Gli assempri/Assempro d'una donna de la città di Siena che fu lisciata dal diavolo

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Gli Assempri - Assempro d'una donna de la città di Siena che fu lisciata dal diavolo

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Gli Assempri - Assempro d'una donna de la città di Siena che fu lisciata dal diavolo
In prima un miracolo de la Vergine Maria D'una giovana che le fu roso dal liscio tutte le gote

[p. 12 modifica]Assempro1 d’una donna de la città di Siena che fu lisciata dal diavolo, credendo ella che fusse la sua cameriera.

CAP. 2.º


Intorno agli anni2 mille trecento vinti e due, fu ne la città di Siena una nobile donna, di [p. 13 modifica]nobile parentado, e moglie3 d’un ricchissimo cittadino, el quale era molto grande in Comune, cioè nel reggimento de la cittá; et amava4 questa sua donna molto fuor di misura. Undechè ciò ch’ella sapeva pensare o chiedare, di robbe, o drappi, o fregiature, o addornamenti, o d’oro5, o d’ariento, o di perle6, tutto pienamente l’aveva dal marito, tanto era el disordenato amore, che ’l marito le portava! Era la detta donna mondanamente savia et accostumata et onestissima del corpo suo, ed era piacevole e cortesissima7, fuor che a’ povari, e con Dio e con Santi poco s’impacciava. Et anco era dotata da Dio d’una grazia, ch’ell’era8 quasi incredibile di bellezza; la quale a molta gente sarebbe meglio che fussero più sozze ch’una berta, però che è cagione de la loro dannazione, e dell’altrui. Unde9 la detta donna lá unque ella andava, o a feste, o a prediche, o a nozze, andava tanto lisciata e parata con tanti addornamenti, e tanto disonestamente, che non tanto le menti debili e fragili che la vedevano, ma eziandio le menti salde e ferme, molte [p. 14 modifica]n’ammollava e corrompeva a libidine, e mala concupiscenza verso di lei. Unde10 la misera era esca e lacciuolo del diavolo, a mandar l’anime allo ’nferno. E così oggi molte misere fanno el simigliante, e anco aggiungono male sopra male, cioè che11 le fanciulle loro, le quali debbono allevare in buoni atti e in buoni costumi e nel timor di Dio, allievano simigliantemente impudiche e disoneste. E siccome elle12 hanno male speso la vita loro in servigio del diavolo, cosi simigliantemente si studiano d’allevare le fanciulle loro. Et anco13 molte volte per volere sforzare14 la natura, elle15 medesime e le fanciulle16 loro, stando e facendo stare tutto di a’nfradiciare et ad ardarsi el ciaravello al sole, e cosi spesse volte sono micidiali di loro medesime, e de le proprie figliuole. - Era in quel tempo la città di Siena in tanta pace et in tanta abbondanzia d’ogni bene terreno, che quasi ogni dì di festa si faceva ne la città infinite nozze di donne novelle, a le quali la sopradetta misera era sempre invitata, perchè era molto famosa, e sì per la sua bellezza, e sì che17 era di gran parentado [p. 15 modifica]e sì che ’l marito suo era nel reggimento de la città. un gran18 cittadino. Avvenne che la sopradetta misera, vivendo e consumando la vita sua dolorosa19 come detto è, una volta enfra l’altre, dovendosi fare un corredo d’una donna novella, nel quale fu envitate molte donne de la città, fra le quali fu envitata questa misera, unde ella accettò20, e promise d’andarvi. AvVenne che la sera dinanzi chiamò la sua cameriera, e imposele che la mattina all’alba dovesse andare a lei per portarle liscio e bambagello e certi unguenti odoriferi che al suo misterio21 bisognava. Unde22 la cameriera partendosi disse, che sarebbe fatto ciò che comandava23 e volentieri. Avvenne che la mattina, sul principio24 dell’aurora, el demonio dello ’nferno prese figura e forma de la sopradetta25 cameriera, e con quelle cose che li bisognava a lisciarla n’andò a la camera de la sopradetta misera; e subbitamente bussò l’uscio de la camera, dicendo ch’era la cameriera sua, ch’era venuta per acconciarla. Unde la misera, dicen[p. 16 modifica]do che si maravigliava perchè era venuta si per tempo, et ancho perchè gli unguenti che aveva26 arrecati non le parevan buoni al suo mestiero. Allora el diavolo27 rispose, che non era per 28 tempo come le pareva, e che gli unguenti erano finissimi, e che di ciò n’aveva chiara sperienza, e che sopra di lei si lassasse acconciare, che l’acconciarebbe