venturo mese in alcuni concerti. — Si diede or ora ad una nuova contrada di Vienna il nome di contrada Beethoven. — La società delle arti a Vienna, darà quest’anno, pel suo gran festival le Stagioni d’Haydn. — Si annuncia assai anticipatamente un festival a Oxford pei diciassette, diciotto e diciannove giugno 1 SII. Il vice cancelliere deH’universilà ha promesso il suo patrocinio a questa solennità musicale. — Il festival d’Edimburgo fece soggiacere i suoi appaltatori ad una perdita considerevole: gl’introiti rimasero, dicesi, mille lire sterline al dissotto delle spese. ««TIZIE RECENTISSIME li Don SéOnslie*«, nuova Ojeera francese «li Ilovi/.iiii «lala al tuffimi’ Oyrmr, la sera del 13 corrente. (Da carteggio privato) «Il Don Sébastien, venne dato jeri il 13 corrente con grandissima riuscita. In ciascun atto si notarono bellezze di primo ordine, ma il migliore è il quarl’alto, che nel tutto insieme mi sembra un vero capo lavoro. L’intera platea irruppe con entusiasmo per domandare la replica della scena principale, la quale fu ripetuta con generale e vivissima acclamazione. La Romanza di Duprez nel second’alto produsse grandissimo effetto^ a me pare superiore a quella della Favorita che pure è ormai diventata popolare. La profezia di Barroilhet nel prilli’atto, la Romanza nel terzo e la Barcarola nel quinto sono pezzi pieni di attrattive e di venustà. Tutti i duetti, e sono molti, mi pajono pregevoli per sceltezza e novità di inolivi. La musica delle danze sbaquella ricca di splendide melodie: glio, o l’instrumentazione pa dei più grandi maestri della Scuola tedesca. Insornma io non credo peccare d’esagerazione col predire che il Don Sébastien deve trionfare su tutte le scene che gareggieranno nel procurarsene lo spartito. «Fin qui il nostro corrispondente, alle cui calde manifestazioni di un entusiasmo non ancora sedato, desideriamo vivamente faccia eco il più riposato giudizio del giornalismo. ERRATA-CORRIGE Nell’articolo del maestro Manna intorno al Dies-irae del cavaliere Giorgclli, inserito nel N. 45 sono occorsi alcuni errori di stampa che ci affrettiamo di avvertire per la migliore intelligenza dello scritto. Colonna Linea Errala Corrige 2.a 4.a antichi archivi 4.a 2.H moto vuoto n 70.a però perciò 5.a 50.a a più e poi 6-a 2.a a quello o quello e 6.a pessando passando Dall’I. R. Stabilimento «azionale Privilegialo di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVANNI RICORDI Contrada degli Omtnoni N. 4720.