<dc:title> Il Misogallo </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator><dc:date>1789-1798</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_V&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20220626121910</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_V&oldid=-20220626121910
Il Misogallo - Sonetto V Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
Gente più matta assai che la Sanese
Or vedria Dante nostro, s’ei vivesse;
Se (come io l’odo) udire ei pur dovesse
Tutto dì millantarsi la Francese. Schiavi ognora costor, dacchè s’intese
Di Francia il nome, or da tre giorni han smesse
Lor vetuste catene, cui mal resse
Con man più ch’essi eunuca un Re Borghese. Han trasmutato l’un tiranno in mille,
In calunnie le spie, l’argento in carta,
I ricci in baffi, ed in quattrin le squille. Libertà ch’ei non hanno, han pur già sparta
Per tutta Europa; ogni Galluzzo è Achille;
E sono un nulla e Atene, e Roma, e Sparta.