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Gazzetta Musicale di Milano, 1843/Suppl. al N. 52

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Suppl. al N. 52

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[p. 219 modifica]Supplemento al JV. ) Ticino i vari concetti poetici, ed imitare al |! più possibile le inflessioni che usa la voce. nella declamazione, il Peri per il primo | ardiva infrangere i ceppi delle antiche dottrine, e cosi veniva a scoprire, o almeno: apriva la via per giungere alla scoperta di quei rapporti pei quali vengono a congiungersi le transizioni anco le più eterogenee e le più straordinarie. Il Peri dunque è da stimarsi come il primitivo fondatore del nostro attuai sistema musicale. Cinque o sei volle più voluminoso di quel che lo sia sarebbe stato lo spartito aeV Euridice del Peri, se, come si usa oggidì, si fosse usato in quel tempo distendere le partiture. Le sole parti vocali concepite per lo più a note e parole, senza ripetizione veruna neppur nelle arie, costantemente sostenute da un semplice accompagnamento di basso continuo senza forma melodica, corredato di poche cifre numeriche e di quei segni alterativi indispensabili a stabilir le varie transizioni, è quanto trovasi di scritto nelle partiture dei primitivi drammi musicali. Non per questo gli stromenti di varia specie mancavano di concorrere a render più completi tali spettacoli } il Peri islesso ci fa sapere che la sua Euridice fu dentro alla scena suonala da’ signori per nobiltà di sangue e per eccellenza di musica illustri, e non vogliamo credere che il numero dei suonatori che vi ebbero parte si restringesse a quei soli quattro che egli nomina, giacché Giulio Caccini nella occasione islessa di festeggiare il matrimonio di Maria De Medici poneva in musica il Rapimento di Cefalo, altro spettacolo scenico di cui pubblicò il coro finale in aggiunta alla sua Euridice, che fu, com’ei ne avverte eseguito da settdntacinque persone tra suonatori c cantanti, disposti sul palco in farnia di mezzaluna, e tanti quanti ne tenea la scena, nè per questo la sua partitura si vede differire dal sistema tenuto in tutte le altre dell’islesso genere di quel tempo. Dietro tali notizie può nascere in noi una curiosità che non facilmente potrebbesi soddisfare, ed è quella di sapere se in quei primi teplativi drammatici i suonatori si stessero appiattali dentro la scena, o comparissero in palco insieme con gli attori, o sivvero come oggi in massa collocati fossero in quella parte inferiore del proscenio che noi chiamiamo orchestra. Comunque si fosse, certamente lo strumentale non dovea essere la parte più brillante e la più perfetta di quelle sontuose feste, potendosi ciò arguire dalfamalgama curioso di gravicembali, chitarroni, liuti, lire, viole da gamba, viole di mezzo, violette, violini, arpe, cornetti, flauti, cornamuti, fagotti, corni torli e moltissimi altri di tali stromenti di cui distintamente ci parla il padre Lodovico Zacconi nella sua Pratica di Musica (Venezia -1592), i quali in simili occasioni soleansi adoprare a maggior magnificenza. Oltre un disquilibrio di forze sonore che necessariamente incontrar si dovea nella diversa ed opposta natura di simili stromeuti, non si sarà potuto a meno di evitare una qualche confusione che nascer dovea dalla libertà concessa ad ogni suonatore di crearsi sul basso continuo una parte adattata al proprio istromento • ed alla propria capacità,contrappuntizzando 14 alla mente come faceano i cantori sulle

melodie dell’Antifonario in tempi anteriori.

1 Questa bizzarra maniera di far della inu| sica strumentale che fu in pieno vigore per circa un mezzo secolo, mantenea un residuo di vita anco nella seconda metà del secolo XVII, giacché non ostante i vistosissimi progressi fatti nel periodo e nella forma melodica, la quale non poteva a meno di render, necessario un determinato disegno negli accompagnamenti, pure nel Paride di Gio. Andrea Buontempi perugino che mi fu dato riscontrare, rinvenni il solito accompagnamento di basso continuo solamente interrotto di tanto in tanto per dar riposo alle voci da brevi ritornelletti scritti in contrappunto a tre parti, senza però veruna indicazione degli stromenti con che si doveano eseguire. Questa grand’opera in cinque atti, di cui il Buontempi fu autore anco della poesia, venne rappresentata con ’grandissimo apparato alla Corte di:.Dresda nel -1662, e fu la prima volta che la Sassonia godesse di tali spettacoli. I romantici hanno in quella un gran modello da ammirare. Luigi Picchianti EE SETTE PAROLE CENSI STORICI} RIFLESSIONI, CRITICHE, CCC. Già in questo foglio fu luogo a lodare il savio divisamente della Società inarmonica Fiorentina, clic, ferma stante l’esecuzione delle solile grandi accademie, stabili ogni prima c terza Domenica dei mesi di esercizio aprire le sue sale a quei dilettanti e professori addetti alla Società clic volessero là convenire ad esercitarsi nella esecuzione di pezzi di scelta musica. Già molte buone composizioni sono state eseguite in simili circostanze, c per noi ò certo un incontestabile progresso artistico, clic qualche dozzina di signorine duellanti dia ormai mano volentieri alla esecuzione di musica austera, sacra per le più volle, di che il (itolo soltanto soleva essere finora quasi uno spauracchio per questo grazioso ed amabilissimo fra tutti quanti generi esistono di animali canori. Certo clic onderebbe assai lungi dal vero chi asserisse (ali riunioni di studio, o, come le dicono, esercizi, nella loro attuale condizione nulla lascino a desiderare: il fatto ò ben diverso, chè molto di ciò non dovrebbe fervisi