Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 2

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N. 2 - 14 gennaio 1844

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[p. 5 modifica]GAZZETTA MUSICALE

DI MILANO

ANNO III - N. 2. DOMENICA

14 Gennajo 1844.

Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell'anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica musicale- — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 130 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga l'associazione annua; la metà, por la associazione semestrale. Veggasi l’avvertimento pubblicato nel foglio N. 60, anno II, 1843.

La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir. J. J. Rousseau.

Il prezzo dell'associazione alla Gazzetta e all'Antologia classica musicale è di effett Aust. L. 12 per semestre, ed effett. Aust. L. 14 affrancata di porto fino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. - La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l'Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli (Omenoni N.° 1720,; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.

SOMMARIO. I. Studi Biografici. Giacomo Meyerbeer. - II. I. R. Teatro alla Scala. Norma di Bellini. - III. Varietà’. La Sonata per Piano. - IV. Notizie musicali diverse. - V. NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI.

STUDJ BIOGRAFICI GIACOMO MEYERBEER (vedi il foglio 53, anno 4843). Un corrispondente di Venezia cosi scrive alla Gazzetta musi’secale di Lipsia nel luglio del 1817. «Il signor Meyerbeer di Berlino compose un Opera pel nostro teatro San Benedetto } il compositore, persona ricchissima, che si dedica all arte non per altro che per 1 amore dell arte, pagò l’autore del libretto, diede gratis la sua partitura, e propose inoltre di pagare del suo i cantanti. il credereste? 1 impresario fu tanto esoso da pretendere di sopraggiunta la somma di cento luigi, per far fronte, com’ebbe a dire, alle spese degli abiti e delle tele. 11 signor Meyerbeer essendosi ricusato a piegar il collo a questa cortesia veramente ini presa riesca, fu costretto a ritirare io spartito. «Poco lusingato da questo primo incoraggiamento. d signor Meyerbeer abbandonò Venezia e andò a cercare alla sua Opera un teatro più ospitale. Quello di Padova acconsenti lilialmente a riceverlo gratis’, ed d 19 luglio di quel medesimo anno, Romilda e Costanza^ questo primo saggio del compositoi’ berlinese nel genere italiano, fu rappresentato ed accollo dagli applausi frenetici dei Padovani. La celebre Pesarci)! interpretò mirabilmente le intenzioni del maestro. Abbondanza di idee, melodie piacevoli, un islromentazione larga e brillante ad un tempo, un canto al lutto italiano, ecco gli elementi che valsero a far certa la riuscita di quell opera: l’autore fu costretto a comparir più volte sulla scena, e a cominciar da quel di fu stabilita la sua riputazione. Il susseguente anno promise Un’Opera al teatro di Trieste} ma la promessa non ebbe adempimento. Nel 1819 musicò e fece rappresentare al R. Teatro di Torino la Semiramide ricono•S’C/’/fta.diMetastasio.Quest’opera venne composta per la Carolina Bassi, la cantante più drammatica conosciuta dall’Italia prima della Pasta. Nell agosto di quel medesimo anno. il signor Meyerbeer, il qual sapeva che in Italia bisogna produr mollo sotto pena di essere dimenticato. ricomparve trionfante a Venezia con una nuova composizione. Emma di Reslmrgo. che venne rappresentata coalemporaneainente all Opera Eduardo e Cristina di Rossini, ed ebbe un successo strepitoso. I Veneziani offrirono, al dire d alcuni biografi, una corona al compositore berlinese, il quale modestamente ricusò tanto onore senza però poter sottrarsi alle clamorose manifestazioni d ammirazione di un pubblico italiano, il quale per essere talora troppo freddo e misurato ne suoi giudizi!, non si toglie il diritto di abbandonarsi qualche volta agli slanci dell entusiasmo più vivo. Quella medesima opera di Meyerheer sì applaudita a Venezia, si rappresentò a Berlino al cominciare del 1820. e piacque । mezzanamente*, che a quel già ve pubblico alemanno la sembrò piuttosto una musica da accademia anziché una musica veramente drammatica. A Vienna ove si riprodusse sotto il titolo di Emma di Leicester ebbe taccia di soverchia servile imitazione rossiniana. e i critici viennesi. dilettanti gastronomi. la chiamarono, per similitudine,! Pot-pourri ila dessert. Vediamo dai due fatti or esposti che la Germania già cominciava a manifestare ■ il suo rancore verso il tedesco-itahanizzato. e tutlavolta il signor Meyer Liebemaim Beer. sebbene si fòsse volontariamente trasformato nel maestro Giacomo Meyerbeer. non dimenticava punto la primitiva sua patria. Scrisse per Berlino un opera in istile italiano intitolala la Porta di Brandebitrgo. la quale opera composta per una festa nazionale, non fu all ordine pel giorno stabilito, e i Berlinesi la lasciarono dormire; nel loro repertorio. i Intanto la fama del signor Meyerbeer si andava elevando in Italia } il nostro teatro; della Scala, fece sgombro il suo palco a Malghe i ita d Anjou ne 1822. Quest opera, nella j quale Levasseur esordì sulla scena italiana, j fu vivamente applaudita e susseguita immediatamente dall Esule di Granata. L esito ’ di quest altro spartito fu in parte contrastato. Un intrigo ordito da alcuni nemici ’ dell impresa, tentò disfogare il suo odio | a danni del compositore. 