Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 21

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N. 21 - 26 maggio 1872

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[p. 173 modifica]JAI LA N© MAGGIO 18 72 GIULIO RICORDI REDA.TTORB SALVATORE FARINA SI PUBBLICA OGNI DOMENICA A.1 presente numero è unito il Numero IO «Iella RIVISTA MINIMA. IL FAUST DI GOETHE E LE SUE TRADUZIONI MUSICALI IL IL FAUST DI SPOHR Non ha a dir vero altra parentela che il nome col capolavoro di Goethe, ma la musica fu lungamente in voga in Germania ed ha incontrastahili pregi. Il librettista tolse a prestito due personaggi, Faust e il demonio, e li gettò in un labirinto di avventure immaginarie in cui il barocco è vinto soltanto dallo scipito. La soave figura di Margherita fu cancellata, è rimasta una Ròschen che Faust ringiovanito prende ad amare e rapisce al fidanzato Franz. Costui viene a riprendere colla spada la sua dama, ma il demonio la nasconde agli occhi di tutti e fa fuggire Faust. Ròschen è restituita al fidanzato. Vi è poi un castellano Gulf che tiene prigioniera la bella Kunigonda e un conte Hugo che ama Kunigonda e muove a liberarla. Faust si associa al conte Hugo, distrugge il castello e scarcera la bella. Costei è però troppo bella perchè Faust possa rimanersi indifferente; egli perciò chiede alle streghe un filtro d’amore che fa prendere a Kunigonda. Hugo sfida Faust e ne è ucciso; Kunigonda guarita dalla febbre del filtro vuol uccidere il suo seduttore e la povera Ròschen gelosa di Faust si annega nel fiume. Infine Mefìstofele trascina all’inferno l’eroe del melodramma. Quest’è per sommi capi la tela dell’assurdo libretto dovuto alla fantasia immaginosa del poeta Bernard. La musica di Spohr, a torto chiamata romantica, è poco melodiosa, ma fatta con molta cura, e armonica in sommo grado; ha forme classiche, a volte scolastiche, ritmi e cadenze vecchie; e nondimeno l’opera, rappresentata a Francoforte nel 1818, vi ebbe un successo splendido, e si mantenne nel repertorio delle grandi scene tedesche per oltre trent’anni sempre con eguale favore. A Berlino ed a Londra ebbe, in special modo, accoglienze festose; nella prima città per opera forse del celebre cantante Devrient (Faust), e nella esconda per la presenza dell’autore che ne diresse le prove. La Francia non potè udire quest’opera tanto vantata che nel 1830; la compagnia d’opera tedesca diretta da Roekel la eseguì nella sala Favart il giorno 20 aprile. Udiamo il sig. Jullien che analizza i pregi musicali dell’opera di Spohr. «Incomincia con una introduzione scritta sapientemente e che ha bisogno d’un’esecuzione splendida per produrre tutto il suo effetto; verso la metà si ode un andante che non manca di eleganza, ma tutto il pezzo ha un carattere più istrumentale che drammatico. Il duetto tra Faust e il demonio, preceduto da recitativi all’italiana e scritto pure in questo genere, non marca abbastanza la fìsonomia dei personaggi; è del resto un rimprovero generale che si può fare a Spohr, questo di non aver saputo dare al demonio, una tinta speciale. Il duetto d’amore tra Faust e Ròschen è melodico ed espressivo; il dottore sedurrebbe ben tosto il cuore della giovinetta se il geloso Franz non giungesse coi suoi amici e non sfidasse il suo rivale; questa scena è trattata con molta vigoria.» Il quadro seguente ei trasporta al castello di Gulf. L’aria di Kunigonda è graziosa, e l’agitato contiene un bel movimento orchestrale. L’aria che canta Hu^o o nel quadro terzo per esortare i suoi amici a liberare la donna del suo cuore, è scritta con cori e comincia largamente, ma vi han gorgheggi d’un gusto antiquato. Il terzetto che segue fra Ròschen, Franz e Mefìstofele è uno dei pezzi più belli dello spartito; il dialogo dei due fidanzati è graziosamente accompagnato dai violini, interrotti dai languidi sospiri dell’oboe. La bella frase in cui Mefìstofele invoca il sonno si stacca da un dolce mormorio dell’orchestra; gli innamorati cedono al potere del demonio, si addormentano; tutto tace, i mille rumori della notte si perdono nello spazio. Infine, il finale del primo atto è una pagina che non manca di splendore; perciò produsse molto effetto alla prima rappresentazione a Parigi. «Tutta la scena di stregoneria che apre il secondo atto ha un buon colorito; il coro delle streghe è ori [p. 174 modifica]176 Roschen canta in seguito una eleganti e d’un’armonia forme ( Continua) contiene una bella frase: si lancia ben tosto in Le parole con cui abbiamo narrato la burletta del signor Bertani da Reggio hanno ferito, pare, i Reggiani, e VItalia Centrale le ha biasimate severamente. Questo stimabile giornale vede nelle parole «Reggio ha la fortuna di possedere il sig. Bertani» uno scherno a tutta la popolazione. E un correre molto innanzi, e un impermalosirsi proprio per meno di nulla. Potremmo dire che quelle parole erano uno scherzo innocentissimo, ma è proprio necessario? Non solo non lo crediamo necessario, ma non abbiamo scrupolo di andare più in là, e dire che la città che non possedesse un burlone, almeno uno, della fatta del signor Bertani, sarebbe una città disgraziata. Milano, col dovuto rispetto al sig. Bertani, ne possédé più di mille, e se ne tiene. Faust -. ma ginalissimo, e il cambiamento di misura che fa passare alternativamente la melodia dal 214 a tre tempi ha alcun che di bizzarro e di fantastico. Nel quadro seguente siamo dinanzi alla chiesa in cui si celebra il matrimonio del conte Hugo e di Kunigonda; il coro religioso, ad imitazione dei corali protestanti, è d’un bell’effetto. La giovine cavatina in sol min. di delicatissima. «L’aria seguente di ’ Di Rosa il dolce amore GAZZETTA MUSICALE DI MILANO una serie di gorgheggi affatto fuori di stagione. La gran scena del ballo ha poco ispirato il compositore; il duetto tra Hugo e la moglie è tenero e languido, le danze sono graziose, ma la catastrofe finale, la sfida di Hugo, il duello con Faust, non sono tradotti in maniera potente; la parte del demonio non ha rilievi spiccati; egli non agisce più, canta una parte, e non ha F aria di dirigere col riso sarcastico sulle labbra questa scena di morte - non è più un demonio.» Si può fare lo stesso rimprovero all’aria che Mefìstofele canta dopo questa gran scena; è diabolica d’intonazione e di fattura, ma non di carattere. Vi hanno ancora begli accenti nel finale, frasi commoventi qua e là, ma l’autore non ha incontrato la potente ispirazione che avrebbe abbisognato per dipingere musicalmente la rovina di Faust, la perdita eterna dell’uomo che si è dato al demonio». Restringendo in poche parole il giudizio che si può portare sopra quest’opera