vi si fa (bene è inteso, parlo per rapporto alla musica soltanto), mollo di ciò fare vi si dovrebbe non vi si fa: ma è indubitato che la istituzione è buona in sò stessa c che il più interessante è ottenuto; giova ora sperare clic il tempo e l’esperienza facciano ammaestrali dei modi di migliorarla. Ma su ciò non più; chò volli soltanto mi servisse d’introduzione ad altre cose. La esecuzione clic in tali cscrcizj ebbe luogo della musica delle Selle Parole composta da Merendante, fece nascere il desiderio di sentire quella vergata sullo stesso subiclto da Giuseppe Ilaydn; ed in fatti per due domeniche successive la bellissima tra le belle composizioni del tedesco maestro fu eseguita in un modo che se, a dir vero, non si avvicinò troppo alla perfezione, trattandosi infine di semplici prove potò dirsi plausibile. Ora siccome, considerando il modo con cui si proccdè in questa esecuzione, può nascere un dubbio, una questione, la soluzione di cui non ò senza interesse sì nella pratica clic nella bibliografia musicale, cosi intendo toccarne alcun clic, c a tal fine mi’ sia concesso far cominciamento dando un cenno della istoria di questa opera tanto meritamente lodata. Quando nell’anno 1801 i noti editori Brcitkopf ed Ilàrtcl di Lipsia davano alle stampe la composizione in discorso, la facevano precedere da una Prefazione tedesca scritta dallo stesso Haydn, la quale, voltata nella nostra lingua, è del seguente tenore: «Prefazione. - Sono all’incirca quindici anni che fui ricercato da un canonico di Càdicc di comporre una musica istrumenlalc sulle Selle Parole di Gesù in Croce. Si soleva in allora tutti gli anni eseguire durante la quaresima nella cattedrale di Cadice un Oratorio, a render maggiore l’effetto del quale non poco doveva contribuire il seguente apparalo. Le pareti, lè finestre, le colonne della chiesa erano tappezzale con panni neri, ed una sola gran lampada appesa nel mezzo rischiarava le sacre tenebre. All’ora di mezzogiorno si chiudevano tutte le porle; allora cominciava la musica. Dopo un adattato preludio il vescovo saliva in pulpito, pronunziava una delle parole, c vi faceva sopra una meditazione; terminala la quale discendeva c si andava a porre ginocchioni avanti l’altare. Il tempo clic vi restava era occupato dalla musica; risalivo, poi, e risccndcva dal pulpito una seconda, una terza volta e così via discorrendo, c sempre alla fine della orazione ricominciava l’orchestra. - Doveva la mia musica essere adattata a questa funzione. 11 comporre sette adagi, di cui ognuno durasse circa dicci minuti, clic dovevano susseguirsi l’un l’altro, senza nojarc l’uditore, non era delle più lievi intraprese, ed io mi avvidi subito clic non mi era tenuto legato al suindicato spazio di tempo. - La musica era in origine senza parole, ed in questa forma ò stala stampata. Non prima d’ora mi venne occasione di aggiungervi il canto, di modo clic l’oratorio Le selle parole del Salvatore in croce ora per la prima volta si pubblica dai signori Brcitkopf ed Ilàrtcl di Lipsia come un’opera compila, e, perciò concerne la parte vocale, nuova del lutto. La predilezione con che questo lavoro ò onorato dai culti conoscitori, mi fa sperare che anche presso il pubblico tutto non sarà per mancargli un simile incontro. - Vienna, Marzo 1801. - Giuseppe Haydn. h Il modo con clic Ilaydn parla nella sopratrascritta prefazione della riduzione per canto di questa sua musica, fece credere a molli ch’egli stesso l’avesse operata. Ma la cosa non è così, ed ecco come la descrive l’esattissimo Carpani nelle Haydinr (Lettere su la vita c le opere di Giuseppe Haydn, Milano, 1812, voi. 1, in 8.° lett. 7, pag. 106)»... Alcuni.anni dopo venne capriccio al consigliere Fricdbcrg, al servizio del principe vescovo di Passavia c fratello del vivente maestro di tal nome, uomo amantissimo della musica c versato nell’arte, di aggiungere le parole ed il canto a qucU’cnfatica c divina musica istrumentalc. Si rivolse per tal fine al maestro Michele Haydn, fratello del nostro Giuseppe c maestro di cappella a Salisburgo. Questi, come dissi, profondissimo nella sua scienza, accettò un impegno sì arduo c da spaventare un Monteverde, un Palcstrina. 11 consigliere compose le parole, ed il maestro Michele, senza toccar nulla della musica strumentale, la fe’ diventare accompagnamento, aggiungendovi il canto a quattro voci e a tutto rigore e precisione di contrappunto. Riuscitogli a meraviglia il lavoro, lo inviò al fratello, c questi non solo l’approvò, ma lo fece eseguire più volle, c lo lusciò correre di poi nel pubblico come fatica sua. E certo clic l’ILiydn era capacissimo, impiegandovi però molta pena, di fare quanto il fratello suo aveva fatto. Il fondo, su cui si esercitarono i due fratelli era lutto di Giuseppe, onde sarebbe farisaica accusa qualora di plagio accusar si volesse il nostro Haydn d’aver riguardalo come lavoro c proprietà sua questo dono fraterno; tanto più che nel così operare dava al fratello la più lusinghiera prova del grandissimo conto clic ne faceva. Di fatti, fin clic visse, ben lungi dal lagnarsene, il maestro Michele andò superbo di questa approvazione di fatto, datagli dal celebre suo fratello di carne c di mcOra è a dirsi che per eseguire questa composizione si è tenuto alla Società Filarmonica nell’incontro presente il modo che segue: assegnale ai cantanti le parti immaginate da Michele, secondo clic si hanno dalla edizione di Lipsia di cui ò parola di sopra, corrette però, in (pianto alla versione italiana, per opera dell’nbilc dilettante Francesco Casuccini senese, si sono fatte eseguire agli stromenti quelle ideate già in principio da Giuseppe, ricavandole dalla antica edizione originale per orchestra soltanto. Ma ò da sapersi che tra la strumentazione di questa e quella dell’altra edizione corrono le differenze che son per dire: 1.° si ritenne esattamente nella seconda la istrumcntazionc originale della introduzione cui non fu aggiunto il canto, c si rispettò in tutta l’estensione dell’opera la distribuzione del quartetto istrumenlalc, che sole due o tre lievissime alterazioni ebbe a subire; ma però agli stromenti a fiato ( che in origine si restringevano a due oboe [p. 220 modifica]p due comi, due fogo!li, qualche rara volla i flauti, e H le trombe ed i timpani nel solo Anale, intitolato il i terremoto) si aggiunsero quasi sempre due clarinetti, ) due tromboni contralti, e continuamente in tutti i

