Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 32

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N. 32 - 11 agosto 1844

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[p. 133 modifica]DI MILANO 32. DOMENICA. 4 4 Agosto 4 844. N ANNO III SOMMAR I O I. Francesco Ferraris. Gazzettino settimanale di Milano. - VI..Notizie. - VII. Altee cose. LF. SINFONIE III BEETHOVEN ci produzioni scritto sul dei campi, zare sotto il solo rapporto musicale le dov’essa è posta in opera. Si vuol biasimare Beethoven per avere suo programma: u Io canto la beatitudine ii le gioje innocenti degli abitanti delle campagne; riti pelo gli accenti degli abitatori delle foreste; aiuti miro il limpido sereno del cielo ed il ricco vestiSinfonia Pantorale, a Sinfonia Pastorale di Beethoven Le sinfonie di Beethoven. Sinfonia Pastorale. IL Intorno al nuovo Progetto di misurare i tempi musicali coi minuti. - HI. Alcune parole al Ragionamento sulla Musica e sulla Poesia del signor M. Rinnoc.ini. - IV. Alcuni cenni intorno al pianista O=~ — iôo

BAZZETTA MESICALE Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica musicale. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisco un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga l’associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi F avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 1843. sembra una viva descrizione d’un ameno e ridente paesaggio ideato da Poussin e disegnalo da Michelangelo. In essa Beethoven ha voluto dipingere la calma della campagna c i costumi dolci c pacifici dei pastori; non di quelli che il sig. De Florian ci dipinge vestiti di rosso, di verde e. di nastri di mille colori; e neppure di quelli descritti da G. G. Rousseau, autore del Devin de village: ma quali realmente si rinvengono in natura. Egli intitola il suo primo pozzo: Dolci sensazioni, ispirate dall’aspetto d’un paesaggio ridente. 1 pastori cominciano a girare pei campi, colla loro andatura trascurata, colle loro pive che. si fanno sentire da hmgc c da vicino: mirabili frasi ti accarezzano deliziosamente, come la brezza imbalsamala del mattino; sciami di garruli uccelletti passano rumoreggianti al disopra della testa, e di tempo in tempo {’atmosfera sembra caricarsi di vapori, che condensandosi si trasformano in nubi, le quali vengono poi a nasconderci il sole; indi tutto ad un tratto si dileguano e lasciano cadere sui campi c sui boschi torrenti di abbagliante luce. Ecco ciò che mi sembra di vedere udendo questo pezzo; ed io sono d’avviso che la vaghezza di questa musica sia tale da produrre sopra molle altre persone un simile effetto. Più lungi la scena si trova alle sponde d’un ruscelletto. Qui tutto è contemplazione profonda. L’autore ha senza dubbio crealo questo maraviglioso adagio, coricalo sull’erba, cogli occhi rivolli al cielo, l’orecchio teso al susurrare del vento, affascinato da mille e mille incantevoli riflessi di suoni e di luce, riguardando cd ascoltando nello stesso tempo la limpida c fresca trasparenza dell’onde argentine del ruscello, che mollemente increspandosi vanno ad infrangersi con lieve mormorio contro l’arena della ripa; delizioso spettacolo! Le diverse melodie che s’intrecciano in tutti i sensi sono d’una soavità incomparabile; l’armonia, al contrario, contiene due o tre contrasti di suoni discordanti, che, malgrado la loro stranezza, formano il più felice contrasto coi dolci accordi dai quali sono preceduti. Tale è la doppia c tripla appoggiatura presentata nel grave, medio ed acuto dai vioLa musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres a l’émouvoir. • J. J. Housssjv. loncelli. viole, violini, fagotti e clarinetti, sopra le note fa, la bemolle, do, intanto che i flauti, gli oboe, ed i corni tengono l’accordo di mi bemolle, sol, si bemolle. Questo singolare avvicinamento di sei note diatoniche ha luogo sopra un rinforzando, e richiama a meraviglia gli strepili del mare, dei monti e delle pianure, di cui parla Bernardin de Saint-Pierre, i (piali, trasportati dai venti da diversi punti dell’orizzonte, vengono ad urtarsi improvvisamente ne’,vani dei boschi, lottano per un istante insieme, mormorando si disperdono, e rendono cosi la calma ed il silenzio che loro succedono più soavi e più profondi. Prima di terminare, l’autore fa sentire il canto di tre uccelli. Questa idea strappa ad un gran numero d’amatori esclamazioni d’ammirazione e ad alcuni altri grida di sdegno contro Beethoven. Noi non dividiamo nè l’entusiasmo degli uni nè l’indignazione degli altri. A mio parere, la giustificazione del compositore non si trova in simile caso che nell’esito buono o cattivo del suo tentativo. Ora, il russiglielo non facendo sentire che suoni non apprezzabili o variabili, il suo canto non poteva essere imitato dagli slromenti a tuoni fissi in un diapason stabilito; mentre la quaglia cd il cucco, di cui il grido non forma che due note per 1 uno cd una sola per l’altra, note giuste e lisse, si possono per questo appunto esattamente e completamente imitare. Se trattasi di difendere il compositore dalla taccia di puerilità, per avere preteso di riprodurre il canto degli uccelli in ima scena dove tutte le voci calme del cielo, della terra e delle acque devono naturalmente trovar posto, è duopo giustificarlo egualmente, se in un uragano egli cerca d’imitare gli sforzi de’ venti, lo scroscio della saetta, il muggito degli armenti. Allorché trattasi di paesaggio, non vi ha maggiore puerilità a ritrarre una farfalla che a disegnare un fiore, ed il compositore a cui si lascia libera facoltà di descrivere dei luoghi selvaggi animandoli dei diversi rumori che la natura vi fa sentire, è perfettamente libero di scegliere quelli che possono maggiormente concorrere a completare il suo quadro. Gli antagonisti di questo sistema imitativo e descrittivo, d’un’applicazione però quanto feconda in bei risultati altrettanto difficili, non fanno riflessione che la buona musica descrittiva, oltre al merito della imitazione, racchiude ancora una grande potenza essenzialmente melodica, armonica, ritmica ed islrumentale. Di maniera che, supponendoli anche organizzati in maniera da non poter comprendere ed ammettere questo ramo dell’arte, rimangono però sempre liberi, per poca volontà che ci niellano, d’apprezli prono dell’associazione alla (lanetta e alla Musica è di effettive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. 