Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 3

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N. 3 - 21 gennaio 1844

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GAZZETTA MUSICALE

ANNO III.
N. 3

DOMENICA

24 gennaio 1844.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.— Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga l’associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi l'avvertimento pubblicato nel foglio N. 50, anno II, 1843.

La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.

sommario.

I. Notizie Storiche. Della natura dell'antica musica greca. - II. Studj Biografici. Giacomo Meyerbeer. - III. I. R. Teatro alla Scala. Armida. Nuova azione coreografica. - IV. notizie musicali diverse. - V. Nuove Pubblicazioni Musicali.

NOTIZIE STORICHE

DELLA NATURA

DELL'ANTICA MUSICA GRECA

Articolo V.

(Vedi Gazzetta Musicale Anno I, pag. 121, 162.
Anno II, pag. 174. Anno III, pag, 1).


N
essuno argomento è stato cagione di tante controversie quanto la musica degli antichi Greci. La sue eccellenza è stata decantata da alcuni scrittori oltre ogni grado di probabilità, secondo altri ella non meritava di essere tanto celebrata. Sul sistema musicale di questo celebre popolo sono state pubblicate opinioni affatto disparate e contraddittorie; la quistione di sapere se esso aveva o no cognizione dell'armonia è stato argomento di molti sapienti critici ed eruditi antiquarii, senza poter venire mai a soluzioni soddisfacenti. La brevità che proposta ci siamo non consente di far luogo ad una lunga discussione sopra questa materia; ci staremo contenti all'accennare i principali punti del sistema musicale de' Greci, siccome raccolti li abbiamo dagli scritti dei dotti che si dedicarono a chiarire questa materia.

Il più antico sistema de’ Greci pare sia stato il genere enarmonico d'Olimpio di Micene; la scala di questo sistema somiglia all’antica scala scozzese nel modo minore togliendovi il quarto e il settimo grado, come: re, si bemolle, la, fa, mi, re, re, mi, fa, la, si, re. Quanto questo sistema durasse prima che fosse introdotto il genere diatonico, poi il cromatico, e infine l'enarmonico che procede per quarti di tuoni, è impossibile poter definire. Noi ci ingegneremo di dare un’idea di questi tre generi.

Il genere diatonico è il più naturale e il più semplice in musica. Nella musica moderna esso si compone d'una scala di suoni contenente una serie di tuoni e semituoni maggiori. Il genere diatonico de' Greci, o il loro tetracordo procedeva per un mezzo tuono e due tuoni come: si, do, re, mi.

Dalla successione dei due tuoni era chiamato diatonico, poiché dia vuol dir per o traverso, e tonos, tono, che è quanto dir passando dall’un tono all’altro: lo che nella musica dei Greci non si faceva mai se non nel genere diatonico: le arie inglesi, God save great George the king e Let ambition fire thy mind, possono darsi come esempii di questo genere, poiché non vi si trova alcuna modulazione prodotta da un diesis o bemolle accidentali.

Il cromatico, secondo de' tre generi, consisteva in semi-toni e terze minori, come: do, do diesis, mi.

Il suo nome veniva o dal vocabolo χρῶμα che significa il colore, o, come suppone il P. Panari, dall’essere intermedio fra il diatonico che è il primo de' generi, e l’enarmonico che è il terzo. Boezio e dopo lui Zarlino attribuiscono l'invenzione di questo genere a Timoteo di Mileto, contemporaneo di Alessandro Magno. La scala cromatica regolare, nella musica moderna si compone d una serie di semi toni maggiori e minori, ascendenti e discendenti secondo che porla la natura de' nostri strumenti da corda o da fiato.

L’enarmonico era il terzo genere de' Greci e si componeva di due quarti di tuono e d'una terza maggiore: si, x si do, mi,

Ciascuno di questi generi aveva qualche nota che era propria di lui e le altre erano comuni a tutti i tuoni. Si, do, mi, fa, la, si bemolle appartenevano ai tre generi, mentre che re e sol erano particolari al diatonico, do diesis e fa diesis al cromatico, e si x, mi x, e la x, all'enarmonico. L'esempio seguente dei tre generi tratto dall'opera del dott. Burney, spiegherà questo sistema chiaramente più chiaramente di quello che potesse farsi colle parole.

Genere diatonico.

Genere cromatico.

Genere enarmonico.

