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Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 31

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N. 31 - 4 agosto 1844

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Suppl. al N. 30 N. 32

[p. 129 modifica]- 429 fi 7$^ 4W ©.®£ GAZZETTA MUSICALE ANNO III.-N. 31. |>I MILANO D0MEW1CA 4 A^sto lim1®- Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica musicale. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 20Ó0 pezzi di musica, dal (piale j possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a i N. 150 pagine, c questi vengono dati aratis all’alto che si paga l! associazione annua; la meta, per la associazione semestrale. Veggasi I’ avvertimento pubblicato nel! Foglio N. 50, anno II, 1S43. Za musique, par des inflexions vives,accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas■> sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets. • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen* timents propres à l’émouvoir.» J. J. Ilo USSEA V. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta c alla Musica è di effettive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. 14 affrancata di porto fino ai contini della Monarchia Austriaca: il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Hicordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ilicordi. coni rada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porlo. SOMMARIO. I. Errata-Corrige. - II. La musica e la lingua. - j III. Cicalate ni Bartolomeo Montanello. IV. Breve RIVISTA BIBLIOGRAFICA. - V. ACCORDATURA DEI TIMPANI. - VI. Gazzettino settimanale di Milano. VII. Notizie. - Vili. Altri: cose. - IX. Nuove pubblicazioni MUSICALI. 1.RK1TA4OHIIIGI:. Nel foglio precedente di Domenica (N. 50) nel primo articolo sfuggirono non veduti i seguenti errori: Pag. 125. Colonna prima. Linea 55 a d’una verità chiara, patente cd intaccabile it. Leggasi invece:» d’una verità inattaccabile n. Pag. 124. Colonna seconda. Linea 21 e 22 n già da ìnoltc battute n Leggasi: >i da parecchie battute ti. Sù ÏÏH33ÎÙ B M m (Continuazione V. il N. Î9). © a. ritornando alla musica, direCi Ni* M$mo, senza altri preamboli, che q jf " I Blessa nacque certamente dopo

  • ’nrua i Perclæ è naturale

(^^^’gy’db^^^che Adamo dapprima parlasse. come viene indicato anche dal verso 49 C. II. della Genesi, in cui si dice aver egli imposto il nome a lutti gli animali terrestri e a tutti gli uccelli dell aria. Ma del paro è naturale che il canto precedesse di molto il verso ritmico, la di cui idea dovette essere suggerita dal ritmo musicale trovato puma. Su di ciò non abbiamo per verità certezza storica assoluta; ma possiamo argomentarlo appunto dal vedere, come abbiamo detto di sopra. che l uomo rozzo ed i ragazzi sono spesso da intimo impulso spinti a cantare. Ed è senza dubbio logico il credere naturale ed avvenuto sempre ciò, che sotto gli occhi nostri naturalmente avviene; siccome è logico il credere avvenuto prima ciò che è più facile e semplice, che non ciò che è difficile e complicato. Ed in quest’ordine procedendo si presenta appunto da prima un canto semplicissimo, in cui non si emette che un suono con sole vocali, quali sono le canzoni di alcuni popoli selvaggi, e quale è il canto dell" infanzia: da poi un canto ritmico distinto con sillabe insignificanti, e forse accompagnato da un qualche movimento di corpo che potrebbe essere riguardalo siccome il primordio della danza; e per ultimo. e siccome conseguenza di questo, il verso poetico, ossia quella disposizione delle parole che al ritmo musicale assomigliasi. Ma oltre che quest"ordine è il più logico. esso concorda pienamente con (pianto possiamo argomentare dalle.storie, dalle quali pare che il verso poetico non si trovasse se non medio tempo dopo il diluvio e la dispersione degli uomini sulla faccia della terra. Noi troviamo infatti attribuita ad Orfeo 1 invenzione del verso esametro, d (piale Orfeo sarebbe vissuto circa il 4300 avanti l’era volgare. epperò Ire secoli almeno dopo Mose. Cosi i versi più antichi che ci rimangono sono quelli d’Esiodo. il quale è di un buon secolo meno antico di Davidde. Quanto agli Ebrei, sebbene la poesia e la musica fossero presso di loro in grandissimo onore, e la maggior parte dei libri santi fossero, per avviso comune dei dotti, vera poesia, non si può asserire che questa avesse la forma rii mica; ma sembra piuttosto consistesse in solenni delti rinchiusi in brevi periodi, facili ad imprimersi nella memoria. Questo popolo separato per indole, costumi e religione dal resto delluman genere, si odiosissimo della legge, conservatore scrupoloso delle tradizioni. della storia e delle antiche usanze, fu forse il più stazionario in tutto che non aveva relazione diretta col divin culto: per modo che Davidde e Salomone dovettero ricorrere al re di Tiro e di Sidone per avere artefici onde costruire i loro palazzi ed il tempio; e gli stessi muratori, scarpelli™ e legnaiuoli impiegativi erano Tirii o proseliti; ossia Cananei. avanzo delle