14 affrancata di porto lino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per F associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso (’Ufficio della (lanetta in casa Ricordi. cont rada degli Omenoni N’.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. ii mento della terra; descrivo i fenomeni distruttori h il disordine degli elementi; rendo grazie al Creatore h della loro breve durata, ere. a Ebbene! distruggano costoro il programma se loro dispiace, se li irrita, se li contraria, e tendano l’orecchio alla sinfonia come ad una musica senza un oggetto determinato. Se voi. dopo averla spogliata della sua raggiante aureola, non siete ancora commossi, rapili, trasportali dalla bellezza delle sue forme, dalla simpatica emozione della sua voce, dalla celeste armonia di tutti i suoi movimenti, non è punto a dubitare che non esiste in voi maggiore sensibilità per provare F effetto materiale della musica di quello che immaginazione cd intelligenza per comprenderne la ricca lingua ch’essa non parla che a’ suoi eletti. - Ma tiriamo innanzi. Il nostro paesista e’ introduce adesso nel mezzo d’una festosa riunione di contadini. Arriva il momento della danza; da principio si ride con moderazione; la piva fa sentire una frase allegra accompagnata da un fagotto che non sa fare che due note. Beethoven ha voluto senza dubbio caratterizzare con questo qualche buon vecchio conladino alemanno, montato su d’una botte, servendosi d’un cattivo e logoro istromenlo, dal (piale con grande slento fa uscire i due suoni principali del tono di fi, la dominante e la tonica. Ogni volta che l’oboe intuona il suo canto della piva, semplici1 e gajo, come una fanciulla vestita degli abili della festa, il vecchio fagotto viene a soffiare le sue due note; (piando la frase melodica viene a modulare, il fagotto tace, conta tranquillamente le sue pause finche il ritorno al tuono primiero gli permeila d’introdurre nuovamente il suo imperturbabile fa, do, fa. Ma la danza si anima, diventa strepitosa e folle; il ritmo cangia; un motivo grossolano a due tempi annuncia l’arrivo de’ montanari coi loro pesanti zoccoli; il primo pezzo a tre tempi ricomincia più animato di prima; tutti si confondono, si trascinano; i capelli delle donne ondeggiano, volano sulle loro spalle; i montanari hanno apportala la loro gioja strepitosa ed avvinazzata; si battono le mani, si grida, si corre, si precipita.... quando un colpo improvviso di tuono lontano getta lo spavento nel mezzo della danza campestre e mette in fuga i ballerini. Non v’ha cosa più difficile che di volere con parole riprodurre I immagine del pezzo che qui succede: quelli soltanto che l’hanno ascoltalo potranno comprendere a qual grado di potenza c di sublimità può giungere la musica pittoresca fra le mani d’un Beethoven. Mentre i bassi rumoreggiano sordamente, il fischio acuto degli ottavini ci annunzia una orribile tempesta vicina a scoppiare. L’uragano si avvicina e s’ingrandisce; un immenso tratto cromatico, che si parie dagli acuti deH istromcntazionc, trascorre e discende sino alle ultime profondila dell’orchestra, ivi si aggrappa ai bassi, li strascina con lui e rimonta fremente come il turbine che tutto rovescia c devasta sul suo passaggio. Allora i tromboni prorompono, il tuono dei timpani raddoppia di violenza, torrenti di pioggia si [p. 134 modifica]Berlioz. Intorno al nuovo progetto di (Vedi i numeri 20, 28 e 50 di questa Gazzetta).;uida vista. - Non è, come altri avra credulo, all’inconveniente: mi sembra di averlo trovato me:s AL CHIARISSIMO SIGNOR MAESTRO BAHIONDO HOLCIIIIIOV — — rovesciano sulla terra come, se si rinnovasse il diluvio universale. Veramente tutto ciò è cosa tale da produrre le vertigini, c molte persone, ascoltando il progredire di simile bufera, provano una sensazione che non saprebbero ben definire se venga prodotta da piacere o da dolore. La sinfonia è terminala da un rendimento di grazie dei contadini dopo essersi rasserenato il cielo. l’ulto ritorna tranquillo c ridente; i pastori tornano a mostrarsi e a correre per le colline richiamando gli armenti dispersi; le acque de,’ torrenti scolano poco a poco; la calma rinasce, ed odorisi di nuovo i rozzi canti, de’ quali la dolce melodia ridona il riposo aifi anima stanca, sconvolta e costernala dall’orrore sublime della scena antecedente. Dopo lutto ciò, puossi parlare delle stranezze di siile che si trovano in quest’opera? dei gruppi di cinque note di i violoncèlli opposti a quelli di quattro note nei contrabbassi che s’incontrano senza potersi confondere in un unisono reale? Puossi rimarcare, quel richiamo dei corni arpeggiando fi accordo di ut, mentre gl’islrumcnti di corda tengono quello di fa.? Cercare la causa di queste, anomalie armoniche? Veramente io ne sono incapace. Per un lavoro di tal fatta si rende necessaria la calma, il sangue freddo: ed il mezzo di garantirsi dall’ebbrezza quando lo spirito trovasi occupalo d’un soggetto tanto immenso dov’è mai?... Dopo aver odilo simili meraviglie si vorrebbe dormire, dormire, de.’ mesi interi, onde poter abitare almeno in sogno la sfera sconosciuta che il genio ci ha fallo per un istante intravedere. ■1! o Con grandissimo piacere vidi qui pubblicale le osservazioni che il bravo nostro N. E. Cattaneo ha creduto di sottoporre al di Lei giudizio intorno alla proposta fatta per determinare con esattezza i tempi musicali indicando la loro durala coll’orinolo alla mano: prima, perchè mi porge occasione di far più chiaramente conoscere l’indole del mio progetto, che nel primo articolo fu per vero troppo concisamente spiegalo: secondo, perchè venne a smentire le vane parole di certi neofiti musicali, i quali, pretendendo far da saputi anche in quelle cose che punto non intendono, avevano sentenzialo che. la proposta non avrebbe trovato un meschino che l’avria rialzala da terra, ove doveva cadere, perchè priva d’ogni logico fondamento. Quand’io dissi che