Sonetto XVI
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19 dicembre 2020
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<dc:title> Il Misogallo </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator>
<dc:date>1789-1798</dc:date>
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Il Misogallo - Sonetto XVI Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
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20 ottobre 1792 in Kaufbeuren nella Svevia.
XI. Γίγνεται τοίνυν πόλις, ἐπειδὴ τυγχάνει ἡμῶν ἕκαστος οὐκ ἀυτάρκης, ἀλλὰ πολλῶν ἐνδεής . ἤ τίν’ οἴει ἀρχὴν ἄλλην, πόλιν οἰκίζειν; |
Città dunque chiamasi, ed è, dove ciascun di noi, l’un dell’altro abbisognando, non può bastar per sè stesso. Credi tu forse, altro fondamento potersi mai porre della Città? |
È Repubblica il suolo, ove divine
Leggi son base a umane leggi, e scudo;
Ove null’uomo impunemente crudo
All’uom può farsi, e ognuno ha il suo confine:
Ove non è chi mi sgomenti, o inchine;
Ov’io ’l cuore, e la mente appien dischiudo;
Ov’io di ricco non son fatto ignudo;
Ove a ciascuno il ben di tutti è fine.
È Repubblica il suolo, ove illibati
Costumi han forza, e il giusto sol primeggia,
Nè i tristi van del pianto altrui beati. —
Sei Repubblica tu, Gallica greggia,
Che muta or servi a rei pezzenti armati,
La cui vil feccia su la tua galleggia?
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