che fu lungamente la sola interpretazione musicale di Faust nota ed ammirata, si può dire che la melodia vi è troppo frantumata e manca d’originalità, che il lavoro armonico è curiosissimo ma troppo dotto, e che in generale pare scritta meglio per gli eruditi che per il pubblico. La parte di Faust è in chiave di baritono, cosa che fu poi imitata da Schumann, con molto maggior rispetto però alla natura della voce che Spohr non abbia avuto. Difetto ancora più grave in quest’opera, e in generale in tutte le opere di questo musicista che dopo la morte di Weber ebbe fama del primo compositore tedesco, è l’accumulamento delle armonie più disparate nel più breve spazio di tempo possibile, in maniera da fare talvolta passare moltissimi accordi differenti sopra una sola nota di melodia. Strana cosa; non ostante l’abbondanza di contrasti, di colori, l’arruffìo di scene, di personaggi, di passioni accumulati dall’imbroglio melodrammatico del signor Bernard, ciò che si trova mancare nella musica di questo Faust è appunto lo slancio, il contrasto di varietà, tutto insomma ciò che dà la vita alla musica teatrale. E tuttavia Faust e Jessonda sono le migliori opere liriche di questo compositore, il cui temperamento e le cui facoltà, osserva giustamente il signor Jullien, convenivano molto meno al teatro che alla musica sinfonica. Sabato, 25 maggio. Il concerto lungamente minacciato alla Scala, a beneficio elei danneggiati dal Vesuvio, ebbe finalmente luogo giovedì, e in complesso andò a vele gonfie. La buona scelta dei pezzi e l’interessamento che ispiravano alcuni fecero tollerare l’esecuzione non sempre felicissima, cosicché chi s’era preparato a tutte le conseguenze della noja, trovò con sua massima maraviglia il sistema mascellare intatto alla fine dello spettacolo. Ingenerale la parte strumentale fu più felice della parte vocale. La sinfonia di Meyerbeer La Stella del Nord, con cui incominciò il trattenimento, fu eseguita con rara precisione e con molto colorito dall’orchestra diretta dal Faccio e dalla banda nazionale, e fu uno dei pezzi più simpatici. La nota ouverture dell’E’gmont di Beethoven, un vero gioiello d’ispirazione e di fattura, e una sinfonia in Do sulla tragedia Maria Antonietta di Faccio, ebbero uguale esecuzione ed uguale successo. Quest’ultimo componimento che aveva il prestigio della novità, è una concezione maschia, robusta, ha le forme nervose e i colori sanguigni del terrore. Il bravo ‘Cavallini con una fantasia per clarino, eseguita com’egli sa, compì la parte strumentale del concerto. Il pezzo più interessante, non della parte vocale soltanto, ma di tutto il trattenimento, fu il Cantico: Roma di Mazzucato per cori, orchestra e banda. L’esecuzione fu perfetta. L’effetto solenne. Mazzucato ha posto in questa cantica l’anima d’un artista, e una sapiente varietà di ritmi che non cagiona un momento di stanchezza. Quelle trecento voci di uomini, donne, fanciulli e strumenti si alternano, si interrogano, si rispondono sempre calde ed appassionate, poi si fondono in una sole voce gigantesca e prorompono in un inno glorioso. È musica patriottica, veramente sentita, veramente ispirata, e gli effetti straordinarii di sonorità non turbano l’aria solamente, ma vanno al cuore. [p. 175 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 177 Esito freddo ebbe la Ronda di Cherubini a voci sole; l’esecuzione non perfettissima e la memoria di molte altre ronde venute più tardi contribuirono in eguale misura a questa freddezza. Il pubblico, che si aspettava un miracolo, trovò la ronda un poco monotona al confronto di molte altre che ne discendono in linea retta, e non stette a far calcoli di tempo per venerarne la canizie. La cavatina della Beatrice di Tenda eseguita dalla signora Fiorentini e dal Coro, fu molto applaudita, nè mancarono applausi alle signore Kottas e Augustoni, ed ai signori Balsamo e Gimeno nei pezzi da essi eseguiti, dei quali cito con piacere un bel duetto e una bella preghiera della nuova opera Clotilde di Monselice del maestro Rizzo. Sono, lo ripeto, due bei pezzi, ma nulla più. Ci è facilità d’ispirazione e di forme, ma l’originalità vi fa difetto; e la vena melodica copiosa del maestro fa pensare ai fiumi che si alimentano dai rigagnoli tributari. La parte coreografica dello spettacolo fu al solito una disillusione; i ballabili raccolti nelle Figlie di Chéope e nella Sirena furono uniti insieme malamente, ed eseguiti peggio. Alla celebre Beretta spettò il vanto di salvarne il decoro; fece prodigi che non si possono ripetere a parole. La sua danza ha l’agilità e la forza d’un turbine, e la precisione meccanica d’uno strumento. Gli applausi con cui fu accolta devono essersi uditi molto lontano. Dovette ripetere una variazione. Anche il Politeama diede giorni sono il suo concerto a benefizio dei danneggiati dal Vesuvio; non vi ebbe altro di notevole fuorché il rataplan dell’Assedio di Leida di Petrella bene eseguito e il secondo atto dell’Aida suonato con gusto dalla banda nazionale diretta da Rossari. A questo teatro ieri andò in scena Y Emani; la bella musica di Verdi vi ebbe al solito un’esecuzione mediocre ed un esito entusiastico. Il tenore Ronconi cantò con molta dolcezza tutta la sua parte e si fece applaudire in tutti i pezzi; la signora Costantini si fece perdonare di buon grado l’imperizia scenica con una voce di bel timbro e con un buon metodo di canto; al contrario al baritono Trapani furono menati buoni alcuni momenti di debolezza vocale in grazia della disinvoltura scenica, dell’eleganza e del calore con cui interpretò il personaggio di Don Carlo. Abbastanza bene il basso Mazza nella parte di Silva. I cori questa volta furono buonini, e l’orchestra, non compromessa dalle turbolenze del palcoscenico, andò alla fine con onore. Il teatro Re (vecchio) ha iniziato la sua ultima stagione di opere teatrali coVItaliana in Algeri, che vi ebbe miglior fortuna che al Politeama. L’esecuzione in fatti è al confronto un» portento. La signora Matilde Filippi è una protagonista disinvolta ed accurata, il tenore Zanardi-Landi pone molt’anima nella sua parte ed ha voce delicata e soave che si presta mólto al genere della musica; questi due artisti sono entrati subito nelle grazie del pubblico. Il baritono Panizza ha un vocione aspro e tonante, è un Mustafà troppo serio, ma nel complesso non guasta, e il buffo Galli fa di tutto per piacere cantando meno che può, e ei riesce. Cosi è che il famoso terzetto dei Pappataci fu replicato; il resto ascoltato freddamente ed applaudito talvolta senza calore. Oggi si inaugura ai Giardini Pubblici il nuovo.teatrino estivo. Il Gran Duca di