propongo il mio divisamente agli scrittori di musica acciò se ne valgano ove lo veggano di qualche utilità, o lo abbandonino se trovano che manchi all’intento, ho mostrato di non fare gran caso delle mie. invenzioni e di questa in particolare; ma, che fosse poi così destituita di raziocinio da non meritare l’onore della discussione, confesso che non I’ ho creduto un momento e. che non sarò per crederlo senza buoni motivi. Stimo anzi poter aggiungere che il mio progetto non è per intimidirsi in faccia a nessuna logica opposizione, perocché prima di abbandonarlo al pubblico fu più volte assoggettato ad ima simile esperienza; e finora, per quanto a me sembra, non gli venne falla un’obbiezione alla quale non abbia sapulo onorevolmente rispondere. Siami dunque lecito di dire che quei parlatori, i quali alle ragioni di chi espone pubblicamente le proprie idee non sanno opporre che ciarle inutili, darebbero prova migliore del loro coraggio, se armali di tutta la loro gagliardia venissero a provarsi nell’aringo della discussione, oggidì sì facilmente aperto a chiunque brami d’entrarvi. 11 non farlo è segno o di pochezza d’animo, o di poca fiducia nel parlilo che pur vorrebbesi sostenere. Ma lasciando queste cose che non entrano ne’ falli nostri che per amenità, le dirò, pregiatissimo sig. Macstro, che leggendo le osservazioni del nostro amico e la gentile risposta che Vossignoria ha trovato di fargli, mi sono convinto di quello che aveva innanzi molto temuto, cioè che. per amore di brevità io non aveva abbastanza chiaramente indicato il modo di far uso del metodo proposto; il che deve avergli nociuto non poco, perchè molli devono non avermi compreso. Se un uomo della levatura del Cattaneo è tra questi, è probabilissimo ch’io mi sia insufficientemente spiegato. E dunque coll’intenzione, di spiegarmi meglio che dirigo a lei questa lettera sperando che le insorte, dubbictà vorranno a dileguarsi ad una semplice più chiara esposizione, ed ella vorrà riassumere la cosa per darmene gentilmente un più parlicolarizzato giudizio. Proponendo io che la durata d’ogni tempo musicale avesse a misurarsi col mezzo dei minuti, fui ben lontano dall’immaginare., come il Catlaneo avrebbe interpretalo, che il cantante o suonatore, dovesse, nell’eseguire qualche, pezzo di musica, sempre attentamente aver fi occhio all’orologio pcr tener calcolo preciso de’ minuti che passano. Accennando che questo era il difetto capitale del metronomo, reputai di naturale. induzione che uno de’ mici primi intenti sarebbe stalo quello di evitarlo: a questo infatti ebbi rivolta la mente. Ciò che intesi proporre è soltanto che il filarmonico debba osservar l’orologio quando incomincia un cantabile c guardarlo una seconda volta quando lo abbia finito per sapere se ha impiegato maggiore o minor tempo di quello prescritto dal compositore. E qui, perchè non abbiati luogo altre mcn rette intelligenze, giova premettere, un avvertimento che parmi indispensabile. Le mie cifre numeriche non sono, come molli avranno pensato, un indizio per ben rilevare le immagini melodiche ad una prima lettura, siccome sono tulli gli alici segni musicali. Per gli esecutori di musica a prima vista il mio mezzo regolatore è precisamente inutile. Esso non è destinato che in sussidio dello studioso, il quale voglia ben apprendere qualche pezzo vocale o strumentale. e specialmente a vantaggio dei cantanti che. debbono studiare la parte loro pcr cantarla a memoria sulla scena, oppure dei corpi d orchestra che son costretti di fare più ripetizioni per ben combinare I insieme d’uno spartilo. Il suo fine diretto è quello di giovare alla buona esecuzione della musica teatrale, meta principale, a cui era rivolto tutto il mio progetto, e questa mela è necessario non perderla di che conduca il filarmonico, precedendo i passi di lui: è la voce del maestro compositore che gli tien dietro per assicurarlo se ha fallo bene o male: la sua utilità non si può quindi raccogliere se non dopo fallo un primo esperimento. Siccome poi il caillante, del pari che lo studioso, passa c ripassa necessariamente parecchie volle ogni musica per ben possederla, gli torna assolutamente indifferente la necessità della ripetizione che sembra pure un difetto del mio sistema, e che infatti valse d’argomento ad una delle dubbiezze dell’amico Cattaneo. Intanto che il filarmonico studia le note, impara anche a ben distinguerne il movimento regolandosi sulle piccole differenze che fiorinolo gli avrà indicale, senza bisogno di tornar da capo appositamente per questo. Anzi, se mai il cantante, come ve ne son molti, fosse di coloro che inclinano a slembare la musica col rallentarla, 1 orologio sarà sempre là a rimproverargli la sua tendenza; c potrebbe anche darsi che, senza la voce d’alcun censore, riuscisse, un giorno a correggerlo interamente. Convien quindi ripetere che la condizione inseparabile dal mio sistema di non esser utile che ad una seconda o terza lettura non è un difetto che in apparenza, dacché le prove e riprove il cantante come lo studioso le deve fare, egualmente. Ben lungi pertanto dall’essere necessaria la continua attenzione, dell’occhio sull’orologio, non è che prima d’incominciare c dopo d’aver finito che il filarmonico sarà obbligato ad osservare il corso dei minuti: a questo bisogna por mente, perchè da questo fallo è tolta qualunque idea di distrazione, di cui vorrebbesi pure accagionare il sistema. Del resto è evidente che una simile operazione riesce agevole a praticarsi, perchè non può costare che lievissima fatica: non sono che due sguardi da darsi all’orologio per ciascun grado di misura cambiato: il quale orologio, collocato che sia sul fortepiano, sarà sempre prontissimo a rispondere a chi voglia consultarlo sul bene o male interpretalo movimento. Ciò posto, è inutile aggiungere che servono eccellentemente tulli gli orinoli da lasca, che al mio amico Catlaneo parvero insufficienti <dlo scopo, perchè non ne aveva ben indovinato 1 officio. E questa anzi una delle ragioni per cui il progetto parvenu preferibile all’uso del metronomo: lutti essendo mimili d’orologio, quasi nessuno del metronomo, ne vico di natura che tutti avranno