Malagevole oltremodo è determinare l’epoca in che furono questi differenti generi inventati. Il P. Martini che molto si mostra erudito in queste cose, pensa che prima di Alessandro Magno altro genere non si conoscesse che il diatonico, nel qual tempo Timoteo imaginò il cromatico, e che l’enarmonico fosse inventalo solo verso il tempo di Eratostene il quale mori 194 anni innanzi G. C. Un fatto convalidato da un ragguardevole documento è che Timoteo, che era nato 346 anni avanti G. C., fu bandito da Sparta per avere cangiatolo stile dell'antica musica, il quale prima di lui parrebbe essere stato semplicissimo. Questo documento è il decreto del senato contro Timoteo, che qui per essere singolare, contro Timoteo, che qui per essere singolare, [p. 10 modifica]-10(I) L’aulico enarmonico «’Olimpio. STUDJ BIOGRAFICI GIACOMO ME l’I’ÏRBFÆR nia, più ragioni che impedirono a! si a questo grandioso capotinolo, tardi e quando già era stato nelle città secondarie della pronto c rapido accoglimento in Italia, c per ben determinare a quali molivi è da attribuire il non mollo favore conceduto anche al presente a questa sublime musica, sarebbe mestieri prendere a minuto esame il grado di coltura musicale degli Italiani, in rapporto con quello della loro coltura sociale e intellettuale. Un simile studio ci obbligherebbe a manifestare delle opiriporla: u Considerando che Timoteo di Mileto, venendo nella nostra ci Uà (Sparta) ha recato disonore all antica nostra musica e disprezzato la lira a sette corde; che introducendo una maggiore varietà di note, e aumentando il numero delle corde della lira e dando alio strumento nuova melodia, egli ha corrotto le orecchie della nostra gioventù e dato alla musica nostra una maniera artificiata ed effeminata in luogo ch! semplice e regolar genere che (Ila ha avuto fin qui; che egli ha resa infame la melodia componendo nel genere cromatico invece dellhmarmonico (1); il re e gli efori hanno decretato di sottometterlo alla censura, di obbligarlo a togliere le tre corde aggiunte da lui alla lira, e di mandarlo in bando dalla nostra città; apprendano gli uomini da questo esempio a non introdurre in questa città alcun nuovo stume,5. co{l’edi i fogli 53, anno 1813, 2 484-4). Sotto il peso del grande dolore e della solitudine di cui abbiamo parlato innanzi, f anima del compositore si ripiegò in sé stessa, ebbe luogo in lui una specie di intima elaborazione in forza della quale le due maniere, cui crasi alternativamente dedicato, si assimilarono e si arricchirono d’un movimento drammatico al tutto francese. Il fondo del pensiero rimase alemanno, 1 ispirazione vesti un fare cupo e grandioso; la musica religiosa riapparve come una fanciullesca rimembranza che si adornò di tutte le fantasticaggini della giovinezza, di tutte le tristezze e di tutte le agitazioni delf età adulta. Uno Stabat, un Miserere, un Te Deum, dodici Salmi a doppio coro, otto Cantiche di Klopstock a quattro voci, furono come i precursori di una grande eruzione lirica. Per lungo tempo il compositore si tenne chiuso nella mente il suo gran poema; per maturare debitamente il (piatirò della terribile lotta tra il genio del bene e quello dei male, gli fu necessaria una penosa e stentata gestazione; al line il momento del parto giunse, il sig. Eugenio Scribe pose a’ suoi comandi il domandato libretto, e Roberto il Diavolo comparve alla luce. u Or che diremo d’un’opera che in due soli anni fece il giro del mondo? (Sono queste le parole del biografo francese che abbiam fin <qui seguito). Rappresentato per la prima volta a Parigi, il 24 novembre 1834, Roberto il Diavolo si guadagnò in breve una popolarità europea (1), (I) Il biografo francese non dice che in Italia, mercè 1 ignoranza degli impresarii e I’ arie grolla e limitala de’nostri cantanti, per la । iù parie non buoni a figurare che in un solo monotono genere di musica teatrale, in Italia, dicevamo, il Roberto il Diavolo, non comparve che assai ammiralo all’entusiasmo Francia, della Gcrmaaddentro a svolgere le Roberto il Diavolo un popolarità tanto più mirabile quando si osservi che T opera è appunto per sé stessa della più elevata natura, (piando si i rifletta che il pensiero sì agita in essa per entro ad un" admosfera si alta da crederla li inaccessibile alle volgari intelligenze. E nondimeno (è sempre il biografo francese che parla) non vi ha capoluogo di dipartimento che non abbia voluto udire Ro- | berto il Diavolo, e non mancarono neppure de’modesti capoluoghi di disin Ito i (juali vollero ad ogni conto arrogarsi l’onore di godersi svisata e malconcia questa grande partitura. Anzi, a tale proposito, io rammento una singolarissima rappresentazione che. nel’185,d. ebbe luogo in un picciolo porlo di mare.’presso Narbonna. Il teatro era stato eretto sur un barcone;" un