guerre. Il disegno del tempio era stato dato a Davidde per rivelazione divina (*). La quale considerazione aggiungendosi al non essersi rinvenuta alcuna forma ritmica nell ebraica poesia, sembra credibile, non vi si fosse introdotta giammai, ed avesse ritenuto la forma primitiva: e ne verrebbe tanto maggior probabilità all invenzione attribuita ad Orfeo, o per lo meno sarebbe confermato storicamente che il ritmo poetico, figlio del ritmo musicale, siasi trovato assai lungo tempo dopo. Nè osta il dire che sino dai primi tempi essendosi usato il canto per celebrare le glorie di Dio. il ritmo poeti) Vedi Paralipomeni Cap. XIV, vers. L Cap. XXII, vers. 2. c Gap. XXVIII, vers. 19. t tico dovesse seguila* molto da vicino d musicale, e tanto meno che dovessero nascere insieme, od (’.ssere questo generalo da quello. Non poteva precedere il ritmo poetico, f perchè il commi parlare non ne abluso| gna, e non poteva esserne suscitata Videa; se non dalla musica: non nascere insieme, ì e per la medesima ragione, e perchè l’operazione dell’ordinare le parole in versi! è di per sé difficile; e altronde poi noi proviamo anche oggidì che la musica ri t, mica non è inconciliabile colla prosa; e basta prolungare alcune sillabe e affret! farne alcune altre, perchè si adatti alla frase musicale senza guasto nel senso. E si noti per un di più che il verso greco come il ialino (specialmente l’esametro che probabilmente è il più antico) non si misura a sillabe ed accenti come quelli delle lingue moderne, ma a piedi, nei quali il numero delle sillabe può essere or più ora meno; il che verrebbe a seguito di quel prolungare e affrettare | delle medesime con cui si adatta la prosa alla musica D). Ai (piali argomenti vuoisi aggiungere per ultimo che, dall’essere venuto dalla musica alla poesia f ultimo suo compimento, che è barmonia del verso, questa con poetica ma verissima espressione fu poi sempre chiamata canto, anche quando i poeti non usarono più di cantare i loro versi, ma li tramandarono colla scrittura alla posterità senza punto curarsi di muì sica. Cosi Virgilio, il quale certo non cantava. incomincia coll Arma vii umepte catto: cosi Orazio ha: Te. calumi magni Jovis. et Deorum i A a ut inni. lib. 4.°, ode IX: e nella XX.

precipe lugubres

| CantiiH Melpomene. cui liquidata pater Tocem cititi, diluirà. dedit. Così Dante: O voi, (die. siete tu piccioletta barca. Desiderosi d’ascoltar. seguili Dietro almio legno ( Ite cantando varca. Cosi Borni. Ariosto, l’asso e mille altri; e cosi forse, nè altrimenti che nel verso ritmico, consisteva il cantare di Omero, e (1) Si contino a ragion d’esempio le sillabe (li questi due esametri che prendiamo a caso da Virgilio. Aos delubro Deum misi-ri, qtiibtis ultimus esse! lite dins, festa vclamus fronde per urbani. Alcun poco di (piesla latitudine rimase al verso italiano, il (piale può essere tronco, piano, e sdrucciolo. [p. 130 modifica]BABTOLOWO MOtfTAWEIJLO in complesso. y

in lina semplice declamazione quello dei rapsodi: avvegnaché non sembri conciliabile il vero canto colla lunghezza di un poema, non diviso a strofe, siccome lo erano i versi di Pindaro, d’Anacreonte ed altri, ì quali, perchè veramente destinati ad essere cantati, furono detti lirici. Raimondo Boucheron. computare i rivolli di ogni accordo e le combinazioni della diversa posizione de’suoni. Ricevendosi poi fra i gradi della scala anco i (inque scmituoni, di dodici CICALATE Mi accade di osservare che tuttodì si parla della naturale distribuzione de’ suoni nei gradi della ricevuta scala, e tuttodì si traila istcssamente di modificare que’suoni, affinchè meglio si prestino agli accordi ed alle modulazioni in qualsivoglia tuono. D’altra parte vado meco stesso riflettendo che, a primo aspetto, sembra considerevole il numero delle combinazioni che hanno luogo coi sette suoni della nostra scala, mollo più se si aggiungono ai sette gradi della scala i cinque semitoni, ove il maggior intervallo dei gradi lo concede; nullameno siamo ben lontani dal poter ammettere tutte le combinazioni possibili dei suoni; e un buon numero di esse riesce spiacevole all’orecchio, poche altre si gustano soltanto quando l’udito è predisposto ad assaporarle, e se ne aggiugne alcun’altra, che può aver luogo soltanto (piando i suoni di che è composta si trovano a certa distanza, nè si tollera punto se questi suoni sono più vicini. Le successioni poi dei suoni così combinati a due, a tre, a quattro, ossia la serie delle modulazioni è ancor molto più limitala di quanto a prima giunta potrebbe sembrare. Questo rifiuto che fa l’orecchio di molte combinazioni de’ suoni della scala, questa necessita di preparazione e di risoluzione in molli casi, questo disgusto cagionatoci dalla maggior parte delle successioni di accordi, ci avvertono forse che la distribuzione de’suoni nei gradi di presente stabiliti pcr raggiungere lo stesso suono più acuto o più grave non è affatto naturale, ma puramente convenzionale, c naturalizzata poi dal lungo uso, come avviene di molte altre umane istituzioni, delle quali