Gazzetta Musicale di Milano, 1850/N. 2

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N. 2 – 20 gennaio 1850

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Suppl. N. 1 N. 3

[p. 7 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ANNO VIII. - N.° 2 Si pubblica ogni Domenica. 20 GENNAJO 1850 Prezzo annuo d’associazione. La Gazzetta sola eff. sonanti aust. L.12 per Milano, e L. 14 per fuori. La Gazzetta colla musica " " 20 " " 23 " " Le associazioni alla sola Gazzella si ricevono anche per semestre; quelle alla Gazzella colla musica sono obbligatorie per un anno. L’Associato alla Gazzella colla musica ha diritto di scegliere nello Stabilimento dell’editore Ricordi quei pezzi musicali di sua edizione che gli tornassero a grado, non escluse le più recenti novità, sino alla concorrenza di 20 franchi, prezzo marcato. Le associazioni si ricevono in Milano nello Stabilimento dell’editore-proprietario Gio. Ricordi, contrada degli omenoni N. 1720, e sotto il portico a fianco dell’I. R. Teatro alla Scala; nella Monarchia e all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Ufficj postali. - I signori Associati fuori di Milano sono pregati a dirigere tanto i gruppi quanto le lettere relative alla Gazzetta all’Ufficio della Gazzella Musicale di Milano. I pagamenti delle associazioni debbono essere anticipati. - Qualsiasi spesa di porto per musica, lettere e gruppi sarà a carico dell’Associato. Sommario. - Il Canto nell’educazione primordiale dei fanciulli. - Dell’indole dell’arte musica. - Studj sugli organi della voce umana. - Carteggi particolari e Notizie. - Altre cose. - Nuove pubblicazioni musicali. IL CANTO NELL’EDUCAZIONE PRIMORDIALE DEI FANCIULLI. Si sono falle per molto tempo le più alle maraviglie sull’attitudine particolare degli Alemanni

 per la musica e pel sentimento d’armonia
 che sembra ad essi connaturale, in

tutta l’estensione degli Stali della Germania. I viaggiatori, testimoni di questa specie di organizzazione

 musicale, hanno forse pensalo che

la natura avesse fatto pei Tedeschi uno sforzo generoso ed insolito, e che, sin dalla culla, li avesse dolati di facoltà felicissime per la coltura di un’arte che s’impara dalle altre nazioni

 con indefesso studio e con grandi fatiche.

Fra cotesti medesimi viaggiatori, alcuni hanno anche pubblicalo i lor pensamenti, ma nessuno ha esaminalo le istituzioni dalle quali è giovato lo sviluppameli lo di queste facoltà, e che a poco a poco conducono a simili risultamenti. Qui sarebbesi forse trovalo il secreto d’una meraviglia che potrebbesi di leggieri riprodurre dovunque, se si ponessero in pratica i medesimi mezzi. Il celebre signor Fétis fa giustamente osservare

 non esservi piccol contado in Germania
 senza scuola pubblica, nè pubblica scuola

in cui la musica non faccia parte essenziale del primitivo insegnamento. Quivi il maestro non ha altro titolo che quello di cantore, d’uomo

 cioè che dirige e insegna il canto. Nella

parte protestante della Germania s’insegna il canto ai fanciulli, sin dalla più tenera loro età, coll’ajuto dei salmi e dei corali, perocché, secondo il rito, tutta l’adunanza deve sposare la propria voce a quella del cantore, per innalzare

 al cielo le lodi del Signore Iddio.

Nella Baviera, nella Boemia, nell’Austria, dove la religione dominante è la cattolica, l’organizzazione

 dell’insegnamento era una volta

affidata alle tante corporazioni religiose che coprivano, come da noi, la superficie di quei paesi. Vi si insegnava la musica, e lutti i fanciulli dotati di bella voce erano ammessi al coro della chiesa, dove avevano un’educazione musicale direi quasi perfetta, poiché l’abitudine

 di udire ogni giorno della musica in ar

monia, formava ad essi l’orecchio insieme ed il gusto. Le molte soppressioni però di conventi, fatte dopo il regno di Giuseppe II, avendo

 lasciato gli abitanti di un gran numero di

comuni senza elementi di prima istruzione, fu mestieri rimediare a siffatto disordine con la fondazione di scuole speciali, che da trent’anni all’incirca hanno fatto maravigliosi progressi. Fu pubblicala una quantità immensa di canti popolari, a tre o quattro parti, e questi medesimi

 canti sono oggetti di studio piacevole

per coloro ai quali vengono insegnali. Il secolo XVI, in cui l’attività intellettuale fece si rapidi avanzamenti in tutta l’Europa, fu per la coltura della musica una delle vere epoche di notevole prosperità; e dal principiare

 di questo secolo appunto prende le mosse

la bella organizzazione dell’insegnamento di codest’arte in Germania, organizzazione alla quale non poteva innanzi sicuramente giovare gran fallo il notissimo metodo attribuito a frate Guido d’Arezzo, contro cui tentò una riforma Enrico de Put col suo sistema scritto in latino, e stampalo a Milano nel 1599. Dopo molle controversie, il partito della ragione prevalse, e i melodi elementari si avvicinarono alla perfezione; ma per una bizzarra anomalia, col procedere della scienza, il popolo rimase mano a mano straniero alle più semplici

 teorie dell’arte. Questa assoluta ignoranza
 era un gran male, non tanto rispetto

all’arte per sè medesima, quanto per l’effetto salutare che la musica esercita sui costumi. Siffatta influenza benefica è stala proclamala, fino dai tempi antichi, da pittagora, da Platone e da Aristotile specialmente, al quale pareva impossibile che non si riconoscesse la potenza morale della musica e che non si pensasse

 in particolar modo a servirsene nell’educazione
 dei fanciulli.

