Gli assempri/Comincia la vita d'un devoto frate dell'ordine di Santo Augustino, el que le ebbe nome frate Giovanni laico

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Comincia la vita d'un devoto frate dell'ordine di Santo Augustino, el que le ebbe nome frate Giovanni laico

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Comincia la vita d'un devoto frate dell'ordine di Santo Augustino, el que le ebbe nome frate Giovanni laico
Come un povaro campò da un feroce cane, perché invocò el Santissimo nome di Giesù D'un fanciullo religioso al quale apparbe Gesù Cristo in forma d'un venerabile uomo e mostrogli la piaga del costato

[p. 75 modifica]Comincia la vita d’un devoto frate dell’ordine di Santo Augustino, el que le ebbe nome frate Giovanni laico.1

CAP. 23.°


Nel convento de’ frati di Santo Augustino di Siena fu un frate laico, el quale ebbe nome frate Giovanni e fu del convento di Santo Antonio, nato d’un castello di maremma. Questo frate Giovanni fu uomo di grandissima umilità, et innunque egli stette sempre era posto a guardare la chiesa et aver cura e rispondare a le reggiuole, e chiamare e’ frati ch’erano adimandati in chiesa. E come subbitamente conosceva le genti e con quanto senno e con quanta prudenzia rispondeva e chiamava e’ frati, non mi distendo, per non far vergogna a persona. E fu di grandissima orazione e contempla[p. 76 modifica]zione; et avvenga che nel secolo fusse lavoratore e non sapesse leggiare, nè conosceva lettera, nondimeno venne di tanto intelletto, che nullo lettore era nel convento che intendesse un testo meglio di lui. E non era nessuno, nè lettore nè mastro di quelli che ’l conoscevano, che si vergognasse di dimandarli conseglio di qualunque cosa si fusse, però che anco temporalmente ora un savio uomo. E quando serviva a messa, massimamente a’ preti giovani, nullo difetto potevano commettare all’altare che poi ritornati in secrestia, secretamente da se e loro non lo ‘l rammentasse; e riprendevagli et ammanivagli con tanta dolcezza e con tanto amore e con tanta carità, che non era nessuno che non si vergognasse e non si confondesse. Et eziandio e’ valenti frati temevano quando sel vedeva2 servire a messa. Egli non dimeno serviva a messa con tanta reverenzia e devozione e tanto attentamente, che da la sua parte mai difetto non vi veniva. E non era. nessuno in qualunque tribulazione o malenconia si fusse, [p. 77 modifica]che favellando e ragionando con lui che non si partisse mirabilemente pacificato e consolato; e mai in lui non fu veduto cosa reprensibile. E più volte fu voluto far cherico, mai non volse acconsentire. E nullo era che ’l conoscesse frati o secolari, che non gli portasse singolare amore e reverenzia.