11 primo alto venne I fischiato e cadde pienamente } il secondo avrebbe corsa la sorte medesima, senza un lineilo. nel (piale Lablache e madama Pesaroni. incaricali delle parli principali, rapirono 1 uditorio. Le susseguenti rappresentazioni ebbero pieno successo. L opera A Imanzor scritta per Roma in quel medesimo anno 1825, non venne mai rappresentala. La signora Bassi, per la (piale fu sciitla. cadde gravemente malata al! liscile dalla prova generale, e conservò lo sparlilo. Ma finalmente eccoci giunti alla più brillante, alla pili applaudita delle opere italiane di Meyerbeer, vogliam dire il Crociato ni Egitto che si rappresentò per la prima volta, nel I82ò, sul teatro della Fenice a Venezia. In quest opera esordi la signora Morie Lalande, sotto gli auspicj di Velluti e di Crivelli. Strepitosa ne fu la riuscita} l’autore colmato di applausi e di corone, mosse in persona a riprodurre il suo spartito sulle altre principali scene italiane. Il signor de Larochefoucould invitò d compositore in nome di Carlo X a recarsi a inaugurare la sua opera al teatro Favarl. Il signor Meyerbeer parli nel 1826 per Parigi, ove il Crociato con madama l’asta ebbe un esito prodigioso. Di là il Crociato [tassò il Reno} si fece applaudire dai i’edeschi, malgrado il loro astio personale, percorse i varii teatri d Europa e non si fermo che al Brasile. (Qui ha fine il secondo periodo della musicale carriera del signor Meyerbeer: ei parte, nel 1827, per Bellino, ove prende moglie: perde susseffueiilemente l’un dopo 1 altro i due figli natigli da questo matrimonio, e nel suo dolore si ritira ni campagna ove se ne slà due anni solitario e raccolto. Appunto a questi due anni di meditazione e di tristezza attribuir vogliono taluni il rivolgimento cui soggiacque 1 indole dell ingegno del celebre maestro. Tra 1 autore del Crocialo e f autore ili Roberto il Diavolo^ il [lasso è immenso} la metamorfosi è poco rnen che intera. Al suo primo esordire india carriera della composizione, il signor Meyerbeer comincia coll aridezza, e col rigorismo della più severa scuola tedesca. La sola scienza fa tutte le spese, o poco meno, delle prime sue composizioni, nelle quali cercheresti indarno quel sacro fuoco che solo vale a comunicare alla moltitudine il sentimento delle bellezze delTarte. Piu tardi I’ aver udito il Tancredi, il soggiorno in Italia, studii speciali sulla natura dello [p. 6 modifica]- 6 & -

stromento più acconcio alle meraviglie del dramma in musica, la voce umana, tutte queste cose rivelano al signor Meyerbeer ÆJ nuovi mezzi, e gli aprono un novello orizzonte, fin allora ignoto, di melodici concettile malgrado tutto ciò ei non era punto nel genere sellicito italiano che poteva compiutamente incarnarsi il genio del gran maestro berlinese. Malgrado gli sforzi da lui tentati per toccare alla leggerezza, alla flessibilità, alla semplicità della melodia italiana, i modi del signor Meyerbeer, in questa sfera per lui estranea, risentono ancora della grevezza alemanna la scienza e la gravità vi soffocano la frivolezza e la grazia. Quell’espressione ammanierata del sentimento che è caratteristica dei compositori italiani, e che può assomigliarsi in certa guisa al marivaudage. de-1 Francesi, manca al tutto nelle opere di genere italiano dovute al signor Meyerbeer. E con ciò non si vuol dire che quelle sue composizioni sieno cattive; mai no! ma chi vorrà negare ch’esse valgano molto meno di molle altre opere di quel ’ medesimo genere? In queste la più parte: de1 vantaggi del compositore tedesco gli diI ventano inutili e perfino moleste. 11 dono della melodia è principalmente necessario nel genere italiano; ora. la melodia è figlia anzi tutto dell’ispirazione; giusta il giudizio di molti, il genio del signor Meyerbeer va debitore alla fatica e alia scienza di una parte di effetti non minore di quella di cui fa per lui le spese la natura. (Sarà continuato) I. IL TEATRO ALLA SCALA I/Opera Jomta «li JIi i i im colla signora llmimGKO e i signori FïbJU TTi, IYIakinji, ree. la sera 7 correlile. y uolsi che da pochi anni in qua noi abbiamo fatto in musica mirabili progressi. Non volge mese e direi quasi settimana, che non si vegga proclamato or qua or là un successo, un trionfo, un’ovazione di qualche nuovo genio musicale, che predicasi destinalo a segnare una novella era musicale, una più vasta, più reità strada alla musica drammatica. - Ebbene! il progresso musicale che abbiamo fatto è tale che non mai per lo innanzi questa bornia ne parve nè