  • pezzi i flauti: 2.° tra lazquarta e quinta parola, come

introduzione alla seconda parte, fu intercalato un adagio a soli stromcnti a fiato, clic nella edizione strumentale non esiste: 5.° finalmente in tutti indistintamente i pezzi vocali l’impiego generale degli stromcnti a fiato fu nella edizione di Lipsia modificato alquanto, sì per aver soppressi alcuni raddoppi trasportandoli al canto, sì per l’aggiunta di cose diverse, ed in ispccie di varie armonie a sostegno delle voci. In tale stato di cose spontaneo si presenta un quesito: - Dovendosi oggi eseguire l’oratorio vocale Le sette parole, ecc. dovrà adottarsi la pili moderna istrumcntazione notata nelle pagine della edizione di Lipsia, o tener dietro alle traccio della filarmonica di Firenze, facendo uso, cioè, della istrumcntazionc immaginala originalmente da Giuseppe quando compose l’opera sua per l’orchestra soltanto? - Varie sono le ragioni clic militano a favore si dell’uno che dell’altro sistema. Troverebbe giustificazione il secondo nel detto del succitato Carpani, il quale scrisse che a il maestro Michele, senza toccar nulla della musica islrumcnlalc, la fe’ diventare accompagnamento, ecc.» E certo la opinione di uno scrittore così coscienzioso ed istruito, quale è il critico e biografo milanese, che sappiamo avere attinti dalla bocca stessa di Giuseppe i più interessanti particolari della sua vita, deve ricscirc, ed è iu fatto, di sommo peso. Ma siccome d’altronde la edizione di Lipsia fu eseguita vivente l’autore e quasi sotto gli occhi di lui, senzachè mai ne facesse reclamo; siccome oltre di ciò fu onorata da manifesta approvazione per parte sua, come apparisce dalla sopralraseritta Prefazione, così non dubito di concludere che oggi, ritenuta la vecchia istrumcntazione ogni volta si voglia eseguire la composizione coi soli stromcnti, non sia lecito fare a meno nella esecuzione vocale di stare olla istrumcntatura che nella edizione di Lipsia è notata, senza contraffare non solo alla implicita ed argomentata intenzione dell’autore, ma alla volontà sua esplicita e manifesta; di fronte alla quale deve tacersi ogni qualunque diversa opinione di critico e biografo, abbenchò rispettabilissimo. Ciò, sembrami, basti per rapporto alla questione pratico-musicale: resta però a risolvere una questione musico-bibliografica. - Se Giuseppe non rcistrumcntò la sua composizione; se Michele nulla toccò della musica istrumentale, a chi devesi attribuire l’opera delle innovazioni di cui sopra è discorso? - Mi pare si debba rispondere sieno attribuibili a Michele, ad onta delle parole del Carpani: 1.° perché nella introduzione alla parte seconda di sopra rammentala è facilmente riconoscibile lo stile puro, severo, dotto, ma alquanto freddo di questo maestro: 2.° perchè senza offendere la coscienza del Carpani stesso, si può riguardare la sua espressione come una di quelle generiche frasi di cui si suole usare quando si racconta una cosa come in conversazione venne narrata, senza occuparsi ad investigarne criticamente i particolari. Oltre di che, a ben considerarla, la si può ritenere come usata in un senso lato clic non sia in contradizionc con la conseguenza’ cui sono sccso di sopra. In fatti ci non dice che da Michele non fosser toccate le parti •strumentali, ma che nulla fu toccato da lui della musica strumentale; il qual modo di dire risveglia al certo una idea molto più complessa e lata che l’altro; ed in questo senso si può bene intendere clic la musica strumentale delle sette parole ecc., ossia, non la scelta dei mezzi materiali di cui l’autore si servi per comunicare agli uditori i suoi concetti, ma l’insieme dei concetti stessi essenzialmente non venisse alterato, loslochc furono rispettate le parti integranti della strumentatura di quella composizione, voglio dire il quartetto degli stromcnti a corda, ed i lievi cambiamenti fatti subire alle parti degli stromcnti a fiato, che vi sono il più delle volte meri raddoppi o ripieni, sono diretti soltanto a far sì che meglio gli | stromcnti stessi cooperino con le voci all’cflctlo generale della composizione. Nonostante il fin qui detto, la quisliònc si presenta ) sempre disputabile; e siccome anche i particolari più lievi acquistano interesse allorché si tratta della istoria delle opere di taluno tra quegli esseri privilegiati che dieonsi genj, tra i quali per rapporto alla musica Giuseppe Ilaydn merita al certo uno dei primi luoghi, così è desiderabile che se vi ha chi intorno a questo soggetto sappia alcun che di più positivo e certo, a comodo di ognuno lo renda di pubblico diritto. L. F. Casamorata. I, Et. TEATRO ALLA CAHOBBIAHA ACCADEMIA DI ALFREDO JAELL I fanciulli-prodigj, al dire di uno scrittore francese, hanno detronizzato le sette meraviglie del mondo: ora è permesso obbliarc ove esse siano sparse nell’universo, per indagare