vasto mare placido e liscio come un Icristallo’, un bel sole di maggio, un cielo azzurro e nitido, teneano luogo delle tele dipinte e dei fanali della contrada Lepelletier. La spiaggia serviva di platea, e la folla vi si era addensata. L’orchestra, composta d una tromba a chiavi, d’un piffero e d un tamburone, diè dentro all’ouverture. e di li a un momento ecco comparire non so quali attori girovaghi e porgersi interpreti impavidi di questo terribile dramma; un Bertram in brache scucite fa rimbombar 1 aria della satanica sua evocazione; un Alice maltruggiala canta la deliziosa sua melodia a1 pie della croce; una vecchia e brutta Isabella. ed un Roberto grottesco, forniti però entrambi di robusta laringe, urlano a piena gola il magnifico duetto del quarto atto. Al quinto, f inferno si scalena contro il cielo, Ber- | tram vinto da Alice nella diabolica lotta. si inabissa nel fondo della cala mandando il terribile suo grido: a Ah hi remportes. Dieu vengeur!» Roberto venne salvato, il pubblico fu rapilo dal contento. 1 e la spiaggia rintronò di acclamazioni. Ciò significa che, lutto ben pesato, la democrazia, come diceva Napoleone. ha. viscere! Fate di incarnare un pensiero, per quanto vasto e profondo ei sia, per entro un’azione drammatica abbastanza vitale e j animata, sicché di qualche guisa entrar possa nello spirilo e nel cuore dello spettatore, e siete certo di scuoter sempre le i masse, perocché vi rivolgerete ai più intimi sentimenti dell’uomo e lo trascinerete in un ciclo di penetranti emozioni inerenti a tutto che vi ha di terribile e di temuto sulla terra. | Roberto il Diavolo è una creazione del genere di quelle che rimangono e segnano epoca nella storia di un’arte. Per giugnere ’ a tant altezza di ispirazione fu duopo andarla a cercare sulle inaccesse vette ove il solo genio s’aderge, ove Omero trovò la sua Ilici eie, Dante la sua divina Commedia, I Milton il suo Paradiso perduto. Mozart il; suo Don Giovanni e Chateaubriand i suoi Martiri. E nondimeno è certa cosa che il signor Veron, a que’tempi direttore del teatro del grand Opéra, non senza ostinala ripugnanza ammise il Roberto a far parte del Repertorio, e a stenti acconsenti a lasciarsi arricchire d’un buon mezzo milione! Dopo questo grande e laborioso parto il signor Meyerbeer si riposò per cinque anni. Alcune sublimi melodie, per canto ninni e a dare dei giudizii che di certo non troverebbero l’imparziale simpatia di gran parte de’ nostri lettori. Quindi per non fallire allo scopo ci appigliamo al più prudente parlilo del silenzio, se pure a miglior momento non ci basterà il coraggio di svolgere senza riguardi l’argomento. La IL — ■ - = • e pianoforte, il Ranz desi J fiches, il T’oeu pendant l’Orage, Rachel et Affittali, le Moine ed altre apparvero in questo lasso di tempo, e in frattanto il pubblico era impaziente di gustare la nuova partitura che gli si annunziava. Ma il signor Mev< rbeer è della pasta di quegli artisti che fanno diffìcilmente le cose fardi; egli, per cosi esprimerci, si dà ressa di lavorare lentamente, e l’ispirazione non tdi soccorre che a forza di meditazione e di laboriosità. Ma finalmente l’opera gli Ugonotti venne messa alle prove, e quindi per la prima volta rappresentala nel marzo del 4836. Anche quest’opera la è una creazione di genio, ma siccome in tutta la musica del sig. Meyerbeer il pensiero musicale, sebbene uno nella sostanza, è quasi sempre l’espression vera delle situazioni, quindi parve naturale che nell indole delle ispirazioni e dello stile delle due opere apparisse la diflerenza medesima che corre fra il diverso ordine di idee cui appartengono i due diversi soggetti. L’azione degli Ugonotti, poco più poco meno, s’assomiglia a quella di molti altri drammi; nulla di veramente elevalo nelle situazioni; l’amore è la sola passione che faccia le spese della parie più drammatica detrazione. In Robe/to il Diavolo 1 emozione scaturisce da più alta fonte e più profondamente li scuote. Dio e Satana. il bene e il male sono come gli attori principali di questo dramma meraviglioso. e per (pianto vivo interesse si provi alle commoventi peripezie d una passione amorosa, riesce difficil cosa il porre ad una misura medesima due concepimenti drammatici così fra loro differenti come sono Roberto il Diavolo e gli Ugonotti. Considerati come tipo, Marcello, codesto soldato rozzo e fanatico che non rappresenta specialmente il luterano ma lo settario, nel significalo più generico della parola, è senza dubbio al di sotto del tipo di Bertram raffigurante il genio del male nella più elevata sua significazione poetica. Valentina, codesta donzella dalle gote brune, ardita e di maschio sentire, che tanto piace a Giorgio Sand. forse perchè s’assomiglia un pochino alla sua Lealtà sua Silvia, mi seduce molto meno Ha e