più bella nè più fresca. nè maggiormente inspirata, nè più grande, nè più sapientemente elaborata; e per conto mio ritengo che il progresso reale l’abbia fatto non la musica, ma bene piuttosto il pubblico. Poiché in fatto a mia memoria non ricordo di aver giammai veduto uno stipato uditorio, come quello che assisteva Domenica scorsa alla settima ripresa di questa sublimissima Norma, ascoltare con tanto silenzio, con tanta venerazione, commoversi con sordo fremito ad ogni concetto, ad ogni melodia dei grande Autore. Non un canto, non un recitativo, non una sola nota fu turbata quella sera da chiaccherio O disattenzione. Tutto fu religiosamente ascoltalo, ponderato, compreso. - lo non cesserei un momento di parlare di Bellini, di questo italiano Gluck, che un sì largo e fecondo campo aperse all’arte, nel momento in cui ella sembrava adotta al maggior suo grado dalla magia di Rossini. - Ma occupiamoci della presente esecuzione. Una gentile straniera, che indomabile passione peli’arte e combinazione di circostanze trassero fortunatamente sulle scene, si cimentò coraggiosa ed assunse la parte della protagonista. La signora Montenegro fu dunque Norma, nè ella mancò certamente al grave incarico. Il pubblico la accolse con lutto quell’entusiasmo di: sorpresa e direi d aflezione. che non può non manifestarsi allorché scopresi un reale lalento inaspettato ed insperato. E a dir vero nell attuale desolante penuria di buoni attori-cantanti, come trattenersi dal far lieto accoglimento a chi offre le più belle speranze di saper puntellare almeno in parte quest’edificio, oggidì crollante o poco meri che crollato, del Canto? - La signora Montenegro è dotala d un sentire pieno di verità straordinaria. Nel secondo alto specialmente, anche nel primo recitativo d introduzione. allorché Norma move per uccidere i figli, recitativo che altre illustri esecutrici non credevano delitto di trattare a fior di labbro e sbadatamente, ella seppe cattivarsi l’attenzione del pub! blico e rimeritarsi della più giusta approvazione. L’ultima scena in ispecial modo è da lei sentita come forse Belimi stesso la sentiva, il che sembrami sia dire abbastanza a suo elogio. Il suo canto ha il far largo e la spontaneità italiana: la sua, azione sempre viva e vera, è pure quasi sempre nobile e dignitosa. Infatti ella ha il più gran pregio che possa desiderarsi in un artista, quello di sentire giusto, ed esprimer giusto. Parliamo de’ suoi mezzi vocali. La sua voce di buono, forte e spontaneo timbro metallico, è soprano di notevole estensione: flottava media dal fa al fa è d’una chiarezza straordinaria: anche la mezza voce in queste note si espande penetrante per tutta la vòlta delf ampio teatro, senza che per fl uditore sia perduta una sola sillaba. E qui un altro elogio dobbiamo farle, quello cioè della pronunzia che è assai chiara, quando però ella non fa uso del tremolo’, del quale, ci permettiamo di farle ■ osservare, che nei momenti di passione al cun poco abusa. Ne pare che la voce Ire: molante e piangente torni male a proposito (piasi sempre in qualsiasi spartito; vieppiù in questo, dove d carattere della protagonista, avventato, feroce e vendicativo, vuole tutt’altro che pianto, se si eccettui qualche piccolo tratto che la sagacia ■ dell’artista deve saper discernere. - Le j sue note di petto, quantunque estese, man- ’ cani) di un carattere deciso, locchè sembra che (dia non sospetti, ove si osservi che a i queste suol affidare molli passi di energia, i quali appalesano bensì il buon volere e la relia intenzione dell esecutrice, ma rie- । scono poveri di effetto; del che ella deve | i essersi avveduta. Gli acuti dal fa al do invece sono forti: ma essendo un po’sec■ chi e striduli mancano del bello impasto di quell’ottava di mezzo che è quanto si può; dir omogenea: difettano forse di giusta scuola e di conveniente apertura dell’or’gano vocale nell’emetterli. Il fruito di più regolalo studio nella agilità ascendente,! che la signora Montenegro possiede a sufficienza rapida e ben granita, traspare assai meglio che non nella discendente, la quale,!, perchè forse credula bastante per sè, seni- j bra non essere stata l’oggetto di diligenti cure, e appare quindi mancante di granito ed alcun che strisciata, e quasi sempre tendente ad affrettare il movimento della misura. Anche il gruppetto, del quale ella sovente fa uso, e non saprei con quanto buon gusto, manca di nettezza. E tanto difficile far bene un gruppetto e si ha generalmente tanta smania di infiorame ogni pagina ai poveri autori, i quali ove ne vedessero, il bisogno non si fa- ff rebbero certamente scrupolo d’indicarlo! q Altrettanto vuol dirsi d’ogni altro abbellimento che i cantanti credono ben fatto introdurre, e dai quali anche la brava signora Montenegro non ama astenersi abbastanza. Per esempio su quel tremendo Mi potrei dimenticar. sembrami che e la parola stessa (dimenticare) e l’orribile idea che in quel momento esprime, vietino