una scorta, mentre attualmente tulli ne mancano. Un’altra circostanza poi, che vuol essere osservata prima non è vorrà di lasciare questo proposito, si è che il cantante costretto di guardare i mimili tutte le volte che cantare: ben altrimenti, sarà una diligenza da una sola unica volta per conoscere la vera intenzione dell’autore: anche questo bisogna ben considerare. Quando, raggiunti i confini prescritti, il virluoso privo meno porta avrà senlilo il giusto movimento, se non è affatto di musicale intelligenza, dal più al preciso fi avrà nell’animo sempre. Ciò che imè di sapere come debba essere, secondo la mente dell autore, quel largo, quell’adagio, qucll’a/idanle, qucil’cmc/Hn/ùm, quel presto, quel prestissimo, di cui ignorasi il carattere (1). Einora a queste varie gradazioni non si è saputo prescrivere una linea di demarcazione che le separi l’ima dall’altra, perchè, non dissimili dai colori, si confondo)! tra loro insensibilmente. Si sono, è vero, ritrovate molte e varie denominazioni; ma gli stessi movimenti, cioè quei movimenti che son designati da uno stesso nome, variano secondo I indole e fi energia di chi li interpreta. Ora il sistema di notare i minuti, checché si possa dire, è un mezzo materiale, sicuro, immancabile a delincare questi confini, a far conoscere quale sia il vero grado di movimento ideato dall’autore; quindi il sistema soddisfa alla più scabra necessità musicale, a cui non bastò finora alcun espediente (2). Chi vorrà farne esperimento col fallo se ne persuaderà meglio che dalla forza degli argomenti (5). La notazione dei minuti sarà dunque un mezzo eccellente per togliere quella versatilità, quell’incertezza, quell’indefinizionc nelle varie gradazioni dei tempi che hanno finora tanto pregiudicata la musica melodrammatica. Ripeto che questa è la meta principale, a cui è volta la mia proposizione: il cangiarne Io scopo sarebbe, mi si conceda la frase, come decapitarla. La diversità inconcepibile che passa nell’esecuzione di un’opera da un teatro all’altro è quella che. mi spinse a cercare un rimedio dianlc pochi sguardi da volgersi all’orologio: se mi sono ingannato, non mancheranno argomenti per convincermi dell’errore. Un’altra condizione che pare non sia stata bene interpretata si è quella, che la numerazione dei minuti non debba essere soltanto complessiva per ogni pezzo in cui vi siano più e diversi tempi, ma debba essere singola e parziale per ciascun tempo, acciò sia ovviato l’inconveniente di dar troppo all’uno c meno all’altro. A meglio chiarire quest’idea riporterò l’esempio d’un caso pratico. Per determinare i tempi della cavatina della Norma Casta diva, che inargenti - essendo importante che anche i recitativi siano cantali con quell’andamento che loro conviene f i), dopo le parole il sacro vischio io mieto, noterei minuti tre e un quarto: alla fine del primo tempo dell’andante, dopo le parole Senza nube e senza vcl, scriverei minuti due e un quarto, non comprendendo il ritornello del flauto, che facilmente verrebbe da sè -a conformarsi al canto dopo una prima prova (ti): alla fine dell’allegro intermedio tra il primo canto e la cabaletta, dopo le parole La mia voce tuonerà, scriverci mezzo minuto, nemmen qui comprendendo il tratto di marcia suonato dalla banda (6), finalmente dopo le parole E patria e cielo avrò del primo tempo della cabaletta, scriverci tre quarti, poco più: del rimanente, non fare caso perchè prosegue pressoché sempre lo stesso andamento. Non tralasccrei per altro di osservare la precisa intera durata del pezzo per marcarla in testa al medesimo, essendo troppo conve•2 — [p. 135 modifica]- 135 —


n*c,l’c di sapere in complesso quanto si debba cantare, c troppo essendo importante per la buona cconomia dell’insieme che il compositore tenga calcolo delle singole parti affine di conoscere l’intera durata q del suo spartito: questa cognizione gli servirà ad evitare la noja delle opere troppo lunghe (7). Ora, ogni tempo così misurato, è chiaro che lo studioso non pulì progredire d’un passo senza avvedersi delle alterazioni che gli accadesse di fare; e divien quindi chiaramente impossibile ciò che il nostro amico ha supposto, cioè che ove alla fine d un pezzo si (rovi aver durato, per esempio, due minuti di più o di meno del tempo indicato dall’autore, bisognerà tornar da capo e ripartire (pici sopravanzo o la deficienza sull’intero pezzo o sull’intera porzione del medesimo tassata in minuti. - Quella volta che lo studioso si proporrà di ben rilevare i movimenti d un i brano di musica, non deve incominciare e proseguire d’un trailo sino alla fine, ma dovrà ritornare due, tre volle su quel medesimo canto infìn che 1 abbia al giusto colpito: il suo inoltrarsi non sara se non dopo essersi assicuralo del tratto percorso. Quando in simil guisa avrà ben ravvisato la movenza dei cantabili e ne avrà impressionata la mente, l’imagine, come già dissi, vi si manterrà, cd i suoi cauli dal più al meno saranno sempre conformi. Replico che ciò che importa di far conoscere, e ciò che finora non si è potuto conoscere, è l’intenzione dell’autore: «piando ciò s’arrivi ad ottenere coi parziali esperimenti, l’insieme risulterà, se non sempre vicino, alincn sicuramente poco discosto dalla precisione. Sono certo che a questo punto alcuno vorrà dirmi: urna voi, almeno per un giorno, volete dar da fare ai poveri cantanti, se per ogni tempo li volete far guardare quattro, sei volte f orologio». A questo rispondo io molle cose. Prima di tutto, che il disagio, come si vede, non è di tale natura da sacrificarli sicuramente: secondo, che avendo essi troppo interesse a guadagnarsi i suffragi del pubblico, saranno ben lieti di avere un mezzo con cui accertarsi del vero andamento dei cantabili, e quindi se ne serviranno assai volentieri: terzo, che le prove e riprove, come ho già detto, dovendo essi farle egualmente, intanto che impareranno il tempo, impareranno anche le parole e le note, quindi il disagio diverrà precisamente zero: quarto, che ove pur fosse alcun che, i virtuosi sono di giorno sì poco occupati, che è ottima cosa abbiano un motivo di più per garantirsi dalla noja del far nulla; essi sono altronde sì largamente pagali che possono benissimo adattarsi a guardar qualche voila di più f orologio. Finalmente è da notarsi che ciò che si cerca non è di risparmiare la fatica ai cantanti, ma di trovar un mezzo con che impedire che i tempi della musica siano come sono malconci: il mezzo vi riesce, dunque è da adottarsi; chi avrà da fare ci penserà. Ciò che importa si è che i maestri abbiano il compenso di sentire le loro creazioni assai meglio eseguite; il pubblico di divertirsi quando prima sarcbbcsi annpjato. 