Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro III/III

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Libro III - Cap. III

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CAPITOLO TERZO.

Si descrive la nuova Vera Crux, e’l suo Porto.


L
A Città nuova della Vera Crux, è posta in latitudine di 19. gr. e 16. min. e in longitudine di 273. gr. E’ situata in terreno arenoso, e sterile; onde, dovendovi venire le vettovaglie da lontano, vi si [p. 237 modifica]vive carissimo. La sua figura è bislunga, da Oriente ad Occidente, e non avrà mezza lega Spagnuola di circuito. L’aria è poco salutevole, particolarmente in Estate. Bene spesso quando soffia Tramontana (alla quale è molto sottoposta) rimangono le case mezzo sepellite dalle circostanti arene.

Coloro ch’ebbero la cura di cingerla di muraglie, sfacciatamente fraudarono il Re; facendo alcuni stretti muricciuoli, alti sei palmi, ch’appena potrebbon servire di strada coperta; oltre che di presente sopra di essi si passa a cavallo, per esser coperti dall’arena; ed è inutile serrar le porte, potendosi entrar da ogni lato. Alcuni Bastioni, e Ridotti, che tiene, sono ben distanti l’un dall’altro, e irregolari: solamente, due fortini alla spiaggia, nelle due estremità, potriano servire di qualche difesa. Fu edificata questa Città, in luogo della vecchia Vera Crux, perche quel porto non era capace di legni grandi. Nel 1683. fu presa, e saccheggiata da un tal Laurensillo, Capo de’ Pirati del Pitiguao. Costoro ben per tempo una mattina scesero, mezza lega lontano dalla Città, verso Occidente; e all’impensata sorpresero i Cittadini, che non fecero alcuna resistenza. [p. 238 modifica]Dettero fondo poscia le loro navi nell’Isola de Sacrificios, per star lontane dal cannone del Castello.

Questo Castello è mezza lega distante dalla Città, onde non può difenderla a patto alcuno; ma serve solo, per tenere a coverto il porto, e i vascelli, che dan fondo sotto le sue mura. Il Porto è forte di natura, perche da Oriente, ed Occidente vien difeso da infiniti scogli; ne’ quali bisogna, che urtino gli stranieri, che non ne sono pratici.

Or con tutto che quivi vadano ad approdare tutte le flotte, e navi, che vengono da Europa, nella nuova Spagna; pure la Città, in vece d’esser grande, e ricca al pari di Mexico; per le cause suddette, è ben picciola, e povera, abitata da pochi Spagnuoli, e per lo più da Neri, e Mulati; onde vi si vede solamente gente bianca, in tempo che viene l’Armata. Quando questa è partita le persone agiate, ritiransi dentro terra, sì per la mal’aria, come per esser mal sicuri i loro averi nella Città; e perciò non vi fabbricano, che qualche casetta di legno, poco durevole.

Entrai il Venerdì primo di Novembre nella Chiesa Parrocchiale; e trovai quattro pilastri per lato, che sosteneano le [p. 239 modifica]volte, e rendeano la Chiesa a tre navi; in cui sono nove Cappelle. Il Sabato 2. sentii Messa nella Chiesa de’ Padri della Compagnia, ch’è ben povera, e non v’ha che dieci Altari, poco ornati.

La Domenica 3. desinai col Governatore; Cavaliere, che si trattava bene, e con molto decoro. Avanti il suo palagio stava sempre di guardia una delle due compagnie di fanteria, che sono nella Città di presidio; come anche una compagnia di 60. cavalli, che la notte custodisce la spiaggia. Andai a caccia il Lunedi 4. con D. Antonio Peñalosa. Venne il Martedi 5. dalle parti di Campece il Sergente maggiore de’ galeoni, inviato dal Generale, per far provvisione di due mila quintali di biscotto; ed arnesi militari, che faccan d’uopo a’ galeoni, dimoranti nell’Avana, per poter proseguire il lor viaggio.

II Mercordì 6. per lo Compleaños del Re, la Fortezza, e’ vascelli fecero una salva Reale: il Giovedì 7. m’invitò di nuovo a desinar seco il Governadore. Vennero il Venerdì 8. dalla Real cassa di Mexico cento mila pezze, per pagarsi l’Armata.

Essendo la Vera Crux luogo ben malinconico, e senza alcun passatempo, andai a caccia il Sabato 9. Fatte cinque leghe, [p. 240 modifica]passai in barca un gran fiume, per entrare nella vecchia Vera Crux. Questa Città oggidì più tosto dee appellarsi un ridotto di pescatori; imperocchè le sue case sono capanne, coperte di foglie, e cinte di canne. Gli abitanti, in ogni tempo, sono martoriati dalle dolorose punture delle zanzare. Prendeansi, nel fiume alcuni pesci, me veggente, chiamati Bobos; perche soffiando Tramontana vanno eglino al Mare, e facilmente danno nelle reti. Le loro uova secche sono ottime a mangiare.

Essendo questi fiumi, come tutti gli altri della Nuova Spagna, pieni di learti, e coccodrilli, particolarmente quelli di Guattimala; è degno da notarsi, che i cani nel passarli, sapendo per naturale istinto, essere i coccodrilli golosissimi della lor carne; abbajano (per salvarsi) primamente in un luogo, acciò ivi tutti s’uniscano; e poi vanno velocemente a passare altronde. Uccisi quel dì molti fagiani, di miglior spezie, che’ neri. Eglino eran grandi quanto un gallo d’India, con un pennacchio sopra la testa di color nero, e bianco, e’l rimanente delle piume lionato.