A quest’opinione di un uomo grande possiamo

 aggiungere quella di Polibio, il quale

per migliorare i costumi di non so quale città dell’Arcadia, andava consigliando l’uso del canto ai ragazzi. Che se questi nomi profani suonassero male per avventura a certe orecchie, uniremo ad essi quelli di Sant’Agostino e di S. Tomaso d’Aquino, i quali hanno diviso l’opinione dei filosofi antichi sulla preponderanza

 della musica nel perfezionamento

morale della specie umana. Il pregiudizio volgare per altro, che riduce lo scopo di quest’arte ad un semplice passatempo, ha continuato a signoreggiare la pubblica

 opinione, e la musica per conseguenza
 fu esclusa dalla primitiva istruzione. La fondazione

delle nostre scuole speciali di musica, dei nostri Conservatorii non ebbe per iscopo che di formar degli artisti, d’accrescerne il numero ormai strabocchevole, e di migliorare i metodi dell’istruzione privala; ma affinché l’insegnamento elementare della musica sia veramente

 popolare non deve essere separalo da

quello dei primi erudimenti delle cognizioni sociali, vale a dire degli elementi del leggere e dello scrivere; deve oltracciò accompagnare le prime istruzioni morali e religiose dei giovanetti. Narra il summentovato signor Félis, che negli ultimi anni dell’impero napoleonico alcuni

 ecclesiastici francesi parvero valutare al

giusto l’util sostegno che l’istruzione religiosa può trovar nella musica, imperocché in alcune chiese di Parigi e della Francia meridionale si insegnò ai fanciulli a intonare dei cantici sovra arie semplici e conosciute. Cotesti cantici, dei quali furono stampale parecchie raccolte insieme colla musica, erano eseguiti ogni giorno, prima o dopo l’istruzione sul catechismo. Ma questo mezzo pratico di perfezionamento

 morale del popolo cadde poscia in dissuetudine
 insieme con altre belle instituzioni.

Spente poco a poco quelle passioni che mettevano in uggia lutto quanto era stato approvato

 dal governo imperiale, alcuni uomini

conosciuti pel loro merito e per la loro filantropia

 si unirono in comitato a fine di migliorare
 l’istruzione elementare, e proposero

all’esame di una commissione speciale il quesito: Se sarebbe stalo opportuno di aggiungere, nelle scuole, all’insegnamento alcuni esercizj di canto e di musica. Quel de Cerando che scrisse il Visitatore del povero e il Perfezionamento morale, e pel quale la Toscana conserva ancora una memoria d’alta estimazione, prese parte attivissima a siffatti progetti, ritardali nella lor piena esecuzione

 da circostanze impreviste, non ultima

delle quali era la difficoltà di trovare maestri alti a insegnare a un tempo stesso i principii della lettura, della scrittura, dell’aritmetica e della musica, e di fare l’applicazion pratica di queste due ultime al canto. Ma quando la filantropia del nostro secolo, sì ingiustamente accusalo di egoismo, apri gli Asili per l’infanzia, allora si appianarono in parte le difficoltà

 principali, e i teneri fanciulli incominciarono
 prima a recitare, poscia a cantare le

loro cotidiane orazioni. Alcuni stabilimenti privati

 d’istruzione dementare ne seguirono anch’essi
 l’esempio, e talvolta il diedero altrui,

null’altro lasciando desiderare oramai che di [p. 8 modifica]- G chiarirsi intorno al sistema migliore d’istruzione musicale ad uso del popolo, applicabile a masse più o meno considerevoli di allievi, e di renderlo più diffuso. P. (Col prossimo numero il fine) DELL’INDOLE DELL’ARTE MUSICI Attentamente meditando sull’indole delle arti belle, si scorge chiaramente che tutte, immitando la bella natura, aspirano al diletto, e col diletto all’utile, tenendo una via diversa, che l’ima separa dalle altre. I filosofi perciò con senno grandissimo e con molla convenevolezza dissero ciascuna delle arti offerirsi a noi circoscritta da particolari confini, verosimilmente come uno di que’ piccoli stati o paesi, che, insieme con altri, formando un solo medesimo

 impero, benché moderali da un solo

governo, serbano nondimeno i lor costumi, i lor privilegi, i lor nazionali ordinamenti. Quantunque figlie dell’immaginazione e quindi

 consanguinee e sorelle, deriva loro dalla

diversa qualità dei mezzi onde si valgono certa individua specialità di carattere, alla quale, tanto all’artista che le mette in opera, quanto all’erudito che ne ragiona, importa assaissimo di por mente, per non adulterarne e confonderne

 gli officj, trascinandole fuor dal cammino
 che son destinale a percorrere. Nel mondo
 artistico la poesia rappresenta la facoltà

creatrice: l’architettura, lo spazio e l’universo: la musica, il tempo e la spiritualità: la pittura, la luce e le superficie: la scultura, la materia e la consistenza: la danza, il molo e la vita, ogni arte vivrà dunque prosperamente, e produrrà opere perfette, unicamente

 mantenendosi nei limili della propria

admosfera. Soltanto la poesia, nudrice di tutte, e, direi quasi, seconda madre, toglie a ciascuna

