Gonzaga!... ov’è il mio sposo? ov’è... Ma voi
Non rispondete? Oh cielo! il vostro aspetto
Annunzia una sventura.
Ah che pur troppo
Annunzia il vero!
A chi sventura?
O donne!
Perchè un incarco sì crudel m’è imposto?
Ah! voi volete esser pietoso, e siete
Crudel: tremar più non ci fate. In nome
Di Dio, parlate; ov’è il mio sposo?
Il Cielo
Vi dia la forza d’ascoltarmi. Il Conte...
Forse è tornato al campo?
Ah! più non torna...
Egli è in disgrazia de’ Signori... è preso.
Egli preso! perchè?
Gli danno accusa
Di tradimento.
Ei traditore?
Oh padre!
Or via, seguite: preparate al tutto
Siam noi: che gli faran?
Dal labbro mio
Voi non l’udrete.
Ahi l’hanno ucciso!
Ei vive;
Ma la sentenza è proferita.
Ei vive?
Non pianger, figlia, or che d’oprare è il tempo.
Gonzaga, per pietà, non vi stancate
Della nostra sventura; il ciel v’affida
Due derelitte: ei v’era amico: andiamo,
Siateci scoria ai giudici. Vien meco,
Poverella innocente: oh! vieni: in terra
C’è ancor pietà: son sposi e padri anch’essi.
Mentre scrivean l’empia sentenza, in mente
Non venne lor ch’egli era sposo e padre.
Quando vedran di che dolor cagione
una parola di lor bocca uscita,
Ne fremeranno anch’essi; ah! non potranno
Non rivocarla: del dolor l’aspetto
È terribile all’uom. Forse scusarsi
Quel prode non degnò, rammentar loro
Quanto per essi oprò; noi rammentarlo
Sapremo. Ah! certo ei non pregò; ma noi,
Noi pregheremo.
Oh ciel, perchè non posso
Lasciarvi almen questa speranza! A preghi
Loco non c’è: qui i giudici son sordi,
Implacabili, ignoti; il fulmin piomba,
La man che il vibra è nelle nubi ascosa.
Solo un conforto v’è concesso, il tristo
Conforto di vederlo, ed io vel reco.
Ma il tempo incalza. Fate cor; tremenda
È la prova; ma il Dio degl’infelici
Sarà con voi.
Non c’è speranza?
Oh figlia!