assolutamente I aggiungere la più piccola appoggiatilia alla nota dell autore. La signora Montenegro dimostra tanta squisitezza di sentire, tanto amore dell’arte, che anche per solo culto alla musica dovrebbe astenersi da questi piccoli cambiamenti, che nulla aggiungono al tanto suo merito, e per nulla fanno maggiore 1 applauso col quale il pubblico gode di festeggiarla. Ferretti nella parte di Pollione è collocato a meraviglia. Egli fu intelligente cantante, appassionalo e fiero a seconda che la musica e la poesia lo richiedevano, e disse principalmente con bella larghezza di modi il famoso Ah troppo tardi! Così si avesse sempre cura di dare a questo stimabilissimo artista delle parti a lui convenienti! Sembra a vero dire cosa strana, a cagion d’esempio, che lo stesso esecutore. cui s’attaglia a meraviglia la parte di Pollione, debba farsi interprete anche del Fernando nel Marino Fallerò! E assolutamente impossibile che un medesimo artista possa rendere acconciamente queste due parli, sì disparate, non soltanto nella tessitura, ma nella qualità intrinseca del canto. Ma. e che cosa ha da fare il povero cantante? Il codice teatrale parla chiaro, e dice: Siete tenore? Ebbene, dovete cantare tutte le parti che sono scritte in [ chiave di tenore: sieno anche tessiture di contralti e fossero anche di soprani, poco monta: sono scritte in chiave di tenore: voi siete tenore, dunque (’untatele. In Marini abbiamo avuto un tonante e maestoso Oroveso; I introduzione. 1 aria del secondo alto ed il finale ebbero senza dubbio maggior risalto per la sua bella voce. In quanto al merito di quella signorina che avrebbe dovuto sostenere la parte di Adalgisa. faremo ciò che fece il pubblico sul suo conto.., taceremo. Ciò non pertanto non vogliamo disconfortarla, e speriamo, anzi crediamo che quel poco, che ella sa fare. e che non basta per le ampie scene della Scala, potrà essere sufficiente in teatro di minor mole e al cospetto di un Pubblico meno esigente. L’orchestra ed i cori sembrarono prendere nuova vita nell’esecuzione di questa angelica musica: essi gareggiarono di zelo, e bisogna convenire che dall’esecuzione dello Stabat Mater in poi. non abbiam sentito tanta energia e tanto nerbo d esecuzione. Anche i chiaroscuri furono in complesso ben resi: 1 ultimo mirabile crescendo fu accentato dai violini con quanto colorito di passione e slancio poteasi mai desiderare: 1 uditorio lo secondò con grido d entusiasmo. Avremmo però amato che nel coro che interpola il largo Casta Diva, le semiminime delle donne, abbenchè non scritte così, fossero più brevi e tronche O e le semicrome più spiccate e rapide. Bellini le voleva a questo modo; ed in fallo riesce altrimenti impossibile l’udirvi il gioco dei gorgheggi della protagonista, che devono ” [p. 7 modifica]dominare su tutta la massa vocale. Così, dopo i due soli di Norma e Politone nella scena finale, la melodia del coro Oh m fe ritorna deve essere appena accennata cd affatto repressa} poiché le parole interpolate di Norma e Pollione devono sempre campeggiare, ed anche perché le belle tenute ìlei bassi del coro rimangono in tal guisa perdute. Parlo di questa cosa in tuono assoluto, perché mi ricordo perfettamente il modo col quale lo slesso Bellini pose in iscena lo spartito, e non ho dimenticato una sola delle varietà di colorito eli’ egli esigeva. Anche il movimento dell In mia mano alfin tu sei, è alquanto precipitalo } ed alquanto caricata trovai la banda nel primo largo dell introduzione} quella soave melodia del clarinetto e flauto. dove il pezzo riparte dalla dominante per riposarsi di nuovo sulla tonica, resta quasi interamente sagrificata. Se la non si sapesse tradizionalmente a memoria. sarebbe impossibile riconoscerla e comprenderla. Anche i clarinetlini della banda sono alquanto garruli e sproporzionali alla massa complessiva. che è pur assai bene combinala: essi urtano principalmente, nella marcia che si accenna di dentro dopo il primo tempo della cavatina di Pollione. In generale anche negli accompagnamenti T orchestra pose maggior cura che non suole a non coprire le parli cantanti. Non è già che si ignori avere diritto il cantante ad essere accompagnato assolutamente pianissimo: ma per solfito non si vuole darsene cura: e qualche piccola menda si notò anche in questa circostanza, principalmente nelle viole nel primo tempo del succitato duetto In mia mano alfin tu sci. ove suonano molto più forte di quello che abbisogna, come pur anche i corni nella cavatina di Norma sotto il verso Del fido amor primiero, nel (piale cadono le note più deboli della Montenegro, e restano in tal modo soffocate del tutto} e posto che per puro amor d arte stiamo notando questi piccoli nei, 1 che anche nel minore che precede di l’ò r uisotto crescendo timo grai lamentoso movimento dei violini una note specie di gemito del corno, colle sincopate Si, Si, Do, Do, eco., che per essere lo stromento accordato in Ih, corrispondono alle note