1 soli maestri, i quali dovranno impiegare una manina almeno a segnare i minuti di lutti i loro cantabili, son quelli che potrebbero pur dire qualche cosa c tirarsi indietro; ma «piando «piesto valga a giovare al buon esito dei loro parti, il compenso è troppo grandemente supcriore all’incomodo per volerlo trascurare. Dunque che si ha da conchiudcrc?... Ma, l’onore della conclusione lo lascio volentieri a lei, erudito signor maestro. Io prima di terminare debbo appianare un altro dubbio che rilevo dalle osservazioni del nostro Nicolò Eustachio: quello cioè del modo di lasciare i neccssarj arbitrj al filarmonico in 1 quelle parti in cui la qualità della frase melodica o la qualità dell’espressione drammatica richieggo un rallentando o uno strìngendo che alteri il normale andamento. Poche parole levano questo dubbio. Siccome il maestro che calco’a i minuti li desume eseguendo la musica come dev’essere eseguita, e quindi tenendo conto del rallentare ed affrettare che accenna, in L quelle cifre ch’egli segnerà sarà di ragione conlcmpiato tutto quello spazio d’arbitrio che il cantante doSd vrà indovinare. Questi non avrà che una mira: quella di andare a tempo, di allargarlo, ’di stringerlo in ■ quei luoghi che vuole il maestro e poi di giungere sull’ultima nota trovando di avere speso quei minuti che vedrà numerali. Se malgrado ciò egli non raggiungesse precisamente f idea creatrice, le differenze saran sì minime che non importa tenerne caso: noi delle piccole cose non ci curiamo, perché non son esse che fanno ì grandi mali. A queste Ìntime considerazioni io aveva appoggiato il mio pensiero. Non ho potuto svilupparlo nel primo articolo, perchè mi avrebbe portato a soverchia diffusione. Io non poteva allora che accennarlo come feci, trattenendo in me le ragioni su cui era fondato, certo altronde che non mi sarebbe mancato occasione «li farlo più chiaro al primo caso di discussione. Ora credo avervi supplito, e credo altresì aver adeguatamente corrisposto ai «piesili dell’amico Cattaneo, che I ringrazio insieme con lei della briga datasi di perdere il capo intorno a ciò che non era «die un embrione, i Se crederà di farmi nuove obbiezioni con quella eorI tesia e con «pici senno che gli è proprio le aggraI dirò di buon animo. Intanto attendo con impazienza di conoscere il nuovo di Lei giudizio, sig. maestro; qualunque sia per essere mi sarà sempre grato come il linguaggio delia verità. Per me, che pur | riteneva aver avuto un’idea razionale immaginando il proposto ritrovamento, non amo «die di convincere e d’essere convinto. S’io non ho fatta bene la mia parlo, ella non mancherà di fare la sua. Assicurandola di tutta la mia stima mi dico j Di Lei Deditissimo G. Vitali. NOTE. (1) Ho osservato che le più grandi alterazioni dei j tempi accadono in quelle opere che gli artisti non hanno udito da nessuno. Un cantatile costretto a imparare un nuovo spartito soltanto sulla sua particella I è allora clic commette i maggiori guasti nei movimenti. Se invece egli n’ebbe un’idea da altri, la sua । mente conserva una traccia delle misure udite, c vi I si conforma. Pare adunque che una volta avuta contezza d’una melodia, difficilmente anche un artista i mediocre se ne dimentica, essendo P andamento una I qualità inseparabile dal vero carattere del motivo. I (2). Ho già detto che il maestro Verdi si è propo• sto valersi del progetto al primo incontro che scriverà una nuova musica. Credo far bene narrando il: come vi s’inducesse. Si facevano esercizj di canto una mattina nella casa di una delle più distinte dilettanti di Milano; c dopo scorso il nuovo terzetto finale dclI’A’rnanz, i cui movimenti sono sì concitali, la signora disse al maestro:» Sa, signor Verdi? Jori mi trovai allo stabilimento Ricordi, ove il maestro N. N. stava provando questo terzetto, c alle parole l’erma, crudele, estinguere, invece d’affrettare il tempo come avrebbe dovuto, teneva un andamento che non era mosso che per metà, lo gli dissi che dovea esser più del doppio; egli ne fè le meraviglie c quasi non m’avrebbe credulo». In quei giorni appunto io aveva incominciato a parlare del mio progetto co’ mici amici, e lo aveva tra gli altri comunicalo a quella signora. Allora ella soggiunse:» Vede? se avesse pensalo all’espediente dei minuti, scommetto che nessuno f avrebbe sbagliato, mentre così tulli l’Iian preso male». Il maestro Verdi replicò che quel canto non durava forse un mimilo.» Ebbene: soggiuns’io allora: all’ultima battuta vi avrei scritto tre (piarti, poco più». - Si fa esperimento coll’orologio, si vede che non deve durare in effetto clic tanto: il maestro Verdi si convince die l’espediente può essere giovevole, c si propose allora di valersene; alla prima occasione. (5) Il nostro amico Cattaneo può aver la soddisfazione della prova scnz’uscir di casa. Scriva egli un cantabile; ne computi la durala a minuti, indi lo dia a leggere a’ suoi figli; se alla seconda o terza lettura non gli marcano il movimento da lui immaginato, io gli dò vinta la causa. Insisto sulla prova di fatto, perchè i fatti sono gli oratori più persuadenti che ci siano. (-4) Mi convinsi di questa necessità più d’una volta, c segnatamente l’ultimo carnevale nell’udire al nostro gran teatro la brava Montenegro, la «piale cantava il recitativo di questa cavatina sì adagio, massime alle parole lo nei volumi arcani - Leggo del del, clic certo il canto risenti vasi assai di un languore, estraneo affatto al pensiero dell’autore. (5) In generale di ciò ch’è parte d’orchestra non vorrei farmi carico se non nei passi più importanti e nelle sinfonie. Userei della numerazione dei minuti solo quando ne vedessi l’assoluta