Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XII - Non duo begli occhi, anzi due chiare stelle

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XII - Non duo begli occhi, anzi due chiare stelle

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XII - Non duo begli occhi, anzi due chiare stelle
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XII.

Sonetto costrutto con termini antitetici. L’antitesi fondamentale è su questo concetto: non le bellezze fisiche della Mencia (lodate nelle quartine), ma quelle morali (esaltate nelle terzine) hanno conquiso il cuore del poeta. Maestro in ciò, sempre, il Petrarca, Canz., CXXXIV. Per il pensiero, inspiratori i neoplatonici. L’ultimo verso è il naturale trapasso al son. sacro, che segue.

Non duo begli occhi, anzi due chiare stelle,
     Non l’alma fronte, di bellezza un mare,
     Non le labra rosate, dove appare
     Quant’ebbe il mondo mai di cose belle,4
No ’l bianco petto, non le due mammelle,
     Che ponno un paradiso in terra fare,

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     Non le mani sottili schiette, e rare,
     Son la cagion, che ’l cuor da me si svelle. 8
Casti pensieri, sol disio d’onore,
     Alta umiltade, e santa leggiadria
     Ch’han messo il seggio alla mia Donna in core, 11
Son le catene ove la vita mia
     Lieta s’intrica con sì bel favore,
     Che di salire al Ciel mi fan la via. 14

Note

Vv. 6-7. Ponno, possono; rare, di raro pregio. Leziosa, ricercata descrizione analitica quale si ritrova in un canzoniere famoso del quattrocento, la Bella mano, di Giusto de Conti di Valmontone.

V. 11. In core alla donna albergano, dunque, pensieri di castità, desiderio di onore, spirito di pura umiltà, di santa leggiadria; attributi tutti che nobilitano, con platonica elevazione, l’amore del poeta.

V. 13. S’intrica, è avvinta da siffatte catene. Anch’egli cioè di salir al ciel diventa degno.

V. 14. Cfr. Petrarca, Canz., CCLXI, vv. 7-8: «Ivi s’impara, e qual è dritta via, Di gir al Ciel che lei aspetta e brama»; cfr. pure ivi, CCCVI, vv. 1-2.