la quantità e la qualità de’ ragazzi miracolosi appartenenti all’arte musicale che in ogni paese van producendosi. La imperante di questi fanciulli, in quanto ad esecuzione, per consentimento dell’intiera Europa si è la Teresa Milanollo, violinista sotto ogni riguardo magicamente perfetta. Nel comporre, con una mano di otto anni tien fermo un luminoso scettro il Benoni. Poi vengono i fenomeni di differente grandezza e fama sotto il nome di Sofia Bohrer, di Michclangiolo Russo, di Filtsch, di Maria Milanollo, dc’Vianesi, di Wilbak, di Rubinstein, di Fumagalli e questo ultimo lo possediamo nel nostro I. R. Conservatorio. All’istromcnto dell’epoca, al pianoforte, appartengono sei degli ora nominati, numero accresciuto dal triestino Jaell, che nella sera del 20 destò fra noi straordinario incontro; se un tale epiteto può esser lecito dopo esser stati per ben otto volle beali dalle Milanollo. II Jaell sorprende, diletta e bendi rado affatica l’attenzione degli uditori co’ penosi sforzi proprj di prematuri studj e di costituzioni meno sviluppate. Nascendo, oltre il bisogno di bere e mangiare, sembra altresì aver avuto la necessità di porsi al pianoforte, onde diventar grande tanto nella statura, quanto nell’esecuzione sul prediletto istromenlo. Suo padre, distinto suonatore di violino, ncll’offrirgli gli alimenti communicogli eziandio l’istruzione musicale. - Il piccolo Jaell, d’aspetto inspirato, possiede una natura ed una organizzazione eccezionali. Studia cinque o sci ore al giorno e giammai si stanca; il suo intelletto è sempre pronto, come le omiopatichc sue dita. E meraviglioso il modo con cui supplisce a ciò che non può arrivare la sua mano, in ispccic, allorquando incontra delle ottave ch’ei sorprendentemente rende fra l’arpeggio ed il salto. Eseguisce i pezzi più difficili di qualsiasi autore con iperbolica arditezza e con una espressione sentita ed energica veramente di molto superiore a’suoi due lustri. 11 tocco di lui, al par del suo carattere, è deciso e vibrato, qualche volta perfino sembra che troppo si compiaccia di aggravare la tastiera colla sua precoce forza. Lo Studio del trillo produsse un effetto singolare e si dovette ripeterlo. Chi vede ed ascolta il Jaell in questo pezzo, nel quale ben anco introdusse de’ salti e de’ capricciosi passi di maggior difficoltà di quelli segnati dall’istesso Dòhler, non può a meno di proclamarlo un diavoletto-pianista. A Liszt nella sua puerizia fu pure applicato un uguale titolo. Possa il Jaell, crescendo in età, continuare a mantenersi oggetto di ammirazione! BIBLIOGRAFIA AVE MARIA del maestro Jflntutnnici. A un’epoca in cui le varie fasi dell’arte musicale presero un andamento fra loro sì divergente, e vediamo, a cagion d’esempio, gli istrumcntisti eccessivamente far pompa di passi di bravura edi cantanti, tranne poche eccezioni, esser quasi inetti a rendere con facilità e finitezza un gruppetto, un mordente,un abbellimento qualunque, è della maggior necessità, a compenso di quanto si perdette da una parte e si esagerò dall’altra, seguire con tutta possa e col debito convincimento quel genere grave, espressivo, maestoso, soave, mistico ove il compositore a tutto suo agio e senza cssccondo solo brano magiscr assoggettato ai capricci del pubblico ed a quelli fi ancor peggiori de’cantanti da teatro, possa innalzai si «ad uno stile puro e profondo e mantenersi in un si- e sterna mclodiro-armonico -strumentale alieno da’ di- i felti oggidì tanto comuni nelle opere sceniche più accia- t male. Lo Slabat Matcr del colosso da Pesaro, è il tipo delBgcncrc di cui parliamo. Rossini indusse la voga della musica religiosa, come aveva già fatto colle Serate in quella per camera, e tosto con generale soddisfazione si osservarono i più valenti compositori ora in attività percorrere l’indicata via, avvantaggiando la loro fama e la loro arte. Per talmodo in breve spazio di tempo il mondo musicale potè ammirare le Sette parole di Mercadante, il Requiem di Pacini, il Miserare di Donizctli, la Messa di Mantlanici, eco, opere che non avrebbero veduto la luce senza il loro precursore, lo Stabat. L’ultimo fra gli or nominati maestri, clic in ogni suo lavoro sempre si mostrò degno d’appartenere alla più eletta scuoia d’Italia, la napolitana, che riportò applausi teatrali col Bontcmponc, la Maria degli Albizzi ed altri sparliti, venne lodato per piacevoli ariette, ducttini e quartettini vocali da camera, per varie raccolte di utili solfeggi, per un quartetto fugato ad istrumcnti d’arco, e per la suaccennata messa, reeentemcntc presso l’editore Ricordi pubblicò un Ave Maria per tre voci (soprano o tenore, mezzo soprano o baritono e basso) con coro a piacere e con accompagnamento d’organo. In questa pregevole composizione - andante affettuoso a 5/4 - il soprano da prima inluona un motivo pieno di grazia la cui seconda parte vien eseguita dal mezzo soprano e basso, quindi il soprano rientrando con un mi a pedale per cinque battute, la melodia prende maggiore sviluppo finché tutte, le voci col sostegno anche de’cori con bella graduazione sono spinte ad un fortissimo da cui con un risultato il più penetrante e fra scelti accordi, a poco a poco diminuendo,^si passa al pianissimo. Un di quattro battute ei schiude un altro straimcntc armonizzato e condotto sulle parole nobis peccatoribus. 