riceviamo a poco a jioco le bontà c i difetti, e vi ci naturalizziamo in modo da non disccrnere più le une dagli altri, e ci par tutto buono, lutto confacente a noi. Già l’esperienza ha fatto conoscere che la natura nostra si piega a ricevere, c in seguito a bramar pure, ciò che le è dapprincipio affatto contrario e abboininevole. A milioni potrei citare gli escinpj di quanto asserisco; e basti l’osservare che l’uso islcsso delle sostanze venefiche le naturalizza cosi a un corpo umano, da rendergliele, niente meno, essenziali per la vita. Inclinerei pertanto ad opinare che qualora la distribuzione de’ suoni nella sosia musicale fosse di posta tratta dalla natura, reggerebbe ogni combinazione che si facesse di essi suoni; cioè ogni accordo dovrebbe riuscir gradevole al primo affacciarsi, ogni successione di accordi dovrebbe tornar buona; c tutti i suoni comunque combinati, e pur tutti contemporaneamente uditi, come altri ebbe ad asserire, dovrebbero rendere una piacevole armonia. In tal caso potremmo sottoporre gli accordi c le modulazioni a calcolo numerico; c avremmo, dato che i gradi della scala avessero a rimaner sette, le seguenti combinazioni: a due voci N. 21 a tre..»«35 a quattro. h 55 a cinque. a 21 a sei.. ‘» 7 a sette.. ’i 1 N. 120 combinazioni; senza e ritenendola per tal in totale gradi, avremmo le seguenti a due voci N. 66 a tre.. n 220 a •piatirò.. n 49 fi a cinque. n 792 a sei... r 924 a sette.., «792 a otto.» 49’5 a nove.. «220 a dicci.. n G6 a undici. M 12 a dodici. r 1 N. 4085 combinazioni; modo composta combinazioni: senza pur calcolare l’immenso numero delle combinazioni che ci verrebbero somministrate dai rivolli. Ora vedete che prodigiosa serie di armonie avrebbe il musico a sua disposizione, c poiché le armonie servono di base alle melodie, vedete bene quante cantilene diverse si potrebbero immaginare! Non sarebbe più il caso di lambiccarci il cervello pcr trovare una cabaletta nuova; ne avremmo a josa pei genj, pei semigenj, e pei ciabattini del mestiere. Ma ora la hisogna è impacciata assai. abbiamo che dodici accordi; se pure son tanti, perché molli si derivano un dall’altro, c perchè si può dichiarare senza tema di sbaglio che sia un solo l’accordo delle nostre voci, quello di terza e quinta, c gli altri non sieno che lo stesso accordo di terza, (maggiore o minore) e quinta, cui si aggiunga o si alteri alcuna voce; ma quest’aggiunta o quest’alterazione ci obbligano essenzialmente a ritornare presto all accordo scmjilii c di terza c quinta, se almeno vogliamo rimanere coll’animo tranquillo c coll’orecchio non lacerato. Nè io sono tampoco persuaso che si arrivera a trovare una scala cosi felice che. presenti 1 immensa quantità di combinazioni di sopra calcolate; ho anzi le mie buone ragioni che mi accennano F impossibilita di trovarla; perchè la dovizia richiede varietà., la varietà produce complicazione de’rapporti, e la consonanza dev’essere riposta nella semplicità de rapporti. Quindi diamo bando ai computi di possibili combinazioni; nè io ho esposto quei numeri, se non pcichc in breve mi apriranno l’adito ad esporne degli altri più utili; e intanto mi si permetta che continui ancora un poco sull’argomento avvialo. Errimi pertanto avviso che i suoni.della scala nostra, potendo pur avere dei rapporti naturali, altri ne abbiano totalmente convenzionali; oche un’altra serie di suoni, fissala con miglior analisi de’ suoni, possa sviluppare maggior numero di consonanze. Ma questa diversa gradazione de’ suoni non dovrebbe già essere basata sugli attuali tuoni o scmituoni ridotti a perfetta eguaglianza, o su altra divisione di scmituoni a quarti di voce, come in oggi si va cianciando a favore o contro simili tesi. La nuova scala risulterà di sci, di otto, di dieci suoni e di intervalli diversi degli attuali, secondo che verrà suggerito da un nuovo scandaglio de’ suoni fatto da un orecchio sensibile e delicato, e appartenente a una testa immaginosa, atta a sbarazzarsi dei rapporti ora fìssati dalle nostre abitudini, pcr riconoscere tosto degli altri rapporti che risulteranno dalla natura de’nuovi suoni. Alcun valente indagatore de’suoni ebbe a tentare questa nuova scala; ma è come tentare un nuovo linguaggio non jiarlalo da alcun popolo del mondo. Nessun vi abbaila; e anzi abbiamo eontrarj al nostro progetto quasi tutti i musici sapienti, i quali riguardano la scala nostra siccome dettala precisamente dalla natura, adducono a conferma esperienze, prove c giudizj fine. Fra le cose singolari in cui alcuni viaggiatori c ne senza avidi di novità ebbero ad abbattersi nello spccolare i luoghi più remoti del globo sublunare, si accenna uno strano quadrupede, come un gatto, che emette suoni, precisamente sulla nostra scala, ascendendo e discendendo successivamente per sci gradi della scala. Egli canta colla più perfetta intonazione e con singolare precisione di tempo: do, re, mi, fa, sol, la, sol, fa, mi, re, do, interponendo a ciascuna voce una breve pausa, cred’io di scmiminima. Anche i nostri gatti convengono spesso su per i tetti a