 una parte delle individue loro facoltà

per farsene più bella ed efficace; per cui, mentre può dirsi genitrice delle altre per l’opera immaginativa in che tutte si fecondano, attinge dalla musica la melodia del metro e l’armonia dei suoni, dalla pittura la visibilità degli oggetti e la vivacità dei colori, dalla scultura il rilievo e la rotondità delle forme, dall’architettura l’armonia dell’insieme e delle parti, dalla danza la varietà dei movimenti

 e degli atti: perocché la parola, se

non ai sensi, rappresenta tutte codeste cose alla memoria e all’intelletto. Cosiffatta moltiplicità e simultaneità di mezzi è ciò che costituisce la superiorità della poesia. All’incontro la musica, vivente di poesia, come la danza di musica, poco o nulla toglie alla pittura, alla scultura, all’architettura: queste, di ricambio, poco o nulla tolgono alla prima. La pittura e la musica valgonsi ambedue

 di colori ( chiamo cosi per traslato anche
 i suoni musicali): di colori che posson dirsi

consimili per la parità del numero e per le varie degradazioni che li uniscono; ma, nata questa a significare ciò che non ha nè corpo nè figura, quella a raffigurare sol ciò che ha forma e materia, corre quel divario tra loro che passa tra il materiale e l’immateriale: son tra loro differenti, come i sensi su cui esercitano l’azione loro, la vista, cioè, e l’udito. L’una rappresenta, l’altra esprime: domina la prima principalmente sulla materia, poi sul morale; l’altra principalmente sul morale poi sulla materia: quella ha negli oggetti esteriori | un tipo costante su cui regolarsi, e raggiunge il massimo grado della perfezione quando la bella verità è fedelmente inimitata; questa non ha in natura vermi modello al quale conformarsi, e non produce profonde impressioni, se non quando a nulla è simigliarne di ciò che ei era antecedentemente noto. Dicasi ciò del resto ristrettivamente alla forma

 dell’idea melodica ed agli effetti acustici;

chè in quanto all’estetica immitazione, anche la musica ha nella natura il suo modello, che è quello della favella appassionata e del linguaggio declamatorio. Presa da quest’aspetto, la musica eziandio ha non picciola parte d’efficacia immitativa: chè l’arte dei suoni essendo derivala dal canto, il canto essendo nato dalla parola, la parola essendo generata dal bisogno

 d’esprimere le passioni e le idee, la

musica immiterà la natura quando immiterà l’espressione della parola. Anzi, specialità dell’arte musica è quella di aggiungere la soavità del suono oscillato e determinato a quello indeterminato

 della favella, prestando col suono

un colore tutto proprio ed innato alle passioni. Chi ben voglia distinguere perciò l’indole di ciascuna, dirà essere la pittura un’arte eminentemente immitativa, in minor grado espressiva: la musica eminentemente espressiva, in minor grado immitativa; la pittura cercare di preferenza il bello e il naturale; la musica di preferenza il nuovo ed il soave. L’umana natura essendo composta d’anima e di corpo, di morale e di materiale, trovò l’interprete della prima nella musica, quello del secondo nella pittura. Questa, amando la vaghezza delle forme e l’esteriorità, parla al cuore per la via dell’intelletto; quella, vivendo di sentimenti e di passioni, parla all’intelletto per la via del cuore. Quindi la vera disparità delle due arti sorelle, che pure hanno tra loro tanti legami di simpatia, poiché l’una ha sette suoni, l’altra sette colori, ed amendue egualmente aspirano a dilettare i sensi ed a commuovere lo spirito. Se non che, differente essendo l’azione loro, per vario cammino

 del pari debbon essere avviate.

officio quindi primario della musica sarà quello di esprimere le passioni e le idee per modo che l’animo dell’ascoltatore sia dolcemente impressionato non pure dalla soavità dei suoni, ma dalla vera espressione della natura, vale a dire, dal diletto che produce l’estetica immutazione del vero. Il che posto come principio

 dell’arte fondamentale, mal conobbero il

carattere della musica, tanto coloro che pretesero

 voler tutto dipingere e rappresentare coi

suoni, come coloro che fecero dei suoni un semplice lenocinio dell’orecchio. La poca educazione morale, l’imperfetta conoscenza dell’arte e la brama irrequieta del nuovo, trassero soventi volte gli artisti nei campi del falso, del manierato e dello stravagante: ond’è che pochissimi fermi principj illuminarono

 i loro concetti, e molto vaghi ed incostanti

furon gl’intenti che si proposero nelle opere loro. Di maniera che quel colto scrittore del signor Fétis, a cui l’arte dee tanto per le tante cure che le rivolse, nel bel principio del suo compendio storico che antepose alla Biografia Universale degli Artisti Musicali, s’indusse ad affermare la musica un’arte essenzialmente mutabile perchè manchevole d’idee positive. La quale opinione perchè manifestata in un libro assai divulgato, ed avvalorata dal nome di tanto scrittore, parendoci

 che meriti particolar discussione, siccome
 non in lutto appoggiata sul vero, sarà

soggetto di un futuro articolo. G. V. STUDJ sugli organi della voce umana Articolo I.° Un valente medico italiano, il sig. F. Bennati, morto per uno sgraziato accidente a Parigi

 nell’anno 1834, nell’età di soli trentacinque

anni, aveva quattro anni prima presentato a quell’Accademia delle scienze una Memoria sul meccanismo della voce umana e sulle malattie de’ suoi organi, memoria che da quel celebrato Consesso di dotti venne riconosciuta

 meritevole di uno dei premii di medicina

instituiti dal signor De Montyon. La novità infatti dei risultati delie investigazioni

 del dottor Bennati, Io studio lungo e profondo che esse fanno ragionevolmente supporre, le utili applicazioni alla igiene ed alla