Questo frate Giovanni venne all’ordine in età di diciotto anni, e fu ricevuto nel convento di Santo Antonio disopra al bagno a Petriuolo. E con quanta umilità faceva ogni obbedienzia che gli era imposta, e con quanta carità serviva a ciascuno infermo e sano, non prendendo mai schifezza di veruna cosa, non si potrebbe dire. E conciosia cosa che nel secolo era stato giovano dissoluto e lussurioso; sicchè ’l diavolo gli cominciò a dare molto grandi tentazioni carnali; in tanto che più volte, non potendo resistere, se n’andava nel bosco la dove aveva fatto un suo cappannello, nel quale spesse volte quando aveva tempo s’andava a stare in orazione; et ine portava un fascio d’ortica e distendevala in terra, e poi si spogliava innudo nato, fuor che le mutande, e poi si voltava tanto su per questa ortica, e strifinavasela addosso; e cosi molte volte fece tanto che per la grazia di Dio vense e fu liberato da ogni tentazione carnale. Avvenne come piacque a Dio, però che non era conve[p. 78 modifica]nevole che tanto tesoro stesse nascoso in quel la solitudine, e’ frati di Siena sentendo la sua virtù e santità mandaro per lui e fecerlo stare a Siena a mal suo grado. E nonestante che ben dieci anni stesse nel convento di Siena senza cella, però che ’nanzi a la mortalità del quarantotto, pe’ molti frati ch’erano, e per le poche celle, spesse volte erano de’ frati che ne pativano penuria; e come dice ’l proverbio sempre a cavalli magri s’appongono le mosche, e bene era egli uno di quegli al quale le mosche s’apponevano, cioè che perch’egli era perfetto obbediente, et ogni obbedienzia che gli era comandata faceva bene e lietamente; sicchè ogni dì si conveniva che egli andasse per l’accatto, e poi tornato a casa, ogni vile obbedienzia ch’era a fare per casa, sempre era comandata a lui. La vita sua era sempre in convento e de la vita conventuale non esciva mai, e nulla cosa da mangiare voleva mai ricevare da persona. Dell’altre cose che gli bisognava riceveva la sua strema necessità, e quelle riceveva da certe buone e devote persone che sapevano la sua condizione. Ed ebbe queste virtù singulari cioè, che dal dì che si fece frate, di veruna cosa che mai gli avvenisse non fu persona che mai l’udisse lagnare o dolersi. L’altra che mai non fu compreso [p. 79 modifica]ch’egli avesse schifezza di veruna cosa; l’altra che di cosa ch’ gli fusse apposta, non fece mai veruna scusa. La quarta che mai non chiedeva veruna cosa per se, ben riceveva quando gli era proferte se n’aveva bisogno. E tanto era povaro, che stando la notte per cella nel capitolo3, e dormendo su le banche del capitolo, non aveva che riponare in cella al tre che e’ panni del dosso, e con quelli si dormiva, avenga che poco gli adoperasse a dormire però che la maggior parte de la notte vegghiava in orazione. Et in tutte le sue operazioni era riposato e temperato e pacifico, e senza necessità fuor di chiesa e di cella non era mai veduto. — Avvenne che una volta tornando coll’accatto del pane, in mentre ch’e’ frati mangiavano, sicchè dovendo mangiare a la seconda mensa rendè ’l pane al canovaio, et andò a fare la sua usanza, cioè a stare in orazione tanto che avesse mangiato la prima mensa. E stando in orazione cominciò a orare in queste e consimili parole e diceva: Signore Dio io ti dimando misericordia e remissione [p. 80 modifica]de’ miei peccati, e se io ti dimando nessuna cosa, che non sia giusta nel tuo cospetto pregoti che tu perdoni e sia per non chiesta, però che certamente io non desidero se non solo la tua volontà. Tu vedi Signor mio che l’abito che io ho in dosso è tanto rotto e lograto che io nol posso più portare. lo Signor mio Gesù Cristo non ti chieggo panni per ricoprirrni dal freddo, che ben so che per me tu fusti spogliato innudo e legato a la colonna et ine non tanto patisti per me freddo crudelissimo, ma eziandio amare e dure battiture, sicchè giusta cosa e che io pata pe’ miei peccati. Et anco non ti chieggio panni per ricoprirmi da la vergogna mondana, che ben so che tu patisti per me ogni vergogna e massimamente fusti beffato e schernito e vitoperato in su la croce dinanzi a tutto ’l mondo, e per me patisti tante pene e tormenti, e ricompra tomi del tuo prezioso sangue et apparecchiato mi el regno di vita eterna, e di tante grazie e doni e beneficii pregoti che tu me ne facci essere conoscente e grato, sicchè tanto amore e tanta carità non mi torni a giudicio. Pregoti se ti piace che l’abito di Santo Augustino el quale mi fu benedetto ne la professione, che tu mel conceda, però chè io non l’ho e non ho modo d’averlo, sicchè io l’addimando a te per [p. 81 modifica]li meriti de la tua santa passione. E con queste e con altre consimili parole dimandava a Dio l’abito di Santo Augustino al quale in altro modo nol poteva avere. E stando egli in queste parole un uomo di venerabile aspetto bussò la porta; e nonostante l’usanza antica ch’era allora e anco el comandamento ch’aveva’ e’ portonari, cioè di non uprir la porta e non mettar dentro persona mentre ch’e’ frati mangiavano; el portonaio aperse la porta e lassollo andare