necessità. I suonatori d’ordinario variano i tempi assai meno dei cantanti, e guastano assai meno. (6) Di «piesto piccol tratto avrei potuto anche onimettere l’indicazione, e lasciarne l’interpretazione alla caillante; ma in un’opera seria poche cose essendo da non curarsi, ho voluto accennare anche questa ac- Cr«s ciò serva d’esempio. lî^v (7) Con buona pace de’ loro grandi autori, Il Gugliclrno 7’cll, la Semiramide, il lloberto il Diavolo, i Normanni a. Parigi sono lavori troppo lunghi, per eoi, ad onta delle loro incomparabili bellezze, finiscono a stancare l’ascoltatore. Su questo argomento della parsimonia e defili giusta misura, la prego, sig. Boucheron, di scorrere nuovamente il mio primo articolo, affine di esternarmi più particolarmente ciò ch’ella ne pensa. Nella cortese sua risposta Ella ha espressa I’ opinione contraria al mio progetto che se avesse a scegliere di valersi dell orologio non crederebbe opportuno di dire (pianti minuti dovrebbe durare 1 intero pezzo di musica od anche solo ogni suo tempo; ma bensì quanti secondi debba durare un periodo o un piccini numero di battute, lo avrei molto desiderato che mi esponesse, alcuna ragione per cui trovava inopportuna la mia proposta, ma il mio desiderio essendo rimasto insoddisfatto ho molta fiducia ch’ella vorrà gentilmente farlo pago un’altra volta. Intanto mi permetto «li osservarli’ die E indicazione dei secondi richiedendo un orologio apposito avrebbe sul mio progetto lo svantaggio, olire qualche altro, di obbligare il filarmonico a provvedere ciò che non ha, il che sarebbe già un ostacolo all’universale introduzione del mezzo proposto. Del resto sono dolente, e mi sarei ben guardalo dal tirarla, come feci, nella noja di questa discussione; ma il Cattaneo avendola pigliata per una falda dcll’abito, io per far valere le mie ragioni doveva pigliarla per l’altra. Altronde ciò che mi preme è il voto dei maestri che son quelli chi’ devono allottare la proposta: il suo lo ritengo prevalente a quello di molli, c credo di aver ragione. Alcune parole intorno al IUgioxaJIBSTO BUI-I.A MUNfA JE gWI.LA POKW1A. niaoniiioHATici italiana secolo XIX «lei signor maestro Clio, lìatlisto Hitittccini. Allorquando uno scritto tende al lodevole, scopo di porre sul rollo sentiero la gioventù studiosa dell’arte musicale, è, pure giustizia propalami; il nome dell’autore cd il merito che ne racchiude. Animato quindi da questo principio, rendere io debbo un giusto tributo di lode all’egregio sig. Gio. Rati. Rinuccini da Camajore, maestro di quella cattedrale, per avere egli così lodevolmente ragionato sulla musica e sulla poesia melodranmiatiea-ilaliana del secolo presente; ragionamento che venne testé dato alla luce «lai tipi Guidoni di Lucca: c per avere egli sì bene! infioralo il suo scritto di savj precetti e di una non comune erudizione. Oh! «pianto l’Italia nostra avrebbe meno a dolersi della sua degenerazione musicale, se parte, dei suoi figli volesse, una volta ricredersi, e se dal peculiare carattere della nostra itala Melode, che; tanto fece salire in fama i Piccini, i Sacchini, i Paisiello, i Cirnarosa, non si allontanasse. Ma tempo } verrà! Solo spiacemi (c questa sia prova «li mia schiettezza ) che il prefato signor maestro Rinuccini non abbia citalo, quale eccezione al suo assunto, i nomi di un Rossini, di Bellini, c di qualche altro, che a ine sembra a buon drillo meritar potessero di essere annoverali fra i sommi che onorano il nostro secolo, e che sì- altamente fecero echeggiare di loro tutto il mondo incivilito: come Vinci, Leo, Porpora, Pergolesi vennero oscurali (non già nel melilo c nell’essenza della composizione, ma nelle forme c nelle va- j ridà del linguaggio) da.lomelli, Sacchini, Piccini, e quindi questi da Guglielmi, Paisicllo c Cimarosa. Dopo questa mia qualunque siasi osservazione, non cesserò di ripetere le ben meritale lodi al signor Ri-! miccini, godendomi l’animo di vedere non ancora: spento nei cultori «lell’arie il sentimento del vero bello. - Esorto quindi la gioventù studiosa a non occuparsi soltanto della parte materiale, ma bensì anco della scientifica, c vorrei pure che altri imitassero le I dottrine, o almeno leggessero lo scritto del prefalo signor Rinuccini, che in allora vedrei rispondere di I nuova luce questa nostra prediletta Italia. ® G. Pacim. V [p. 136 modifica]— 436 — — ©| Alcuni eennl Intorno al Pianista Francesco Ferraris. Gran parte della musica moderna, o non piace, o fa una impressione passaggiera, anzi il più delle volte è sepolta nell obblio appena nata, perché quasi tulli, di mala voglia adattandosi all’ingente lavoro a cui dovrebbero assoggettarsi per raggiungere la meta dell’arte musicale, danno adito alle principali cause del decadimento dell’arte stessa. Il concetto musicale sarà rei (amento espresso soltanto allorché bene si conosca il prestigio di quanto deve concorrere al suo componimento; ma siccome a dì nostri si trascura la parte scientifica, che é la più essenziale, perciò chi devia da questa ne segna il deperimento, come iggiormenle in quei luoghi dove si è spenta la scuola di Scarlatti, Durante, Leo, Porpora, ecc. Chi, essendo pcr natura inclinato alla musica, intende dedicarvisi senza lo studio delle, opere di questi capiscuola d’Italia, non potrà giammai formarsi una stabile fama, e principalmente in quest’eia, nella quale le scienze sono per la massima parte superficialmente trattate. Fra i pochi che sentirono conscienziosamenlc il debito di seguire c meditare i capolavori di celebri professori si può a buon dritto annoverare il pianista Francesco Ferraris da Alessandria; mentre tanto nella di lui esecuzione, quanto nella composizione havvi un non so che di profondo e di grandioso, il che senza dubbio accenna aver esso succhialo le massime dei buoni autori, e studialo e vegliato non poco sulle opere loro. Il medesimo riguardo all’esecuzione diede non equivoche prove di sua squisitezza c perfetta abilità in varie accademie eseguile nei primi teatri d’Italia, e rispetto alla composizione odasi la sua Tarantella, la quale, quantunque uno dei suoi primi lavori, dà a conoscere, esser egli d’ingegno elevalo e di ottimo gusto nella