cura delle morbosità da cui tanto frequentemente

 trovasi quest’organo affetto, gli acquistarono
 a buon diritto la pubblica riconoscenza, e furono poi le cause che animarono un

anonimo a pubblicarne la traduzione e a renderne

 per tal modo fra noi più comune e più

facile la conoscenza e l’acquisto. Siffatta Memoria, stampala dal Vismara, è intitolata: Studi fisiologici e patologici sugli organi della voce umana, di F. Bennati, dottore in Medicina e Membro di molte società scientifiche. Siccome non tessuta di aride e monotone anatomiche descrizioni, dice nel suo breve proemio il traduttore, e nemmeno di lunghi ed astrusi ragionamenti di fisiologia, quest’opera può riuscir di sommo interesse anche a coloro i quali non furono iniziali nelle mediche

 discipline, mentre vengono con facilità

condotti ad un ragionalo esame dell’organo della voce, delle sue alterazioni e dei modi onde porvi rimedio. AlIa nostra terra poi si dee ritenere quest’opera in ispecial modo consacrala, sì perchè frutto di un ingegno italiano, sì perchè essendo questa la patria del canto, potranno

 i medici, i maestri e gli artisti trarne

i più utili consigli, e venire per essa in cognizione

 di curiosi e nuovi ritrovamenti, i quali

posson ben anco concorrere a perfezionare questa

 nobil arte.

Non è però senza esatte consultazioni degli

 scritti de’ suoi antecessori che il N. A. si

aperse la via ad una nuova ricerca. Studi indefessi, come abbiam detto, e assidue osservazioni

 lo condussero poco a poco alla sua

teoria sul meccanismo di un organo la cui azione è sommamente meravigliosa e, sino ad ora, assai poco studiala. Stabilita siffatta teoria, ei ne riunì gli elementi, non tralasciando peraltro di far conoscere

 come presso gli antichi, ed anche appo i moderni, tal soggetto fosse trattato imperfettamente, secondo le mire che il N. A. sera

proposte. Se non che, per ben riescire all’intento, bisognava che l’osservatore fosse insieme fisiologo

 e conoscitore di musica; che si fosse

particolarmente dedicato allo studio del canto; che fosse provveduto di un organo il quale a Itti concedesse d’intraprendere ad ogni istante Osservazioni sopra sè stesso; finalmente che col mezzo delle sue relazioni e de’ suoi viaggi gli fosse riescilo facile l’esaminare le persone che potevano porgergli argomento di studio. Tali furono le condizioni nelle quali trovossi appunto il dottor Bennati. Sino dall’anno 1821, col mezzo del signor Gallini, professore di fisiologia nell’U [p. 9 modifica]niversità di Padova (dice l’autore) io comunicai

 per la prima volta all’Accademia di questa
 città le mie idee sulla voce laringea e

sopralaringea, siccome anche sulla teoria dei due registri. In allora queste idee, per ben stabilire la mia teoria, volevano essere confermate

 con fatti e con reiterate esperienze.

Tali fatti io li raccolsi, tali esperienze le intrapresi, e soltanto dopo dodici anni di continue osservazioni, tanto su di me stesso, quanto sui più celebri cantanti del nostro tempo, mi decisi a pubblicarne il risultato. Seguendo

 poi il corso delle esperienze ch’io

credei necessarie a condurmi a concludenti dimostrazioni, e per ottenere più ampia la certezza sulle verità ch’io aveva enunciate, considerai importante il non tralasciare le osservazioni

 patologiche a cui dovetti spesso il

pieno sviluppo e la maggiore evidenza dei principii sui quali fondossi la teoria ch’io pervenni a stabilire. Mentre nell’anno 1829, il dottor Bennati trovavasi in possesso degli elementi d’una dimostrazione

 che parevagli soddisfacente e attendeva
 a coordinarli, il giovane Deleau indirizzava
 all’Accademia delle scienze in Parigi
 una lettera nella quale provava la possibilità
 di parlare senza il soccorso della laringe.

Introduci in una narice, egli diceva, fino alla faringe, una sonda carnata che lasci passare

 una corrente d’aria compressa in un

serbatojo di media capacità; tosto che sentirai

 la colonna d’aria urlar le pareti, sospendi

l’alto della respirazione e metti in movimento gli organi della parola, nel modo stesso come se avessi ad operare sull’aria ch’esce dai poimoni, tu parlerai a bassa voce, farai sentire distintamente tutti gli elementi della parola afonica. - Temendo d’abusare della facoltà d’interrompere la respirazione nell’adoperare gli Organi della parola, mi posi a parlare ad alla voce, e trovai che la corrente dell’aria stabilita nel naso era in tutta la sua forza. In quel momento due parole si fecero udire in modo si distinto e chiaro, che le persone le quali stavan presenti all’esperienza credettero

 udir due individui che ripetessero le stesse

frasi. È dunque constatato con simile esperimento che la laringe non influisce in niun modo nella formazione della parola afonica. I risultaménti ottenuti dal signor Deleau meritavano tutta l’attenzione del nostro Bennati, il quale, abboccatosi con esso lui, desiderò ripetere su di sè stesso le intraprese esperienze e fare a lui note alcune delie proprie, per mostrargli i rapporti esistenti nel meccanismo della parte superiore del canal vocale, particolarmente nella modulazione delle note sopralaringee, ed i movimenti che hanno luogo durante l’emissione della parola. Meravigliato per l’aspetto che la sonorità del condotto vocale presenta durante il canto, come anche per la teoria che il Bennati ne deduceva, volle il Deleau porre il nostro mcdico italiano in relazione col barone Cagniard de la Tour, che rese si luminosi servigi alle scienze fisiche; e fu appunto quest’uomo distinto che incoraggiò il dottor Bennati a render pubblica quella memoria che l’Accademia di Parigi trovò degna di premio, sopra rapporto

 del celebre barone Cuvier.