della soave Alice che attinge la propria forza dal proprio candore e dalla propria fede, e che fa orazione a’ piè della croce alla quale si stringe; Raoul, per ultimo, quest essere stordito e golfo, questo ha.nneton sentimental, come lo chiama Giorgio Sand, che passa tre atti a correre da una ad altra donna, è esso un tipo da potersi porre a confronto di Roberto che lotta fra il cielo e l’inferno? Insomma, il tutto ben pesalo, è chiaro che il concetto degli Ugonotti non vale quello di Roberto il Diavolo’, ma debbo ad un tempo osservarsi che nella responsabilità di questa parte dell’opera il signor Scribe ha da star per metà almeno col compositore (1).Ora,per quanto riguardala (I) Osserviamo di nuovo che i principali pensieri di questo scritto biografico sono dovuti ad mia elegante penna francese, c ciò facilmente indovina chi noti a «piai punto la critica musicale sia in esso subordinata all’osservazione intima della natura drammatica del poema. Questo genere di analisi, in fatto di opere in musica, è tutto proprio de’Eraneesi c dei Tedeschi, i quali così procedendo hanno saputo recare colai genere di stridii a un grado d’elevatezza, cui noi Italiani non siamo ancora ben avvezzati, e ciò per la nostra tendenza a fare stima dei prodotti delle arti -=© che ne valore ben più in rapporto alle impressioni materiali riceviamo che non relativamente al vero loro estetico. [p. 11 modifica]- U SæB) parte puramente musicale degli Ugonotli.se a un profano mio pari è permesso profferire un giudizio, dirò che la è mollo lontana dal aÌ sembrarmi superiore a quella del Robertola strumentazione, (hcesi. e piena di scienza: ma in questo torrente di armonia strumentale le idee melodiche vi appaiono rari, liantes in gurgile vasto. Di bellissimo effetto vi è senza dubbio il corale di Lutero, sebbene rechi un pochino il carattere di una salmodia:, ma nei tre primi alti trovasi una sola melodia che. commova, rapisca, trasporti? La romanza, Plus bianche que la blanche hermine è disegnata con molta finezza, noi nego, e difficilissima ad eseguirsi, a quanto dicono } 1 accompaj gnaniento sulla viola d amore mi sembra । una graziosa invenzione, ma il canto per sè stesso ini pare ben poco originale. II duello del terzo allo sarebbe ammirabile, se non scemasse di pregio per la natura troppo insipidamente anacreontica della situazione. Il quarto e il (punto allo sono di una bellezza incontestabile j il terzetto finale Ira Raoul, Valentina e Marcello è! un vero capolavoro che vale per sè solo un intero sparlilo. Dagli Ugonotti in poi. vai a dire da sei anni in poi. il signor Mejerbeer si è de! dicalo, con una lentezza a lui consueta, ad una grande composizione die da più mesi cl si viene annunziando comi* che deliba । incontanente apparire. Era dapprima intii folata il Profeta (Le Prophète}, ma oggidì ella si chiama gli Anabattisti (Les Anabaptistes} e qual sia pur per essere il suo destino. può predirsi in prevenzione che la sarà improntata del marchio che costituisce l’originalità della terza maniera del signor Meyerbeer. Già d solo suo titolo ci I preavverte che avremo una fusione della । musica religiosa e della musica drammatica. | Questa fusione presta alle ultime composizioni dell autor del Roberto una tal quale aria severa e solenne che c tutta sua, e dagli entusiasti la fa considerare come la | più alta espressione del genio musicale i moderno. E luttavolla v’ha ancora in GerI mania certi estetici i quali si ostinano a sostenere che le ultime opere del signor i Meyerbeer non sono che un assieme di splendidi luoghi comuni, un ingegnoso contesto di minute vaghezze e di posticele eleganze combinate con una scienza che puzza un pochino di pedanlismo. Per quanto uno voglia accusarsi ignorante j in simili materie, non troverà gran latto difficile cogliere Ira questi due estremi op! posti il vero termine medio. E pertanto,! non tornerà difficile additare nello stesso Roberto il Diavolo, a lato a una grande fecondità d armonia, una tal quale aridezza melodica, un gusto troppo marcato per gli accordi dissonanti, e sovverchio uso delle transizioni repentine o per inganno, come si dice con termine sconti fico, maniera di ì comporre che qui e (pia fa parere le partiture del signor Meyerbeer stentatamente elaborale. Ma ciò che fa essere la musica i del celebre maestro un cibo troppo duro e greve alla digestione per certi stomaci! che senza misura se ne pascono, ciò che molte volte stancò quel povero Nourrit, ciò che non poco contribuì a logorare Porgano vocale di madama Falerni, e finirà per spegnere la voce di Duprez <5 se non si mette in guardia contro le seÆ duzioni di Roberto il Diavolo, egli è l’amore eccessivo che porta il signor Meyerjza beer alla parte più splendida del suo inÈn gegno, la strumentazione. Ilo già fatto