Gerolstein, di buona memoria, disseppellito per la fausta occasione, farà le spese della cerimonia poco solenne. V Giovanni Strauss strinse contratto colla Direzione della ferrovia russa Zarkoje-Selo pei’ dare 18 concerti nel Vauxhall a Pawlows. Egli dirigerà l’orchestra tre volte la settimana e percepirà 500 fiorini per ogni sera, oltre una serata di beneficio garantita con fiorini 2000. Abitazione ed un fratesche a due cavalli sono a sua disposizione. - Pare dunque che egli non pensi a recarsi a Boston, come si era annunciato. V Il violinista Ole Bull dà presentemente concerti a S. Louis, Louisville, Cincinnati ed altre grandi città dell’America occidentale. Fu offerto il posto di Direttore del Conservatorio Imperiale di musica di Pietroburgo al celebre pianista JaelP, ma egli, amante della vita indipendente, rifiutò. ■V Il presidente della repubblica Messicana, Juarez, ha chiesto imperiosamente al Congresso che venga votata, al Teatro della capitale, una dote annua di 20,000 dollari (100,000 franchi) allo scopo di stabilirvi su solide basi l’opera italiana. V II Sindaco di Novara, e parecchi cittadini, offrirono testé al maestro Carlo Coccia un banchetto in occasione del compimento del suo novantesimo anno di vita. L’esecuzione della statua al maestro Balfe, che verrà eretta a Londra per soscrizione, è stata affidata ad uno scultore belga di nome Malamdrè. A Lione il baritono Ferrier, indispettito perchè un giornale, il Salut public, non lo aveva lodato, ne ha bastonato il direttore! Dopo questo atto di coraggio, quel baritono è subito diventato valente. & La nuova opera del maestro Braga, Caligola, che verrà rappresentata per la prima volta al San Carlo di Lisbona, nella ventura stagione, avrà ad interpreti: la F ricci, Fancelli e Pandolfini. I giornali di Napoli ei fanno sapere che la vedova del pianista Thalberg, figlia del celebre basso Lablache, ha mandato al Sindaco di Napoli 5000 franchi per i danneggiati dell’eruzione del Vesuvio. A Bronberg è stato rappresentato, ultimamente, V Emani di Verdi in tedesco ed a Dresda F Otello di Rossini pure in tedesco. Gli alunni del Conservatorio di Musica di Milano hanno fatto coniare una medaglia d’oro, che fu presentata al maestro Mazzucato come ricordo per la sua nomina a direttore di quell’istituto. Il maestro Gaetano Palloni si è unito in matrimonio colla signorina Vittorina Gorghi. I nostri auguri agli sposi. La Società Filarmonica di Parigi, darà, dicesi, una serie di concerti al Palazzo dell’industria, durante l’esposizione. La Società Orphéon di Nuova York celebrò all’Accademia di Musica il suo settimo anniversario, con un concerto in cui presero parte il tenore Rockwood, il pianista Hermann e la signorina Renz; quest’ultima cantò la Polacca della Mignon ed il Bolero nei "Vespri Siciliani con tanta grazia, che se ne volle la replica. Il Rev. Bellows fece un discorso, sulla musica, che fu molto applaudito. Leggiamo nella Revue et Gazette Musicale di Parigi: «Halanzier ha chiesto a Teofilo Gautier il libro di un ballo di cui la musica sarà probabilmente scritta dal sig. Giulio Massenet. Un’operetta nuova, in tre atti, col titolo Mazeppa, musica del signor Ch. Pourny, esordiente, fu letta testò al teatro delle Folies-Pramatigues a Parigi. II signor Schoelcher, musicista erudito, autore d’una biografia di Haendel assai stimata, ha regalato alla Biblioteca del Conservatorio di musica di Parigi una importante collezione d’opere manoscritte di questo compositore

  • Il tenore E. De-Carrion dovette riprendere la carriera teatrale perchè

l’ultima guerra gli ha tolto tutta la fortuna che aveva acquistato in teatro. Egli possedeva presso Épernay dei vigneti che furono devastati. Ora si propone di fondare una scuola di canto a Berlino. [p. 176 modifica]178 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO PAR3IA, 25 maggio. L’ultima rappresentazione dell’Aida. — Ovazioni — Raff e Délibes — Prima rappresentazione del Don Sebastiano. La sera del 19 colla I8.a rappresentazione si chiuse trionfalmente la splendida carriera dell’AzcZa. Il teatro era affollato in modo straordinario, in fatto di signore tutto ciò che Parma ha di più elegante si era dato convegno in teatro, e la gentile principessa Margherita assisteva allo spettacolo da un palchetto di seconda fila. Stette in teatro fino alla fine, e si mostrò attenta allo spettacolo e fu più volte la prima a dare il segno degli applausi. I quali, come potete immaginare, proruppero più fragorosi che mai a tutti i pezzi ed a tutti gli esecutori. Senza entrare in particolari vi dirò che dopo il secondo atto tutti gli artisti furono chiamati al proscenio e salutati con una pioggia di fiori che, dopo la grand’aria di Aida dell’atto terzo alla Stolz venne presentato uno stupendo mazzo di fiori di proporzioni colossali, e che dopo il finale dell’opera essa e il tenore ebbero applausi entusiastici e ripetute chiamate al proscenio. Fu in una parola la conclusione di un trionfo, - un novello trionfo. E per darvi un’idea del poco sentimentalismo con cui’io uso considerare i trionfi, vi dirò che le 18 rappresentazioni dell’Aida diedero un introito totale di circa Lire 57,000, che avrebbero certo passato le sessanta mila, se parecchie serate non fossero state danneggiate dalle pioggie, dagli uragani e da tutte quelle stravaganze atmosferiche che hanno formato la beatitudine di questo mese passato. L’altro di fu da noi l’illustre compositore tedesco Raff, per assistere alla rappresentazione dell’Aia; venne e parti quasi segretamente. Anche il francese maestro Délibes venne per lo stesso motivo; so che parti entusiasmato per l’ultimo capolavoro verdiano. Ieri sera andò in scena il Don Sebastiano di Donizetti. L’esito fu buono, tanto più se si considera che il pubblico era ancora impressionato della memoria delle forme giovini e fresche delY Aida. Tutti i pezzi a solo dei tre primari artisti, i duetti, i pezzi concertati e specialmente il settimino furono vivamente applauditi. Il tenore Capponi dopo la sua romanza fu chiamato per ben tre volte al proscenio, ed un’altra volta alla fine dell’opera unitamente colla Waldmann e col baritono Pantaleoni. Tutti questi artisti temevano che il confronto coll’Aida dovesse tornar dannoso al loro successo, e cantarono con un certo tremito; le cinque rappresentazioni che rimangono saranno certo eseguite con maggior calma, e così si chiuderà degnamente una stagione splendida che fa onore a tutti, agli artisti che vi presero parte, al bravo direttore d’orchestra Rossi che ebbe gran porzione di merito nel lieto esito degli spettacoli, e all’impresa che seppe far bene i suoi interessi curando lealmente quelli degli artisti e del pubblico. B. N. NAPOLI. 