sì, ch’ella apparrebbe e sarebbe singularmente onorata in cospetto de la gente; e che di quel mistiero29 era perfetta maestra. Unde30 la misera acconsenti e lassossi acconciare a suo modo. Allora ’l diavolo la lisciò e l’addornò in31 qualunque modo li piacque. E poi la misera, mirandosi ne lo specchio, parvele essere maravigliosamente bella; e di ciò lodandola e ringraziandola, che si bene l’aveva acconcia: e poi aprendo la finestra, e mirando che otta fusse, e vedendo che era per tempo, si la riprese perchè era venuta32 così tosto. Unde el demonio disse, che ben’era vero, ma che non se ne curasse, però che l’acconciarebbe a [p. 17 modifica]sedere in sul letto in33 tal modo, che la34 si riposarebbe, e di ciò non avarebbe danno nes suno. Allora l’acconciò a sedere in sul letto, e copersela dietro a le spalle con un mantello fodarato: e fatto questo ci diavolo disse: riposatevi35 che tosto verranno36 le donne per voi 37; e poi subbitamente si partì, e tirò a se l’uscio de la camera. Et essendo38 el demonio partito, poco stette che giunse all’uscio la cameriera sua con quelle cose39 che bisognavano a quel mistiero40, secondamente che l’era stato comandato. E bussando l’uscio de la camera, la donna rispose, chi era? e rispondendo la cameriera che era venuta per acconciarla, siccome ella aveva comandato la sera dinanzi. Unde che la donna di ciò maravigliandosi, e rispondendole con rimprocci dicendo: tu ci fusti teste’Fonte/commento: 251, e hammi acconcia, ora che vuoli? se’ tu impazzata come tu ti mostri? Allora la cameriera turbandosi e dicendo: l’impazzata mi parete voi, però ch’io non ci fui più d’arsera41 in [p. 18 modifica]qua. Undeche la donna tremando scese42 del letto, et accese el lume a la lampana ch’aveva appiei43 el letto in una certa finestra, e disse a la cameriera: aspetta che ti venga a uprire; poi andò col lume in mano, e aperse a la cameriera sua ch’aspettava all’uscio de la camera. E subbitamente che la cameriera la vidde, fu ripiena di tanta paura che cadde subbito in44 terra tramortita; e la donna ciò vedendo, per la grande paura e terrore che l'era entrato addosso gridò. A le quali grida trasse in prima al fante de la casa, e simigliantemente45 vedendola, per la grande paura subbito tramortì. Allora la donna immaginandosi ciò ch’era, ritornò dentro ne la camera, e subbitamente si lavò molto bene el viso; e benché quel46 colore per lo lavare si partisse, nondimeno rimase tanto scura47, che nullo era che potesse tenere gli occhi fissi a mirarla: e nullo era che per tutto ’l mondo si fusse voluto ritrovare a solo con lei in nessuna parte, tanto era la scurità e ’l terrore e la puzza che del suo viso usciva. E secondamente che ridisse el fante e la camerie[p. 19 modifica]ra, che la viddero innanzi ch’ella si lavasse, che era tanto scura48, che certamente nulla creatura umana, a solo o accompagnato l’arebbe guatata che subbitamente non fusse caduto in49 terra o morto o tramortito. E la misera lavata ch’ella s’ebbe ’l viso el meglio ch’ella potè, subitamente si mirò ne lo specchio e viddesi tanto scura, che quasi sbalordì50 de la paura, e venne si meno che quasi come morta cadde in terra. Allora traendo giù tutta la fameglia de la casa, e con molta paura e terrore la riposero sul51 letto. E subbitamente prendendola una febbre52 continua in tal modo che la trasse di se medesima, e ’l terzo di miserabilemente passò di questa vita: e le robbe sue ch’allora aveva indosso, tanto era la puzza che n’esciva, che mai per persona a nulla cosa si potero adoperare. Et i53 parenti suoi temendo la vergogna mondana, missero el corpo suo in una cassa e impeciarla e conficcarla, dando scusa che se l’era rotta una posta, e però non volevano che si vedesse: e a ciascuno che queste cose sapeva, si posero in segreto, massima[p. 20 modifica]mente al fante e a la cameriera. Ma non permisse Idio che al tutto si celasse, che pure 'l fante e la cameriera el dissero a certi54 loro amici, undechè poi di boce in boce si pure sparse per la città per tal modo, che molte donne si diero a spirito e lassaro ogni liscio e pompe e vanità mondane55. De le sopradette cose longo tempo ne fu testimone quasi tutta la città, però che per questo assempro molte donne si diero a spirito, e vissero laudabilemente. [p. 21 modifica]