11 pezzo va sempre più interessando mano mano progredisce, ed assai ben si compie. In esso l’anima) del cristiano ed il talento del contrappuntista son collegati in modo da lasciar indecisi a quale assegnare la palma. Ncll’/lue Maria di Mandanici predomina un sentimento tenero, il più proprio a rei dere la nobile semplicità del sacro lesto. Dalla disposizione, daH’altcrnativo grado di forza e dalla fusione delle tre parti principali e dalle entrate del coro ne risulta uno svarialo colorito mirabilmente adatto al saluto ed alla preghiera che i fedeli ora a sommessa, ora adfalta vocc*dirigono alla Madre d’iddio. Questa Ave Maria merita di esser conosciuta eziandio da coloro che già posseggono quelle di Slozart, Cherubini, Sehuberl, Basily, Florimo.....0 /. I. Il Fanciullo Benoni. Questi fogli parlarono non ha guari del fanciullo Benoni a Vienna, oriundo della Boemia, il quale nella tenerissima sua età mostra un precoce gran talento musicale. Ecco che cosa ne dice in sostanza una lettera inserita nella Gazzetta Musicale di Vienna del 14 corrente novembre N. 136 l’I. R. organista di Corte, sig. Simonc Scchtcr (uno de’ più csimj precettori di contrappunto ed improvvisatore di fughe). a Nulla vi dissi da tanto temilo sul piccolo Benoni, «ma ora, dopo undici mesi d’insegnamento, posso a accertarvi ch’egli, non toccando ancora l’anno noti no, è già signore d’una grande provincia del sali pere, possedendo ormai compiutamente le nozioni «ovvie della dottrina dell’armonia, e come se le avesse «imparate fino dalla sua nascila. Il suo amore per» la musica, non che l’affetto che porta a me suo «istitutore, è fervente, e spero che si farà pur onore «nella musicale composizione propriamente detta, che ii ormai abbiamo cominciata. Non crediate già essere u ciò una sfida, poiché non vorrei clic questo tenero ii fiore venisse guasto da una ruvida mano, come «suol succedere ne’ soliti esami, ove cercasi confanti dere a bella posta il candidato. Ma se volete di ii nuovo, come altre volte, essere presente ad una sua» lezione, spero che tornerete soddisfatto a casa. Vostro amico cct [p. 221 modifica]- 22-1 — 1 Celebri Violinisti. Ecco in che modo la Musicale di Vienna cavallerizza i più famosi tempo nostro dimenticando però la Ter ’tassella a Milanollo che dovrebbe a buon drillo in un canto. Noi riproduciamo il breve arlicolcllo senza oggiugnervi noia di sorla, non volendo assumere veruna parie di responsabilità dei giudizi anzi che nò bizzarri in esso bizzarramente manifestali, n Abbiamo sentito violini differenti: il violino di Paganini era bizzarro nello scherzo e burlesco nella gioja; il violino di l.ipinsky, uiìa eroina; il violino di Cafoni, una dama del salone di Parigi, elegante, insinuante; il violino di Spohr, alemanno, vigoroso, più pensieri che parole; il violino di Bériot, un’amabile ragazza, schictla, senza gran tcndenzc(!) il violino di Ole Bull, una ballerina di cachucha, clic batte le nacchere, piroettando senza pensieri; il violino di Ernst, una bella languente, mclancolica, una colomba in atto di spiccare il volo; finalmente Molique a Stullgardo, del cui violino vorrei dire con Amleto «: dite clic egli è un uomo, e avete detto tutto. Ditene: è un violino, e avete pronunziato la sua apoteosi n; e il violino che canta, clic sente, che prega, pieno di sentimento, pieno d’anima e di cuore; il re degli slroincnti. E finalmente il violino del nostro Mayseder, il casto, il puro, il violino dotato ili sentimento profondo. Venendo ora al violino di Ilauman, esso è un’amica passeggiata al chiaror della luna, ecc., ecc. (Gazzella Mas. (li Vienna) NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — lui Società musicale «li Santa Cecilia in Bergamo - insil i sacra dell’esimio maestro Simoe Mayr. inflessioni- Voti. Venerdì leste passalo la insigne Basilica di Santa Maria Maggiore in Bergamo risuonava di sacre melodie in onore della celeste Patrona de’ canti e de’suoni e de’ buoni cristiani che lodano il Signore in cymba- i lis jubilalionis. La società di Santa Cecilia fu istituita in Bergamo già da parecchi anni, e deve l’origine sua alle cure I di quel Nestore de’ viventi maestri di musica Giovanni Simonc Mayr, come a lui si devono altre istituzioni filantropiche e musicali; per le quali si rese tanto benemerito e caro ai bergòmesi. In quel dì cranvi maestri, professori e dilettanti di I musica, tutti affaccendati perchè la festa avesse a riuscire decorosa e solenne. Al principiar della Messa si udì con molto piacere I un Kyrie del signor maestro Palazzi. Chi scrive mu-! sica da Chiesa ove scorre, il Brembo e il Serio può j facilmente trovare buoni concetti, buon ordine e sag- ■ già espressione de’ sacri testi; perchè ivi ode tutto di musica di quel valente, che più sopra nominai, la quale è concettosa, filosofica e magistralmente ordinala. Tuttavia non voglio detrar merito al sig. Palazzi clic sia riuscito a scrivere il suo Kyrie con tali pregi, poiché non è di tutti il saper approfittare di classico modello, clic pur si abbia costantemente soll’occhio. Dopo l’evangclo il M. II. signor don Giuseppe nichelini lesse panegirico discorso, il quale fu aggradilo e lodalo da molti. In seguilo si ebbe ad udire un Credo assettato in festive note dal dilettante Girolamo Calvi. Oh egli ha ben argomento di esser grato a’ suoi concittadini pel lieto viso clic eglino fan sempre alla sua musica. Tutta l’altra musica di quel giorno e del giorno susseguente, in cui si celebrò solenne Messa da requie a pio de’ trapassali già ascritti alla società di Santa Cecilia, apparteneva al signor maestro Giovanni Simonc Mayr. Ed è ben naturale che ove si può sentire un Mayr torni sempre gradilo agli uditori che ogni altro L compositore di sacre note esponga riscrbatamcnlc i n suoi concenti.? E infatti nulla di più espressivo, di più magistrale 3 e tratto tratto di più sublime della musica che anco H in tale circostanza udimmo di quel maestro di color