dare de’concerti e accordano armoniosamente le loro voci; ma si rileva da questi accordi che la loro scala è alquanto differente della nostra, e i loro passaggi, le loro modulazioni, i loro principj di armonia non sono basati sulle nostre teorie. Da quel gatto singolare (che nell’americano paese, dove fu trovato, si chiama Haut) si vorrà inferire che la nostra scala è naturale affatto, perchè è fin propria degli animali bestie. E già personaggi gravissimi hanno dedotto per quella famosa scala che sicuramente la natura ha dato a quell’animale l’organo della voce ugualissimo all’organo umano, e quindi un canto, per ciò che riguarda la serie degli intervalli, affatto simile al canto dell’uomo. Ed altri gravissimi barbassori pretesero pure di dimostrare che l’uomo abbia appreso la sua scala ed il suo canto da un tal animale. In quanto a me giudico quel racconto un’egregia fola, regalataci con molte altre da’viaggiatori, i quali non possono dimenticare il naturai vezzo di raccontare portenti a delizioso pascolo de’buoni allocchi. Nè minor meraviglia mi faccio di coloro i (piali vogliono che noi andiam mo’ sempre a scuola delle bestie pcr apprendere le cose nostre; o che suppongono, il che torna Io stesso, che gli altri animali escano al mondo dalla natura colle loro cognizioni, coi loro usi, colle loro perfezioni, e l’uomo soltanto debba uscire dal seno della natura rozzo, selvatico, informe, in peggior stato d’ogni altro ente, sicché abbia poi bisogno di ricorrere alle bestie per apprendere modi e norme di soddisfare a proprj bisogni e di procacciarsi i proprj diletti. Tanto sia detto tra parentesi, che non è questo il luogo di sfoggiare argomenti di simile filosofia, c di venir a contenderla con Hobbes, Iluezio, Rousseau, e con tutti gli altri che non sanno fabbricare teorie intorno all’uomo, se non gettandolo in grembo di una strana natura da essi immaginata, o traendolo da un’abbietta origine, incompatibile colle facolta intellettuali e morali dell’ente ragionatore. Io penso adunque, che, se pure esiste quell’animale, non moduli niente affatto la voce sui gradi della scala da noi adottata, perchè giudico essere questa scala di nostra invenzione, e giudico impossibile che egli la possa indovinare. Sarebbe come se quel gatto americano parlasse la nostra lingua. Avrà egli una modulazione di somiglianza, ovvero sarà un animale atto ad apprendere le cantilene degli altri animali, ed avrà appresa quella serie di voci dall’animale uomo. Vi sono molti animali che hanno la facoltà di ripetere le voci e le cantilene nostre e quelle degli altri animali. Vi sono pure degli animali, degli stessi piccoli insetti che sembrano porgere tutta l’attenzione ai nostri suoni e alle nostre melodie, e dan segno di ritrarne diletto. Se vogliam credere, erano sicuramente più meravigliosi gli effètti dell’antica musica, colla quale il suonatore traeva a sè le fiere, le selve e le rupi; ma non pochi e più certi miracoli vanta parimenti la musica moderna, nè io li ripeterò perchè son noli a tutti. Non vediamo tutti i giorni de’cani ululare, gemere, abbajarc a suoni discordi, a voci stridule o mal intuonate, a strane armonie, e starsene altra volta tranquilli ad udire una stupenda sinfonia suonata pure col fragore di tutta un’orchestra? Andate poi a dire dell’intelligenza de’ cani in fallo di musica! Io ne tengo uno, che i miei bimbi chiaman Ciappiìio, il quale non può rimanersi (juicio nel momento che si intuonano gli istromcnli, e appena incomincia la suonata si cuccia in un angolo della sala c dorme felicemente finché dura il pezzo; e allorché poi i suonatori ritornano alle voci sconcertate, egli si sveglia immancabilmente c dà nuovi segni di inquietudine. Ma (piando si parla di bestie, io non soglio trarne conseguenza, perchè le bestie son bestie; e nemmeno da questi fatti io inferirei che i rapporti de’ nostri suoni abbiano assoluta base nella natura. (Sarà continuato}. [p. 131 modifica]Alberto Mazzucato. ACCORDATITI A DEI TIMPANI (Dal Débats). alla loro circonferenza, Berlioz. E più clic noto, uno degli inconvenienti de’ nostri timpani consistere nella difficoltà di accordarli rapidamente; difficoltà risultante dal numero considerevole GAZZETTINO SETTIIIAUÀLE O— BRE7S F.I7ISTA SZ8LI0GRAPICA DI E COMPOSIZIONI DA CAMERA (1) chiamarvela col suono del morata, di viti di pressione di cui si può accagionare questo vivace qualche ragione, il perchè i pezzi sica non portino in fronte, come altri libri tipografati, la loro data scita } vale a dire, parlando di Tanno in cui una data musica fu (1) Le due Composizioni, «Ielle quali si va a parlare, sono pubblicate dal Ricordi. O.. ■ Un giorno, nel quale mera fitto in capo la curiosità, non in vero molto strana, di voler sapere in quaT epoca fosse stata rappresentata per la prima volta Un’Opera, non mi ricordo adesso di qual autore (di Rossini, parmi), nell’atto in cui stava svolgendo tra le mani ed osservando impazientemente un pezzo stampato di detto spartito, lamentava, e parmi non senza di mutuiti gli di namusica, coitìpoe quello