Note

  1. Il seguente assempro è stato da Fr. Filippo scritto due volte. Questo lo credo il più antico, poichè l’altro di cui riportiamo solo le varianti, ha in fondo un avvertenza, per la quale lo scrittore dichiara di averlo scritto perchè non se ne perdesse la memoria. Questa seconda compilazione si legge in capo di un codice contenente «La sposizione sopra i vangeli di frate Simone da Cascia, ridotto in volgare da Fr. Gio. da Palermo. V. la prefazione.» Questo stesso Assempro fu compendiato in latino dallo storico Tizio nel T. III. p. 94 della sua opera Historiarum Senensium, all’anno 1322. Il quale sembra averlo tratto dalla Cronaca Aldobrandini, ove si accenna brevemente. Avvertiamo che questo secondo Assempro non è inedito e fu publicato in Lucca per il Canovetti l’anno 1855. Perciò noi ci siamo contentati di riprodurre solo le varianti. V. Bibliot: Com. di Siena. Cod: I. V. 10. Neppure è inedito l’assempro che noi stampiamo della serie dei 62 del Codice T. IV. 9. Ma si legge frà le Curiosità letterarie pubblicate in Bologna dall’egregio tipografo G. Romagnoli, assistite dal Chiaris. Cav. Zambrini. Disp. XXV.
  2. L’alt. Cod. Negli anni.
  3. L’alt. Cod. Parentado, moglie.
  4. Comune, e amava.
  5. Addornamenti d’oro.
  6. Pierle.
  7. Cortese.
  8. Grazia, cioè, ch’ell’era.
  9. Undeche.
  10. L’alt. Cod. Undeche.
  11. Male, che.
  12. Elleno.
  13. Figliuole. E anco.
  14. Isforzare.
  15. Loro.
  16. Figliuole.
  17. Perchè.
  18. L’alt. Cod. Grande.
  19. Sua come.
  20. Accettando e promettendo d’andarvi, avenne.
  21. Mestiero.
  22. Unde che.
  23. Ch’ella comandava.
  24. In sul principio.
  25. Detta.
  26. L’alt. Cod. Ch’ella aveva.
  27. La cameriera.
  28. Era sì per.
  29. Mestiero.
  30. Unde che.
  31. e’n.
  32. V’era andata.
  33. L’alt. Cod. e ’n.
  34. ch’ella.
  35. Disse ch’ella si riposasse.
  36. verrebbero.
  37. lei.
  38. Esendo.
  39. Co’ le cose.
  40. Mestiere.
  41. L’orig: darsera in qua. Conserviamo questo modo tutto propio della lingua senese, separando però il segna caso e apostrolfandolo; ma dovrebbe scriversi: da ieri sera.
  42. L’alt. Cod. Escese.
  43. Appiè.
  44. En.
  45. Similemerte.
  46. quello.
  47. escura.
  48. L’alt. Cod. Escura.
  49. En.
  50. Escura che e sbalordì.
  51. En sul.
  52. Frebbe.
  53. Li.
  54. L’alt. Cod. Dissero in secreto aperti.
  55. E’ parenti suoi temendo la vergogna mondana negavano vigorosamente che ciò non era vero, el demonio aitandogli a trarlo di capo a la gente. E anco el fante e la cameriera en palese el negavano per paura de’ parenti. Unde che in breve tempo si dimenticò, però che non metteva bene al demonio che queste cose si sapessero. Sicchè io Frate Filippo da Siena de’ frati romitani di Santo Augustino. vedendo che ’l sopradetto assempro era dimenticato quasi al tutto, et io essendo certificato da persone degne di fede, fra le quali ve n’ebbe una che l’udì da la sopradetta cameriera, l’ho voluto scrivare acciò che non rimanga dimenticato e Idio mel richiedesse puoi de le mie mani, e le misere che commettono e fanno tutto di simigli peccati e peggiori, per lo sopraddelto assempro s’amendino e si corregano, sicchè meritino d’avere la gloria celestiale la quale ci conceda Idio per la sua pietà e misericordia, che è benedetto in secula seculorum. Amen.