che sanno; ad onta chela esecuzione non rispondesse sempre al valor delle note. - I professori dell’orchestra di Bergamo considerati ad uno ad uno sono assai esperti, non v’ha dubbio; ma quel complesso di orchestra è troppo sbilanciato. Ivi gli islromcnti metallici sono troppi in confronto degli altri e specialmente degli islromcnti d’arco; e di più quelli suonano sempre di tutta forza e intronano gli orecchi ed il capo, e questi, per non esser vinti, suonano pure di tutta forza e riescono sgarbati. A me sarebbe impossibile di enumerare i pregi della musica che in quei due giorni fece eseguire il Maestro della Cappella bergomese, e mi limiterò ad esprimere un voto; un voto, che non è mio soltanto, ma di lutti gli amatori del progresso dell’arte; ed è: che siano una volta rese pubbliche quelle composizioni che riportarono vanto sovrano quando vennero a confronto con altre di espertissimi maestri: e sebbene udite in poco paese godono fama di classiche per tutta Europa. Vorrei egualmente clic fosse eseguito alcuno di quo’capolavori, un Dics irae, un Misererà, collo sfarzo con cui sono in oggi esposte altre sacre composizioni, e sono persuaso che la musica sacra di Mayr, desterebbe un entusiasmo forse supcriore all’entusiasmo prodotto da altri famosi lavori dell’is lesso genere, fregiati di moderne ispirazioni. Imperciocché, se l’ammirazione tributata a tanl’uomo, savio assai e riputato anco fuori della musica, non fa gabbo all’intelletto di molti, io ho pur sempre sentilo ripetermi da’ valenti nell’arte, che la musica di Mayr unisce a un fare robusto, a frasi ognora interessanti, j ad una filosofia (l’espressione che non manca inai, ed agli altri pregi di ispirazione, di invenzione, di lucido ordine, un cosi magistrale sviluppo del concetto, ed un così meraviglioso intreccio delle parti melodiche da produrre quella magia d’effetto, nella quale è insù- | perabilc. Non è ch’io riporli tali asserzioni di altri perchè ne sia meno convinto; ma quando l’affezione, non ch’altro, mi riempie l’anima, m’è caro di far valere l’altrui giudicio. Bartolomeo Montanello — Milano. Il maestro CrolT, dando bella prova della sua assiduità e del suo amore alla musica, giovedì sera riunì nella sua casa varj fra i principali dilettanti, alsuoi allievi, ed il più abile cantante della cappella metropolitana per far provare il Miserere di Donizelli l’Ave Maria di Mandanici. Queste due opere riuscironogdi piena soddisfazione. Nella prima si ammirò la profondità e gravità dello stile degno de’ più bei tempi della musica sacra; furono specialmente encomiali il terzetto, il sestetto ed il duo clic precede la dotta fuga. L’Ave Maria e un componimento clic assai onora l’egregio Mandanici; di esso è tenuto discorso in questo foglio. — Vienna. Liszt ebbe dal principe di Hohenzollern Hechingen il titolo di consigliere di corte col segno d’onore di terza classe dell’ordine della Casa Princi— 1G Dicembre. Incominciando dal 24 gennaio 1844, Slrauss dirigerà la musica in tutte le feste clic avranno luogo nelle I. R. Sale di ridotto. — II maestro Salvi è arrivato in questa capitale, ove pensa di fermarsi per qualche tempo. (Gasi, tealr. Vienn.) — Berlino. Dopo una pausa di molti anni avrà di nuovo una Gazzetta Musicale; la quale sarà compilata con ampia libertà di opinioni nelle cose dell’arte e della scienza, sicché potrà corrispondere ai voti de’semplici amatori, e dei buoni addottrinali. — Il celebre violinista Hauman è partilo per Pietroburgo; cammin facendo darà de’concerti a Brussellcs, Berlino, Varsavia, Riga e Mosca. — II signor Fcd. Buschman a [Amburgo, inventore del Terpodio, Ha perfezionato la fisarmonica in modo da potersi applicare con facilità in ogni musica di concerto, massime per accompagnamento del canto. (Gazs. Mus. di Vienna) — La Tadini, allieva di Rubini, clic esordì l’anno scorso sul teatro di Torino, è attualmente la favorita dcH’Opera Italiana a Pietroburgo Verso la fine di novembre vi si aspettava la prima donna Assandri, proveniente da Varsavia. Rubini, clic quasi giornalmente canta ne’concerti privati, ebbe fra le altre cose per regalo una magnifica slitta tirala da due renne, e guernita pressoché tutta di platina, ed una preziosa pelliccia a zibellino bianco. — Liszt diede in questi |ultimi giorni de’ concerti a Carlsrnhc, Eidelberga e Manchcim. — Dello stesso Liszt fu pubblicata or ora a Vienna ® presso Miillcr sul Koblcnmarkt una nuova composizione, col titolo: Guadeamus igitur, paraphrase. (Gasz. teatr. Vienn.) — Il circolo ellenico di Berlino prepara la messa in iscena, sul suo teatro particolare, della commedia d’Aristorane, I,e rane. - Già da otto giorni, la compagnia italiana del teatro di Karigstadt rappresenta l’opera d’Herold, Zampa, sotto il titolo della Sposa di marmo, per cui il professore Frczzolini ha lavorato nuovo decorazioni. r.e M. — La celebrò cantante Schròdcr-Dcvrienl fu scritturata per altri due anni pel teatro di Corte di Dresda, incominciando da Pasqua 18-tt. — Il maestro di cappella Antonio Richlcr a Raab, fece eseguire nel p.p. 2 novembre, giorno de’morti, il nuovo secondo suo Ilcquicm che incontrò molto, anche polla combinazione particolare delle voci per cui è composto, cioè: alto, tenore e basso, due viole, due violoncelli, un contrabbasso, due fagotti, due corni bassetti, due corni, tre tromboni ed un organo. La grave posizione di voce produsse un grande effetto e corrispondente al carattere di una messa dei morti. — L’/lsscdi’o di Corinto di Rossini si darà fra poco a Praga in lingua boema. — Il direttore di musica Schncidcr; darà in questo inverno quattro concerti a Berlino di sola musica