Ecco l’aurora, e il padre ancor non giunge.
Ah! tu nol sai per prova: i lieti eventi
Tardi, aspettati giungono, e non sempre.
Presta soltanto è la sventura; o figlia:
Intraveduta appena, ella c’è sopra.
Ma la notte passò: l’ore penose
Del desio più non son: tra pochi istanti
Quella del gaudio sonerà. Non puote
Ei più tardar; da questo indugio io prendo
Un fausto augurio: il consultar sì a lungo
Tratto non han, che per fermar la pace.
Ei sarà nostro, e per gran tempo.
O madre,
Anch’io lo spero. Assai di notti in pianto,
E di giorni in sospetto abbiam passati.
È il tempo ormai che, ad ogni istante, ad ogni
Novella, ad ogni susurrar del volgo
Più non si tremi, e all’alma combattuta
Quell’orrendo pensier più non ritorni:
Forse colui che sospirate, or more.
Oh rio pensier! ma almen per ora è lunge.
Figlia, ogni gioia col dolor si compra.
Non ti sovvien quel dì che il tuo gran padre
Tratto in trionfo, tra i più grandi accolto,
Portò l’insegne de’ nemici al tempio?
Oh giorno!
Ognun parea minor di lui;
L’aria sonava del suo nome; e noi
Scevre dal volgo, in alto loco intanto
Contemplavam quell’uno in cui rivolti
Eran tutti gli sguardi: inebbriato
Il cor tremava, e ripetea: siam sue.
Felici istanti!
Che avevam noi fatto
Per meritarli? A questa gioia il cielo
Ci trascelse tra mille. Il ciel ti scelse,
Il ciel ti scrisse un sì gran nome in fronte;
Tal don ti fece, che a chiunque il rechi,
N’andrà superbo. A quanta invidia è segno
La nostra sorte! E noi dobbiam scontarla
Con queste angoscie.
Ah! son finite... ascolta;
Odo un batter di remi... ei cresce... ei cessa.
Si spalancan le porte... ah! certo ei giunge:
O madre, io vedo un armatura; e lui.
Chi mai saria s’egli non fosse?... O sposo...