23 maggio. Fasti del teatro S. Carlo — L’impresario Musella e lo sciopero — Torquato Tasso di Donizetti al Filarmonico — Betly di Donizetti allo stesso teatro — Chiusura, e prossima riapertura del teatro Nuovo — Promesse del teatro Mercadante per l’estate — Scandali al S. Carlo. E Musella si diverte... Giunto alla 73.a recita fece sosta, e gli abbonati che avevano pagato per ottantotto rappresentazioni quasi rassegnavansi a regalargliene tredici. Eccovi un po’ di storia; lo scorso anno il Musella dimenticò che le masse avendo prestato l’opera loro per quaranta giorni dovevano essere pagate, come pure non ricordossi dell’ultimo quartale alla Krauss. I componenti l’orchestra, i coristi, i ballerini tumultuarono, minacciarono non volerne sapere di scritturarsi quest’anno se prima non erano soddisfatti del loro avere, e la Krauss protestò che non sarebbe intervenuta alle prime prove della Borgia se l’impresario non le avesse inviato Tammontare del quartale ultimo. Il Musella pertanto seppe dire e fare per modo che, tranne la Krauss, cui dovette pagare tutto l’arretrato, nessuno parlò più del credito vecchio. Col 30 aprile ultimo però i professori d’orchestra formalmente dichiararono al Sindaco che essendo giunto il termine del loro contratto non intendevano prestare più l’opera loro; il Musella di loro poteva valersi per un altro mese o quant’altro gli fosse piaciuto, purché avesse pagato anticipatamente. Ciò non intentendeva far Timpresario; protesta contro protesta, e il pubblico resta di domenica senza spettacolo per lo sciopero, cosi fece scrivere il Musella dell’orchestra. Vennero i componenti l’ambasciata birmana ed agli abbonati fu fatta grazia della 74.a recita, dapoichè il Sindaco aveva fatto sentire alle masse che avrebbe avuto a caro si facesse quella rappresentazione. Tutti prestaronsi, anzi non vollero compenso di sorta e lo cedettero in prò’ de’ danneggiati dell’eruzione del Vesuvio, e il Musella quella sera rincari il prezzo del biglietto.’ Finalmente impresario e suonatori vennero ad un accordo; questi ultimi accontentaronsi di soli sette giorni pagati anticipatamente e cosi abbiamo avuto altre quattro rappresentazioni di quel sonnifero che è Selvaggia e del ballo la Sirena. Come vedete mancano ancora undici recite, e l’opera nuova per Napoli di celebre maestro e il balletto di mezzo carattere sono ancora di là da venire. E se aggiungerete a tutto questo che spirata la settima rappresentazione i professori di orchestra novellamente si allontaneranno dal teatro per ritornarvi quando saranno pagati con anticipazione di sette altri giorni almeno, v’accorgerete che arriveremo alla fine di giugno e il Musella non avrà ancora adempiuto ai suoi obblighi verso gli abbonati. Se il Municipio continuerà ad essere indulgente staremo freschi! Musella ce n’ha per un triennio ancora. Il Cottrau, trovati arrendevoli i fratelli Fornari, ha aperto un corso di archeologia musicale mettendo cattedra al Filarmonico. Ha preso a perseguitare il povero Donizetti, e minaccia di far rappresentare tutte le opere più antiche dell’illustre maestro da Bergamo. Nel 1833, dopo il gran successo della Parisina a Firenze il Donizetti fu invitato a scrivere nuovamente per Roma, dove poco innanzi il suo Furioso avea ottenuto T aggradimento generale, Torquato Tasso, il creatore di tante meraviglie, cui i contemporanei, sotto il degradante pretesto ch’ei fosse tocco di follia, dettero tanto rovello, è un fatto della storia, che spande non so qual massa di lugubri ombre su la natura umana. E ben sei vide Montaigne, il quale, viaggiando allora in Italia e mosso dalla celebrità di quel nome, volle recarsi a vederlo in prigione e se ne ritrasse altamente stupito. Allettato da questo soggetto il Donizetti ne commise un melodramma al Ferretti ed ebbene un mostricino. La fiacca poesia è spesso accompagnata da musica fiacca, sicché se ne togliete due duetti che sono all’altezza del soggetto il resto della musica è come un mantello che può stare bene sulle spalle di tutti. A Napoli nel 1836 lo esegui il Ronconi e gli anziani ne dicono mirabilia; nel 1842 fu riprodotto al teatro Nuovo da un giovane baritono, il Ruggiero, che morì quando faceva concepire le più belle speranze di sè. Però la censura borbonica mai non permise che venisse rappresentato col vero suo titolo e T opera presentavasi per Sordello. Troppo grave peccato era, per quei barbassori, l’amore d’un poeta per la sorella d’un principotto. Nel 1861 varie volte ce ne fece udire l’ultimo atto il Mastriani per la qual cosa è poco esatto il dire che non si rappresentasse da 36 anni questo Torquato Tasso. Alla prima sera il teatro era zeppo, cosa insolita, ma nelle [p. 177 modifica]GAZZETTA MUSI susseguenti deserto, manifesto segno che l’opera non è più pe’ tempi che corrono. Nell’esecuzione poi, tranne il Mastriani, tutti lasciarono molti desiderii. Immediatamente dopo il Torquato Tasso avemmo la Betty che il cartello annunziava essere l’ultima opera del Donizetti, mentre fu scritta per Napoli il 1836, poi riformata per la David, figlia al celebre tenore che fu per molto tempo la delizia de’frequentatori del teatro Nuovo. Quest’operetta in due atti avrebbe forse meglio incontrato il gusto del pubblico, ma il solo Montanari sa quel che si fa, e canta a meraviglia; alla Sainz non si addice la parte di protagonista e il Tessada non ha compreso musicalmente il carattere del sergente Max. Il teatro Nuovo dopo quattro recite della Evelina chiuse per sempre le porte, ma una nuova impresa (ben inteso che sempre il Luzj è dietro le quinte) promette spettacoli mirabili e farà rappresentare per prima opera la Norma! La compagnia non finisce mai, vi sono quattro prime donne assolute soprano, due contralti, quattro tenori, quattro baritoni e due bassi. Bagattella!... Il Trisolini ha messo fuori il prospetto d’appalto per 80 rappresentazioni da darsi al Mercadante quest’estate. Premette due opere nuove per Napoli ed una appositamente scritta; sono le due prime la Scommessa,, come già v’annunziai, e gli Artisti alla Fiera del commendatore Lauro Rossi. Il Serrao comporrà espressamente un’opera comica su libretto del Golisciani: Valentina. La compagnia è composta cosi: prime donne: Emma Nascio, Delfina Bellini, Rita Montanari; primi tenori: Enrico Serazzi e Gaetano Lambriasi; primi baritoni: Augusto Polonini e Giuseppe Torelli, primi buffi: Giovanni Marchisio e Aristide Fiorini-Bruni. Maestro direttore della musica: cavaliere Paolo Serrao: maestri concertatori: Cesare Rossi e Carlo Scalisi. Fra i nostri impresarii il Trisolini