sta, Tanno in che venne eseguita, in cui fu stampata, litografata o calcografata} epoche, le quali d’ordinario si raccolgono in una sola. «Ma, mio caro, mi fu risposto dalT amabilissimo editore (del quale ora vo’tacere il nominativo), egli è perchè le musiche non diventano mai vecchie». - «Ohimè! ripresi, perchè anzi pur troppo le musiche invecchiano assai facilmente, egli è che voi. signori editori, cercate con un mezzo ben frivolo ed inutile di gettar, come dicesi, la polvere negli occhi col lasciare nel mistero i loro anni di vita». u Infatti, conchiuse un po bruscamente l’amico editore, nè alle donne nè alla musica non si contano mai gli anni». Io mi strinsi nelle spalle} T editore. che aveva altro da fare che prestar orecchio alle mie ciancio, mi lasciò, ed io continuai meco stesso i miei ragionamenti, dicendomi, sarebbe utilissimo che si imprendesse una volta a segnare su di ogni nuovo pezzo musicale Tanno rispettivo della sua pubblicazione: nei tempi a venire, parmi, non sarebbe sgradita questa marca cronologica a1 curiosi dello storico andamento musicale de’ tempi passati: ed andava ancora sviluppandomi codesta mia opinione con altre ragioni ch’io trovava, e trovo ancora, buonissime} ragioni, che non voglio adesso maggiormente enumerare} primieramente perchè andrei troppo per le lunghe, in secondo luogo perchè 1 importanza di questa aggiunta ne’ frontespizj musicali sembrami si appalesi da sè medesima senza bisogno di essere confortata con altre prove. Ma. sia istinto di procrastinazione, sia, non saprei, un po di puntiglio contro gli Editori (e son tutti) cui non garba il mio ragionamento, egli è fatto che da quel giorno in poi, allorché mi è dovere di passare in Rivista le nuove pubblicazioni del giorno, lascio scorrere un dì, lascio scorrere 1 altro, e vo così traendomi settimane e mesi nel silenzio. Capirete benissimo che se I Editore mi pressa alT adempimento de’ miei obblighi, io mi approfitto della sua risposta, raccomandandogli la pazienza, e dicendogli io pure che la musica non invecchia, ma rimane sempre nuova e fresca. Veramente nella presente circostanza in cui vo’ dire quattro parole su due Composizioni di due musicisti che tanto apprezzo, furonvi anche altri motivi, ed in vero assai più perdonabili, che mi fecero tacere fino ad ora. So del rimanente che nulla di meglio si può fare che dispensare la sofferenza dei O leltori da motivi, ragioni o scuse. Dunque entriamo in argomento. Non senza pregare a condonarmi il lungo esordio: il quale se per caso sembrasse alcun poco appiccicato. ciò avviene, come facilmente si comprenderà. perchè è già da qualche tempo che voleva alla meglio incantucciarlo dentro a qualche mia chiaccherata. Il trovatore che cerca e trova è un grazioso Scherzo del chiaro poeta-pittore signor Cesare Masini, messo in musica dal nostro lodatissimo confratello e collaboratore sig. M.° Raimondo Boucheron. Si tratta di un disgraziato trovatore, il quale, al tocco della mezzanotte non si lascia spaventare dal gracidar della rana, dal canto dell’upupa, dal gufo, dai cani, e viene tutto caldo d’amore al castello dell* innaliuto e colla canzone dell’amore. Ma, incauto e sventurato amante! Mentre chiama la sua diva, il marito oh! ciel V udiva per fatai combinazione, e geloso fuori । usciva, con un tocco di bastone. (Qui seguono le bastonate)... Ahi! Ahi! Ahi!... Il trovatore se le dovette prendere sulle spalle ed in altri siti tutte quante, dalla prima all’ultima} e da questo m’intenderete facilmente come il trovatore che cercava abbia fatalmente anche trovato. La musica di queste scherzose parole è ingegnosamente descrittiva, o, se più vi piace, imitativa, e sparsa di felici idee. Le prime pagine in ispecial modo servono mirabilmente alle tinte svariate e grottescamente cupe del quadro. Forse l’intonazione generale di questa piccola cantata poteva ridestare in chi ascolta un senso musicale più buffo } ma, se non a scusa del compositore, almeno a compatirlo, giova qui notare, che questo canto è dedicato a gentile giovanotta, e per lei fu appositamente scritto^ e non è difficile, io credo, che il pensiero dell’amabile esecutrice abbia d’alquanto raggentilite le idee del compositore, e le anbia condotte e trasformate dalla sgraziata ruvidezza del buffo, ’ che le parole sembrano esigere, alla grazia ed alla semplicità, sarei per dire, pastorali. Ed appunto mi pare di non male appormi, nel trovare alquanto strano ed inesplicabile, che trattandosi d una offerta a giovane ed amabile donzella, la poesia । scelta dal compositore sia stata d* un concetto in verità poco men che scurrile} la si avrebbe desiderata più consonante alle idee di gentilezza e candore che infiorano naturalmente il cuore d una giovanotta poco più che trilustre. Il Foto Fallace, Capriccio per Canto del Maestro Gualfardo Bercanovich, conta una pubblicazione di epoca alquanto più remota del pezzo del signor Boucheron. Qui però cade in acconcio di dirne alcune brevi parole. Il Capriccio, nello stretto senso della parola, non istà qui gran fatto nella musica, ma