Alla memoria sul meccanismo della voce umana durante il canto, volle in processo di tempo il dotto medico italiano che due altre

 tenessero dietro sulle malattie della gola

che particolarmente attaccano l’organo della voce, e aggiunse poi in fine una tavola rappresentante la parte superiore del canal vocale nello stalo naturale, come altresì sull’emissione dei suoni gravi e acuti presso i soprani -sfogati, i tenori-contraltini e i bassi cantanti. A noi pare fuor d’ogni dubbio, per quanto la materia sia estranea agli studi nostri, che le osservazioni e la teoria che il Bennati ha da esse dedotta debbano condurre ad utili applicazioni, offrire regole positive per caratterizzare

 ciascuna voce, per valutarne le

qualità, l’estensione, lo sviluppo e le probabili

 mutazioni, ed influire eziandio nell’educazione,

nel perfezionamento e nella cura dell’organo al quale è inerente la facoltà della parola, della declamazione e del canto. Ne daremo qualche sunto nei numeri successivi. P. CARTEGGI PARTICOLARI E NOTIZIE. — Bordò. Teresa Milanollo diede non ha guari un’accademia di quartetti, e suonò in maniera da far credere che l’ispirazione di Beethoven si fosse trasfusa nelle sue dila c nel suo arco. Ella possiede parecchi violini di grandissimo prezzo, e li suona a vicenda. L’altro giorno, nel concerto del Circolo filarmonico, gli artisti e gli amatori rimasero sorpresi del suo famoso Stradivario, del celebre Paganini: fu veduto anche un Bergonzi, al quale essa porta un particolare affetto. Nel concerto al Gran Teatro, la Milanollo adoperò un magnifico Silvestro, istrumento di una sorprendente voce, il quale ha nel manico il ritratto di sua sorella Maria. Codesta dolorosa memoria che le sta sempre fitta nella mente, è forse il motivo che le fa prediligere il Silvestro al par del Bergonzi, — Firenze. Il 6 gennajo del corrente si riaprirono le porle della Società Filarmonica, e dopo un ben lungo silenzio tornarono quelle sale ad echeggiar d’armonia. Si diede un Esercizio musicale, e presto si promette un’accademia formale. Così Dio voglia che l’arte si ravvivi! Fu eseguita dall’orchestra con molta intelligenza una classica Sinfonia di Haydn in re, quindi la signora Lucci Sievers eseguì sul piano la Fantasia della Muta di Thalberg, e vi si fece ammirare per la soavità con cui tocca l’istrumcnto, senza però mancare a quando a quando di forza. Vi fu poi una Fantasia del professore Marcucci sulla Beatrice per arpa, colla quale si presentò per la prima volta al Pubblico, dopo 18 mesi di studio, la giovinetta Livia Andreucci figlia appena decenne del Segretario della Società. La precisione e l’anima con cui suonò questa graziosa bambina sorpresero tutti, e fecero preconizzarle un brillante avvenire. 11 suo maestro signor Marcucci andrà un giorno superbo di avere spese le sue cure intorno ad essa. La signora Sievers chiuse questo esercizio con un concerto sul Barbiere di sua composizione fra Piano e Armonium, suonati ambedue contemporaneamente. Fu un effetto soavissimo il maritarsi delle due voci che si contempcravano ciascuna prestando all’altra le proprie risorse, e togliendo i difetti. L’Armonium cantava, il Piano lo abbelliva di vibrazione e di brio. Molli elogi merita l’artista che li sa cosi bene unire insieme per trarne un effetto nuovo. Sarebbe desiderabile che i due strumenti potessero formarne un solo, conservando però nell’unirsi la propria individual perfezione. Credo che le applicazioni fatte fin qui non abbiano pienamente corrisposto. - Alla signora Sievers infine bisogna

 far elogio anco per la gentilezza con cui condiscese

a cantar due piccole Romanze, nelle quali si mostrò cantante di buon metodo, e di molta grazia. La Società Filarmonica ha ripreso la sua via: confidiamo nella continuazione, e preghiamo il cielo che il giorno in cui si riaprirà a nuovo concerto non ei regali tanta neve e tanto freddo, quanto ebbe la gentilezza di regalarcene il giorno del passato esercizio. — 12 Gennajo. - La musica, più che ogni altra tra le arti belle restata nei passati tempi negletta tra noi, comincia un poco a riaversi dal suo abbattimento. Non si può dire per certo che i suoi movimenti accusino per ora eccesso di vigore, chè anzi sono generalmente fiacchi anzichenò, ma pure sono qualchecosa, e, se non altro, un indizio di vita che deve sperarsi si vada facendo di giorno in giorno più forte. Due sono in questa stagione di Carnevale i teatri aperti con spettacolo musicale tra noi: la Pergola, con opera e ballo, l’Alfieri, con opera soltanto: ma nò l’uno nè l’altro sembrano aver molto soddisfatto il genio degli amatori: e per dir vero, non senza ragione. I due Figaro è l’opera che con poco successo si è data alla Pergola fin ora; jeri sera è andato in iscena il sempre fresco Barbiere di Siviglia, ed ha operato il solito miracolo di rendere al pubblico il buon umore. Vi cantano la Gabussi e Maggiorotti. All’Alfieri, dell’empio strazio che d’Anna (Bolena) si fa, è meglio tacere. La musica sacra non è stata in questi giorni così disgraziata quanto la teatrale. Anche tacendo delle solite funzioni delle nostre periodiche cappelle, vi sono state alcune musiche straordinarie, tra le quali merita onorevole ricordo la Messa eseguita nell’oratorio di S. Firenze in occasione della riapertura annuale dei Tribunali. Era buona composizione del nostro Olimpo Mariotti, maestro nel R. Istituto di Musica di S. Caterina