è il più solerte ed intelligente e di cuore gli auguro buoni introiti. «Acuto. P.S. Jersera scandali al San Carlo; dopo il primo atto della Selvaggia, passato inosservato, sfavasi per eseguire il secondo, ma gli urli e i fischi arrivarono al settimo cielo e fu forza calare il sipario, e cominciare il ballo, e finito che fu il Sindaco ordinò non doversi tener conto di questa rappresentazione data come la 77.a della stagione. CALE DI MILANO 179 Come vedete il Programma ha delle attrattive, non tanto per la scelta delle opere che poteva essere migliore, quanto per la schiera elettissima d’artisti che le rappresenteranno. Il vostro egregio corrispondente berlinese nel suo carteggio del 29 aprile p. p. inserito nel N. 19 di questo giornale, nel rendere conto d’un concerto che ebbe luogo in quella città nella, sala della Singakademie, il 20 dello stesso mese, parla in modo assai lusinghiero del sig. Eugenio Pirani (veneziano), pianista e fa degnissimi elogi anche al suo maestro il bravissimo Golinelli di Bologna, che tutti già conoscono per un chiaro ingegno. Il Pirani ebbe, è vero, a maestro il Golinelli, ma prima del Golinelli egli ebbe qui a maestro per sette interi anni il signor Clemente Stocco, e giustizia vuole che ricordando l’uno si debba ricordare anche l’altro perchè tutti e due secondo i propri mezzi, nulla lasciarono di intentato per dare al talento vero del Pisani (il quale tocca appena il ventesimo anno) il migliore indirizzo. Io non conosco che di vista il maestro Stocco, epperciò sento maggior piacere di potergli rendere questa giustizia, come spero avrà piacere anche quel vostro corrispondente ed il Pirani stesso, che è professore al conservatorio di Berlino. Per chiudere un po’ allegramente vi dirò che la graziosa storiella del Bertani, venne riprodotta dai nostri giornali, e si rise da tutti a crepapelle: «E se non ridi, di che rider suoli?» Qui abbiamo una quantità straordinaria di forestieri e la è una vera vergogna che non siavi uno spettacolo d’opera. Tutto quello che abbiamo di musicale si è un Café Chantant o alcun che di simile nella birraria ristoratore all’Italia. Vi assicuro però che c’è poco da divertirsi, eppure tutte le sere v’ha ressa per udire le poco armoniose note d’un cosi detto soprano e qualche altra cosa di cui è meglio il tacere, Il solo che si sollevi un poco è il baritono Salardi il quale ha voce discreta e non. accenta tanto male. Il Malibran ha chiuso le sue porte e comici e ballerini partirono ieri per Udine; poscia andranno a Padova, dove spero non vada il Bertani a riudire pella terza volta V Aida. Se ciò accadesse manderebbe a Verdi un altro conto, ma coi fiocchi, perchè a Padova nell’epoca del Santo i denari sfumano. All’erta. P- A VENEZIA., 23 maggio. Programma degli spettacoli d’estate al Malibran — Il pianista Eugenio Pirani e il suo maestro Clemente Stocco — Altre notizie. Da due mesi Venezia, sotto il punto di vista musicale, giace nella più completa atonia, e perciò l’ufficio di corrispondente vostro mi riesce la cosa più facile di questo mondo: tengo il silenzio e felice notte. Senonchè oggi rompo con lieto animo questo silenzio per darvi una notizia buona: si tratta del programma degli spettacoli nella prossima stagione di estate al nostro teatro Malibran, eccovelo: Mese di luglio — prima donna soprano, Adele Bianchi-Montaldo; prima donna mezzo soprano, Gemma Tiozzo; primo tenore, Giuseppe Villani; primo baritono, Vittorio Maurel: primo basso profondo, Paolo Medini. Opere: - Mosè e Ballo in maschera. Mese di agosto - prima donna soprano, Adele Bianchi-Montaldo; prima donna contralto, Barbara Marchisio; prima donna mezzo soprano, Gemma Tiozzo; Primi tenori, Giuseppe Villani e Cesare Sarti; primi baritoni, Antonio Cotogni e Vittorio Maurel; buffo comico, Giuseppe Ciampi; primo basso profondo Paolo Medini. Opere: - Cenerentola, Ebrea, Barbiere, Ruy-Blas. Per tutta la stagione: maestro concertatore e direttore d’orchestra, Angelo Mariani; primo violino e sostituto al direttore, Cesare Trombini. Scenografo, Bertoja; vestiarista, Ascoli. LONDR A, 20 maggio. Le Nozze di Figaro al Covent Garden — La Patti — L’Albani — Spettacoli promessi — Il tenore Campanini e gl’inglesi. La gran stagione progredisce, ma le novità musicali promesse non danno segno di vita nè all’uno nè all’altro teatro. Taluni vogliono che siano già seppellite; e aggiungesi che il buon pubblico inglese si asterrà da ogni pronunciamento contro le direzioni di Gye e di Mapleson, perchè già avvezzo alle delusioni dei programmi, che aprono la campagna. Gli ammiratori di Wagner non saranno forse mal soddisfatti dell’inattività del Gye, poiché questa rende in certo modo giustizia alla loro professione di fede. Certo la musica del Wagner è la musica dell’avvenire! Le Nozze di Figaro sono state nuovamente rappresentate al Covent Garden col solito successo. La Miolan-Carvalho avendo dovuto tornare a Parigi, la parte della contessa è stata data alla Monbelli, la quale si è distinta più di quanto generalmente aspettavasi. Nessuno ignora che la Monbelli ha buona voce; ma ignoravasi completamente ch’essa fosse anche buona attrice. E verità vuole che io dica essersi ella disimpegnata sia nel canto che nell’azione proprio egregiamente. L’aria, Dove sono, le valse una replica che fu seguita da applausi più fragorosi che mai. Gli altri interpreti furono, come l’altra volta, la Lucca e la Sessi (l’una apparentemente sempre gelosa dell’altra!) il Faure, che nei casi critici inventa le parole, senza però scomporsi me [p. 178 modifica]180 GAZZETTA. MUSICALE DI MILANO nomamente; il Ciampi, le cui licenze non piacciono troppo e infine il Bettini, che diviene ogni giorno più il favorito l’uditorio fashionable del Covent Garden. Questa sera si fa il Trovatore colla Patti; e come potete dere la vasta sala riboccherà di spettatori - attratti non delere- solo dalla Diva, ma dalla musica divina e più popolare che mai di quel capolavoro Verdiano. L’Albani - questa diva, alla quale sembra riservato un grande avvenire, comparirà domani sera nel Rigoletlo; e mi si dice che certo uscirà trionfante dalla difficile prova, nella quale s’è messa. Avremo quindi ripetizioni del Don Giovanni, dell’Africana e del Fra Diavolo giovedì, venerdì e sabato. Al teatro di Drury Lane colla seconda rappresentazione della Lucia è stato confermato solennemente il successo del nuovo tenore Campanini. E possibile che i suoi ammiratori in Italia abbiano qualche cosa a suggerire ai loro colleglli inglesi; ma quello ch’è certo è che questi sono in gran numero, e il loro entusiasmo ha ogni apparenza di sincerità. Lord Dudley se ne é