bensì nella poesia, che per non molto plausibile bizzarria del poeta (il signor De Lemeoe) racchiude non so quanti metri differenti e disparati, tali da mettere a tortura 1 ingegno di qualsiasi compositore. Ed appunto T unico difetto, componimento, è un senso di tortura dal quale si vede tormentata in qualche punto la musica, sempre a colpa del Capriccio del poeta. Del rimanente, freschezza di immagini, bel contrasto di colorito, gentilezza di cantilene, spontaneità di fattura, e retto vestimento delle parole, fanno pure di questo pezzo, come dell’altro sopra lodato, uno de’ben rari apprezzabili nel difficile. e disgraziatamente in adesso poco favorito, Genere di Camera. Il signor Bercanovich vede e tratta T arte con giuste •» «mire ma per dura fatalità è egli pure uno di «pie non iscarsi nostri talenti, il merito dei quali rimatisi pressoché sconosciuto e non getta luce si lontano (pianto potrebbe attendere, a motivo di mancanza di circostanze favorevoli atte a farli conoscere, ed a procurar loro un più chiaro e non perituro nome nell’arte. e. che conviene far girare tutte successivamente per agire sulla pelle e stenderla egualmente in tutti i suoi punti. Si aveva tentato rimediarvi mediante parecchi circoli concentrici situali nell’interno del timpano, i quali, spinti dal basso in allo <Iatma molla, venivano ad applicarsi al dissolto della pelle. Ma tale procedimento aveva per inconveniente di diminuire sensibilmente la sonorità dello strumento. Il signor Darche, dopo lunghe ricerche, è finalmente pervenuto a dare ai timpani un meccanismo che può essere posto in azione da un solo movimento del piede del suonatore, non togliendo nulla alla loro sonorità, ed ottenendo di accordarli in qualunque tono colla maggior rapidità. Per verità, così ridotto, questo strumento non lascia più altro a desiderare, e d’ora in avanti i compositori non saranno più costretti di far tacere per più misure i timpani anche in quei tratti che la loro azione sarebbe necessaria, a motivo dell" impossibilità che avevano di cangiare, le, loro note con sufficiente rapidità, allora «piando «piestc note non facevano più parte dell’armonia.. Non dubito che ogni teatro non abbia a provvedersi ben presto di un pajo di questi nuovi timpani, l’utilità dei «piali è evidente, e di cui il meccanismo è così semplice, che non esige dai suonatori più «]’ un’ora di studio per renderselo famigliare. — Donizctti, il celeberrimo ed inesauribile compositore, trovasi da qualche giorno in Milano. — Ernesto Cavallini è reduce dalle sue trionfali spedizioni. — Abbiamo pure in Milano per alcuni giorni il chiaro maestro signor Luigi Rossi. uno de’ distintissimi collaboratori della nostra Gazzetta. — Nell’entrante settimana avranno termine le rappresentazioni di Koberto il Diavolo. Questo spartito ha occupato quasi esclusivamente le scene di due teatri, il Larvano c la Ganobbiana, per ben due mesi e mezzo. Ciò basti a prova del successo, che anche a Milano ebbe questo grande lavoro di Meyerbccr. — La Scala, dice il Pirata, si aprirà il giorno 17 corrente coi Caputeti. Annunciasi per secondo spartito l’Z’rnani. — Nell’interessante Accademia offerta alcune sere fa dall’egregio signor Dottore Lichtenthal, e della quale abbiamo già tenuto breve discorso nel passato Numero, fu oggetto de’ più larghi plausi d’ammirazione la regina delle nostre dilettanti pianiste, la signora CambiasiBranca. Una giovinetta pur anco, la signora Rossi, sorprese c deliziò colla più netta esecuzione, superando da vera artista le più ardue difficoltà. È dessa allieva della bella scuola dell esimio maestro signor Bianchi. [p. 132 modifica]432 — Giovedì al Casino della Nobile Società si riprenderanno le solite sedute musicali. Si spera udirvi tre magnifiche ouvertures. Quella d’Euryantke, del Flauto Magico e dell’z/Medio di Corinto. Parlasi pure della Sinfonia in Fa di Beethoven. - E quella in La non ci sarà mai dato sentirla? È pur forse la più magnifica e popolare! NOTIZIE — Annoter. Fu definitivamente deciso I’ edificio di un nuovo teatro. 11 re stesso vuol sostenere le spese della fabbrica ed ha scelto per questo nuovo teatro, che sarà elegantissimo, una piazza alla via di S. Giorgio. Il disegno dell’edificio è approvato; i lavori cominccranno nella prossima primavera. — Bkesch. Sembra che la Maria di Rohan non abbia qui destalo tutto il plauso del quale fu coronata inalili teatri. La eseguivano la Boccabadati (figlia), Ferretti e Colmenghi. Pare che a qualcheduno degli esecutori male s’attagli la parte loro affidata. — Brisseli.es. Non piacque la nuova opera II Monaco di Willent-Bordogni, professore a quel conservatorio di musica. — Lione. Gli ammiratori del talento di (O Liszt gli hanno offerto prima della sua partenza uno splendido banchetto. Un busto assai somigliante del grande artista, modellato in tale circostanza dami professore della scuola della Martinière, s’innalzava nel centro della sala del festino ove la tavola era stata disposta a ferro di cavallo. Il suo profilo in gesso era posto su tutte le salviette. Dietro