scritte, Sol, Sol, Labemolle, La bemolle: voglio dire che anche queste sono sonate troppo forte o meglio sia le due prime, poiché il La bemolle, con tutta la buona volontà di emetterlo più sensibile, rimane nota mutissima per natura dello stromento, e da ciò appunto ne vien disproporzione: mentre tutte quelle note devono avere una tinta sommessa e gemente sempre uguale, il che non si può ottenere se non repriinondo molto il Sol. A questo modo soltanto si otterrà ch’ei pareggi il cupo La bemolle che gli succede, e renda in tutta la sua sommo concetto di Bellini. integrità ’liberto Mazzucato. VARI ETÀ LA SONATA PER PIANOFORTE Istoria baslevolmcntc curiosa si è quella della sonata di clavicembalo e di piano. Ma, che nessuno prenda abbaglio, è pressoché l’intiera storia della composizione applicala all’uno c all’altro. Il regno della sonala fu il più lungo di talli i regni. Quell’ideale, che tanti moderni conquistalo!! sognato aveano negli eccessi della febbrile loro ambizione, gasila brillante chimera che un Luigi XIV, un Carlo XII, un Napoleone seguivano cogli ardenti loro desiderj, la monarchia europea, lo credereste? è la sonala, la semplice e modesta sonata che questo bel sogno venne realizzando. Durante più d’un secolo l’assoluta sua dominazione si estese sul mondo incivilito. Ora religiosa, ora profana, la sonata scorreva dalla chiesa al concerto, dalle sale al chiostro. Fumavano gl’incensi, l’oro giuocavasi, tutte le acclamazioni rimbombavano dappresso all’idolo. Ahimè! sciamava l’onesto Bourdelot nel suo ascetismo musicale, ohimè! eccola persino sugli altari!... Povero Bourdelol! cento anni dappoi, la sonata gli avrebbe fatto perdere la lesta. Imperciocché, a’suoi tempi, soltanto Haèndel e Bach cominciavano ad apparire; e voi sapete qual diluvio di sonate ha coperto il mondo, da que’ venerabili patriarchi lino a Beethoven, flammei c Weber. E quante diverse maniere non cambiò la sonala di mano in mano! Invariabile, quasi dalla prima origine, nella sua forma generale e nella sua divisione, permise quindi ad ogni specie di siili d’illustrare successivamente la lizza ch’essa schiudeva loro d innanzi. Avvenne come d’un circo indisirutlibile, ove combatterono c ruppersi diversissime penne. Le scuole di tulli i paesi vi spedirono infiniti rappresentanti. Ava i, per vero dire, ne’ destini della sonata un’ombra di fortuna di quell’elcrna Roma, che vide passare nel suo recinto tanti c tanti popoli senza ch’olia abbia mai soccombuto. Simile a Roma, ebbe la sonala anche in Francia un momento fatale, in cui si trovò improvvisamente oscurato l’antico suo splendore. L’invasione di alcune forme capricciose rapì lo scettro della moda; tutti la neglessero, le volsero le spalle. Ma la disgrazia non durò che un solo istante. L’ora della risurrezione venne per la sonala, ed ora la giovine scuola de’ pianisti compositori s’adopera a ricostruirle un piedestallo. Ed ecco: la semplice parola di sonala avrebbe dato, dieci o quindici anni indietro, delle vere nausee alla fashion cose di classico pianistica. Una sonata! chi vi bada? Ma è rococò, parrucca!... Piacevole ritorno delle quaggiù! Non è ora manifesto che questo più non disgusla affatto? Come questo rococò s’è ad un trailo adornalo delie grazie dell’adolesccnza! Vedi come le giovani leste inorgogliscono adesso della tanto spregiala parrucca! No, più alcuno non dice: Sonala, che vuoi tu da me’! E la sonata che dice: signori da me che volete? - Ciò che, vogliamo, bella sonala, ognor giovane, vera Ninon cui 1" dà non si mostra! Ciò che vogliamo! Nè In lo indovini? No* vogliamo qualche cosa che troppo non sia divenuta antica, ora che tulio invecchia sì presto: qualche cosa che vaglia a risvegliare questo povero pubblico, intormentito dall’oppio dei notturni e dalle melodie che non sono melodie, c dalle romanze senza parole del pari che senza canto. Qualche cosa che possa combattere l’incubo perpetuo delle fantasie, dc’capricci, e soprattutto quelle lezioni di sludi che «piasi più non si producono, minaccevoli falangi! se non in numero di cinquanta, di cento alla volta. Ciò che noi vogliamo da (e prediletta sonata? noi vogliamo la tua inesauribile popolarità, un nome consacralo dai più gloriosi falli che precedettero. Una nobiltà di quasi due secoli: illustri alleanze con gii Haydn, i Mozart, i Clementi, gli Sleibell, Dusseck, c Dio sa quanti altri: forme perfettamente appropriate ai vari caratteri del pensiero musicale; tutto ciò tu possiedi, deliziosa sonata. Noi ti vogliamo, t’amiamo, l’avremo, ti sposeremo. E ciascuno a sua volta la sposa, imperciocché la sonala è di buona pasta. Ma tutti non riedono gagliardi e ben disposti. La sposa è della tempra di madama Barbe-Blcu. Negli erculei amplessi suoi essa soffoca più d’uno tra gl’imprudenti fidanzali. Pace sia dunque alle sue vitiime: non pensiamo che a festeggiare i successi de’ suoi più felici favoriti. G. M. {NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. ìYuove