innamorato, e l’ha preso sotto la sua protezione. Tanta è la popolarità del Campanini, che quel gran giornale, che è il Graphich, ha risoluto darne il ritratto, e lo vedrete in uno dei prossimi numeri accanto a quello del Bettini. Le opere della settimana sono per questa sera la Sonnambula; per domani Lucrezia Borgia; per giovedì nuovamente la Lucia, e per sabato la Semiramide. Non è punto un canard, dice T Atheneum, la notizia che la Titiens ha rifiutato l’egregia somma di steriini 4800 per cantare 24 pezzi in 12 giorni al gran festival di Boston. Una offerta consimile è stata fatta e rifiutata dalla Trebelli-Bettini. u. 3i BERLINO, 17 Maggio. La compagnia italiana dell’impresario Pollini — Trovatore, Rigoletto e Traviata — Concerti col concorso degli artisti italiani — Il nuovo ballo Militarla del coreografo Taglioni. I nuvoloni si sono diradati, cedendo il campo al bellissimo tempo. Il cielo azzurro e il calore napoletano, un vero tempo da Pentecoste, mi ricordano la promessa fattavi riguardo all’arte serena italiana ed alla rappresentazione dei tre capilavori del primo maestro vivente italiano, del creatore Aida, per la compagnia Pollini col concorso della bravissima Desiderata ArtòtPadilla. Il Trovatore, la prediletta di tutte le sue opere fra noi, venne eseguito con quel brio e slancio, e con quella tenerezza e dolcezza che di solito s’incontrano sufficientemente negli artisti italiani, in special modo se sono interpreti dell’arte nazionale. La protagonista non aveva cantata questa parte felice della Leonora da molf anni, allora nel Victoria-Theater in compagnia del Carrion, della Grossi e d’altre celebrità, e possiamo dire, che non mai abbiamo inteso eseguita questa parte con tanta finezza, con tant’ingegno come dalla Artòt; e notate che la Lucca e la Mallinger, nonché la Voggenhuber non sono certo meschine interpreti della parte di Leonora. Per menzionar lo squisitissimo fra lo squisito, vi parlerò dell’aria prima (la bem.) della cavatina nell’atto quarto (fa min.) in cui ei mostrò l’opulenza e l’abilità straordinaria della voce aggiungendovi intelligenza profonda dell’arte drammatica. La parte di Azucena fu eseguita dalla signora Stella Bonheur, artista di molto merito, ma forse un po’troppo accesa dal fuoco drammatico; perciò il pubblico rimase molto tranquillo verso di lei, mentre non si saziava di prodigare applausi alla Artòt. Direi che non fu giusto questo compenso, perchè la Bonheur ha voce di contralto pura, di timbro bellissimo che sarebbe qualcosa di straordinario se studiasse a disawezzarsi dal forzare la voce. Un Manrico eccellente ed un conte di Luna non meno lodevole furono il Marini ed il Padilla. Vi dissi già altra volta che tali tenori sembrano da noi come «il bianco cavallo del deserto o la serpe del mare,» e questo fatto è dovuto ai maestri della grand’opera., ma non, come credereste, solamente al Wagner. Questi sa sempre serbar la voce umana nella sua volubilità naturale. Dico naturalmente dell uso dell’estensione vocale, non volendo negare in niun modo gli altri difetti suoi, comuni ad ogni compositore-riformatore. Il Do acuto nell’aria dell’atto terzo fu accolto con tali applausi che ne tremò il teatro. Padilla canta benissimo ed è attore brillante, nondimeno non posso compararlo in questa parte col nostro inarrivabile Betz, perchè non ne possiede la robustezza e la forza, e perchè trascura per il suo sentimento soprabbondante la vera misura ritmica. Seguirono poi il Rigoletto e la Traviata, non eseguite con simile perfezione artistica, ma sempre con teatro affollato. L’Aglàia Orgéni dell’opera di Hannover fu chiamata per rappresentar la Gilda, in vece l’Artòt fece la parte di Maddalena. L’Orgéni appartiene alle distinte prime cantatrici per il colorito, pure non sa dare vita agli studi suoi artistici non ricercando che la sola formazione eufonica dei suoni e dimenticando cosi il vero effetto drammatico e teatrale. Per esempio nei pezzi d’insieme non cura che di farsi udire, invece di subordinarsi all’insieme. La Maddalena dell’Artòt fu una delle migliori sue prove, mostrò che possa divenir questa piccola parte se è cantata con talento; principalmente riusci benissimo nel quartetto famoso Cantò poi, come nel Barbiere, la Mandolinata di Paladilhe, pezzo che non è di mio gusto, ma che sulle sue labbra mi parve più bello. Massima lode al Marini nella parte del Duca, sebbene la voce sua non si adatti specialmente per quello stile leggiero. Benissimo il Rigoletto del Padilla, egli dà alla figura del buffone un ardore meridionale e una impronta caratteristica tutta sua. Il Bossi nella parte di Sparafucile mostrò un talento eminente. La meno riuscita sebbene buona rappresentazione, fu quella della Traviata, chiamata da un partigiano frenetico del Wagner il Lohengrin Italiano; solamente l’Artòt si mostrò all’altezza della sua fama e del suo merito, specialmente nelle due grandi scene; il Marini ed il Padilla, sia per indisposizione, sia per troppa fatica non produssero nulla di straordinario; il Marini, per altro, cantò molto lodevolmente. Noto con piacere che, espressamente per approfittare della buona occasione degli ospiti italiani, furono preparati parecchi concerti di corte, in cui presero parte con onore i bravi artisti. In seguito di questo concorso i programmi dei concerti non contennero per lo più che i nomi di maestri italiani; eccone un esempio: Primo concerto: 1. Quartetto dei Puritani, di Bellini: 2. (a) Repondez-moi, da M.me de Rothschild (ù). La fleur des alpes, da Wekerlin (l’Artòt): 3. Non marnava, di Guercia (Padilla): 4. Duetto della Cenerentola, di Rossini: 5. Duetto del Don Pasquale, di Donizetti-: 6. Tarantella, di Rossini (Rossi)7. (a) La Paloma: (ù) La Ninna que està al balcon, d’Yradier: 8. Quartetto del Don Pasquale. Secondo (oltre ripetizioni del primo). 1. Terzetto del Belisario, di Donizetti: 2. Duetto delTItaliana in Algeri, di Rossini: 3. Dilettino della Favorita, di Donizetti: 4. Non più n’andrai, di Mozart. Terzo (oltre ripetizioni): 1. Terzetto Aitila, di Verdi: 2. (a) Myrto di Léo Délibes, (ò) La Islena, di Paladilhe: 3. Il Souvenir, di Campana: 4. Villanella nella Maria Stuarda, di Niedermeyer: 5. La gioia, del futuro, di Giuglini: 6. Aria della Cenerentola,’. 