cenno, al principiar di questo scritto, della ripugnanza istintiva che nelle sue opere mi ispiràno certi effetti di armonia strumentale dovuti agli slromenti d’ottone un giovine compositore che dà alte speranze di sè, interrogato da me sulla causa logica di questo fenomeno, me lo spiegò cosi: «V ha nella musica una parte puramente materiale, la sonorità, sulla ([naie riposa la scienza della strumentazione. L’orecchio nostro può venir ben diversamente colpito da una medesima idea musicale, secondochè (“Ila è resa da uno strumento d ottone o di legno, ovvero da uno strumento da arco. Condurre de soldati all assalto con de violini sarebbe assurdo, e tuttavia si ponilo ben eseguire sul violino quelle medesime marce che si suonano sulle trombe. Da che derivano codeste differenze negli eliciti di una causa stessa, se non se da questo che 1 orecchio, indipendentemente dall idea, è colpito dal suono, e che l’impressione è altrettanto più viva in quanto ella va a ferire la parte puramente fisica della nostra organizzazione? - Ora, la è appunto questa sensibilità, veramente ma; feriale, lui il signor Meyerbeer troppo | spesso mira a scudiere. Pare che talora egli diffidi o del suo genio o dello spirito di coloro che lo ascoltano} ed e per lui poca cosa avere un’idea felice se non la affida allo strumento più sonoro e più potente d effetto sugli organi sensori! del suo uditore. Ed ecco da che deriva una tal quale musica assordante, certa specie di accompagnamenti che obbligano il cantante a sforzi eccessivi e fatali, una slroj umiliazione che a lungo andare produce sull orecchio il risultato stesso che proì duce l uso abituale dei cibi condili di tropI pe droghe sul guasto palato de’ghiotloni} in una parola il signor Meyerbeer possiede in modo ammirabile la sapienza della strumentazione, ma ne abusa». Nato prussiano, il signor Meyerbeer si è fatto pei fellamente francese e per lo spirito e per la lingua} egli ha ricevuti dalla gloria i suoi attestati di naturalizzazione, egli ama Parigi come sempre si ama il teatro de’propri! trionfi, egli e membro corrispondente dell Istituto di Francia, e fra lutti gli ordini di che ha tempestalo il petto, quello eh egli predilige è la decorazione d ufficiale della Légion d onore. Come uomo il signor Meyerbecr, si dice, ha un carattere dolce, affabile, modesto, benché passionato pel fumo dell’incenso, codesto alimento degli dèi della terra e dell’Olimpo. Egli attinge le sue ispirazioni, non già da un nettare generoso, come crasi falsamente divolgato, ma da una buona tazza di acqua fresca } e il maggior rimprovero che veramente ei si meriti gli è questo che troppo di rado ei scrive pel Teatro, e quindi troppo di rado dà occasione ai suoi ammiratori di prodigargli un ben meritato entusiasmo. A. Y. I । - ■

