Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro I/X

Da Wikisource.
Libro I - Cap. X

../IX ../../Libro II IncludiIntestazione 16 ottobre 2023 75% diari di viaggio

Libro I - IX Libro II
[p. 134 modifica]

CAPITOLO DECIMO.

In qual maniera si cavi dalle pietre di miniera l’argento,

per mezzo del fuoco, e dell’argento vivo.


M
I condussero dopo desinare a veder separare il metallo, nelle Aziende, che sono molte in Paciucca. Ciò si fa in tal modo. Uscite che sono le pietre dalla miniera, si rompono, o pipinano (come ivi si dice) con martelli; per separare il metallo dal Tepetate, o pietra che non tiene argento. I Pipinatori, pratici del mestiere, pongono in sacchi separati il metallo da fuoco, e quello d’argento vivo; colla lunga sperienza, discernendo bene l’un dall’altro, e lo mandano nelle Aziende.

Quivi si tritolano, e si macinano le pietre di metallo, con macchine, mosse da acqua, o da mule, in sei mortaj di ferro, simili a quelli della polvere. Per liquefarsi poi al fuoco, si mescola con una [p. 135 modifica]porzione di piombo bruciato (separato prima da simil metallo) che s’assomiglia a una schiuma di ferro; e si pone, con ugual quantità di carbone, dentro una fornace, come cammino, alta dodici palmi, e più larga sopra che sotto. Soffiano in quella fornace due grandi mantici, mossi per mezzo d’una macchina, da due mule; e mentre il primo metallo si va liquefacendo, vi se ne pone dell’altro, per lo spazio di sei ore incirca.

Liquefatto, ch’è il piombo, ed argento, si toglie con un’uncino la schiuma bruciata; mentre per l’inferiore, e picciola bocca della fornace, si fa correre l’argento liquido per un canaletto, dentro una forma, nella quale s’indurisce: e raffreddato ch’è si toglie. Si serra poi di nuovo la bocca della fornace, e si continua a porvi da sopra altro metallo crudo, piombo, e carbone, come prima, per farne altre piastre, o Plancie, al parlar degli Spagnuoli. Il piombo bruciato, di cui s’è fatta menzione, lo vendono a’ Padroni, gli stessi Indiani; fattolo in casa loro, allor che furtivamente proccurano di liquefar l’argento. Fatte cinquanta, o sessanta piastre, in tutta la settimana, più o meno, secondo il potere del Padron [p. 136 modifica]dell’Azienda; per raffinarle, e separarne il piombo, si pongono in un’altra fornace contigua; fatta come i forni, ne’ quali si cuoce il pane fra di noi, con un fosso nel mezzo, pieno di cenere bagnata, e battuta, per ricevere l’argento puro. Si riscalda prima, con fuoco di legna, da un’altro fornello contiguo, detto di raffinazione; e dando per liquefarsi le piastre, si adattano alla fornace mantici grandi, come quelli della prima fondizione. In tanto liquefacendosi l’argento, il puro se ne va raccolto nel fosso suddetto, e con un’uncino di ferro si tragge fuori il piombo, o creta; che raffreddata rimane, come una spuma, o pietra pumice. Si conserva la schiuma suddetta della prima, e seconda fondizione, per servirsene un’altra volta nella fornace, a liquefare il metallo.

Si portano poscia le plancie d’argento puro (di 80. e 100. marchi) nell’insayo, e Reale, dove l’Ensayador riconosce se sono della perfezione necessaria (o ley del Reyno al parlar degli Spagnuoli) per potersi convertire in moneta. Se si truovano perfette, si marchiano dagli Officiali Regj, e se ne prende il quinto per lo Re: essendo in tutti i luoghi di miniere un Tesorero, un Contador, et un Official mayor, per ricevere i diritti Regj. Se non sono [p. 137 modifica]perfette, si pongono al fuoco di nuovo, per farle purificare; e così purificate; si suggellano, e vi si segna di sopra, quanti grani d’oro contiene ogni marchio (sono otto oncie) i quali essendo più di 40. si portano all’Appartado Real, per separarsene.

Essendo la pietra povera d’argento o, vergine, vi si adopera l’argento vivo, in questa forma. Dopo essersi ben pestata ne’ riferiti mortaj, ridotta in polvere minutissima, si passa per setaccio; e poi s’ammassa (entro una cassa ben fatta di tavole) con acqua, sale, e magistrale, (che è la creta del rame) come si avesse a fare un loto, per fabbricar case. Ciò fatto s’aggiunge l’argento vivo, e si rimena co’ piedi, per 24. ore, sicchè venga a diffondersi per tutta la pasta. Se ne fa poi un mucchio, e si pone sotto un tetto ventilato, con un segno, per dinotare il dì che s’è posto; poichè ogni due giorni dee di nuovo rimenarsi con acqua, e pestarsi per 24. ore, e riporsi nello stesso luogo.