7. Terzetto AeV Italiana in Algeri: 8. Mandolinata, di Paladilhe. Le loro Maestà desideravano una pronta ripetizione delle rappresentazioni della compagnia italiana, ed il conte di Huelsen ha fatto un nuovo contratto coll’impresario Pollini per la prossima stagione. La terza nuova opera nella ventura stagione sarà X Amleto, di Ambrogio Thomas, in cui avranno le parti principali la Grossi (Ofelia) ed il Betz (Amleto). Il nuovo ballo patriottico, del coreografo Taglioni, Mililaria, ebbe un successo incredibile; vi contribuì naturalmente in massima parte la glorificazione dell’impero e dell’armata tedesca. Al finale ultimo Hertel (compositore della musica) non seppe che far di più colla musica strumentale, ed usò il canto «Die Wacht am Rhein» (La sentinella al Reno) ove tutti gli ulani (che non devon mai mancare) i dragoni ed i corazzieri fanno una gran parata al rombo dei cannoni. La prossima volta ve ne dirò di più. Baro. [p. 179 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 181 FIRENZE. Cogliamo da un’appendice della Nazione del nostro corrispondente Biaggi: Un raffreddore non leggiero e ostinatissimo impedì al Pagliano la rappresentazione della Marcellina, opera del giovine compositore signor Auteri-Manzocclii, e della quale aveva pure avuto luogo e con esito felice e promettente, la prova generale. Perchè veramente non poteva altro, il signor Toressi non ha che accennata, come dicesi, la sua parte; ma ciò non ostante cinque o sei pezzi riuscirono di bellissimo effetto; e fra questi, segnatamente, il primo preludio stromentale, commendevole per fantasia e per bontà di fattura: i pezzi concertati che chiudono il secondo e il terzo atto, e il duetto a soprano e tenore che chiude il primo, bello per soavi melodie e nel quale la signora Bendazzi-Secchi, ottima cantatrice sempre e artista sempre zelante, seppe fare per due e benìssimo. Ci si dice però che i Fiorentini non verranno defraudati delle primizie di quest’opera e che nel prossimo autunno potranno udirla e, come speriamo, applaudirla. — E la Gazzetta d’Italia del 20 scrive: Al teatro Principe Umberto abbiamo avuto lunedì una rappresentazione data a benefizio de’danneggiati dal Vesuvio, nella quale la signora De Baillou-Marinoni eseguì l’aria con variazioni dell’opera Pietro il Grande del Vaccai in modo da farsi vivamente applaudire. La signora De Baillou che canta così soavemente e con uno stile così puro e così italiano la romanza della rosa che è nella Marta, è.pure valentissima nel canto d’agilità: giunge sicura, nell’acuto, al re e al mi: ha belle le note picchettate... (sin dove possono esser belle le note picchettate, s’intende) e fraseggia con gusto e con efficacia. Benissimo secondata dal sig. Fioravanti, la signora De Baillou cantò pure il duetto dell’opera Crispino e la Comare, del quale a suon di applausi si volle ad ogni patto il bis. LIVORNO. Al teatro Goldoni andò in scena con lieto esito la Lucrezia Borgia, benissimo interpretata dalla signora De Murska e dal tenore Prudenza. La Gazzetta Livornese che abbiamo sott’occhio, ammirando la prima, la biasima però per le soverchie fioriture, bellissime quanto si vuole, ma che svisano la bellezza primitiva della musica, e loda con entusiasmo il tenore Prudenza, che ha stupenda voce e metodo purissimo di canto. REGGIO (Emilia). Ci scrivono in data del 21: Sabato andò in scena Y Africana. Gli esecutori sono la Urban, la Crenny, lo Storti, il Sani e il Nannetti. Complesso eccellente sotto ogni rapporto. L’orchestra, composta di tanti veri professori scelti dal Mariani che la dirige, è impareggiabile e degna d’essere ascoltata. L’opera quantunque non nuova, perchè sentita a Bologna, a Parma, a Milano, riesce a piacere sempre di più. E ieri sera gli applausi forono proprio unanimi per il Coro dei Vescovi, il settimino, l’aria del Bengalina, il Coro di S. Domenico, l’aria di Nelusko, il duetto del 4.° atto fra Nelusko e Selika, pezzi tutti stupendamente eseguiti. Spiccò poi in modo indicibile l’Urban nell’aria del Manzanillo. Non parlo delle famose 16 battute perchè produssero un vero furore, cosicché il Mariani dovette ripeterle per 3 volte. V’accerto che è un assieme degno d’essere udito. LIPSIA. La compagnia italiana dell’impresario Pollini ha incominciato le sue rappresentazioni col Don Pasquale. La signora Artot-Padilla fu festeggiatissima. CALCUTTA. Fu eseguita non è molto una nuova operetta giocosa del maestro Panizza, col titolo Le nozze per astuzia. Piacque assai e fruttò applausi al giovine autore ed agli esecutori, la signora Bosisio, Artoni Devoti, Giotti e Vecchi. MALTA. La Lucrezia Borgia colle signore Pantaloni e Levi, col tenore Oliva-Pavani e il basso Proni, fu un trionfo. Ammalato Pavani, fu sostituito con lieto esito dal tenore Serazzi. DRESDA. Al teatro reale si rappresentarono, nello scorso aprile, 14 opere: Tannhauser, il Barbiere, Boberto il Diavolo, Freischütz, Guglielmo Teli, gli Ugonotti, Armida, Fra Diavolo, Lucia, il Domino nero, Preziosa, il Vascello fantasma, il Flauto magico, il Trovatore. MANNHEIM. Al teatro di Corte si celebrò il cinquantesimo anniversario della prima rappresentazione del Freischütz, riproducendo il capolavoro di Weber. Il teatro di Corte aveva pagato a suo tempo 24 ducati per il diritto di rappresentazione e per tutte le parti di quest’opera, la quale gli ha fruttato a tutt’oggi fiorini 56,000. NUOVA YORK. Dell’entusiasmo del nuovo mondo non si ha idea nel vecchio. Togliamo dall’Eco d’Italia del 4 maggio: «E impossibile descrivere l’affluenza degli spettatori alla serata d’addio della Grande Compagnia Italiana Parepa-Rosa che ebbe luogo martedì all’Accademia di Musica. «Il celebre terzetto Parepa, Wachtel e Santley fu entusiasticamente applaudito in ogni pezzo e alla fine della rappresentazione tutto l’uditorio rimase per più di mezz’ora in teatro, chiamando al proscenio per sette od otto volte gli artisti. La Parepa-Rosa ebbe una vera pioggia di fiori i più rari per questi paesi. Essa si mostrò sensibilmente commossa. “ Si fece anche una lunga e clamorosa ovazione al valente direttore impresario maestro Carlo Rosa, a cui fu presentata una elegante bacchetta di avorio. Il Rosa, salito al proscenio, arringò l’uditorio, esternando la sua gratitudine per tante prove d’affetto e di stima, ricevute dalla popolazione eletta di New York. Mercoledì all una p. m. lasciava il porto di New York il vapore Cuba della linea Cunard con a bordo tutti gli artisti delle due Compagnie d’Opera Italiana Parepa-Rosa e Strakosch. Sopra diecimila persone erano accorse alla scalo di Jersey City per dare l’ultimo affettuoso addio a chi aveva saputo suscitare loro tante e si dolci emozioni. Uno stuolo di ammiratori delFuna parte e dell’altra volle seguire il Cuba fino a Sandy Hook, venti miglia distante del porto. I numerosi amici della Parepa, fra cui una eletta parte del giornalismo, erano nel piccolo vapore Shultz che aveva inalberata una bella bandiera coll’iscrizione Parepa-Rosa e dal cui cassero echeggiavauo i melodiosi concenti d’una