Il Baretti - Anno II, nn. 6-7/I Ragionamenti di Alano

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Luigi Emery

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Il bergsonismo Poeti cubisti

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I Ragionamenti di Alano.

Alain è uno scrittore che non fa chiasso, e la sua fama non sarà mai clamorosa; nelle sue pagine trovi soprattutto la compagnia d’un uomo: psicologo e moralista senza precetti da offrire, scienziato senza teoremi da spacciare, poeta senza enfasi: uno spirito socraticamente curioso dello spettacolo del mondo di dentro e di fuori, che ogni giorno cerca di rendersi conto di ciò che egli vede o intravede, di ciò che l’uomo vuole, teme o spera. La forma assunta dalla maggior parte della sua produzione è caratteristica: sono i Propos d’Alain, i ragionamenti d’Alano: paginette staccate, che egli per parecchi anni di seguito dettò quotidianamente per un giornale di provincia: con riferimento talvolta ad argomenti di attualità, ma più spesso senza relazione immediata con un fatto d’interesse pubblico: passeggiate e soliloqui intorno ad un tema qualsiasi, dominati per lo più da una preoccupazione di chiarezza e d’ammaestramento morale, ma di moralità profonda, insita nelle cose, nel bisogno di veder chiaro nelle cose, tutt’altro che precettistica o moraleggiante come una predica. E’ difficile che ad un lettore italiano non si presenti spontaneo un confronto con le Opinioni di Missiroli, ed il confronto giova a metter in evidenza la diversissima indole dei due scrittori. Nulla, in Alain, che sembri procedere da quella gelida e immota lontananza dei sommi principii d’una sconsolata sapienza: Alain è un intellettualista ottimista: ostile alle religioni, crede nel progresso; radicale in politica, è stato dreyfusardo, anticlericale e combista, e persino ingenuamente interventista alla sua ora. La sua pacata ironia è piena di bonarietà e di calda simpatia per l’umanità, cui egli non guarda mai sogghignando al confronto delle miserie di essa con la sublime perfezione dell’idea.

«J’aime à voir les yeux humains, toujours tirés hors d’eux-mêmes par quelque spectacle. J’aime à voir l’animal humain tendant le cou, dès qu’on explique la moindre chose».

Un esempio: Alain considera la facilità con la quale i giurati assolvono i rei di delitti passionali (Propos, vol. II, pp. 133-4).

«Remarquons d’abord qu’entre personnes il n’y a ni échange ni contrat possible; la personne ne se vend point; il n’y a point de droit d’une personne sur une autre; le droit est toujours sur une chose; le droit à l’amour ou à l’amitié, cela fait rire; le droit au respect fera bientôt rire; la dépendance d’une personne à l’égard d’une autre devant toujours être libre, une personne comme telle ne peut rien revendiquer d’une personne comme telle. On n’oblige pas à l’estime par huissier. Ce principe, bien compris, fera sans doute les personnes inviolables; mais c’est ce même principe qui explique que l’on puisse tuer impunément. Les rapports entre personnes, justement parce qu’ils sont tous au-dessus du droit, sont encore du domaine de la force; justement pour cela. Comment n’être pas méprisé? Voilà sur quoi les juges sont muets, ne pouvant mesurer ni l’injure ni la réparation. De là cette justice libre et royale de chacun, et qu’on laisse passer... Tous les crimes passionels, pensez-y bien, sont pour se venger d’une offense... Chose digne de remarque, c’est quand le matériel, le pondérable, le mesurable n’est pas en cause, que les sanctions sont brutales; disons mieux, non pas brutales, mais sans aucune mesure, comme l’offense elle-même.

Les gendarmes ni la prison ne me rendront l’amour d’une femme, ni l’estime d’un homme, ni l’amitié, ni cette valeur enfin que j’ai par le libre consentement d’autrui. Ah temps où la mort d’un homme se payait de quelques écus, l’offense voulait du sang. Un homme offensé par l’infidelité de sa femme, qu’y peut le juge? Et c’est peut-être parce qu’il n’y peut rien qu’on le trouve ensuite [p. 8 modifica] assez indulgent pour celui qui, dans une affaire où les lois ne le protègent point du tout, se met au-dessus des lois. A quoi on veut objecter: «Mais alors battez-vous, risquez-vous, au lieu de tueur lâchement». Mais, devant les jurés, un crime passionnel ne se présente pas ainsi. L’accusé, communément, ne demande pas grâce; encore bien moins revendiquerait-il son droit. «Vous pouvez m’arrêter, c’est moi qui l’ai tuée, Carmen, ma Carmen adorée», comme dit don José. Presque toujours l’avocat et les jurés sauvent l’assassin malgré l’assassin. En l’acquittant, on n’entend pas du tout proclamer que l’offensé a le droit de tuer; bien plutôt on décide que le droit n'a rien du tout à dire, parce qu'il ne puvait rien empêcher. Un tribunal ne pouvait pas sauver l’honneur du mari. Qui méprise risque tout».

La conclusione, il giudizio supremo, dopo tutto questo lavorìo di spiegazione? Alain non proclama alcun principio: pago d’aver svolta la sua analisi, si limita a chiudere tutto ciò tra parentesi, con due parole di rinvio ad altra istanza: «Ainsi — soggiunge — parle notre morale provisoire».