senza dirgli veruna cosa come se fusse stato insensibile. El venerabile uomo subbitamente se n’andò in chiesa sotto la scala che va sul palco di chiesa la dove usava di stare in orazione.4 E giognendo a lui gli disse; tenete per l’amor di Dio, e posegli in mano tre denar d’oro, e ricevuto che gli ebbe, el buono uomo subito si parti. Allora frate Giovanni subbito si levò ritto et andogli dietro per sapere chi fusse quello che gli aveva fatta si graziosa limosina. El buono uomo esci de la chiesa et entrò in chiostro e subbito sparì. Allora e’ frati avevano mangiato e venivano in chiesa a rendere le grazie sicchè frate Giovanni aspettò tanto che l’ebbero rendute. Aveva el [p. 82 modifica]detto frate Giovanni, al dì dinanzi passando, udito da un frate che diceva che voleva rivendere una cappa che gli era costata tre fiorini senza la cucitura e non ne voleva perda’ se non la cucitura. Sicchè subbitamente cadde in patto con lui e dègli tre denar d’oro ed ebbe la cappa. — E poi a longo tempo un Generale dell’ordine volse riformare el convento di Pavia de’ miglior frati ch’egli potè avere per reverenzia del corpo di Santo Augustino che giace in quel convento. E in fra quelli vi fu mandato questo benedetto frate Giovanni. Era ne la chiesa di Santo Augustino in fra gli altri Santi la sepoltura di due Santi martiri e non era nessuno che aposta5 fatta la sapesse, ma ben sapevano che era ne la chiesa di Santo Augustino. Et a cagione che lo spazzo de la chiesa era tutto di calcistruzzo ed era un bello spazza e nol volevano guastare e pur volevano e’ frati ritrovare la loro sepoltura, sicchè ‘l priore del convento vedendo che non si poteva ritrovare senza gran danno; chiamò questo benedetto frate Giovanni e pregollo teneramente ch’egli devotamente pregasse Idio [p. 83 modifica]che se fusse suo piacere lo’ dovesse revelare la detta sepoltura di quelli due Santi martiri. Questo benedetto frate Giovanni ricevette el suo prego per comandamento e più dì stette in digiuni et orazioni e con molte lagrime. E poi ine ad alquanti dì mentre che ’l convento mangiava, se n’andò in chiesa co’ ferri che gli bisognavano et inserrossi ne la chiesa e rimase solo et in che modo la detta sepoltura gli fusse revelata da Dio non potei mai sapere, se non che quando e’ frati ebbor mangiato et andaro in chiesa a rendare le grazie, viddero che egli aveva ritrovata la detta sepoltura e non aveva rotto dello spazzo se non al pelo quanto gli era per bisogno. — E poi doppo alquanto tempo dimandò di grazia al Generale che ’l lassasse tornare a morire a la patria sua, e ricevuta la grazia dal Generale ritornò a Siena. E gionto subbitamente gli fu dato el suo officio antico, cioè guardiano de la chiesa. E poi a poco tempo sopravenendo la mortalità del mille trecento sessanta e tre infermò e stette alquanti di infermo. E conoscendo e venendo el dì nel quale doveva morire, mandò per lo suo confessore e fecesi dare la ’ndulgenzia di colpa e di pena ch’era allora per tutta la città la qual durò due mesi. E avuta la’ ndulgenzia e l’altre sacramenta si fece recare [p. 84 modifica]un messale e poi mandò fuore de la cella tutti e’ frati che v’erano con lui e solo rimase in cella; e fatto questo si levò e chiuse l’uscio de la cella e missesi la cappa come se fusse stato el più sano huomo del mondo e poi si pose in ginocchioni e co’ le braccia si riposava su ’n un gofano et aveva el messale aperto innanzi in quella parte del passio di Santo Luca evangelista che dice; In manus tuas Domine commendo spiritum meum: ed e’ frati che vi si ritrovaro avisaro che leggendo egli quel passio, quando gionse a quella parola rendè l’anima a Dio. Poi a sei mesi doppo la sua sepoltura, alquanti frati e’ quali avevano in lui grandissima devozione volsero vedere el corpo suo, et iscavarlo e trovarlo saldo e schietto come ’l di che s’era sotterrato, e preserlo per le mani e pe’ piei e trasserlo de la sepoltura e lavarlo e nettarlo de la terra, e rivestirlo e miserlo in una cassa e rempiro alquanto la fossa e co’ la cassa el risotterraro al dì6 al dì. Tutte le sopradette cose e molt’altre che io non ho scritte ebbi dal suo confessore e da un suo caro figliuolo spirituale del suo convento, e da alquanti altri frati ch’ebbero con [p. 85 modifica]lui grandissima dimestichezza e da quattro di quelli che fuoro a trarlo de la sepoltura et aitaro a lavare el suo corpo.


Note

  1. Questo frate Giovanni, dagli agiografi è dato alla nobilissima casa Chigi. Il Benvoglienti nel Cod. C. V. 10 pag. 339. della P. Biblot. smentisce questo ambizoso errore. Egli era un povero campagnuolo; e la santità non ha bisogno di blasone per illustrarsi.
  2. Così l’Orig. Dovrebbe scriversi vedevano o vedevan come pronunzia il popolo; ma sembra si sia voluta sfuggire la cacofonia delle due consonanti n s. Per notare tal delicatezza l’abbiamo conservato.
  3. Dormendo nella sala del Capitolo invece che in una cella.
  4. Qui ha dimenticato di rinominare Fra Giovanni.
  5. L’Orig. ha apposta fatta, ma è chiaro doversi leggere a posta fatta. V. lo spoglio.
  6. V. lo spoglio. Al dì al dì.