banda musicale, mentre gli accorsi innalzavano clamorosi viva alla simpatica artista ed al degno suo consorte, i quali rispondevano coi segni della più sentita gratitudine a tale inusitata dimostrazione — Nel vaporetto Fletcher v’erano gli amici particolari dell’altra Compagnia.» VALENZA (Spagna). La notizia che abbiamo dato nel numero scorso come di Valenza (Piemonte) si riferiva invece a Valenza di Spagna. Abbiamo preso la notizia da un telegramma del Trovatore: ora vediamo che il nostro confratello si picchia il petto. Veniam damus petimusque vicissim... cioè a dire noi dal canto nostro gli perdoniamo. — Bologna. Scrivono al Corriere di Milano. «In una prossima tornata del Consiglio Comunale si tratterà nuovamente la questione della dote del teatro Comunale, inquantochè fu in questi giorni presentata una petizione firmata da duemila cittadini circa, con cui si chiede il Consiglio voglia tornare sullo sciagurato voto dovuto ad una sciagurata astensione. “ Bologna vuol mantenere il suo primato musicale, e gli spettacoli che ora si danno nei principali teatri dell’Emilia non hanno fatto che accrescere nei bolognesi il desiderio di avere anche nel prossimo autunno uno spettacolo degno delle nobili tradizioni del Comunale.. • E l’avranno.» [p. 180 modifica]182 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO — Vicenza. Ci scrivono in data del ’21: «Jeri gli allievi dell’istituto Filarmonico diedero una mattinata musicale, che riuscì splendidissima. Vi concorse il maestro Felis di Cittadella che presentò due suoi figliuoletti, una pianista ed un violinista, entrambi sul secondo lustro, che eseguirono stupendamente varii pezzi per violino e piano, fra i quali un duetto di Herz e Lafond. Fra i pezzi più applauditi del programma noto un quartetto d’Haydn in fa diesis mag. raddoppiato, pezzo difficilissimo che sembrava dovesse riuscir superiore alle forze di giovanetti, ma che non tornò tale agli allievi del maestro Manzato. La parte vocale fu degnamente rappresentata, e il maestro Canneti, istruttore, vi ebbe molta lode. Meno bene riuscì il saggio d’istrumenti a fiato, e ciò meno per colpa del maestro Capietra, che per la scelta del pezzo — un sestetto di istrumenti d’ottone sul duetto del Giuramento Certo però quel pezzo mostrò che gli allievi ben diretti come concertisti difettano di esercizi d’insieme, indispensabili per formare buoni professori d’orchestra.» — Parma. La Gazzetta di Parma scrive: Sappiamo che S. A. R. la principessa Margherita a mezzo del suo Maggiordomo, espresse con lettera gentilissima diretta alla nostra autorità i suoi sensi di gratitudine alla popolazione parmense per l’affettuosa accoglienza fattale nell’occasicne del suo intervento alla rappresentazione dell’Aida nel nostro maggior teatro. A favore dell’impresa dispose per la somma di it. L. 400 e agli inservienti it. L. 200. — Londra. Giulio Regondi, concertista di fisarmonica, morì il 6 corrente. — Montpellier. Il tenore Lafeuillade, artista che ebbe buona riputazione, morì testò a 72 anni. — Colonia. Francesco Derckum, professore alla scuola di musica, morì l’11 maggio. JmPIEQHI Y ACANTI — Nuova York. L’Eco d’Italia dà alcuni particolari suiteatro Niblo, distrutto testé da un incendio. — In questa stessa sera doveva rappresentarsi sulle scene del Niblo il dramma fantastico e spettacoloso Lalla Roohh, soggetto tolto dal poema del bardo irlandese Tommaso Moore; per cui andarono perduti non solo i scenarii e gli attrezzi del teatro, ma tutti i vestiari! di pertinenza dell’impresa e degli artisti, alcuni dei quali nostri connazionali: il maestro direttore d’orchestra, signor Operti, perde una ricca collezione di musica. Gli impresari degli altri teatri, con uno zelo e una spontaneità che li onora, offrirono nella stesso giorno le loro sale ed i propri! artisti per dare una serata a beneficio dei danneggiati. Il teatro Niblo, diretto dai popolarissimi impresari Jarret e Palmier, era al pari del Metropolitan Hôtel di proprietà del negoziante milionario A. T. Stewart; la sua storia data da 25 anni circa, e questa è la terza volta che fu danneggiato dal fuoco; cioè nel 1847 e nel maggio del 1864. Sulle sue scene emersero somme celebrità artistiche; i tragici Edwin Forest, Edwin Booth e Carlotta Cushmann; gli artisti drammatici Burton, Sefton, Boucicault ed altri; molte brave ballerine italiane, e gli artisti cantanti Sontag, Bosio, De Vries, La Grange, Angri, Geremia Bettini, Pozzolini, Cesare Badiali e Rosa. Il proprietario dello stabile incendiato, accorso sul luogo e veduto che la rovina era completa, si recò presso gli impresari, assicurandoli che il teatro sarebbe ricostrutto e pronto a nuovi spettacoli prima che passino tre mesi. — Orleans. La messa in fa di Cherubini fu eseguita il 7 corrente alla cattedrale, dinanzi a numeroso uditorio. Trecento esecutori sotto la direzione del sig. Salesses, eseguirono stupendamente la bellissima composizione. — Lione. Il nuovo Conservatorio di musica, di cui è direttore il signor Mangin, è aperto da pochi giorni. — Milano. È aperto il concorso per titoli all’ufficio di professore di composizione presso il Regio Conservatorio di Musica in Milano, cui va annesso l’annuo soldo di lire tremila. Coloro che intendessero aspirare a quel posto dovranno, non più tardi del giorno 15 prossimo-venturo mese di giugno, presentare le loro domande corredate dai relativi documenti al Ministero della Pubblica Istruzione. — Lecce. E vacante il posto di Capo-musica nel 6.° Reggimento (fanteria. Dirigersi al Comando del Reggimento. LOGOGRIFO. Secondo che gli estremi ne tramuto, Ho sacra cosa, oppure un sentimento Aspro e terribil più quant’è più muto. Quattro degli abbonati che spiegheranno il Logogrifo, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 19: Chi la misura, la dura. Fu spiegato esattamente dai signori: E. Bonamici, Ernestina Benda, maestro Antonio Biscaro, Giuseppe Belletti, Cesare A. Picasso, Alfonso Fantoni, P. Pomè, G. Piccioli, Talia Bianchi-Giovini, Citerio Amos, ragioniere Bonandrini Bernardo, Paolo Beliavite, Orazio Zunica, Gregoletto Giuseppe, maestro Salvatore Botta, S. Saladini, Camillo Cora, professore Angelo Vecchio, capitano Cesare Cavallotti, ingegnere Pio Pietra, Roberto Sili, Tarsis conte Francesco. Estratti a sorte quattro nomi, riuscirono premiati i signori: Giuseppe Belletti, G. Piccioli, Bonandrini Bernardo e Camillo Cora. — Verviers. Il gran concorso internazionale di canto d’insieme, organizzato dalla Società Reale d’Emulazione, avrà luogo il 7 giugno. Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe^ gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.