un cenno, la tela che copriva lo specchio del camino è caduta ed ha lascialo vedere un ritratto di Liszt, dipinto da Bonnefond e circondato da frondi d’alloro eseguite dal signor Thieniat. Questo lavoro, offerto all’eroe della festa in souvenir del suo passaggio a Lione, è, dicesi, ammirabile, e fa onore ai due artisti che lo hanno travagliato. Lasciando Lione, Liszt è ito a visitare il signor di Lamartine al suo castello presso Mâcon: dopo di che egli è partito per Marsiglia, ove deve trovarsi presentemente. — Londra. Il teatro Corentgarden è in procinto <li chiudersi per sempre alle Muse. Una compagnia di fabbricatori e negozianti lo comprerà, c ridurrà i locali terreni in un Bazar, e la gran sala dello spettacolo sarà destinata per l’esposizione di oggetti d’industria. — Si sono levati gli avanzi di Weber dalla Cappella di Moorficlds. Questi avanzi saranno confidati al figlio primogenito di Weber, che trovasi ora in Inghilterra; egli li porterà ad Amburgo, e di là, per l’Elba, a Dresda. Si è aperta una sottoscrizione a Londra per aiutare quella della Germania, destinata ad erigere un monumento allo stesso Weber. — Madri». La Spagna segue l’esempio della Francia. Si comincia a formare a Madrid una Società di vicendevoli soccorsi fra tutti gli artisti musicali del regno. La Società avrà per iscopo principale d’assicurare resistenza delle vedove e degli orfani. — Mantova. - Teatro di Corte. - Accademia slromentale e vocale a beneficio de’ poveri. - I bravi direttori dei nostri stabilimenti di beneficenza, convinti che bisogna continuamente unire elementi a sollievo della sofferente umanità, accoglievano con festa il pensiero di alcuni egregi giovani, che cortesi s’esibivano a dare accademie a soccorso dell’infanzia infelice e della miseria del povero. Le scene del Teatro di Corte venivano per ciò la prima volta aperte la sera del 22 luglio, i Mantovani v’accorrevano come ad una festa, come ad un luogo di ritrovo, il parterre era zeppo: le logge, a dir vero, non lo erano egualmente. In breve tempo fu ammaestrato un eccellente complesso vocale e strumentale di dilettanti: giovani inspirati dall’amore dell’arte c del bene degnamente occupavano i posti de’ più distinti maestri di musica de) paese. Il M. N’erli, giovane egregio, li dirigeva con quel far franco, con quel sapere che è solo di chi ha l’avvezzamente dell’arte, il sentire del bello. f Figaro). — Parici. Leggesi nel Débats del 21 luglio. - I concorsi del Conservatorio di musica c di declamazione sono stati aperti quest’oggi. Ebbero principio col concorso d’armonia. Il Giurì era composto de’signori Vuber, Ilalévy, Zimmermann, Thomas, Pauserò», Barbereau, Fessy e Leborne. Il primo premio fu decretato al signor Lebouc. Il giovine laurealo, allievo designori Ilalévy c Colet, riunì l’unanimità dei suffragj. Il secondo premio fu ottenuto dai signori Mangeant e Crève-Cœur. Gli accessit dai signori Cohen e l’asta, allievi del signor Colet». NB. In questa breve notizia del Débats leggiamo con piacere fra i pochi nomi dei distinti, quello d’un italiano, il signor Fasta, cugino della somma attricecantante del medesimo nome. /Ve si assicura essere il sullodalo giovane dotato delle più felici disposizioni per questa diffìcile arte, tali da prometterne il più sicuro e soddisfacente risultato. — Per rendere un giusto omaggio al celebre compositore della Germania Luigi Spohr, la Società dei Concerti ha eseguito domenica 14 luglio in sua presenza e sotto la sua direzione, la sua Sinfonia ch’cssa aveva già provala in una delle sue adunanze. sotto il titolo di Nascita dei suoni. Ma questo titolo non è esatto, e non corrisponde per nulla all’idea dell’autore, che ha voluto riprodurre musicalmente (ulta l’esistenza dell’uomo, dalla sua nascila fino alla sua morte, e perfino l’apoteosi, passando per i combattimenti, la vittoria, il Tedeum, ecc. 11 signor Spohr, che sedeva a fianco di Habeneck, gli comunicò egli stesso tutte le sue intenzioni. Dopo la sinfonia, resa con cura religiosa, e di cui furono vivamente sentite tutte le bellezze, il sig. Spohr andò a prender posto nella sala colla sua famiglia, e Habeneck ha fallo eseguire la Sinfonia pastorale di Beethoven colla stessa perfezione come se si fosse trattato di farla sentire alla presenza d un pubblico intero. Il celebre compositore ha lasciato Parigi il giorno dopo il concerto, recandosi a Berlino, ove lo chiamano le prove d’una grand’opera ch’egli ha teslé terminato. Una deputazione della società dei concerti è venula ad offrirgli, al momento di montare in carrozza, la medaglia (l’argento, che consacra l’epoca in cui è stata fondala questa instituzionc; cd il grande artista parve assai commosso di questa testimonianza d’ammirazione e di stima. — Dacché Auber è divenuto direttore del Conservatorio di Parigi. dispone delle rappresentazioni di operette, esercizj declamatori, ecc., sul piccolo teatro appartenente al Conservatorio, ove vengono eseguite innanzi al pubblico le opere ben riuscite degli allievi premiati, ciò che procura allo stabilimento lustro, profitto