pubblicazioni. - L’Editore Antonio Locateli! ha testé pubblicate le 6, 7, 8 e 9 puntate del Compendio Storico-Filosofico della Musica di Fétis. corredandole dei ritratti di Jumelli, Cimarosa, Haydn c della Pasta, di varie tavole con istromenti indiani e di calcografìe con segni della notazione Lombarda del IX c X secolo, della notazione Sassone dal IX al XII secolo, colla canzone degli antropofaghi, col Bolero c con un pezzo a quattro voci di Benedici, In Josquinum a prato musicorum principe-m, Monodia. - Questa importante pubblicazione che presenta alla letteratura musicale d’Italia una delle migliori opere ultra montane, arricchita da curiose tavole, da nitide incisioni ed ampliala da un’appendice e da annotazioni, possa avere quel compiuto successo che sotto ogni riguardo si merita! — All’eletto lavoro di Mandanici, sì conforme all’espressione del toccante saluto alla Madre d’Iddio, l’editore Ricordi fece succedere l’./re ’Maria di Donizctli, pezzo che a Vienna nello scorso inverno in uno dei concerti spirituali eccitò profonda sensazione quando anche fosse eseguito in confronto de’capolavori di Mozart, Beethoven c Cherubini, e le cui patetiche melodie e terse armonie quanto prima devono risuonare al teatro della Grand’Opt’ra a Parigi in unione al tanto decantato Miserere del)’istesso instancabile compositore lombardo che vuoisi abbia pure or ora assunto b impegno di scrivere per quel massimo teatro francese una nuova opera intitolata Jeanne la Folle, poesia di Scribe. — Roma. All’accademia filarmonica z che fra le private istituzioni musicali occupa eminente posto e non di rado offro abbastanza lodevoli esecuzioni de’ più acclamati spartiti teatrali, nelle sere degli 11, 13 e 15 passato dicembre sotto la direzione del maestro Bornia, da 120 parli fra accademici, dilettanti e professori si esegui niente meno che il Mabucco del maestro Verdi. La Baronessa Fhurman (Abigaille) nulla lasciò a desiderare, come pure la signora Misticclli, il tenore Marconi ed i bassi Bartolueci e Balzar. I cori e l’orchestra assai si distinsero. Se nella vostra Milano, la più opulenta delle città d’Italia, alla fine si potesse coordinare una Società filarmonica quanto utile e diletto ne deriverebbe a’numerosi nostri dilettanti e professori; una accademia filarmonica apporterebbe in Milano un’era novella per la musica. Quali’altra città mai n’è sprovveduta? O (Da lettera} — Torioo. La Casa disabitata del maestro Lauro Rossi, il degno condiscepolo del lagrimato Bellini, mercé le rilevanti Jinodilicazioni cd aggiunte introdottevi dal eh. autore ora presenta un insieme tale da poter competere co’migliori spartiti buffi della giornata, di cui pur troppo avvi grande penuria. Al Solerà la Casa disabitata fu rappresentata sodo favorevolissimi auspicj. — Ferrara. Il violinista Bignami (direttore dell’orchestra ili Cremona) fu assai festeggiato in una serata offerta dalla benemerita nostra Società filarmonica. Le difficili variazioni ed il brillante rondò eseguite c composte da questo preclaro cultore della musica fermarono l’attenzione degli spettatori. — Parigi. I pianisti che sono, o si credono, di pi ima forza avrebbero ad acquistare la nuova fantasia di Liszt sul Don Giovanni che da taluno vico proclamata siccome il capolavoro del colossale taumaturgo del pianoforte (1). — Si aspetta impazientemente li pubblicazione del Capriccio di lìialberg sulla Semiramide, pezzo già qui favorevolmente conosciuto per l’incantcvid esecuzione del sommo autore. — Un’importante adunanza si tenne non ha molto a Parigi, presso il signor Adolfo Sax. Onesto giovine ed abile artista, il cui talento incontrastabile suscitò fino a questo punto tante ingiuste opposizioni, aveva riunito presso di sé parecchi giudici competenti pcr sonunettere al loro esame disinteressalo i diversi strumenti di sua invenzione che già tanti nemici gli concitarono. I signori Meycrbecr, Sponlini, Berlioz, Kastncr, il generale Rumigny, e molli compositori c distinti giornalisti intesero con vivo interesse il clarinetto-basso, il clarinetto-soprano perfezionali da Adolfo Sax. La tromba (lutile, la tromba a cilindri, di cui il signor Al ban fe’ conoscere la brillante sonorità, la tromba basso, la tromba-contrabasso, e soprattutto il saxofono, vera creazione di genio, furono uditi con ammirazione dallo scelto uditorio. Non è permesso che alla malevoglienza mettere ora in dubbio le qualità di lutti questi istromcnti. sian nuovi, sian solamente perfezionati. La grande approvazione ottenuta da Adolfo Sax in questa sessione, deve cancellare agli occhi suoi, come agli occhi di ogni giudice imparziale, i dubbi oscuri emessi dall’animosità e dall’invidia. (1) Questo pezzo travasi in lavoro presso Iticordi per esser in breve pubblicato insieme a due altri pezzi di Liszt sopra molivi di Glinka. =^oi [p. 8 modifica]— 8 — H principe Giuseppe Poniatowski è atteso quest’inverno a Parigi. Egli è un giovine di vcntollo anni che possiede al medesimo