espressione dei proprj concetti, c ciò gli merita somma lode, riflettendo che oggidì l’arte ilei compor musica si é resa vieppiù difficile per la dominante ansia di porsi fra il numero dei compositori, trascurando il detto d’Orazio - Quid valeant hutneri, quid ferre récusent. Di tale detto ne ha conosciuto ottimamente il senso il nostro pianista, poiché oltre alla accuratezza dello stile trovasi nella recente sua opera novità d’invenzione e buona condotta di intcndimenìi sì melodici clic armonici. scrivendo una cosa originale, di grandissimo effetto e. di gran lunga più pregevole di tante così delle Fantasie, Potpourri e Variazioni sopra tema conosciuti, nulla lasciò d’intentato onde fosse perfetta; quindi giova sperare che dando alla luce le ulteriori sue fatiche, queste aumenteranno di pregio, giacché curandosi assaissimo dello stile severo degli antichi lascia presumere che alimenterà la favilla del bello eseguire c compor musica in questa patria terra di tale arte sovrana, in cui i di lei figli tentano, stante la sua troppa condiscendenza, di spegnere per mancanza di attività cd esuberanza di attitudine qual’è l’arto musicale, genere umano. (Articolo uno de’ suoi più cari pregj, vero refrigerio ai mali del csmunicato). C. N. B. GAZZZTTÏ1ÏO SiTTIlUlULS — Donizetti è partito per la volta di Napoli. Ne ha fatto lusingare di una sua più lunga dimora tra noi nel Settembre ed Ottobre prossimi. — La Canobbiana si chiuse definitivamente mercoledì con una rappresentazione a beneficio del Pio Istituto Teatrale. In tale serata si rinvenne degno d’encomio per delicata carata ed elegante accento il sig. Maffei professore di Tromba, già da noi annuncialo nel nostro Gazzettino del N. 28. — Nel mese di settembre, dice il Pirata, al nostro teatro Filodrammatico avremo indubitatamente una nuova opera in musica, lavoro del benemerito sig. Conte Giulio Litta, intitolata Sardanapalo. Oltre l’Abbadia, vi canteranno il basso Gaetano Ferri, il tenore Gennaro Ricci, ed il basso Fulvio Rigo. — Come si annunziò, la grande sala del Casino della Nobile Società «echeggiò nuovamente Giovedì degli immortali concenti di Beethoven. Rossini, Weber, Mozart, ecc. Tutto vi fu eseguito accuratamente, c tutto gustato; ma i nostri valorosi orchestranti interpretarono l’Ouverfure dell’assedio di Corinto col più viva fuoco artistico ed impuntabilità straordinaria. Questa magnifica colossale composizione trascinò ad entusiasmo tutta la sceltissima udienza. L’orchestra dovette ripeterla. L’immensa impressione destala in questa circostanza da questo bel lavoro di Rossini sarebbe ella un tacito e doloroso confronto che gli uditori avrebbero fatto colle ultime musiche contemporanee? Oh! è ben là, in quel sorprendente affratellamento di larghe melodie c di splendide armonie che ha seggio la vera musica italiana, questa musica italiana che le prediche de’nostri pedanti barbassori vorrebbero ora restrigncrc nei vilissimi limiti delle cantilene da strada e da organetti! — Venerdì sera nella casa della signora Contessa.... ove Irovavasi raccolta una eletta e numerosa società si eseguì il Terzetto del padre Martini Cadasi ria di qua, Terzetto che noi abbiamo dato ai nostri Associali nel numero dei pezzi dcll’Antologia Classica. Questo graziosissimo pezzo suscitò un diluvio di plausi, talché lo si volle ripetuto ben altre due volte. E questa pure una prova irrefragabile che quando la musica è bella, non per convenzione o moda, ma per merito intrinseco, rimari bella in qualunque epoca, e il tarlo del tempo non la rode nè la invecchia. Nella medesima accademia si udì pure un Duetto, nuova composizione del giovane maestro signor Lucantoni. Questo pezzo racchiude qualche buona idea, in particolar modo nell’adm/io o lempo di mezzo. — Il sig. maestro Sanelli è arrivalo pochi giorni fa a Milano. Egli attende al compimento della sua nuova opera Ermengarda, che si darà alla Scala quanto prima. Dal sig. Sanelli, autore della bella opera La Cantante (datasi al teatro Re or sono alcuni anni) possiamo aspettarci della musica coscienziosa, originale, e piena di fantasia e freschezza. NOTIZIE — Azi. Don Pasquale, colla signora Flamand e coi signori Lorezzo c Leone Fleury, fu accolto con pieno aggradimento. — Bade. I concerti dei signori Panofka e Rosenhaim hanno cominciato il 20 luglio. Questa prima riunione fu delle più brillanti, così per il numero degli uditori, che pcr la scelta dei pezzi c pel talento degli esecutori. Il talento del signor Panofka ci ha già sovente riempiti d’ammirazione, e in questa circostanza, come sempre, egli ha dilettato il suo uditorio con una espressione nobile, grandiosa e passionata. Il suonare di quest’abile violinista é largo, il suo canto improntato di una dolce melanconia, e le difficoltà, che eseguisce con una leggerezza e con una grazia straordinaria, sono sempre nella natura dei bell’islromento di cui egli è maestro. Il signor Panofka ha vivamente impressionalo il suo uditorio colla sua Fantaisie tyrolienne, co’suoi A’octurnes sull’opera mina di Thomas, c con un valzer di bravura pieno di spirito e di grazia. - Ne resta a parlare del bel talento del sig. Rosenhaim. Ecco un pianista serio e grazioso ad un tempo, che sdegna gli strepiti, che ci canta della musica sul suo pianoforte, li suo tocco produce soprattutto un delizioso effetto, allorché fa uso dei pedali sul pianissimo nella Danse des sylphes, e nc spiace soltanto la breve durata di questa composizione originale. — Barcellona. La Linda di Chamounir ebbe su queste scene un esito oltremodo felice. Vi si lodano gli esecutori, signora Colleoni, c signori Verger, Superclii ed Alberti, il quale per la prima voltasi accinse a sostenere la parte di buffo-comico. — Bheslivii. Il 22 del passalo mese T accademia di canto di ìllosevius festeggiò il diciannovesimo anno della sua esistenza. — Bhussellhs. Le sorelle Milanollo danno qui dei concerti. — Caklsbad (in Boemia). Volfango Arnadeo Mozart, figlio dell’immortale Mozart, morì il 30 luglio dopo breve malattia. Egli era distinto pianista dell’antica scuola, e specialmente nell’esecuzione delle composizioni di suo padre. — Konisbekga. I maestri di quella diocesi (nel