I. R. TEATRO ALLA SCALA i 1 JL’AIV1II1>A, NUOVA AZIONE COREOGRAFICA. I| Riflessioni generali. Prima comparsa <11 JIa<l. Ix^nai. Al teatro alla Scala s è dato sere fa un nuovo ballo cinico fantastico, 1 Armida, che al pubblico non gradi gran fatto. Ne spiace dover confessare che anche questa i volta il pubblico ebbe le sue belle e buone ragioni di non fare lieto accoglimento a questa novità coreografica L’azione è per sè stessa troppo povera di contrasti drammatici, o vogliam dire, manca al lutto di quel CLfo movimento di passioni e di quel vivo giuoco d affetti che vuoisi indispensabile a tener in sospeso l’attenzione dello spettatore, e di’ emozione in emozione trascinarlo (piasi suo malgrado a subire fiinpero prepotente dell illusione teatrale. L’episodio di Armida, con tante dovizie di splendida poesia svolto nell immortali’ poema di Torquato, e una stupenda invenzione, ove lo si prenda nel senso in che volle darcelo il poeta, vale a dire quale mi’allegorica immaginosa pittura di uno de’tanti contrasti clic resero si arduo il conquisto della città santa.Annestato nella vasta e grandiosa tela i e alternato con altre diverse cavalleresche peripezie, quell episodio serve mirabilmente a compire il grandioso concetto} è una ingegnosissima parie d’un tutto meraviglioso, è un incomparabile quadro ove j lo si consideri posto nel debito suo punto j di vista, fra mezzo a tante altre pitture, > tutte assieme destinate a compire le poetiche ragioni della grandiosa e complicala macchina epica. Ma tolto dal suo luogo, scompagnato dagli alili membri del tutto, e messo a reggersi da sè solo e isolatamente, quelf episodio diventa cosa troppo vuota d interesse, troppo fiacca di concetto, e oserei dire, (piasi puerile e al lutto in contrasto | colle idee eroiche cui pretende risvegliare nell animo dello spettatore. E per verità a voler ridurre ai più semplici termini il pensiero dominante in que- । sto ballo dell’Armida, con tanto sfarzo I prodotto ora sulle nostre grandiose scene, abbiamo nulla meglio di una scaltra femmina che, non d’altro forte che degli insidiosi suoi vezzi e delle ingannevoli sue occhiale, si piglia bravamente a gabbo il profondo senno di quella cima di guerrieri I e d’eroi, il gran Goffredo, e con quattro amabilissime moine tira nella amorosa sua rete il fiore de paladini crociali: indi, poiché si è beflala ben bene delle vane loro proteste, coglie al medesimo tranello il formidabile Rinaldo venuto per liberare i compagni, e gode al vederselo intorno farle da spasimalo} e per ultimo, caduta ella stessa nel medesimo laccio teso altrui, senitesi vinta da arti delle sue più polenti, si instizzisce, si smania, e per eccesso di femmineo dolore cade svenuta al suolo, ecc. Or si domanda come mai questo debole e bizzarro aneddoto galante, degno tull’al più di servire d argomento a una c mnnediola cui fosse a darsi per titolo: Le astuzie amorose ossia i Paladini cucitiliali -, si domanda come poteva mai bastare a somministrar sufficiente sostanza di interesse, di calore e di animato contrasto ad un coreografico componimento che volessi offrire al nostro collo e intelligente pubblico sotto le grandiose e splendide forme di una azione eroieo-fanlastico-mimica? I signori coreografi che a’dì nostri tengono lo scettro della coreografia in Italia, hanno, a debole mio giudizio, il gran torlo di non curare abbastanza la scelta dei tèmi, di non ponderare abbastanza le condizioni indispensabili in una finzione scenica qualunque, vale a dire il contrasto ch’ile passioni, la lotta degli affetti, il movimento insomma di tutte quelle suste morali dal cui giuoco più o men vivo risulta, a cosi dire, la forza vitale, il principio animante