grado il talento di cantante e di composi’towj. Dimora in Firenze, ed i principali teatri hanno di già applaudito alle opere di lui. Nei primi di dicembre fece rappresentare al teatro Argentina in Roma, uh’opera intitolata Bonifacio de G eremei, e, secondo il costume italiano, egli è stato chiamato circa quarantacinque volte sul proscenio per ricevere applausi e mazzi di fiori! Id. — Leggesi nel Giornale di Liegi’. Sua Maestà il re dei Belgi, con lettera dell’otto dicembre, ha indirizzato al signor Cesare Augusto Franck, pianista ornai celebre, la gran medaglia d’oro, portante da un lato il ritratto del re, dall’altro la seguente iscrizione: Donné par le Roi à Cesar-Auguste Franck. Il gran pianista compositore aveva dedicato e offerto al re tre terzetti per pianoforte, violino e violoncello di sua composizione. Quest’opera ottenne un gran successo, come grandi e meritati applausi ottenne l’autore allorquando egli stesso eseguì i terzetti ne’ concerti dati ad Acquisgrana, Brusselles c Liegi. Id. — Benedici; l’allievo di Weber, ha compito ora un’opera pel teatro di Drury-Lanc, dov’egli è impiegato come direttore d’orchestra. Id. — Weijiar, -IS dicembre. Liszt è qui giunto e dopodomani il celebre artista comincierà l’esercizio di sue funzioni di maestro di cappella in servizio straordinario di S. A. S. il gran duca di Sassonia-Weimar, dil igendo al teatro della corte l’esecuzione dell’opera gli [gemmiti di Meyerbeer. Liszt si fermerà a Weimar sino alla line di marzo prossimo, perché la durata di sue funzioni come direttore della cappella granducale è stata fissata a soli tre mesi all’anno. Id. — Londra. L’opera nuova di Balte, thè Rohemian girl (la Zimjarella) continua ad attirare al teatro di Drury-Lanc un uditorio scelto c numeroso. - 1 concerti al passeggio, sotto la direzione di.lullieii, chiamano tutte le sere la folla al Lyceum. - In questo momento la pianista di moda, a Londra, è madama Dulcken. Essa vi ha dato la sua seconda serata musicale, il cui programma offriva i capi d’opera di Beethoven c di Weber, in fatto di musica istromentalc. Alcune perle vocali (secondo l’espressione d’un critico inglese) gettavano della varietà su questo brillante insieme. Id. — Teatro italiano m Parigi. VI Anna Balena di Donizetti con la signora Grisi, Nissen c Marietta Brambilla, ed i signori Salvi e Fornasari. Dice la France musicale che quest’opera fu data sulle scene di Parigi l’inverno del 1831: a quell’epoca, l’ammirazione per Rossini era al colmo: non volevasi udire che la sua I musica, e ogni altra cosa era ricevuta freddamente. Eppure I’ Anna Balena giunse a rompere il ghiaccio: se non destò entusiasmo, invogliò i dilettanti ad udire nuove opere dAll’àutore dellL/nna Balena, (intanto che arrivò il momento in cui quest’opera ottenne il posto d’onore che meritava. In varie occasioni tornossi a dare VAnna Balena e sempre con gran successo. Il finale dell’alto primo, ove trovasi intercalalo un sestetto originalissimo di gran forza e di effetto totalmente nuovo: nell’atto secondo, una bellissima preghiera, il duetto a due donne, e tutta la scena finale. Pochi pezzi han destato al pari di questo un più vivo entusiasmo: ivi tutto è a suo posto, nulla v’ha di esageralo: la grande e bella scena di Lucia è forse al di sotto di questa d’Anna Balena, in cui la poesia è pili nobile, la passione più vera, più toccante; essa è un capolavoro incontrastabile d’ispirazione melodica e di armoniche combinazioni. - La Grisi fu ammirabile, Salvi era indispo- ’ sto c dopo la prima sera dovette tornare per alcuni; giorni a guai dare il letto. La Nissen ha cantato bénis- J simo, Fornasari aveva a lottare contro le rimembranze lasciale da Lablache e non è riuscito a farlo dimenticare. ■ — Pietroburgo, 7 dicembre. - «Decisamente il successo della Sonnambula ha sorpassato ancora quello del Barbiere e dell’Otelte- Rubini, nella sua parte migliore, ha ritrovato tutta la sua forza d’alcuni anni indietro, e in quanto a Paolina Viardot, essa è ammirabile. Rubini islesso, che ha eseguito quest’opera con tulle le migliori prime donne, afferma che nessuna a questa può avvicinarsi, e quelli che udirono la sua povera sorella in Italia (la Malibrau) sostengono che Mad. Viardot è superiore. Il fatto è che ad ogni rappresentazione ella diviene più grande: la sua voce sembra rinforzarsi ed estenfj dorsi di giorno ingiurilo, e il suo canto prendeva una । sicurezza, una naturalezza, una forza incredibile, cosichc ’a ad ogni sera è un delirio universale. Il teatro italiano è divenuto il grande, l’unico affare di Pietroburgo, c I pai Palagio fino alle casupole degl’impiegati, i (piali si affollano alla quinta galleria. non si parla che d’opere, di cantanti, e soprattutto di madama Viardot. Essa è, come la si dice ad ogni istante, non la lioncssa, ma la regina del paese. Tutte le dame e le più grandi vogliono vederla, parlarle e soprattutto baciarla, per cui essa riceve tanti abbracciamenti, (pianti forse