classica. I nomi antichi di Durante, Palcslrina, i più moderili di Ilaydn, Cherubini e Spohr si trovano ormai sul programma. — Il sig. Dorcnwcnth, orbo flautista, e sua moglie abile suonalricc di pianoforte si produssero in un’accadcinia data in Amburgo col maggior successo. (Gazz. Music, di Vienna) — Pietroburgo. Di rado min virtuosa eccitò maggior entusiasmo quanto la signora Garcin-Viardot, tanto in teatro quanto da parte della Corte Imperiale. Fino al termine di novembre trionfò nel Barbiere di Siviglia e nell’Otello, venendo chiamata 10 a 12 volte sulla scena. Nel Barbiere l’Imperatore venne, durante la rappresentazione, due volle sulla scena, colmando l’artista delle più lusinghiere espressioni,e presentandola Ifinila l’opera, all’Imperatrice. Il giorno dopo essa ricevette dalla Corte un pajo di preziosi orecchini di brillanti, e Rubini e Tamburini ebbero un saffiro e medaglia contornati di brillanti. L’^pe del Nord dice in tale occasione ■ Non abbiamo mai sentilo sulla nostra scena cantanti come Rubini e Tamburini,e una prima donna come la Garcia-Viardot. Essa possiede l’arte di una Catalani, la grazia di una Sonlag, I’ espressione passionala di una Pasta, e l’incomparabile metodo di sua sorella Malibran; per essa il Barbiere di Siviglia divenne l’opera favorita di Pietroburgo, e rappresentando Desdemona nell’Otello mostrassi pure grande artista nel tragico. (G. T. di V.) — Praga. Abbiam sentito la nuova, e prima opera in Ire atti, intitolata, Mura, del signor maestro Giuseppe Nclzcr. Peccato clic il libretto manchi di musicali situazioni atte ad inspirare il talento di un giovino compositore. Pertanto il signor N. mostrò con questo suo primo lavoro ciò clic in avvenire sarà capace di fare sotto auspicii migliori; oltre di essere padrone dell’orchestra la sua nuova composizione, piena di espressione drammatica, è affatto caratlerisrica e per lo più melodica, i pezzi concertali sono bene lavorati, e la maggior parte de’ passi del libretto vennero interpretati dal maestro con poetico estro. L’introduzione, il primo e secondo finale, il coro delle nozze, sono i più bei pezzi dell’opera. (G. M. Univ.) — Halle. Fino da 2 anni fa si formò qui una Unione musicale di artigiani, sotto la direzione di maestri ed altri uomini aitivi per la coltura de’mestieri. Le radunanze hanno luogo ogni 45 giorni, e due volle nella settimana le istruzioni di canto. I progressi ormai fatti sono più che lusinghevoli. (G. M. di Vienna) — Giiatz. Il signor Schmclzcr, il Liszt sul flauto, trovasi attualmente in questa città. Egli non rinunziò al suo magico suono, come l’annunziarono i pubblici fogli. Si desidera ardentemente che si faccia udire in un apposito pubblico concerto. (Ivi) — Parigi.// Don Sebastiano è giunto in quattro setti- f mane alia sua dodicesima rappresentazione, e il successo > | è stalo ognora crescente. Era gran tempo che il pubblico;! più non si sentiva in vena di applaudire, ed ora non ( j solamente dalla platea, ma da tutte le parti della saa ( [p. 222 modifica]— 222 — o manifesti segni di approvazione per la nuova a di Donizetti. Ecco un riassunto che vale più di dogi. La profezia di Barroilhct, il duetto di maa Stoltz c Massol, il duetto di Duprez e Barroilhct, a funebre, il quarto c quinto atto tutti intieri, i, ad ogni rappresentazione, un entusiasmo Ycro e meritato. L’esecuzione del Don Sebastiano è rimarchevole nelle singole parti come nell’insieme. V’ha luogo di farsi applaudire per lutti; per Duprez, per Barroilhct, per Massai, per Levasseur, per madama Stoltz. F..11. — Una delle celebrità musicali d’Inghilterra, il signor G. Ficld, trovasi da alcuni giorni a Parigi. Ei giù s’è fatto ammirare in una riunione d’amici per la sua bella fantasia sulla Parisina, non solo per la leggiadra composizione, ma eziandio per la stupenda sua esecuzione. H. Hcrz ha fatto sentire, sopra uno de’suoi deliziosi piccoli pianoforti a coda, un notturno inedito di sua composizione, ch’è un modello di grazia, di poesia, di sentimento. — Un successo esultante ottenuto avea il Don Pasquale sul teatro di Metz. Quest’opera ha la fortuna di apparire trionfalmente in tulle le scene liriche dei dipartimenti della Francia. Scrivcsi da Bordeaux clic Don Pasquale venne accolto con entusiasmo. A Ruuen, il successo è stato anche più grande, s’è possibile. - La musica ■ dice il Memorial de Rouen, cui ci compiacciamo citare per tutto ciò che ha rapporto alla specialità musicale, è perfettamente adattata al soggetto, sempre viva, spiritosa, elegante. È meraviglioso che Donizetti, il quale parca essersi dato esclusivamente al genere elegiaco, sia in un tratto cosi compiutamente riuscito nella musica bulla (1), e noi lo ringraziamo col pubblico di questo lavoro •. Tutti i pezzi furono unanimemente applauditi, la serenata soprattutto, c il duetto bulTo del secondo atto, di cui si volle ad ogni patto la replica. F. M. — La Corte di cassazione ha confermato la sentenza della Corte reale di Parigi, per la quale sentenza, conforme alla legge del 4793, clic venne a modificare quella del 1791, la proprietà delle opere drammatiche si conserva per dieci anni dopo la morte degli autori. — Dietro le aggiunte che il maestro Donizetti ba fatto a Parigi alla sua Maria di lìohan, e per conseguenza le nuove addizioni al libro, un bello spirito,cosi il Meneslrel, andava spargendo la voce, che trattavasi di comporre, pel teatro italiano, un libretto modello, clic dovrebbe servire per tutti i compositori, da rappresentarsi eternamente; cangiandone solamente, di tanto in tanto, la partizione musicale. Ma un altro giornale osserva: Le aggiunte alla Maria di liohan