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ri «SÈ [p. 12 modifica]— 12 P d’ogni azion teatrale, e senza del quale, n | addio eiìetto, addio emozione, addio in teresse! ma noja, ma sbadigli, ma insoffej rcnza. । Chi pigliasse ad esame le tante e tante j composizioni coreografi.die, date sulle nostre grandi scene in questi or passati anni, e pressoché tutte infaustamente sortite, riuscirebbe di leggeri a mostrare che la maggior parte ebbero cattivi destini appunto i per la infelice scelta de’ tèmi tulli mancanti. questi più questi meno, delle vere ed uniche condizioni vitali indispensabili; a codesta foggia di spettacoli. E questo tanto più francamente affermiamo in quanto che, ove si tenga conto dei gravi dispendi! generosamente sostenuti dall’impresa, non può darsi la colpa alla povertà dei mezzi, ma è tutta da attribuirsi al cattivo impiego | di questi Affermiamo con qualche compia- i cenza una verità. La Scala è il primo teatro d’Italia per quanto riguarda il valore degli j artisti primarii, la quantità notevole del personale. la superiorità incontrastabile del corpo di ballo, la ricchezza della suppellettile scenica, ecc. Eppure coni è mai che con questa veramente prodigiosa abbon- j danza e sceltezza di materiale si riesce di i solilo a’si gretti risultati? Com’è che mentre 1 Impresa non arretra mai dall’assumere qualunque più grave spesa pel clamoroso successo delle diverse azioni coreografiche die ella offre al pubblico, i suoi sforzi ottengono sempre si ingrato compenso? - Non lo ripeteremo mai abbastanza: la causa vera di questo infelice risultato è tutta da cercarsi nella insufficienza del primo pensiero inspiratore. L’arte del coreografo, come la intendeva quel forte ingegno di Vigano, è arte di creazione poetica, non di sola tecnica esecuzione: far smovere con buone norme di scuola le masse delle comparse far dialogizzare con tutte le astruse regole della professione i personaggi del dramma mimico^ distribuire in sei, otto o dieci parti, con maggior o minor sfoggio di trasformazioni sceniche, un complicato contesto di cas’p interpolare le varie scene di colpi di sorpresa più o meno felicemente raccomandali all ingegno del macchinista o del pittore,è senza dubbio una delle partiche costituiscono la perizia dell’autore coreografo, ma non è certo la principale. Questa bisogna cercarla un po’ più in alto, e fuori della pratica materiale del palco:, bisogna cercarla prima di lutto nella potenza inventiva del coreografo, poi nella sua cultura intellettuale, poi nel suo sentimento del bello, poi nella finezza del suo gusto, nelle risorse di una fantasia ferace, nudista da vaste e abbondanti letture, ecc.,ecc. Or domandiamo noi: ci si additino i coreografi i quali, dai Gioja e dai iganò in poi, abbiano saputo pretendere a buon dritto a questi vanti?-Abbandoniamo al sagace lettore f ingrato carico di dedurre da j queste premesse le conseguenze più naturali del nostro ragionamento. Per ora ci limitiamo a conchiudere facendo le nostre congratulazioni coll Impresa per aver offerii e dati al coreografo tutti i possibili ajuti alti ad assicurare un trionfante esito al nuovo ballo, e col manifestare il nostro rammarico perchè tanta dovizie di mezzi sia stala si poco accorta mente impiegata. Abbiamo lusinga । però che dovendo prodursi in altra azione mimica, la signora Elssler, artista a buon drillo avvalorata da una splendida fama europea, potrà al più presto cogliere anche nella parte mimica quegli onori che I con isfoggio di straordinaria bravura, seppe meritare (piale danzatrice. B. N0TIZ3E MUSICAL? DIVERSE i — Parigi. Teatro Italiano. Don Pasquale di Donizetti. Ecco tornata l’ilarità a questo teatro: non si tosto si udì che Lablache vi riponeva il piede, il sorriso ha corso su’labri di tutti. Era l’amico che da lungo tempo si aspettava; era il più magnifico ornamento che riponevasi a bellissimo quadro; era Lablache che con seco riportava i Bartolo, i Dulcamara, i don Magnifico, i Bucefalo, i Geronimo, i Leporello, i Podestà, i_,Don Pasquale. E quest’ultima opera era sempre tra le più gradite, c senza T attore per eccellenza disperatasi ornai di poterla più rivedere. E Lablache, mostrando la più decisa simpatia per questo Don Pasquale, ha voluto che gli servisse d’intermediario fra desso ci! pubblico nell’ora in che compariva nuovamente sulle scene. L’accoglimento fu quale poteva aspettarsi: il buon umore fu universale: non parlavasi con gioja che di Don Pasquale e di Lablache: questi due nomi formavano una sola cosa, grata, piacevole a tutti. Madama Grisi fu sempre egualmente la vispa, la maliziosa Norma che mette alla disperazione il vecchio innamorato. Ronconi, nell’assumere la parte del dottor Malalesta, ha dato ad essa quel risalto che dapprima non conoscevasi ed ha mostrato quanto grande partito vi si poteva trarre; franco, gajo, disinvolto egli ha cantato ed agito da sommo artista; e degno compagno di Lablache, ha fatto meglio conoscere (piale prezioso acquisto abbia in lui fatto T impresa. Mario ha spiegato la sua bella e limpida voce, ed è stato applaudilissiino. Tutti furono contenti c al partir del teatro tutti si congratulavano del ritorno di Lablache. Nella sera a beneficio di Ronconi (lavasi il Barbiere di Siviglia, e tutti sanno come i Ronconi disimpegni la parte dell’astuto Eigaro. G. M. — Il primo giorno dell’anno riesci brillantissimo pel teatro dell’Opéra. Dovasi il Guglielmo Tell. Il pubblico era affollatissimo e tutti gli artisti gareggiarono di zelo. Avvi nel teatro de’ momenti di vivacità ed energia, come ve n’ha di languore c di lassezza, senza che talvolta alcuno possa rendersi conto di questo fenomeno. | La signora Dorus-Gras, Barroilhet, Levasseur, Masso! i c Octave hanno cantato perfettamente. Dupiez soprattutto, nella parte principale, avea ritrovato tutta la forza e la freschezza di voce che possedeva all’epoca de’ suoi debutti. Nel duetto del secondo atto e nel terzetto che segue, ha eccitalo trasporti d’entusiasmo. Nell’aria liliale, dopo aver deliziosamente eseguilo il cantabile, i egli ha vibrato con straordinaria energia, la frase suivez-moi. A questo punto i bravo e gli evviva raddoppiarono. Al cader della tela, il gran cantante è stato ridomandato più volle. — La parte principale della Sirena, opera comica in tre atti, dei signori Scribe e Auber, è aftidata a madamigella Lavoye, che finora non ha agito c cantato che I nelle opere di questi due autori. — Cagliostro, opera comica in tre alti, deve essere andata in iscena il 15 di questo mese. — Ecco la nota dei compositori di cui eseguironsi a Parigi spartiti nuovi o non ancora intesi su quelle scene liriche: Adam, Auber, Balfe, Boulanger, Burgmiiller, Gastil-BIaze, Donizelli, Flotow, Halcvy, Lefevre, il fu Monpou, Persiani, Thomas. Totale, tredici compositori che si divisero i teatri consacrati alla musica. — L’associazione degli artisti di musica belgi, fon-! data nel 1826 a Brusselles, sotto il titolo di Società dVJpollon, si è ora ristabilita su basi proprie ad assi- ■ curarne la solidità c la durata. Il ministro dell’interno^ cui fu sottomesso il progetto di regolamento, ha prò- I messo di accordare la sua protezione ad una società, | che ha il doppio scopo del progresso dell’arte, e il sol- | levamento degli artisti disgraziati. — Il celebre Strauss, già ricompensalo con medaglia d’oro pe’ servigi prestali ncITultima stagione alle acque! di Vichy, è stato nominalo direttore delle sale, balli, e concerti di questa residenza. Nessuno orarli lui più de- | suo d’una tal distinzione, la cui notizia impegnerà gran folla di scelti amatori a prendere nella ventura estate la via delTAuvergne. Dei valzer, delle quadriglie e concerti meravigliosi, uniranno il loro brio, la loro gajezza! alla bellezza de’luoghi c alle delizioso passeggiate. Idem.!