Tutti i mucchi, fatti in tal modo, sono visitati, come tanti infermi dall’Azoghero; il quale lavato un poco dalla pasta, dall’argento ammassato, che resta nella scudella, e dal calore esteriore di tutta la massa, conosce la quantità di mercurio, e [p. 138 modifica]di magistrale che bisogna aggiungervi, o levarne: perche il soverchio argento vivo fa divenirlo nero, e bisogna raffreddarlo col limo, che si toglie da’ vicini fiumi. S’è freddo vi s’aggiunge magistrale: perche il mercurio non è mestruo fermentativo, e riceve non dà qualità. Dicono gli esperti, ch’essendo la pasta di color di crusca, dinota abbisognarvi più argento vivo; s’è di color di perla, che il lavoro sta in buono stato; se in color di cenere, che già il mucchio non può ricevere maggior perfezione di quella, che ha. Si riduce a questa percezione in 20. dì, un mese, più o meno, secondo la qualità del metallo.

Queste masse si lavano poi nel lavadero con ruote di legno a mano; correndo il terreno lavato per canali in tre vasi, l’un sotto l’altro; acciò scorrendo dal primo l’argento, resti nel secondo, o terzo; dall’ultimo de’ quali l’acqua se n’esce per un canale, e va in un luogo, dove le donne truovano sempre qualche poco d’argento.

L’argento restato nel fondo de’ vasi, si pone in un cappuccio di tela, acciò dae quella punta premuta, se n’esca il mercurio. In questo modo però se n’esce solo la quinta parte; onde sogliono porre più palle di circa 3. libbre l’una di quella pasta [p. 139 modifica]molle (o amalgama, come dicono gli Alchimisti) entro una campana di bronzo, o di creta, con pezzetti di ferro attraversati alla bocca, acciò non ne caggia l’argento, quando è indurito. Una simil campana si pone dentro terra, con una terza parte d’acqua; e poi vi si adatta la bocca dell’altra, in guisa, che non possa niente suaporarne. Si fa quindi fuoco di carboni sopra la superiore, sino a rendersi io rossa; ch’è il segno d’essersi separato l’argento vivo, e rimaso duro il solo argento.

Questo si toglie, e si porta agli officiali Reali, per farne la pruova; e non trovandosi ben purificato, si pone di nuovo al fuoco, per ridurlo a perfezione, e farsene le barre; nelle quali si pone il suggello del quinto, e il segno de’ carati de’ grani d’oro, che tiene, siccome è detto.

Per mezzo del solo fuoco potrebbe cavarsi in poche ore l’argento, ma se ne perderebbe molto: all’incontro coll’argento vivo, non vi vuol meno d’un mese di tempo, e maggiore spesa; perche il mercurio, dovendo venire da Spagna, o dal Perù, val carissimo: bisognando pagarlo 84. pezze d’otto il quintale, con obbligazione di separare con esso 100. marchi. [p. 140 modifica]A mio tempo però lo vidi pagare sino a 300. pezze; non perche il Re lo venda così caro, ma perche vedendosi il bisogno, che ne ha talvolta un padron di miniera, gli Ufficiali Regii cercano il lor profitto: e questa mancanza di mercurio, è la povertà di Mexico. Quindi nasce ancora, che là dove nella nuova Spagna il Re si prende il quinto, che importa il dieci per cento (oltre uno, detto de Cobos, per l’Insajatore, ed altri ufficiali) per riguardo della gran spesa, che vi si fa: nel Perù si toglie rigorosamente il venti, avendosi quivi a buon prezzo l’argento vivo. Ne’ tempi passati, con questo solamente, e sale, si cavava l’argento; e vi volea lo spazio d’un anno: ma poi un Frate Domenicano facilitò il tutto, coll’invenzion del Magistrale', che subito riscalda la massa.

Dee notarsi intorno a ciò una cosa maravigliosa, cioè; che raccolto l’argento vivo dall’acqua della campana interiore, si truova sempre di peso, tanto minore, quanto è l’argento, che s’è avuto, per suo mezzo. E perciò molti han dubbitato, se sia il mercurio, che si fissa; o se svaporando unisca l’argento. La prima opinione è stimata più verisimile, per [p. 141 modifica]l’ugualità dell’argento, e del mercurio, che manca.

Il Sabato 20. a buon’ora partij da Paciucca; e fatte sette leghe, per paese piano, venni a desinare nell’osteria del Casale di Tesayucca. Quindi, fatte due leghe, andai a pernottare in S. Lucia, Azienda, o massaria de’ PP. Gesuiti, e del noviziato di Teplosetlan. Questa massaria comprende più, e più leghe di pascoli, e terreno lavorato. Vi saranno sopra cento neri ammogliati, che vivendo in capanne si moltiplicano, con utilità grandissima de’ PP.; vendendosi ogni uno trecento, e quattrocento pezze d’otto. Fra pecore, e capre saranno 140. mila: cavalli, e cavalle 5. mila; vacche, e bovi 10. mila. Quei ch’han cura di tutto ciò, hanno la decima degli animali, che nascono; che poi vien ricomprata da’ medesimi PP. a prezzi stabiliti.

Dopo sette leghe venni la Domenica 21. per buona strada in Mexico.