 in questa città. Meritò lode specialmente per

buona condotta, ricca strumentatura, brevità, e per evitazione del genere teatrale, senza d’altronde cadere nel pedantesco o nello scolastico. Vanno ricominciando i pubblici concerti; due ne sono annunziali per questa sera: uno sarà dato dal nostro trombonista Bimboni, coadjuvato dal fratello suo Giovanni, clarinettista, dal pianista Kraus, e da altri artisti, tra i quali è da notarsi la giovane Virginia Boccabadati, che, nelle prove che ha già dato di sè in privati concerti, mostra voler presto occupare un bel posto tra le migliori cantanti. - L’altro concerto verrà dato dal flautista Krakamp, siciliano, già maestro di flauto nel conservatorio di Napoli, ora di passaggio tra noi. Vi prenderanno parte anche altri artisti, tra i quali due giovanetti violinisti, allievi del benemerito Giorgetti, ed il maestro De-Badia, che suonerà col flauto un duetto, in unione al Krakamp. Già sapete che la Filarmonica, dopo un riposo di un anno e mezzo, ha ripreso vita. Ora, per le cure del Pr. Carlo Poniatowski, solerte direttore di questo Istituto, si sta preparando un’accademia, alla quale prenderà parte, secondochè si dice, anche la De-Giuli Borsi. 11 maestro Geremia Sbolci va dando in sua casa alcuni trattenimenti, nei quali con molta cura si eseguisce classica musica. Le scuole del R. istituto di musica di S. Caterina non sono state ancora aperte in quest’anno; imminentemente, però, lo saranno. Questo ritardo è dovuto all’idea che il governo aveva di ampliare questo Istituto, di cui recentemente è stato nominato direttore il maestro Pacini. Pare, per altro, che questa buona idea sarà molto ristretta nell’attuazione. Probabilmente le condizioni finanziere dello Stalo ne saranno la causa principale. L’arte ha perduto recentemente tra noi due buoni cultori, morti ambedue in freschissima età. Uno, il Del-Bianco, era buon suonatore c maestro di pianoforte: l’altro, il Becattini, istrutto in varii rami dell’arte, era Specialmente buon suonatore di contrabasso. La sua morte è stata una vera perdita per le nostre orchestre, che presentemente scarseggiano in vero di questo interessante strumento. — Madrid. Il nuovo teatro del palazzo della Regina venne inauguralo quest’inverno colla rappresentazione d’Ildegonda, opera del giovine maestro Arrida, professore di canto di S. M. Quest opera, che ha meritato al suo autore, il primo premio di composizione al conservatorio di Milano, ove è stata eseguita per la prima volta, or sono quattro 0 cinque anni, è uno sperimento dei più felici e presagisce al giovane compositore un brillante avvenire. Lo stile, di cui si rileva il carattere della musica italiana, offre un’originalità di strumentazione che appalesa buoni studj. Sebbene eseguita alla presenza di un uditorio pressoché sempre lo stesso (la famiglia reale e le persone che hanno accèsso alla corte), fu rappresentata sette volte di seguito, ed ogni volta col medesimo successo, e senza che l’attenzione, 0 per meglio dire l’entusiasmo del pubblico privilegiato fosse scemato un solo istante. - I1 signor Arrieta scriverà un’opera nuova. [p. 10 modifica]- 8 — Bazzini, il celebre violinista italiano, si fece udire in due mattinate musicali al teatro spaglinolo. — Parigi. Nel corso dell’anno 1849 furono eseguile in quella capitale 248 composizioni nuove, di vario genere. - Sui teatri lirici vennero rappresentate le seguenti: All’Opéra. - 19 gennajo. - Le violon du Diable, ballo in due atti, di St-Léon, musica di Pugni - 15 aprile. - Le Prophète, opera in cinque alti, parole di Scribe, musica di Meyerber. - 8 ottobre. - La Filleule des Fées, ballo in tre atti, di St-Gcorges e Perrot, musica di Ad. Adam e St-Julien. - 24 dicembre. Le Fanal, parole di St-Gcorges, musica di Ad. Adam. - Totale: 4 composizioni. All’Opéra-Comique. - 2 gennajo. - Le Caïd, di Sauvage e Amb. Thomas. - 31 marzo. - Les Monténétjrins, di Gérard, Alboise e Limnander. - 18 maggio. - Le Toreador, di Sauvage e Ad. Adam. - 7 luglio. - La Saint-Sylvestre, di Mélesville, Masson e Bazin. - 1 ottobre. - La Fée aux Roses, di Scribe, St-Georges e Halévy. - 9 novembre. - Le Moulin des Tilleuls, di Mallian, cormon e Amato Maillart. - Totale: 6 composizioni. All’Opéra-Bouffe-Français. - Pierrot au Marais. Le Vieux prix de Rome, di C. Potier c IL Potier. Le Marin de la Garde, di St Yves ed Eugenio Gauthier. - Le Cousin de Denise, di Lubize e Paris. La Saint-Andrée, d’Ippolito Lucas e Bazzoni. - Totale: 5 composizioni. — Parma. 10 Gennajo. - Il Teatro di Parma, in questa stagione di carnevale, ha mezzi più che sufficienti per offrire uno spettacolo interessante. Si dee attribuire soltanto alla poca volontà di divertirsi se non è molto frequentalo, come anche se l’esito del Macbeth non fu quale poteva essere in altri tempi. 11 signor Ferrano (protagonista) che ha voce simpatica, pieghevole e passabilmente robusta, non ha saputo trarre tutto il partito che offre il personaggio di Macbeth, drammaticamente parlando; siccome pure la smania fastosa di voler far sentire quasi di continuo una voce tonante, lo rende un poco monotono. Il signor Ferrano ha mezzi per riuscire un artista distinto, e solo che si moderi alquanto si porrà sulla via d’arrivarvi. Lo consigliamo ancora, allorché si propone di cantare delicatamente, di non incorrere nell’altro eccesso, emettendo sì poca voce che quasi non lo si sente. Un ultimo avvertimento. Quando ei vede lo spettro di Banco, alle parole " Ah, che non hai più vita " si ricordi che la sua voce è talmente disgustosa e ch’egli accentua in maniera, che quasi s’avvicina al ridicolo, c dove ei credesse mai di esprimere l’angoscia in cui trovasi lo spaventato Macbeth, si accerti