sono una cabaletta all’aria di Chalais (atto primo), un delizioso andante per Gondì, bene interpretato dalla Brambilla; un cantabile, altrettanto elegante quanto espressivo, nel duetto finale per la Grisi e Salvi (secondo allo). Vuoisi che in forza di lai nuovi pezzi, l’opera abbia preso proporzioni più ragionevoli, c la sua voga va ad accrescersi pel desiderio di vedere l’opera così completata, per quelli clic di già plaudirono alle sue prime bellezze. Spera l’impresa che il desiderio di far conoscenza con una delle migliori composizioni dell’autore attirerà iritardatari clic non ancora poterono gustarla. Il successo di quest’opera 11011 poteva dirsi più completo. Gli artisti vi figurano tutti al maggior segno. Salvi, la Grisi, Ronconi sono ammirabili. Si c voluto la replica dell’aria di quest’ultimo all’atto terzo. L’entusiasmo in questo momento giunse al suo parossismo. La Grisi cantò meravigliosamente la preghiera c l’aria brillante. che la segue, c solo per la tema di non istancarla troppo, non se ne dimandò la replica. /•’. M. — Uno dei direttori del teatro italiano a Parigi, i signor Junnin c sua moglie (dicesi), sono morti all’improvviso nella notte del 7 all’8 di questo mese. (Il Menestrello) — Londra. Mario, il noto cantante italiano, c stato condannato dalla Corte dello Scacchiere, come responsabile d’un accidente cagionato dalla inavvertenza de’suoi domestici. Il querelante era un povero giardiniere del distretto che ritornava al suo domicilio, una domenica, verso un’ora dopo mezzodì, sopra una carretta insieme a suo figlio. La carretta scontrassi con la carrozza del virtuoso fattosi condurre alla sua campagna di Notting-Hill. Il brillante equipaggio, in cui si trovavano il cocchiere Albridge, il cuoco c un altro servo essendosi troppo avvicinato alla carretta del giardiniere, la rovesciò: il padre e il figlio ri1 II Mémorial dé Rouen dimentica che Donizetti tutore dell’Elisir d’amore, e che l’Elisir d’amore fu imposto or fa molti anni. La R. mascro feriti gravemente. Dietro la deposizione di numerosi testimoni, essendo stata provala al giurì l’imprudenza del cocchiere, desso e il suo padrone sono stati condannali a pagare la somma di 80 lire sterline (1200 franchi) a titolo di indennizzazionc danni e interessi, di più le spese. G. M. — Costantinopoli, 20 novembre.- La rinomata prima donna Euricbetta Cari ebbe jeri l’onore di essere invitata dal ministro degli affari esteri Rifat Bascià ad una serata nell’interno del suo Harem. La consorte del ministro svedese, nata costantinopolitana, ebbe la compiacenza di accompagnarvi la virtuosa, e di servirla d’interprete. Nelle magnifiche sale illuminate si vedevano ovunque gruppi delle più belle figure femminili riccamente vestite, e l’aspetto magico del tutto era sorprendente. La sorella del Bascià, clic fece gli onori della casa, si alzò dal suo sedile, allorquando la cantante entrava nel salone, la prese gentilmente pella mano, c la condusse al sofà, invitandola di sedersi a canto di lei. Rimpctio a loro trovavasi la consorte del ministro Rifat, a destra c sinistra gruppi pittoreschi di schiave, e alla porta del salone due neri di guardia. Dopo un colloquio animato, servizio di caffè e di dolci, la signora Cari venne pregata di cantare qualche cosa. Le canzoni da lei eseguite in quella serata innanzi alle abitatrici dcll’Harem, sembravano piacer tanto, che varie si vollero ripetute, per cui la compiacente artista fu colmata di lusinghiere espressioni di ringraziamenti. In occasione della cena a mezzanotte, la virtuosa occupava il posto fra la moglie e la sorella del Bascià; finita la tavola la signora Cari fu condotta negli spazj più segreti dcU’Harcm, ove da per tutto regnava il vero lusso orientale; ma nelle fisionomie per lo più melancolichc si poteva leggere, che in quei luoghi non regna la vera cantentczza. (Gazz. Teatr. di Vienna) fflOïE PUBBLICAZIONI dell’i. k. stabilimento nazionale piuvileg. di GIOVANKI RICORDI Di ÌBÌTIÌO m IDI MlffiTOBMtM) Dramma in cinque atti del sig. SCRIBE, tradotto in italiano dal sig. G10. RUFFIN1 GAETANO DONIZETTI Sono pubblicati i seguenti pezzi per Canto con accompagnamento di F 15873 Cavatina, Guerrier sognai vittoria, per Basso Fr. 15889 Romanza, Deserto in terra, per Tenore * 15891 Scena e Duetto, Perchè mi giova l’averti a lato, per Soprano c Basso... * 15894 Duetto, Sono un soldato che vien dalla guerra, per Tenore e Basso... •. 15900 Scena ed Aria, È bel per chi s’adora, per Soprano» ■ 15902 Barcarola, La notte è serena, per Basso • Stanno sotto i torchi altri pezzi per essere quanto prima pubblicali. ttouucUc Hausc (Memaitòc gas tir le Piutto atee Introduction et S’initie FAATA1SIE BRILLANTE gioiil’le Piano SLR DES MOTIFS DE l’oPÉRA m Miai ai mmw wmsim HBMKJi HBRJE 15631 Op. 136. Fr. 4 gses- Pianoforte S. GCLXMELLX 15309 Reminiscenze dei Puritani. Op. 6. Fr. 5 50 15310 Un Sovvenire di Napoli. Tarantella. Op. 14» 2 — 15311 Dodici SludJ. Op. 15. l.ib. I...» 5 — 15312 Idem» II...» 7 — 15313 Toccata. Op. 16 3 50 ï&If&MIl gioiti’ le Piano SUR l’opera LI1TDA CI CHAKCIIITIZ DE DOM/LTIT mmm Op. 126. DI UN MODO FACILE ED ECONOMICO m la musica LETTERA GIOVANNI RICORDI Presso Ricordi trovasi pure la lettera dello stesso Montanello intorno allo illii iii giottr Piano et liofon SUR DES MOTIFS DE l’oPÉRA BEATRICE DI TENDA de BELLI-M TIIALIÌERG et PA.AOFKA 15472 (Op. 49 di Thalbcrg) Fr. 5 50 RIO VARIVI RICORDI EDlTOBE-FBOPBItMBII,V«. Si unisce a questo foglio il pezzo TX. Il DELE’AATOEOGIA CJLASSICA RISICALE. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia ^lusieale di GIOVAKKI RICORDI Contrada digli Ometto» i K. 4710.