Vai al contenuto

Il Conte di Carmagnola/Atto quinto/Scena III

Da Wikisource.
Atto quinto - Scena terza

../Scena II ../Scena IV IncludiIntestazione 12 ottobre 2022 100% Da definire

Atto quinto - Scena II Atto quinto - Scena IV



[p. 275 modifica]

SCENA III.

GONZAGA, e dette.

antonietta.


Gonzaga!... ov’è il mio sposo? ov’è... Ma voi
Non rispondete? Oh cielo! il vostro aspetto
Annunzia una sventura.

gonzaga.


                                        Ah che pur troppo
Annunzia il vero!

matilde.


                              A chi sventura?

[p. 276 modifica]


gonzaga.


                                                  O donne!
Perchè un incarco sì crudel m’è imposto?

antonietta.


Ah! voi volete esser pietoso, e siete
Crudel: tremar più non ci fate. In nome
Di Dio, parlate; ov’è il mio sposo?

gonzaga.


                                                            Il Cielo
Vi dia la forza d’ascoltarmi. Il Conte...

matilde.


Forse è tornato al campo?

gonzaga.


                                                  Ah! più non torna...
Egli è in disgrazia de’ Signori... è preso.

antonietta.


Egli preso! perchè?

gonzaga.


                              Gli danno accusa
Di tradimento.

antonietta.


                              Ei traditore?

matilde.


                                                  Oh padre!

antonietta.


Or via, seguite: preparate al tutto
Siam noi: che gli faran?

gonzaga.


                                             Dal labbro mio
Voi non l’udrete.

antonietta.


                              Ahi l’hanno ucciso!

gonzaga.


                                                                 Ei vive;
Ma la sentenza è proferita.

antonietta.


                                                  Ei vive?
Non pianger, figlia, or che d’oprare è il tempo.
Gonzaga, per pietà, non vi stancate
Della nostra sventura; il ciel v’affida

[p. 277 modifica]

Due derelitte: ei v’era amico: andiamo,
Siateci scoria ai giudici. Vien meco,
Poverella innocente: oh! vieni: in terra
C’è ancor pietà: son sposi e padri anch’essi.
Mentre scrivean l’empia sentenza, in mente
Non venne lor ch’egli era sposo e padre.
Quando vedran di che dolor cagione
una parola di lor bocca uscita,
Ne fremeranno anch’essi; ah! non potranno
Non rivocarla: del dolor l’aspetto
È terribile all’uom. Forse scusarsi
Quel prode non degnò, rammentar loro
Quanto per essi oprò; noi rammentarlo
Sapremo. Ah! certo ei non pregò; ma noi,
Noi pregheremo.

(in atto di partire)



gonzaga.


                              Oh ciel, perchè non posso
Lasciarvi almen questa speranza! A preghi
Loco non c’è: qui i giudici son sordi,
Implacabili, ignoti; il fulmin piomba,
La man che il vibra è nelle nubi ascosa.
Solo un conforto v’è concesso, il tristo
Conforto di vederlo, ed io vel reco.
Ma il tempo incalza. Fate cor; tremenda
È la prova; ma il Dio degl’infelici
Sarà con voi.

matilde.


                              Non c’è speranza?

antonietta.


                                                                      Oh figlia!

(partono).