che prende un granchio madornale. La signora Salvini-Donatelli è artista sotto ogni aspetto pregiabilissima. Voce bella, abbastanza voluminosa, incisiva all’uopo, nitidissima ne’suoni acuti, ed agile molto. Ella eseguisce con precisione, ed il suo sceneggiare è nobile e giusto. Se non temessimo di mostrarci ingentili col bel sesso, la pregheremmo di abbandonare quel trillo fra le note fa sol del brindisi. Il tenore signor Bozzetti non possiamo giudicarlo fondatamente, poiché in quest’opera la sua parte è troppo meschina. Tuttavia nel suo andante dell’atto IV, ei ci fa sperare che il suo metodo di cantare possa essere squisitissimo. Il personaggio di Banco (signor Gore) non è di molta importanza, nondimeno è rappresentato assai lodevolmente. I cori sono in numero di 50. Le venti donne mancano di voci soprane, per cui le note d’armonia dei contralti impediscono non poche volte che si senta la melodia. In quanto ai 50 uomini, noi siamo d’avviso che gli è meglio pochi buoni, che molti ed incapaci 0 non curanti. Gli è un fatto che, meno qualche raro momento nei grandi insieme dei pezzi di concerto, noi non ci accorgiamo che vi sia differenza degli altri anni, quando i cori sommavano circa la metà. L’orchestra, siccome di consueto, eseguisce con bastante precisione; cosi sono soltanto a desiderarsi alcuni accompagnamenti pianissimo, come per esempio nel Duetto alle parole Fatai mia donna un murmure. Il signor maestro al cembalo pure avrebbe dovuto non permettere che alcuni tempi illanguidissero tanto. P. e. l’allegro del pezzo di sortita di Lady Macbeth è assolutamente sbagliato. Spettava ad esso pure il far eseguire il coro dc’Sicarj sottovoce il più ch’era possibile, secondo l’intenzione del Verdi, e qui invece lo si canta come qualunque altro coro. — Jeri, mercoledì, andò in iscena Linda di Chamounix. L’esito no fu lietissimo, sebbene il teatro non fosse pieno che per metà. Dobbiamo altamente rallegrarci colla signora Salvini che interpretò il personaggio di Linda colla più grande verità. I1 Pubblico l’applaudì molte volte ed ella lo meritava. Quest’0pera le calza a meraviglia. Non essendo nostro costume di parlare dettagliatamente d’uno spettacolo dopo una prima rappresentazione, diremo soltanto che il tenore signor Bozzetti realizzò le speranze che avevamo concepite di lui, poiché egli canta deliziosamente; che il signor Ferrano ebbe pure tratto tratto degli applausi, siccome la signora Gaetanina Brambilla, dalla bella persona e dalla voce bellissima, fece conoscenza col Pubblico che l’incoraggiò e l’aggradi. Si merita lode, anche il signor Goré che eseguisce preciso, ed ha voce piena e simpatica. — Verona, 16 Gennajo. - Finalmente venne un po’ di raggio anche pel nostro Teatro, ed il Pubblico che in sul principio si mostrava freddo ed indifferente, ora che la giovinetta Spezia comparve per la prima volta sulle scene, sotto le spoglie di Beatrice, vi accorse in folla, e gli applausi giustamente meritati e gli evviva, tanto alla protagonista che al suo bravo precettore signor maestro Foroni, eccheggiarono dal principiare fino al finire dello spettacolo. - E difatti la Spezia dotata di voce bella di vero soprano, forte, estesa, intuonata, uguale in tulli i registri, agile, simpatica della persona, di un sentire squisito, oltre una scuola irreprensibile, ha date prove non dubbie che essa è creata per divenire in breve tempo un’artista di primissimo ordine. - certo è che nessuno avrebbe potuto attendersi di più, come si suol dire, da una debuttante, perchè invece di trovarsi impacciata della scena in una parte di tanta importanza, dove il canto si avvicenda continuamente alla declamazione, essa apparve sicura di sè stessa da sembrarti un’artista già provetta. La Cavatina od il Rondò finale furono cantati con passione, e con scelti modi di canto; le scalale sortivano pure e corrette; nel Duetto con Filippo nel finale, e nel Quintetto mostrò un sceneggio adatto alla situazione della sventurata Beatrice. E inutile quindi il raccontare le innumerevoli chiamate al proscenio, e gli applausi strepitosi che coronarono l’avventurata giovinetta, e il suo maestro. - Taluno voleva farle rimprovero di un tremolio della voce, usato di frequente alla prima rappresentazione (forse anche prodotto dalla commozione di una prima comparsa), ma si vide poi che alla seconda, e più ancora alla terza sera, venne di mano in mano ad una sensibile diminuzione, riserbandosi questo effetto parziale nei passi concitati, lo che tornava molto in acconcio. - Il Tenore Basadonna (Orombello) non poteva che soddisfare le esigenze dell’uditorio. Quantunque non abbia egli freschezza di voce, ha tali e tante altre risorse da ammirarsi in lui sempre un artista di vaglia, per modo che venne molto applaudito. - La signora Pozzi nella parte di Agnese si disimpegnò con lode. Il Baritono Gianni (Filippo) si fece molto più apprezzare in questo spartito che nell’Attila. - Nel Duetto con Beatrice ebbe anch’esso l’onore di più chiamate. - Il Coro poteva essere più esatto nelle entrate, e l’orchestra fornita di eccellenti professori camminerebbe più sicura se il suo capo, ossia primo Violino, sapesse maneggiar l’arco diversamente. - Ora si discorre di montare i Lombardi colla Bortolotti, Milesi, e Mitrowich; quindi Maria Padilla, colla Spezia, Basadonna, e Gianni. - Il Ballo Beatrice di Gand continua a furoreggiare. — Vienna. Il Macbeth, uno dei capolavori del celebre Verdi, continua il corso trionfale delle sue rappresentazioni, e piace sempre più. E probabile che la parte di Lady, sostenuta finora dalla signora Hasselt, venga prossimamente assunta dalla signora De La Grange, che deve pur cantare nel Profeta di Meycrbeer.

