Gli assempri/D'un fanciullo religioso al quale apparbe Gesù Cristo in forma d'un venerabile uomo e mostrogli la piaga del costato

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D'un fanciullo religioso al quale apparbe Gesù Cristo in forma d'un venerabile uomo e mostrogli la piaga del costato

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D'un fanciullo religioso al quale apparbe Gesù Cristo in forma d'un venerabile uomo e mostrogli la piaga del costato
Comincia la vita d'un devoto frate dell'ordine di Santo Augustino, el que le ebbe nome frate Giovanni laico Come Santo Iacopo di Galizia liberò un mercatante al quale per aver denari si voleva dare al diavolo

[p. 85 modifica]D’un fanciullo religioso al quale apparbe Gesù Cristo in forma d’un venerabile uomo e mostrogli la piaga del costato.

CAP. 24.°


Fue ne la città di Siena un fanciullo el quale aveva da quattordici anni a quindici et aveva nome Giovanni figliuolo di Guccio Molli1 el quale fu grande uomo, nel reggimento de [p. 86 modifica]la città. El quale fanciullo essendo spirato da Dio, entrò ne la religione di Santo Augustino. Era el detto fanciullo savio e prudente molto sopra la sua età e mirabilemente era umile e devoto e reverente et ubbidiente a’ Dio et al suo prelato, ed era tanto riposato e modesto in tutti e’ suoi fatti che chiunque el conosceva se ne maravigliava. Et avvenga che vivesse longo tempo sempre mantenne pura e santa virginità. E nonestante ch’egli fusse ordenato et accostumato sopra ’l modo in tutti e’ suoi fatti, nondimeno recò ne la religione un costume al quale benchè sia bello nel secolo, ne la religione de’ servi di Dio è molto brutto e vitoparoso cioè che sopra ’l modo era schifo. Et essendo el sopradetto fanciullo nel convento di Selva di Lago novizio, non poteva mangiare pane ch’egli nol mondasse e rade volte cucina, e quelle volte che ne mangiava si conveniva ch’egli avesse la scudella molto bianca e bella. El più de le volte el priore del luogo gli faceva cuociare due uova appoggiate al fuoco et era un fastiggio a vederlo mangiare. Avvenne che un dì gli altri novizi suoi compagni gli cominciaro a dire. Come farai quando sarai a Siena che non avarai queste cose e saratti posto innanzi la cucina mal netta e peggio stagionata, e un monticello di bocconcelli di pane [p. 87 modifica]e’ quali le donne arrecano ne le borse e ne le tascucce pieni di lino e di capelli e mettogli nel cassone di chiesa fra topi e fra la polvare e fra rannitegli, e converrattegli mangiare vogli tu o no. Allora el fanciullo el quale aveva buon sentimento di Dio, con lagrime se n’andò a la cella e gittossi in orazione e cominciò amaramente a piangere, e diceva ne la mente sua, Signore Idio, tu sai che tu mi mettesti ne la mente che io venissi a servirti in questa santa religione, ora vedi che per lo difetto de la mia natura cioè di questa schifità io non ci potrei perseverare però che questi cibi e vivande grosse io non le potrei mai mangiare, anco mi morrei innanzi di fame. Unde se io ci stesse di necessità, poi chè io fusse professo mi converrebbe escire dell’ordine. Sicchè dove io venni per salvare l’anima mia io la perdarei, e dove io venni per servirti, io ti diservirei. Credo adunque che sia ’l meglio che io me n’esca novizio che professo. Unde io ti prego Signor mio Gesù Cristo per la vertù del tuo Santissimo Nome e per quelle cinque piaghe che ricevesti per me sul legno de la croce, che tu m’aiti in questa battaglia e consegliami de la via che io abbia a tenere. E cosi stette in queste parole con amaro pianto tutto ’l di e la notte, e poi la mattina per tempo diter[p. 88 modifica]mino pur d’escirsi de l’Ordine. Et entrando ne l’orto passò la macchia ch’era allora intorno all’orto oggi nel muro, et esci per una callaia et entrò nel lecceto che è intorno all’orto. E come fu presso che fuore se gli parò dinanzi un uomo antico di molto venerabile aspetto e dissegli: Frate Giovanni e dove vuoli tu andare figliuol mio? El fanciullo si fermò, e tutto avvenne e disse: voi mi parete si venerabile persona ch’io vel dirò, e disseli per ordine de la sua schifità, e come non poteva mangiare di quelle vivande e cibi grossi de la religione, e che vedeva che per forza gli conveniva uscir dell’Ordine, o novizio o professo, s’egli non voleva morir di fame. Si credeva che fusse ’l meglio a escirne novizio, conciosiacosachè ne poteva uscir con buona conscienzia, che doppo la professione sarebbe scomunicato. Allora quel venerabile massaro gli disse. Or vedi figliuol mio io non voglio che tu faccia così, ma va e torna a la religione, et ogni volta che tu hai nessuna cosa dura a smaltire, o cibo che tu non possa mangiare sì lo uegne2 qui. E subbitamente gli mostrò la piaga del costato e de le mani e de’ piei, de le quali uscì tanto [p. 89 modifica]splendore che quello del sole non è cavelle respettive, e tutte parevano sanguinose, e poi subbito sparì. Allora el fanciullo subbito si ritornò a la cella per quella medesima via ch’era andato con tanto pianto e con tanta compunzione di cuore, che venendovi el Priore e ’l maestro suo, e dimandandole del suo pianto e che s’egli non fusse contento di stare ne la religione, che mandarebbono pe’ parenti suoi e rimandarebbornelo. Allora el fanciullo rispose ch’era contento ne la religione più che fusse mai, e che per nullo modo ne voleva andare. Poi tanto lo ’nfestaro, che lo’ disse la cagione del suo pianto in confessione, e quella schifità al tutto si partì. Poi crescendo in virtù et in molta santità, fu fatto poi priore nel detto convento. E molte volte egli medesimo diceva el sopradetto assempro in persona d’un altro. Questo frate Giovanni Gucci en tutto ’l tempo da la vita sua mai non gli fu potuto ponare difetto, e veramente fu uomo irreprensibile. Poi quando venne a morte, manifestò la sopradetta visione al suo confessore, che prima mai non s’era saputo che fusse stato egli. Questo assempro udii da parecchi frati che ’l conobbero.


Note

  1. Fra Giovanni fu Priore di Lecceto nel 1323. Fra Filippo nol conobbe di persona. Questa famiglia Molli, o del Molle, o come più sotto è detta Gueci, fu di reggimento; ma non trovai memorie che di un Guccio di Andrea di Guecio che fu de’ Gonfalonieri Maestri nel 1374; e di un Sano di Bartolomeo di Guccio che aveva la carica stessa nel 1399. Sembra che a questi fosse avo Guccio padre di Fr. Giovanni onde fossero abnepoti di lui. Celebre fu il culto di questo Beato nell’ordine Agostiniano. Egidio Card: Viterbense lo chiama Divinus Puer. Molto adoprossi ai vantaggi del suo convento.
  2. Per questo strano vocab: V. Spoglio: Uegne.