Non si possono fare citazioni brevi di Alain, e dobbiamo perciò rinunciare a riferire certe sue descrizioni-riflessioni, piene d’una contenuta emozione poetica, che hanno per oggetto una pianta, un paesaggio, un fanciullo o un uomo al lavoro, e che sono d’un pregio letterario di prim’ordine. Ma il pregio essenziale dei ragionamenti di Alano è sempre che trovi in essi uno spirito il quale si applica infaticabilmente a pensare, con tutte le forze, con impegno sempre rinnovato, senza mai appagarsi del già fatto: la ricerca discorsiva che va, viene, ritorna lungo il solco del giudizio, si stringe intorno al nodo del problema, fin che lo isola, lo mette a nudo, ne delinea o ne fa presentire la soluzione. Parlando degli autori prediletti, come Tacito e Montaigne, sostanziosi e folti, in contrapposto alla prefazione di altri, scarni, composti e lindi, egli dice: «me voilà, quand je les lis, affairé comme une poule qui suit la charrue». Alain diffida degli uomini troppo libreschi, detesta «ceux qui ont trop lu». Egli è incline a giudicare perdigiorno gli uomini di cultura raffinata, quelli che vanno a studiare la storia remotissima, l’arte antica, e così via: le cose d’ogni giorno sono l’oggetto e lo stimolo del suo filosofare. Il camminare è l’importante, non l’arrivare, in queste sue passeggiate igieniche della mente: se si tratta, p. es., di astronomia o di meccanica (scienze predilette di Alain, il quale proclama che tutte le idee chiare vengono dallo studio delle macchine, e nutre la più cordiale antipatia contro i mistici e altri simili pazzi), rifare la strada è per lui l’importante, rifare le scoperte di Talete, di Pitagora, d’Archimede e di Copernico: insegnare scolasticamente l’ultima parola formulata dalla scienza, questo non è importante. Da un trattato di geometria, nitido, concluso, in sè perfetto, non si impara veramente nulla. A questo modo, nella gnoseologia, è idealista Alain, sotto una superficie di positivismo venato tuttavia di cartesianismo, di sensismo e di volontarismo. Alain infatti (di sua condizione professore di filosofia, ma senza nulla di professorale nel suo scrivere) è nutrito di cultura schiettamente francese. Dai moralisti francesi deriva quel suo stile chiaro e analitico, nudo, riposato, senza nulla d’oratorio. E il tema favorito, o meglio la preoccupazione dalla quale procedono o cui tendono di lontano molte delle sue riflessioni e quella delle passioni, della medicina delle passioni, nel senso tradizionale della psicologia classica. Contro certa psicologia moderna, complicata, compiacente, molte e decadente, egli è pieno di sarcasmo: la chiama sprezzantemente «una letteratura di seconda mano». Ma, nel suo razionalismo, egli invece è felice quando può dimostrare, a scopo di stoico ammaestramento, il meccanismo animale - fondato sulle agitazioni dei «mostri marini incatenati» che compongono l’organismo umano — il quale sta alla base delle nostre più patetiche agitazioni sentimentali. In queste spiegazioni fisiologiche si esaurisce quel tanto ch’egli ha di ironia: un’ironia che è fatta di viva simpatia umana, e che all’uomo che soffre, perchè più o meno indulge alla propria sofferenza, questo insegnamento offre come scientifica, virile consolazione: «on supporte mieux un mal d’estomac qu’une trahison».

A voler ridurre a sistema le idee di Alain, sarebbe facile denunciarne molte contraddizioni, ed egli vi apparirebbe insomma alquanto deboluccio: ma non se ne ricaverebbe alcuna giusta idea di quello ch’egli sia. Il sapore, la ricchezza, la vitalità di Alain sta nel calore, nel respiro e anche nell’affanno del suo pensiero che non sta mai fermo, ch’è sempre in cerca, sempre in via d’elaborazione: vi senti l’uomo per il quale scrutare, capire, è l’interesse più alto: pensare laboriosamente e, com’egli dice, con tutto il cuore. La scienza dev’essere un «massaggio dell’intelligenza». «Apprendre vraiment c’est tâtonner dans ses propres idées... Un bon esprit doit ressembler à une broussaille plutôt qu’à un herbier». Perciò i Ragionamenti d’Alano si leggono come una specie di breviario laico, che rispecchia l’attività di una intelligenza e d’una coscienza morale piena dello spirito del nostro mondo moderno: un breviario ispirato ad un’ateismo non irreligioso, anzi sorretto da una virile fede nell’uomo e nella ragione.

Luigi Emery.


Alain è pseudonimo di E. Chartier, preso a prestito, assecondando una incompleta omonimia, da uno scrittore del XV° secolo, Alain Chartier, famoso nel Rinascimento, autore anche di poemi, ma considerato oggi soprattutto, per le sue opere sentenziose ed eloquenti, uno dei padri della prosa francese.

Senza citare qui le numerose raccolte di scritti del nostro Alain, per lo più esaurite, basti indicare la principale: -Les propos d’Alain (2 voll., Parigi, Rev. Française, 1920).