ALTRE COSE. — Sua Maestà l’Imperatore, con Sovrana risoluzione primo gennajo corrente, si è graziosamente degnato di conferire al pianista e compositore Rodolfo Willmers, il titolo di I. R. Virtuoso di Camera. (Gazz. di Milano) — Nel tragitto da Glascow a Aberdeen, la compagnia italiana che viaggiava colla signora Sontag incontrò dei pericoli in conseguenza dell’enorme quantità di neve che impediva la mossa del convoglio. Fu d’uopo sostare prima a Middleton-Bridgc, poi a qualche distanza, nel mezzo dei campi. La signora Sontag spiegò, dicesi, la maggior energia; al pari dei compagni

 di viaggio, fu costretta a farsi strada traverso

le siepi per giungere alla casa d’un affittajuolo, ove passò la notte col conte Rossi, i signori P. Lablache, Calzolari e Piatti. Nuove pubblicazioni musicali dell’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato Di GIOVANNI ricordi. MUSICA DA BALLO PER PIANOFORTE. 21539 Cricca. Deux Polkas... Fr. 2 50 21625 Ettling. Op. 29. Valses sur l’Opéra de Meyerbeer, Le Prophète. «5 — 21045 Licini. Espérance. Polka-Mazurka " — 60 21042 Marcora. La bella lombarila. Polka " — 60 21652 N.N. L’Ebrea. Polka.. " — 60 20568 Perny. Op. 15 bis. ChoieraMorbus. Polka...." 1 20 21626 — Op. 20. N. 1. Julie. Polka. " 1 — 21627 — " — ".2. Rayon d’espoir. Polka-Mazurka..." 1 50 21020 Salmitsch. Kriegs-Lieder. Walzer " 5 — 21519 Saint. Polka milanese.... " — 60 21044 Strauss (Figlio). Op.59.Quadriglie" 2 — 21045 — Op. 60. Staffilate. Polka. " 1 — 20875 Strauss (Padre), Op. 222. Aeaciden. Valzer "5 — 20996 — op. 224. Rimembranze d’Anfìone. Valzer " 3 — 21009— " 225. Sogni dell’etere. Valzer " 2 70 21036 — " 230. Scacciapensieri. Valzer " 3 — 21040 — " 252. Colori nazionali. Valzer...." 2 70 21628 — " 237.L’addio del vian dante- Valzer.. " 3 — 22190 — " 238. Alice-Polka.. " 1 — 92275 — " 239. Federica-Polka. " 1 21059 — " 241. I messaggieri della pace. Valzer " 2 70 22188 — La Strada ferrata. Polka" 1 — 22189 — La stessa a quattro mani... " 1 30 21625 Strauss, (de Paris). Quadrille sur l’Opéra de Meyerbeer, Le Prophète " 1 75 21624 — Le même à quatre mains.. " 3 — • 21059 Urschitz. Cavalerie-Walzer.. " 2 70 22022 Zawertal. Estella. Walzer sopra molivi dell’opera Il Ramino Nero di Lauro Rossi.. " 5 50 NB. Tutti i suddetti Walzer di Strauss, Op. 222, 224, 225, 250, 232, 257, 241, si trovano ridotti anche nelle seguenti maniere: per Pfte nello stile facile. per Pfte a 4 mani, per Violino e Pfte, per Pianto e Pfte, per Violino solo, per Pianto solo, per Chitarra sola, per grande Orchestra. IL PROFETA opera IN ClNQUE ATTI Poesia di E. Scribe; traduzione italiana di Santo-Mango musica del maestro G. MEYERBEER Opera completa e pezzi staccati per Canto e per Pianoforte Coi tipi di GIOVANNI RICORDI EDITORE-PROPRIETARIO.