numero di SU a 100) eseguirono il 26 dello scorso mese corali, mottetti, salmi, di Klein, Schnabel, Berner, Rink, ecc., nella chiesa di Sanfa Maria. Ollrecciò furono eseguile nell’organo (uno dei più grandi fabbricati da Wagner) dal direttore di musica e dall’organista Wicgers composizioni classiche di Paclielbel, S. Bach, Kirnbcrger, Mozart, A. W. Bach, ecc. La rendila era destinata per le vedove e per gli orfani dei maestri della diocesi. — Lilla. La Lucia ed il Guglielmo Teli eccitarono il maggior entusiasmo. Tra gli esecutori si loda con distinzione il tenore Delahayc. — Lione. Liszt ha dato un quinto concerto pcr la fondazione d’una scuola gratuita di canto. Egli è partito pcr Marsiglia coll’editore Renacci che deve accompagnarlo a Nîmes, a Montpellier, a Tolosa e a Bordeaux. — Lovoua. Piacque assai al teatro A de l fi una giovane violinista. Questa rivale delle Milanollo chiamasi Rossini. — Pinna. Leggiamo nel Débats: • Il grande concerto del festival ebbe luogo quest’oggi (l.u agosto) sotto la direzione del sig. Berlioz. Il successo sorpassò tutte le aspettative. I u pubblico immenso, or attento cd ora entusiasta, un’esecuzione d ima precisione e d’uno splendore appena credibili, quando si pensi che aveanvi mille c ventiline esecutori, hanno fatto di questa solennità una delle più belle ed imponenti diesi possano citare nei fasti dell’arte. I pezzi che produssero la più viva impressione furono: la Preghiera del Mosè, il coro degli [’annotti, I’ Inno alla Francia di Berlioz, l’ultima strofa del quale fu accolta da una vera esplosione d’applausi, e il canto del Carlo IT di Halévy, di cui si volle la replica. L’introito fu di 37,000 franchi». — Leggesi nel ménestrel. • Il signor Gardoni è un amabile giovane dalla statura elevata c svelta, dallo sguardo brillante c pieno d’anima; la sua voce, dicesi, ha acquistalo notabilmente di forza da qualche anno. Egli parla bene il francese; tuttavia, la sua comparsa non avrà luogo che fra tre o quattro mesi, e potrebbe forse effettuarsi in una delle nuove opere di Donizetti o di Meyerbeer». — MV Opéra-comique, Les Quatre fils j4ymon proseguono il corso delle loro rappresentazioni e sono ogni sera ben accolti. — li sig. Vaici è di ritorno a Parigi dalla sua escursione in Inghilterra, in Austria cd in Italia. — La proposizione dei signori Berville e Vivien, tendente a conferire alle vedove ed agli orfani degli autori di produzioni teatrali un diritto di venti anni sulla proprietà delle opere d’un autore morto, è stata adottata la scorsa settimana dalla Camera dei Deputati. — Vienna. Hoven, il nostro ingegnoso compositore d’opere e canzoni, lavora ad una nuova opera II Castello Thuya, due atti della quale son già finiti. — Quanto prima all’I. R. Teatro alla Porta Carinzia anelerà in iscena T opera di Auber, in lingua tedesca, Les Diamans de la Couronne. — Alla chiesa di Corte dovevasi eseguire il 4 del corrente una composizione sacra di Giovanni Strauss, figlio maggiore dell’eroe dei Walzer. ALTRE COSE — Al chiaro sig. maestro Verdi piovono d’ogni parte le scritture. Il Lanari lo impegnò per uno spartito da eseguirsi nel carnevale 4845-43. — Ronconi è a Como, per diporto. — Il 6 del passato mese morìa Lipsia Gustavo Martino Schmidt, distinto pianista, nell’età di 25 anni. — Il regnante duca di Sassonia-Coburg-Gota è anche compositore. Una sua cantata, in onore della duchessa di Kent e del principe di Leiningcn, doveva essere eseguita in teatro. — Prima della sua partenza dal castello di SaintPoint, ove è ito a visitare il signor de Lamartine, Liszt ha fatto versare una somma di 5000 franchi pei poveri di Lione. Su questa somma, 500 franchi sono stati rimessi alla commissione dell’incendio di Brotteaux. Questi 5000 franchi sono il prodotto dell’ultimo concerto dato al Teatro Grande dal celebre pianista. — Leggiamo nel giornale di Bologna / Teatri: * Salvi è partilo il 31 luglio, ritornando a Londra, essendo impegnato per un viaggio musicale nell’Inghilterra dal Î1 agosto al SI settembre, in unione alla Persiani, Thalberg, Puzzi e Fornasari. Il 25 settembre sarà a Parigi, come porta il suo contratto, a quel teatro italiano, e ciò fino a tutto il marzo del 1845». — Il maestro Verdi che ne’ passati giorni si trovava a Busseto sua patria, parti immediatamente, dietro indeve dare vilo di quell’Impresa, per Bergamo, dove si il suo Emani. La prima rappresentazione succederà oggi. — Leggesi nella Divista di Roma. Congrega- rione ed Accademia di Santa Cecilia di Roma ha aggregalo nella classe di Maestri compositori onorarli il signor Francesco Bonoldi, accademico filarmonico di Bologna. Il celebre Rossini ne] proporre questo soggetto all’Accademia filarmonica di Bologna per esservi ammesso qual Socio, fece valere la distinta abilità del proposto per il merito che risulta dalle pregevoli sue composizioni Le dernier chant du Tasse, Le Sereuade, c la Cataracte de la A’arva •. — ■ L’insigne cd antica Congregazione de’virtuosi sotto l’invocazione di S.a Cecilia ha inscritti nell’Album de’ suoi Soij d’onore tre distinti professori di musica Napolitani: il signor maestro Giacomo Cordella, professore del Regio Conservatorio, noto per molli lavori teatrali: il signor maestro Luigi Cammarano autore di parecchie opere musicali assai applaudite, ed il sig. Pietro Luzzi illustre pianista c compositore di eletto ingegno e d’ottimi studj». — Mendelsshon è ritornato dall’Inghilterra ai bagni di Soden presso Francoforte sul Meno,) ed alla fine di Agosto si recherà a Lipsia per ivi trattenersi alcun tempo. — Evers, il noto pianista, si è ora ritirato in una capanna da pescatore alle coste del mare di Norvegia, c si occupa tutto solo di nuove composizioni. In Copenaghen egli aveva dati due concerti alla Corte e due pubbliche accademie con grande Successo. — Carlo Blum. direttore del teatro di Berlino e compositore di corte, morto non ha guari, era anche eccellente pittore; — dunque musicante, scrittore e pittore. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Hiiwicale di GKH’AAAT RICORDI Contrada degli Omenoni N. 1720, c gotto il portico di fianco all’I. II. Teatro alla Scala. GIOVAVA! RICORDI EDITOBE>PBOPBIETABIO = 9