c popolarità. | — Bora. Accademia Filarmonica - Brevi cenni sulla Cantata del signor Francesco Pospischil in onore della Santità di N. S., eseguita dall’accademia suddetta la sera del 13 luglio 1844.» Era vivissimo desiderio dell’autore di questa cantata, il signor Francesco Pospischil di Vienna, I. e R. impiegato austriaco, c socio di varie musicali Accademie, che prima della sua partenza da Roma il suo mni sleale lavoro venisse eseguito dagli egregj accademici i delia Filarmonica Romana, quanto cortesi c valenti, impegnali altrettanto per la coltura, ed incremento dell’arte musicale. Venti signore accademiche ed oltre trenta accademici convennero all’esecuzione colla bravura c precisione loro propria. Il numeroso e scelto uditorio, che in tal serata empì le sale accademiche ne partiva contento e soddisfatto. I «Ben a ragione pertanto i maestri delegati dell’Ac■ endemia Filarmonica porla revisione di questa composizione, si espressero, ch’essa era uno squisito lavoro musicale, c degno di esser fatto gustare agl’intelligenti cultori. Né minore accoglienza ebbe presso la CongregaI zinne ed Accademia di s. Cecilia, alla quale il mentovato signor Pospischil fece dono di un esemplare di questa cantata; poiché, in attcstato di stima e di gradita accoglienza ottenne dall’Istituto istesso una me■ daglia di argento, solita accordarsi ai benemeriti del l’arte e scienza musicale; e questa a lui accompagnata I da dispaccio onorevole dal Prelato-Primicierio S. E. ReI verendissimo Monsignore Giuseppe Zacchia. • Ne deve in fine tacersi che tale composizione fu formata dall’autore sopra il testo tedesco di monsignor Pietro Obederzalek: ma questo poi, ad intelligenza comune, fu volto in bei versi italiani dal sig. Marchese Dof Rivista). menico Capranica». — Sisir.iGi.n. L’Emani qui pure benissimo, colla Frczzolini c Poggi. ALTRE COSE. — Il signor maestro Verdi comporrà nell’anno venturo una nuova Opera pei Regj Teatri di Napoli. — 1 coniugi Ronconi venendo da Pesth si trattennero alcuni giorni a Vienna, e partirono per Como il 23 dell’or passato mese, da dove si recheranno poi a — Enrico Vieuxtemps è ripartito giorni sono da Parigi por Brusselles. li celebre violinista si recherà di là in Germania, e poi ritornerà a Parigi per passarvi I inverno. Egli sarà accompagnato dal suo giovane fratello, che appena trilustre, è già pianista e compositore — Emilio Prudent è all’Havre, ove doveva aver luogo un concerto il 25 o il 2ft dell’or passato mese. — - Liszt, dopo aver dato un quarto concerto a Lione a vantaggio dei poveri, è partito per Marsiglia. Si recherà in seguilo a Tolosa, ove promise di rendersi verso il 10 d’agosto. — Gian-Francesco Mendés. il celebre violoncellista, è stato nominato membro straniero dell’Accademia di S. Cecilia a Roma. — Parlasi in Germania d’una nuova cantante di primo rango che apparve testé sull’orizzonte melodrammatico; ell’é una signora Emilia Walter, di nascita austriaca. — Dohler, dopo aver dato tre concerti a Londra, si è imbarcato il 14 dello scorso mese per Anversa. Il giorno 17 ha suonalo con Piatti c Cavallini in una Soirée data dal signor Fétis a Brusselles; il 22 ha dato un concerto a Wiesbaden, c ne ha già annunziato uno ai bagni di Kombourg, un secondo a Wiesbaden, ed uno a Ems. L’egregio violoncellista Piatti, che ritornò da Londra in compagnia di Dohler, visiterà con quest’ultimo luti’i bagni del Reno, poi quelli di Boemia; ed è probabile che i due eccellenti artisti si rechino poi insieme a Berlino e a Pietroburgo per darvi dei concerti. (Da lettera). — Kalkbrenner ha composto un nuovo pezzo di musica Les charmes de Carlsbad, clic vuoisi superi tutte le sue opere. 1 bagni dì Carlsbad giovano alla sua salute. Haïr I. II. Stabilimento Nazionale Privilegiato «Il Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale «li GIOVANNI RICORDI Contrada degli Omenoni N. 4720, e sotto il portico di fianco all’I. lì. ’Teatro alla Scala* — -— — -— MOVE PI BBLICAZ10M MUSICALI DEI.L’1. n. STAHJL1ME5TO NAZIONALE PR1V1LEG.” di GIOVANNI RICORDI JitteoìMvtotie àerCCtlo u Vz DELl/oPEUA giusti DEL MAESTRO SÊz’SSSLacâæ Uberamente trascritta per il Pianoforte a -1 inani n a ùdmn) maù 15917 Fr. 2 50 ■hmr mn DE SAXON pour le Piano COMPOSÉE PAR TH. DOHLER 46258 Op. 50. N. 1. Fr. 3 25 w» ’rfwf tint vwi’iiitwiii ““i li iv mmàam per Pianoforte COMPOSTO DA 16ÎGI Op. 70. Fr. 3 60 Bonbonnière musicale MÉLODIES FAVORITES pour Piati» dans «m style brillant PAU W. Op. 97. N. 6. 10’256 Romance de l’Opéra Guido et Ginevra de Halêuy.... Fr. I 75 F.ZOZ1T": Dl FERMO BELLINI; 15929 Quando corpus morielur, Quartetto nello Mtabat Mater di Rossini ridallo per due Trombe e Tromboni Tenore e Basso Fr. 4 50 15950 Coro nella Favorita ridotto perdue Trombe e Tromboni Basso e Tenore h I — 15951 Polonese sopra Un’Aria dei Puritallì ridotta per 2 Trombe e Trombone Tenore e Basso. •.. e 2 — 1595’2 Aria Finale nell’Opera Giovanna Grajj di Vaeeaj ridotta per Trombone Tenore con accompagnamento di due Trombe e Trombone Basso ti 1 50 GIOVANNI RICORDI EDITOBE-PBOPBIETARIO.