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NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELI.’l. R. STABILIMEMO «AZIONALE PI11VII.EG." di giovami KB& cnsm REVUE THÉÂTRALE Cefi échoir peuoèiqite?c S’attlcriAieó eLailbò Attt fc.v moli|ó fca |?IhO javouó uoiioeairx tlcìijr Fltifen PAH (F CM OB d? d CM Op. 15. 11925 N. 25. Premiere Fantaisie sur Doli I®ass|iialie de Donizelli. Fr. -4 50 14921 n 21. Seconde Fantaisie, idem. w -4 50 14925 n 25. Première Fantaisie sur I Eomhardi de Verdi... n 4 50 44-920» 20. Seconde Fantaisie, idem. n -4 50 VARIATIONS BRILLANTES ET FUMEE SUR UN THEME DE LA s ® w ir a m 3 ir x a Itour Violon avec acconti». <1 OrcBtestre ou de Piano PAH Op. 3. 15755 Avec Orchestre Fr. 8 — 15751 Avec Piano» 5 — MUSICA DI WWW Wi0)3 riilollft Fintilo solo D A PAGACI 15185 Allo 1 Fr. 4 — 15481 — 11 2 50 15485 — IH n 2 50 15495 — IV?। 1 50 L’Opera completa n 8 — NB. Ne fu già pubblicata altra riduzione per Flauto solo nel genere difficile, cioè in forma di Studj, sotto i numeri 14177 al 11180. Bezzi nuovamente aggiunti a Parigi DA GASTAHO DOniSSTTI ALLA SUA OPERA Mfâ 0)3 MAVÌ (PER CANTO CON ACCOMP. DI PIANOFORTE) 15817 Séguito della Preghiera nell’Atto 111, Benigno il cielo arridere, per S. Fr. 1 50 15818 Ballala, Per non islarc in ozio, per C. n 1 75 15819 Cav., Son leggero, è ver, d’amore, per C.n 1 — 15820 Cabaletta della Romanza nell’Allo I,.1 te, divina immagine, per T..» 1 — GIOVAMI RICORDI EDITOBE-PBOPBIETABIO. t Stili’ ï. ES. StabiSisnento Razionale Frivnlegiato di CaìeograSa, Copisteria c Tipografia musicale di GIOVATOTI RICORDI Contrada degli Omtneni 2F 1720.