non ne dava il buon Lafayette. Dal tempo di madama Taglioni, era violato gettare de’fiori sulla scena; ma alla fine della prima recita della Sonnambula, una bella camelia naturale cadde a’ piedi di Paolina, e alla seconda rappresentazione, cadde tal pioggia di fiori e di corone, come se si fosse in Italia c in pieno mese di maggio, ccc., ecc.» A questa lettera aggiungiamo un estratto del giornale VAbeille du Nord che conferma tutte le. notizie giunte a Parigi colle corrispondenze particolari. <■ Le prime rappresentazioni del Barbiere di Siviglia aveano chiaramente provato che madama Viardot era altrettanto leggiadra attrice (pianto cantante esimia c consumata. Ma non tutte le dubbiezze erano sciolte. La parte di Rosina c piena di furberia, di grazia e di gaiezza; è un amore ordinario c un’astuzia femminina che ne formano la base. Come dicemmo, madama Viardot eseguì questa parte meravigliosamente. Ma per sapere com’essa disimpegnerebbe (pici.a di Desdemona, come esprimerebbe sentimenti così opposti a quelli di Rosina, bisognava aspettare la rappresentazione di Otello. Nel sentire quest’opera eseguita dalla Viardot, da Rubini c Tamburini, abbiamo finalmente compreso quanto desiderava Rossini. Madama Viardot ha con vera magia interpretato il gran poeta e il gran compositore: essa fu la Desdemona di Shakespeare e di Rossini. Il suo portamento tragico è perfetto, c il suo canto, in questa parte di Desdemona. è il completo trionfo dell’arte. - Cantar fedelmente la nota non è il più gran merito nell’esecuzione di tale opera. Le cose importanti sono le intenzioni, le intonazioni, le modulazioni; per mezzo di esse madama Viardot giunse ad esprimere il dolore, la disperazione, il terrore e una sola volta, nell’opera, una gioja passeggera che brilla siccome lampo in (pici tetro orizzonte. Ecco ciò che fa madama Viardot con un’arte straordinaria, con un’espressione perfetta, un fuoco tutto italiano. Noi diremo francamente che le persone che intesero madama Viardot, or sono due o tre anni, hanno sperimentata estrema meraviglia, non supponendo possibile di attingere, in sì breve tempo, un sì alto grado di perfezione; e quelle che videro in questa parte la suora di lei, l’incomparabile Malibrau, confessano unanimemente che madama Viardot ha prodotto su di loro il medesimo effetto, eccitato lo stesso entusiasmo». F. IH. — Lablache, il quale ha assistito alla prima rappresentazione di Luisella, opera buffa di Pacini eseguita al teatro Nuovo di Napoli, ci ha confermalo la notizia che il nostro corrispondente ci trasmise sul successo di quest opera. Il libro è piacevolissimo c la musica piena di grazia c di originalità. Il signor Lumlez. direttore del teatro Italiano di Londra, che trovatasi insieme a Lablache a quella rappresentazione, farà allestire Luisetta per la prossima stagione con Lablache, Ronconi, la Grisi c Mario. Non appena Lablache giunse a Parigi, il convitato formato per l’erezione della statua in marmo di Rossini nel camerino dell’Opéra, gli ha manifestato il desiderio di coniarlo nel numero de’suoi membri. Il celebre virtuoso ha accettato quest’offerta con sommo piacere. F. dì. AB. Si unisce ai presente minierò. e si da in dono ai signori Associati la Lettera di Bartolomeo Montanello che tratta ih un modo facile ed economico per {stampare la musica. Presso il signor Giovanni. Bicordi trovasi pure la precedente Lettera di Bartolomeo Montanello intorno allo scrivere la musica. Coi prossimi fògli si darà la continuazione del Catalogo, per la scelta dei pezzi promessi gratis ai signori Associati. 1 NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL’l. II. STABILIMENTO NAZIONALE PB1VILEG." Di GIOVARVI RICORDI (OIE RLCRKEIIK) Caasto iia chiave di Sol eoaa acconti», di Pianoforte parole italiane e tedesche MUSICA. ni 15506 Fr. 1 — B®! l’ct ilr.s lanlaisies faciles et brillantes ìtour le Filmo SUB LES MOTIFS LES PLUS FAVORIS DES OPÉRAS IMS IIOR1ZI.TTI far Op. 95. 15556 N. 17. La Favolila.... Fr. -i 7b, 4 5->57 u 4 S. Maria Padilla n 4 7b 4’5558 " 19. Maria di Ibidenz.... a 4 7b ’ 15559 H 29. 1 Martiri....... n 4 7b, 4.5455 a 21. Pia de’Tolomei.... a 4 7b । 15456 a 22. Koberlo Devereux... n 4 7b 15457 n 25. Sancia di Casli’Jia... «1 7b 45458 ” 24. Ugo Conte di Parigi...ni 75 Sili. Le precedenti 16 Fantasie sono già pubblicate. DEUXIÈME GB» VALSE ì»ottr JF ietti t» FAR tu. donleu 45622 Op. 47. Fr. 4 — MRinnioiii^ Melodramma in 3 alti di S. C’ammarano POSTO IN MUSICA DA Gaetano Donizetti RIDUZIONI DI QUrlo €;crnn L’Opera completa per Cairo con acce apagnamenlo di Pianoforte Fr. 52 — Idem per Pianoforte solo...... a 1S — Idem per Pianoforte a quattro mani.. „ 26 — NIÌ. Vende.-i anche in pezzi staccali. C-F.Z.1TD D’JC pour Filino et 1 io fon SUR DES MOTIFS DE L OPÉRA 3)1 Ï3ÏBA 1»E KlIXIM PAR 15472 (Op. 49 di ’1 ir.ergi Fr. 5 50 GIOVARVI RICORDI EniTOHE-PHOI’RIlT I «t O. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVARVI RICORDI Contrada degli Omenoni N. 4 720.